mercoledì 16 febbraio 2022

665+1) 1984 - L'INCREDIBILE STORIA DI DANIEL SIMMES - ''Da ''erede'' di Maradona, a oggetto misterioso, a miracolato..''

 
Dopo il suo fantastico gol che gli valse il ''Tor des Jahres 1984'' il CF Barcellona tentò di ingaggiarlo come prossimo successore della superstar Diego Maradona. La corsa in solitaria di Daniel Simmes contro il Leverkusen, nella stagione 1983/84, precedette infatti il gol del Pibe de Oro ai Mondiali di Messico 86 contro l'Inghilterra, che fu giudicato ''Gol del secolo.'' Certo, i due contesti furono assai dissimili. Un conto fare un gol del genere in Bundesliga...(Dopotutto ci ando' vicinissimo anche Hans Gunter Bruns..(vedi post nr. 302) contro il Bayern nel 1983.) Un conto farlo nella manifestazione Mondiale, soprattutto contro gli inventori del gioco del calcio. Quella sera, in stato di grazia, il giovane giocatore, quasi sconosciuto, continuò a sfrecciare per la fascia e addirittura preparò il gol della vittoria del 2:1 per Bernd Klotz. Il 5 ottobre 1984 la regione della Ruhr in maglia giallonera, celebrò il nuovo ''talento del secolo''. Fu il primo gol di Simmes in Bundesliga, che nella sua particolare combinazione tra potenza e grazia, ricordò in seguito l'eterno gol di Maradona contro l'Inghilterra. Per Simmes fu diagnosticata, frettolosamente, l'inevitabile carriera mondiale. "Simmes era bravo, almeno quanto il ''Boss'' Helmut Rahn", ricorda il suo di allora allenatore, Timo Konietzka. Uli Bittcher calcò ultriormente la mano, quando pronosticò che: "Daniel un giorno avrebbe giocato più di cento partite Internazionali. In pochissimi potevano fare quello che poteva fare lui con la palla". Per Berti Vogts, che lo stimò come allenatore delle giovanili della DFB disse: ''Simmes è una delle ultime vere ali destre del calcio, un attaccante che partiva dalle retrovie con grande potenza ed era più veloce con la palla al piede di quanti lo fossero senza palla.'' Vogts avrebbe voluto fare di Simmes un giocatore della nazionale, nel caso in futuro la avesse allenata.... Non si potè arrivare ​​a questo. Quando Vogts succedette a Franz Beckenbauer nel 1990, il Simmes come lo si era conosciuto, non esisteva già più. Anni dopo, quando 

ormai il ragazzo di Dortmund finì nel dimenticatoio bruciando tutti i presupposti di una luminosa carriera, si scopri' invece che avrebbe dovuto essere felice, soprattutto di essere ancora vivo. Quando Daniel Simmes terminò la sua corsa in solitaria, attraversando l'intero campo di gioco, saltando gli aversari in maglia Leverkusen, che rientravano disperatamente a coprire la difesa, erano le 21:18 di venerdì sera 5 ottobre 1984. Realizzò il suo primo gol in Bundesliga e non avrebbe potuto suscitare altro che non aspettative, per una carriera ricca di gloria e riconoscimenti. Una cosa fu immediatamente chiara a tutti gli osservatori sul posto: furono incredibilmente fortunati ad essere lì e ad assistere dal vivo, alla nascita di un talento del nuovo secolo della zona della Ruhr. Il tecnico delle giovanili di allora, della DFB, Berti Vogts non ci provò nemmeno a sminuire le aspettative sul ragazzo di Dortmund-Dorstfeld: "Daniel è un talento straordinario. Una volta, un gol così, ricordo che lo fece Helmut Rahn, ad Essen". Mentre molti noti giocatori del Bayer, come Dieter Bast, Jürgen Gelsdorf, Thomas Hörster e Jürgen Röber si stavano ancora stropicciando gli occhi per lo stupore, dopo la corsa-slalom, in cui da protagonisti, furono saltati come birilli uno dopo l'altro, oltre 185.000 spettatori di Sportschau, davanti alla Tv, stavano già compilando le loro cartoline a casa, da spedire per votare il Tor des Monats. Daniel Simmes, che all'epoca aveva solo 18 anni, vinse il premio dello show sportivo di ARD, con un ampio margine. Nessuno altro, oltre il Barcellona, in quel momento, era interessato a Simmes. I catalani avevano appena dovuto cedere la loro superstar Diego Armando Maradona all'SSC Napoli. Pensavano di aver trovato il perfetto successore in Daniel Simmes. Ma incredibilmente ricevettero un rifiuto. Non c'è da stupirsi, come in seguito, due anni dopo, scoprì il suo amico Olaf Thon. Quando Thon pensò di attirare il suo amico allo Schalke, Daniel Simmes, nato a Dortmund, disse che preferiva rimanere fedele al BVB. Ciò che c'era dietro era una forma speciale di legame con le radici e l'amore per i colori. Con tono convinto e sarcastico, Simmes dichiarò alla stampa e ai loro taccuini: "Sarei andato a Gelsenkirchen se non fosse stata così lontana". (Tra Dortmund e Gelsenkirchen ci sono 35 km...) Ma incredibilmente, con la stessa rapidità con cui era arrivata, la fama, svanì in breve tempo. La bolla di euforia esplose e lasciò solo punti di domanda. Sembrava che godersi già, gli allori ancora da vincere, in modo anticipato, gli avesse offuscato i sensi. Il suo compagno di squadra, oggi scomparso, Rolf Rüssmann, scosse la testa quando gli chisero un'opinione su Simmes: "E' un ragazzo troppo pigro, perfino per chinarsi ed allacciarsi le scarpe". Molti infatti, credevano in quei

giorni che la fama iniziale, improvvisa e anacronistica per l'età, avesse dato alla testa al giovane talento. Nessuno riusciva a capire come Simmes eccellesse per un momento e il successivo anaspasse gironzolando per il campo come un pesce a cui avevano tolto l'acqua... Hansi Pflügler dell'FC Bayern Monaco disse all'epoca: "Quando Simmes è in giornata di grazia può decidere da solo una partita. In caso contrario, puoi tranquillamente dimenticarti di averlo in squadra.'' Ad un certo punto divenne tutto chiaro che così non avrebbe potuto più continuare a Dortmund. Lui stesso era consapevole. Stava lottando disperatamente con il suo destino e non sapeva bene come si sarebbero evolute le cose. Quando finalmente arrivò l'offerta del Karlsruher SC, il Dortmund riuscì a liberarsi di questo elemento indecifrabile: Col suo passaggio al Karlsrhuer SC, dichiarò "Ora voglio dimostrare a tutti che a 22 anni in realtà, sono solo all'inizio della mia carriera e ho ancora molto davanti a me da proporre". Ma il suo sogno di essere un calciatore affermato, si allontanava ogni giorno di più. Non fu che tutto fosse finito da un momento all'altro, al contrario. Andò avanti e avanti - solo, non verso l'alto, ma sempre più verso il basso. Meno di sette anni dopo la sua corsa leggendaria, Daniel Simmes era scomparso dalla Bundesliga, ridimensionato nel Lierse, nel campionato belga di seconda lega. Lo sconfinamento calcistico fu solo la fine dichiarata, della sua continua discesa. Simmes aveva già fallito a Dortmund e il suo trasferimento a Karlsruhe nel 1988, passò quasi inosservato. Dopo tre magri anni nel Baden, si arrese. A soli 25 anni, un'età in cui la carriera di un calciatore dovrebbe essere al culmine. Simmes si trasferì in Belgio perchè era semplicemente troppo stanco per la Bundesliga. Alla fine, il pronosticato talento tedesco del secolo, affrontò il caos della sua carriera. Ciò, che una volta era iniziato in modo così promettente e con così tanta velocità, ad un certo punto si stava velocemente esaurendo su binari morti, come fosse ormai già, una locomotiva decrepita. Non rimase molto dell'uomo che aveva conquistato il cuore dei tifosi con una delle corse in solitaria, più spettacolari della storia del calcio tedesco. Sembrava un razzo che si era schiantato prima ancora di prendere il volo. Poi ecco la svolta. Di carriera e di vita. Fu grazie a un team di medici Belgi che nel 2003, all'età di 37 anni, Daniel Simmes finalmente apprese, che le responsabilità della discesa della sua indecifrabile carriera, non erano colpa sua. Soprattutto che non era stato né troppo pigro né troppo negligente. No. Fondamentalmente, fu anche il caso di gioire, perchè il nativo di Dortmund doveva essere felice di essere vivo. Negli anni non aveva mai capito perché si fosse sempre sentito così debole e distrutto:  "Ero sempre così stanco", ricorda oggi, "prima della partita mi sentivo sempre come se avessi già novanta minuti nelle gambe". 


Simmes lo scoprì, solo dodici anni dopo aver lasciato la Germania. Nacque con un difetto cardiaco e quindi soffriva di aritmie cardiache, che pregiudicavano in modo costante la circolazione del sangue. C'era addirittura un nervo superfluo nel suo cuore, che cresceva regolarmente col passare del tempo. Infatti, nonostante l'età giovanissima e i lampi di classe, anche nella sua stagione d'esordio, a volte si trascinava per il campo come se fosse in apnea. Quando Simmes si trovava sul campo di allenamento al mattino, aveva regolarmente la sensazione di aver corso per tutta la notte. Simmes, il cui gioco si poggiava sulla forza e l'agilità con cui sgusciava attraverso le difese avversarie, si trovò improvvisamente incapace di camminare. La sfida quotidiana con se stesso si trasformò in agonia e presto ci fu il bisogno di un analisi di coscienza per definire le proprie aspirazioni, in relazione alla disponibilità di energie, alle aspettative degli allenatori e alla realtà in campo."In effetti ho sempre avuto la sensazione che dietro, ci fosse stato dell'altro", conferma Eike Immel, portiere del BVB ed ex compagno di Simmes."Ma Daniel ha sempre dato di se un'impressione piuttosto flemmatica anche nel quotidiano e nel privato." Quindi l'immagine di un giocatore di alto livello, che si basava sul suo talento e di conseguenza era saturo troppo in fretta, fu ampiamente giustificata anche tra i compagni di squadra. Simmes in quegli anni reagì alle crescenti critiche, isolandosi sempre di più. Allo stesso tempo, i dubbi su se stesso divennero sempre più fastidiosi ad ogni sprint interrotto per carenza di ossigeno. La sua inspiegabile cronica debolezza, spinse Simmes a passare molto tempo a letto, ma l'ansia e la preoccupazione non gli permettevano di dormire: "Sono rimasto sveglio per notti e notti e continuavo a chiedermi come mai ora non potevo più neppure camminare. Dopotutto, ero ancora giovane». Dopo la diagnosi, Simmes provò paradossalmente un sollievo, pur se tardivo e assurdo. Adesso sapeva di essere malato e sapeva anche di non essere un pazzo. "Sono così felice che abbiano finalmente trovato il difetto cardiaco, perché all'improvviso ho avuto una risposta a tutte le domande fastidiose e a tutte le critiche". A Dortmund e più tardi a Karlsruhe non avevano mai trovato una spiegazione soddisfacente per questa grigia nebbia di stanchezza cronica che mi circondava. “Hanno misurato la pressione sanguigna un paio di volte e hanno ascoltato il cuore. Visite di routine. Ma nessuno si accorse mai di niente», dice Simmes amaramente. Ad un certo punto fu anche considerato un malato immaginario, un lazzarone apatico, dai suoi compagni di gioco. "Pensavano tutti che il problema fosse nella mia testa, tra le orecchie...", dice ridendo amaramente. Ecco perché a un certo punto mi decisi ad approfondire i 


motivi di questa insolita fatica da solo. E quando i sintomi, diventarono più forti di anno in anno, diventando sempre più ostinati, prese la scelta di affidarsi a un personale più specilizzato che approfondisse le cause in modo definitivo. "Non importa quello che ho fatto, ho sempre fallito". La sua carriera cedette pian piano, sotto il peso della sua debolezza fisica sempre più palese. Simmes ora sa di essere stato fortunato perché ha giocato con la sua vita in ogni allenamento, in ogni corsa. I medici belgi, che eseguirono i due interventi chirurgici per ridurre il fastidioso nervo nel petto di Simmes, rimasero sorpresi dal fatto che avesse potuto persino giocare in Bundesliga senza mai crollare. "È un miracolo che Io non sia morto sul campo durante un incontro"..Mi dissero. Nei momenti di riflessione piange la sua carriera sprecata: "Avrei potuto fare tanto, avrei potuto giocare magari anche i Mondiali." Ma Simmes non è un ingrato. Si accontenta di quello che ha: una moglie, dei figli, un lavoro. Rimase in Belgio dopo l'operazione e oggi lavora per la Van Hool, la ditta Belga costruttrice di autobus e si presta come allenatore nelle giovanili ad Anderlecht. Allo stesso tempo, sta studiando per il patentino di allenatore A. È rimasto fedele al calcio, anche se in retrospettiva dice: "Se avessi un desiderio, vorrei non aver mai iniziato a giocare a calcio". - ''Sono stati anni che mi hanno causato tanta incerteza'' - "In realtà vivo davvero solo ora." al link il gol di Daniel Simmes - Tor des Jahres 1984:

https://www.sportschau.de/tor-des-monats/video--jahre-tor-des-monats---daniel-simmes-oktober--100.html


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