lunedì 10 settembre 2018

521) 1977 - PAUL BREITNER E IL BRAUNSCHWEIG - IL DRAMMA DELLA GELOSIA.


Avrebbe davvero lasciato il Real Real Madrid per il Club provinciale della Bassa Sassonia? Sì, che lo avrebbe fatto. Anche il popolo gialloblu di Braunschweig, in quegli anni stava cercando di riprendersi una collocazione consona, nel vuoto di potere nel calcio tedesco, che lascio' a metà degli anni Settanta, il crollo del Bayern di Monaco. Nella primavera del 1977, i Lowen Sassoni, sognarono di ripetere la vittoria nel loro unico campionato di dieci anni prima, questa volta sotto la guida di Branco Zebec. Con un Breitner poi, solo 26enne, che dopo tre anni a Madrid torna in Germania piu' maturo e motivato che mai, fu lecito sognare. Grazie ai soldi del suo mecenate Günter Mast, che pago' in contanti la quota di trasferimento di 1,6 milioni di marchi al Real, l'affare che stupi' il mercato della stagione 1977/78 si pote' realizzare. L'imprenditore e amministratore delegato del gruppo Jägermeister fu l'unico in Bundesliga, disposto a pagare 1,6 milioni di marchi al Real. Breitner e sua
moglie avevano fatto intendere che avevano nostalgia di casa dopo tre anni in Spagna. Il presidente Fricke che volo' con l'assegno nella sua giacca a Madrid, racconta: "Quando i Madrileni si sono resi conto che non scherzavamo e pagavamo in contanti, accettarono immediatamente la nostra offerta". Allo stesso tempo, Fricke, ribadi' la sua opinione di Breitner come: ''un uomo pulito e corretto", che lo convinse dell'affare in toto e azzardo': "Credo proprio che non avremo alcuna difficoltà con lui". Beh..sin da breve la previsione del capo del Braunschweig, si sarebbe rivelata infelice. Anche se Breitner firmo' un contratto di tre anni, si trasferi' in un bungalow con moglie e due figli e si iscrisse alla Kant University per studiare pedagogia sociale, dando l'impressione di una sistemazione a lungo termine, dopo una sola stagione fece nuovamente le valigie. Perché? I critici che affermarono che fosse una personalita' troppo di spicco per questo club, potrebbero avere ragione. Tutto ruotava intorno a Breitner. Tutti gli interessi, le attenzioni e le curiosita', coinvolgevano la sua immagine a discapito del resto della squadra. Addirittura gli autobus turistici si fermavano davanti al suo bungalow. Un microcosmo di provincia, inconsueto e troppo asfissiante per una stella di quel calibro.Tutto ciò alimento' l'invidia. Breitner si isolo', mantenne rapporti freddi e distaccati dai colleghi, non nacquero amicizie o legami come in passato nel Bayern, rapporti fraterni come con Uli
Hoeness. "C'erano in squadra troppi giocatori che non riconobbero il significato importante di questo trasferimento, tutelarono solo la loro professione e in tal modo, con invidia e gelosia, fin dall'inizio compromisero un potenziale successo, trasformandolo in un nulla di fatto", ricorda Breitner sulla fan page dell'Eintracht "Non eravamo in armonia". ''Eravamo di nuovo sotto i riflettori dopo che l'Eintracht aveva già suscitato scalpore il 24 marzo del 1973 con il primo sponsor sulla maglia, ma questa volta ci aspettavano con i risultati''. Tutti si attendevano un salto di qualita' con l'acquisto di Breitner. Il 6 agosto 1977, Breitner debutto' in maglia gialla a Kaiserslautern. Una sconfitta per 1:2 dopo essere stati in vantaggio. Ma le tre gare seguenti i Lowen infilano tre vittorie consecutive. Alla quarta giornata, Breitner porto' la sua squadra contro il Fortuna Dusseldorf, con due gol, praticamente da solo, alla vittoria per 2-0. Il Braunschweig sali' cosi' al terzo posto. Molte cose ora sembravano possibili. Ma alla squadra manco' soprattutto la coerenza e la continuita', oltre che il gruppo. Alterno' vittorie contro l'Amburgo (1:0) e il Brema (2:0) ad amare sconfitte a Colonia (0: 6), e in casa dei campioni Tedeschi in carica di Mönchengladbach. (0:6). Alla fine dell'andata, L'Eintracht si classifico' dodicesimo. Nacquero i primi dissapori..''Con Breitner lottiamo per la salvezza anziche' per la vittoria in Campionato. Allora dove sta la sua utilita'?.'' Breitner ammette col senno del poi il suo errore "Si, avrei dovuto approcciare fin dall'inizio con i giocatori più giovani della squadra, fu il mio atteggiamento solitario che fomento' regolarmente polemiche..." ''Avrei dovuto dimostrare di essere un giocatore importante, ma non di successo''. "Per motivare gli altri giocatori, avrei dovuto dissolvere quel muro di invidia e di odio intorno a me", racconto' poi, nell'autunno del 1978, quando torno' al Bayern. Breitner racconta che un giorno a Braunschweig sistemo' negli spogliatoi 20 sedie in cerchio per i suoi colleghi e si mise in mezzo a loro. Quindi, da se, organizzo' la propria corte di giudizio. "Chiesi cosa avessero contro di me", dice. "Per alcuni istanti nessuno disse nulla, poi qualcuno venne fuori solo con una stronzata...'' il motivo era, perché Io ero l'unico ad essere fornito di attrezzature della Puma." ''Quasi vomitai per l'idiozia...''  ''Rotto il ghiaccio, alcuni colleghi azzardarono le polemiche." Furono gli anziani della squadra, Wolfgang Grzyb, Heinz Handschuh a lanciare le accuse, ma soprattutto Bernd Franke. Il portiere dei Gialloblu lo sosterra' sempre anche in seguito, quando gli venne chiesto di ricordare quella stagione. "Breitner fece impazzire tutti, Paule non era un tipo semplice, uno facile da coinvolgere, era un solitario." Franke criticò che ''Breitner


arrivava dieci minuti prima della partita e dieci minuti dopo era sparito''. ''Boicottava regolarmente i momenti di socializzazione''. ''Per molti era superbia, per altri maleducazione.'' L'allenatore Branko Zebec ricostrui' appositamente la squadra per la ''nuova stella''. "Eravamo diventati troppo offensivi", disse Franke. Secondo il "Braunschweiger Zeitung" Paul, aveva gia' contattato alcuni giocatori del Bayern per tastare il terreno. Dopo vari alterchi di spogliatoio Breitner esterno' la sua sofferenza. C'erano state discussioni con l'allenatore e colleghi come Danilo Popivoda, Franke e Hasse Borg anche alla presenza degli Sponsors. Ormai la spaccatura era palese e si rifletteva anche in campo, durante le gare. Gli ''anziani'' non erano disposti a "camminare'' anche un metro in più, se una palla di Breitner non era diretta esattamente sul piede". Breitner da buon rivoluzionario e ribelle, decise di esularsi anche dalle provocazioni, consapevole del fatto che anche da solo le attenzioni sarebbero state solamente tutte per lui. La sua immagine di per se stessa era un marchio di fabbrica, come lo erano i suoi capelli ricci stile afro. Quindi, come disse Lui stesso..''La ribalta non manco' mai.'' ''Quando cominciai a giocare al Bayern mi ripetei sempre che non importava quanto tempo uno avrebbe giocato. L'importante era essere ricordato.'' La stagione si concluse con il tredicesimo posto.
Dodici vittorie in casa. All'ultima giornata, Breitner saluta tutti con la frase: ''Vi faccio il favore che desideravate da tempo...me ne vado''. Cosi' diede l'addio ai compagni negli spogliatoi. L'anno successivo, Breitner torna al Bayern. Franke non perdera' occasione per esternare la sua convinzione

che ''...per lui Braunschweig voleva solo essere un trampolino per tornare in Bundesliga...'' Breitner replichera'...''Ogni luogo ti da degli insegnamenti e io in quell'anno ho imparato molto.'' In 30 presenze Paul Breitner segna 10 reti. Il suo ruolo di origine di terzino sinistro, si evolse in centrocampista a tutto campo. Un ruolo che sara' fondamentale per il suo ritorno in Baviera. Quando diede l'addio a Braunschweig, Breitner dichiarera' che nella stagione in gialloblu fece degli errori da cui trasse degli insegnamenti, ma non rinnega la sua scelta di accasarsi in Sassonia. Con Mast, presidente della Jagermeister manterra' degli ottimi rapporti anche in seguito al punto che quando divento' presidente della squadra, si avvalse dei consigli disinteressati di Paul Breitner, aprofittando del legame di stima che li lega tuttora. Al suo ritorno al Bayern, Paul Breitner non risparmio' la sua personalita' combattiva e tenace. Divento' l'immagine di spicco della squadra su cui si baso' il Breitnigge. Ne divento' la mente, supportato dal suo braccio armato Karl Heinz Rummenigge. Portera' i Bullen ad una finale di Coppa Campioni persa contro l'Aston Villa nel 1982.  Riconquistera' la Nazionale, con cui vivra' la finale di Spagna sempre del 1982, persa contro l'Italia al Bernabeu, suo stadio di casa per tre anni. Si dovra' accontentare chiusa la carriera, di 5 Campionati tedeschi (1971/72, 1972/73, 1973/74, 1979/80, 1980/81), 2 DFB Pokal, (1970/71, 1981/82). Una Coppa dei Campioni, (1973/74) col Bayern. Due Liga Spagnola (1974/75 1975/76)  Una Coppa del Re (1974/75) con il Real Madrid. Con la maglia bianca della Nazionale fu Campione d'Europa nel 1972 e Campione del Mondo nel 1974. Nel 1981 e' insignito del premio di Giocatore dell'Anno tedesco. Attualmente riveste l'incarico per il Bayern di ambasciatore nel mondo della societa' Bavarese.

Nessun commento:

Posta un commento