martedì 11 settembre 2018

522) 2010 - KEVIN HANSEN - UNA TONNELLATA E MEZZA DI DROGA...E QUEL GOL A OLIVER KAHN. Quando Kevin Hansen, talento nascente della Bundesliga dovette andare in carcere.


La mattina presto del 12 aprile 2010, Kevin Hansen venne svegliato da qualcosa che rimbombava come forti colpi di martello,  proprio fuori del suo appartamento ad Amburgo. Sorpreso, ancora completamente annebbiato dal profondo sonno che aveva in precedenza guadagnato con fatica, dopo la notte brava, una delle solite. Senti' gli uomini che urlavano. "Mani in alto", piu' volte, piu' voci contemporaneamente, un caos sonoro indistricabile. La porta si apri' di colpo e davanti al letto del trentenne, si stagliarono otto membri della polizia d'elite del MEK, (Mobiles Einsatzkommando) con le loro armi spianate e le visiere dei loro elmetti abbassate. "Quello fu il peggior giorno della mia vita" ricorda Kevin Hansen tre anni dopo il giorno in cui fu ammanettato, portato via e condotto in un carcere ad Amburgo. Fu il
giorno in cui la sfortunata vita di Hansen alla fine gli presento' il conto per essergli sfuggita di mano. Il giorno in cui derapo' troppo veloce fuori dalla curva della vita, dopo che per i mesi precedenti non diede mai rilievo o importanza alle avvisaglie che qualcosa non era piu' nei suoi canoni regolari. Hansen fu accusato di essere coinvolto in prima persona nel più grande sequestro di droga nella storia della Germania. Oltre 1,3 tonnellate di cocaina furono trovate stipate e mimetizzate in una nave portacontainer nel porto di Amburgo, nascoste in pannelli di legno fatti con segatura e piccole parti di legno pressato. Già dal 2009, l'inchiesta antidroga andava avanti. Si era conclusa, venendo a conoscenza dei piani che prevedevano l'accordo di contrabbandare un carico del valore di oltre 40 milioni di euro dal Paraguay alla Germania da trasferire poi oltre il confine con l'Olanda. La stampa scandalistica, si scialo', supero' se stessa con titoli sensazionali, le autorità celebrarono in pompa magna il loro spettacolare successo. Dopo aver ascoltato ogni telefonata per diversi mesi, coinvolsero più di 200 uomini in un operazione dislocata in una decina di luoghi diversi. Non solo recuperarono la droga, ma anche forniture di armi, di denaro riciclato e di conseguenza, prove a iosa di traffici illeciti. Tutti i presunti partecipanti furono arrestati. Tra questi: Kevin Hansen, uno dei più grandi talenti ancora non esplosi di quell'anno, ma nove partite in Bundesliga che catturarono l'attenzione di chi aveva la vista lunga. Ma partiamo

dall'inizio: Nell'agosto del 1979 Kevin Hansen nasce ad Amburgo. Con i suoi genitori, fans accaniti dell'HSV, regolarmente frequenta il Volksparkstadion, il suo giocatore preferito era Thomas Doll. Da subito riesce a entrare nella scuola per giovani calciatori del club Anseatico. Nel tempo libero Kevin si dedicava strenuamente al calcio. Si allenava duramente anche Lui, come i suoi idoli con il rombo bianco blu e nero sulla maglia. Fu chiaro sin dall'inizio che stava nascendo un ragazzo speciale ad Amburgo. Soprattutto, il suo tiro era eccezionale, sin dall'inizio il suo numero migliore. Scagliava regolarmente proiettili da lontano, già ai tempi della D-Jugend. Passo' all'Hansa Rostock, per farsi le ossa, come si soleva dire. Qui, si laureo' campione con la seconda squadra. La Amateure. La sua reputazione di grande doti tecniche, di elegante regista e tiratore da lunga distanza lo promosse in prima squadra. Armin Veh, lo fa esordire alla 34esima della stagione 2001/02 proprio a Monaco contro il Bayern. Nessun esordio poteva essere piu' degno di essere ricordato. E' il 70esimo quando entra sul terreno di gioco, dopo 10 minuti, un pallone transita al limite dell'area Bavarese e Kevin Hansen con una fiondata delle sue, batte' Oliver Kahn. La gara finisce 3:2 per il Bayern ma al termine tutti e tre, Kevin e i suoi genitori piansero di gioia. Credette ingenuamente di avere il mondo ai suoi piedi. Questo fu quello che penso' in quel momento, proprio come si fa quando si e' ragazzini. E l'Hansa si rallegro' di avere un calciatore di gran talento nelle sue fila. "Non molti in Bundesliga ebbero una tecnica di tiro così perfetta come Kevin", disse Veh e anche oggi, gli ex compagni di squadra raccontano come si allenasse scrupolosamente sui calci di punizione, il suo idolo a cui ispirarsi era David Beckham. Era bravo a far sembrare facili le cose difficili. La stagione dopo, la 2002/03 parte titolare ma mai una gara completa delle 8 iniziali. Nel gennaio 2003 contro il Monaco 1860, atterro' in modo scomposto sul terreno ghiacciato dopo un salto di testa. Il rumore della sua caviglia che cedette fu udibile anche dalla parte opposta del campo. La diagnosi fu devastante. frattura multipla alla cavciglia. Fu l'ultima volta che Kevin Hansen mise piede su un terreno di Bundesliga. Kevin fu operato per ben dieci volte, volo' a Basilea da un chirurgo dei migliori nel suo campo. Al rientro fece alcune comparsate con il Rostock e l'Aue, ma anni di dolore lo resero inaffidabile per ogni categoria. Nel 2008 rinuncio' al calcio giocato.  A 28 anni, termino' la sua carriera e si è ritrasferi' ad Amburgo. Gioco' per diletto a livello amatoriale. Cadde in depressione per quegli anni di sfortuna e dolore che continuavano ad occupargli sempre la mente. Comincio' una vita mondana smodata, incontrò persone sbagliate e riincontrò un amico di vecchia data, da sempre impelagato in giri loschi. Costa F.

Kevin Hansen lo conosceva dai tempi di gioventù a Billstedt. Nella cerchia degli amici, tutti sapevano che avesse un passato criminale. "Pensai che con il tempo fosse cambiato", disse Hansen in tutte le interviste. Costa, una volta vagamente conoscente, ora divenne improvvisamente suo amico. Festeggiavano insieme, passavano sempre tanto tempo insieme, nottate intere. Kevin fu di nuovo, apparentemente felice per la prima volta da molto tempo. Fu talmente stretto il rapporto che Costa F. gli diede una chiave del suo appartamento un po' fuori Amburgo. ''Ad un certo punto mi disse Costa, che aveva lasciato una borsa piena soldi nell' appartamento.'' "C'era un milione di Euri", afferma Hansen. Sostenne di non sapere la provenienza di quei soldi nel suo appartamento e che Costa gli disse che se le cose fossero andate male, se ci fossero state complicazioni  Lui lo avrebbe tenuto fuori. "Fui ingenuo", ammette Hansen. Nell'aprile del 2010, in una fredda mattina, la vita di Kevin Hansen fini' di essere per come la aveva sempre vissuta. Una task force sbalzata da un cellulare prese d'assalto il suo appartamento, sequestro' il denaro che fu riconosciuto in seguito come proveniente da operazioni di smercio di droga precedenti. Fu interrogato. Rapidamente, gli investigatori gli offrirono l'alternativa: Confessare, testimoniare e ottenere la mitigazione della pena. Ben presto si resero conto pero' che Kevin Hansen non era stato la mente o una parte attiva della gang. Fu tenuto in isolamento mentre i giornalisti fuori, facevano la posta regolarmente fuori della casa dei suoi genitori e la stampa scandalistica stravolse in maniera subdola le notizie facendolo diventare la mente trainante della banda. Cosa di meglio che un ex calciatore implicato nel piu' grande sequestro di droga sul suolo Tedesco di tutti i tempi?. ''Ma perche' avrei dovuto aver aderito al traffico? Non avevo problemi economici.''  In realtà, qualcuno disse che ricevesse circa 3000 euro al mese come onorario per il suo silenzio, ma non fu mai chiaro neppure in seguito se rivesti' o non rivesti' qualche ruolo attivo nella organizzazione.  Lo SPIEGEL lo dichiaro': "L'amministratore del denaro del cartello della droga". Egli affermo', di essere stato vittima di circostanze sfortunate a sua insaputa. Rimase il punto interrogativo della sua presenza collegata alla banda, chiamata "Los Paraguayos". Racconto' SPIEGEL: "Kevin aveva un carattere semplice, ingenuo, nonostante lo mascherasse dietro apparenze forti. Probabilmente acconsenti' all'inizio a qualcosa di cui poi  perse completamente il controllo. Nel febbraio 2011 Kevin Hansen, venne condannato a due anni e mezzo di prigione. La punizione fu così mite perché collaboro' spontaneamnete con le autorità. L'ufficio del Pubblico Ministero non lo sollevo' pero' dalla sua completa ignoranza dei fatti. Il verdetto finale parlo' di complicita' in  narcotraffico. Dalla fine del 2012 Hansen è di nuovo in libertà. Continua a giocare nei campionati distrettuali, ancora oggi, a 39 anni (sett. 2018). Lavora come impiegato delle tasse, come gli ultimi mesi prima dell'esperienza della prigione. Tutto si e' tranquillizzato intorno a lui. Oggi è felice e sollevato di essere sopravvissuto a un incubo. A sentire lui, non e' piu' così ingenuo come lo era allora. La storia di Kevin Hansen mostra quanto a volte può essere sconvolgente la vita, quanto spesso, le decisioni sbagliate possono causare effetti devastanti. Essa mostra anche quanto sia cinica l'industria del calcio, e quanto spesso un sogno possa essere trasformato in martirio da un infortunio imprevisto. Sono passati quasi 9 anni da che in un quartiere di Amburgo, la polizia con armi automatiche e in tenuta anti sommosa prese d'assalto una camera da letto e mise sottosopra la vita di un ex calciatore di 30 anni. Un calciatore che una volta, al suo esordio all'Olympiastadion di Monaco, batte' Oliver Kahn con un tiro imparabile. Un ragazzo con gli occhi ancora assonnati che in pochi secondi vide la sua vita crollare come un castello di carte. Hansen non dimentico' mai quel giorno. Oggi ha pagato per i suoi errori, per la sua sventatezza, la sua superficialita'. Oggi tutti dicono sia una persona diversa. Solo molto raramente non rivanga e non riparla di quello che successe all'epoca. Poi, gli basta trovarsi su un campo da calcio, da qualche parte nella provincia di Amburgo. Allora ritorna in una frazione di secondo ad imitare David Beckam, facendo ruotare il piede e dando l'effetto al pallone come amava fare da ragazzo. Segue la parabola che muove la rete e il pallone che casca oltre la linea con un tonfo sordo..E allora tutto va bene. Il passato e' alle spalle e la Terra continua a girare.




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