giovedì 17 febbraio 2022

668) 1984 - QUANDO KLAUS TÄUBER ''IL PUGILE'' E ALTRI ''SCHALKER'' SI PERSERO' NELLA FORESTA...''Il campo come un ring, le sigarette e Olaf Thon...''


Attualmente i ritiri non si usano quasi piu'. Se non in occasione delle preparazioni di inizio stagione in cui le squadre si trasferiscono in località salubri, silenziose e tranquille per un paio di settimane di lavoro atletico e aerobico. Non sono pochi i giocatori che odiano questa fase della pre-stagione. Ma di rado la situazione rischiò di precipitare in una catastrofe come fu nella stagione 1983/84 allo FC Schalke 04. Klaus Täuber fu un giocatore, che non aveva mai particolarmente apprezzato i ritiri. L'uomo che pronunciò davanti ai cronisti la frase divenuta leggendaria, dopo la vittoria della Coppa

UEFA con il Bayer Leverkusen, contro l'Espanyol, nel 1988: "E adesso mi riempio di birra finché non mi esce dalle orecchie..." - amava anche fumare oltretutto. Uno o due pacchetti aspirati al giorno, gli finivano regolarmente nei polmoni e non erano sicuramente un benessere per i suoi bronchi. Ma questo abuso, avrebbe presto presentato il conto, vendicandosi all'inizio di quella stagione 1983/84. In quel momento, il "pugile"come veniva chiamato in confidenza Klaus Täuber, incontrò il nuovo allenatore Diethelm Ferner quando i konigslauen dello Schalke 04 si trovarono nei meandri della seconda divisione. E poichè le cose lì stavano prendendo la piega che tutti temevano ed avevano previsto a priori, l'allenatore fresco di nomina volle dare un giro di vite, alla rilassatezza dei giocatori e decise di programmare dei giorni di ritiro con sessioni quotidiane durissime e supplementari di lavoro. Un provvedimento che comprensibilmente suscitò non certo entusiaste tempeste di euforia tra i giocatori. 

Soprattutto, le corse mattutine nella foresta alle 7 in punto furono - come si puo immaginare - sconvolgenti per tutti. Tuttavia, per evitare una noiosa routine, Ferner decise di scegliere almeno un percorso diverso per itinerario, ogni giorno. E così un mattino se ne andarono al trotto tranquilli e uniti. E trotterellarono e trotterellarono e trotterellarono, uno un po' più veloce, l'altro un po' più lento che presto si erano formati tre o quattro gruppetti che lentamente si perdettero di vista. "Conosci la strada, vero?" disse Ferner a Täuber.. L'attaccante, di indole un po' pigra e limitato dalla nicotina, per risparmiare energia, si era adeguato al passo del suo più anziano allenatore, anche lui non particolarmente in forma. E così i due trotterellarono blandamente in coppia attraverso la foresta. Nel frattempo, corricchia e corricchia il duo era già sulla strada da più di cinquanta minuti, aveva superato molti pendii e parecchi bivi quando Didi Ferner chiese impassibile, senza il minimo segno di ironia: "Klaus, tu conosci la strada? O no?!" Completamente inorridito e spiazzato dalla seria domanda del suo allenatore, lo guardò in faccia e balbettò basito una sola parola, con la faccia rossa: "NO!" Ferner, sul momento proseguì per nulla preoccupato, come se nulla fosse accaduto. Poche centinaia di metri dopo si fermò di colpo, quasi avesse realizzato solo in quell'istante..appoggiò le braccia sui fianchi, guardò per terra e disse senza fiato: "Purtroppo nemmeno io, Klaus!" Quando i due arrivarono ​​in hotel intorno alle 12:30, dopo un giro di trenta chilometri, erano a pezzi e furono accolti con preoccupazione dal resto della squadra e dallo staff tecnico. Ma il gatto non era ancora nel sacco. Infatti un gruppo di tre, in fuga, guidato da Volker Abramczik si era perso nelle profondità delle foreste del Sauerland. Solo l'invio del bus della squadra e di alcuni mezzi privati ​​permise di salvare i tre compagni prima che facesse buio. Completamente esausto e disidratato come un convoglio di cammelli nel deserto, il pallido e stanco gruppetto di giocatori si era appoggiato a un guard-rail, di una strada ai margini della foresta. L'allenatore Didi Ferner non fu nemmeno autorizzato a guidare fino all'Hotel del ritiro del club da solo, con la propria auto, dopo questa figuraccia. Per il resto del ritiro, gli fu assegnato un uomo del posto di nome Charly Neumann come supervisore, che da quel momento in poi ebbe un 


ruolo attivo di complemento con i Konigsblauen. Dopo quella esperienza Klaus Täuber dice che "Lentamente iniziai a fumare un po' meno" Molti anni dopo quell'episodio, ora racconta Täuber- nel frattempo, diventato tra l'altro, allenatore lui stesso - la storia strana e grottesca di quel ritiro ebbe ancora una piccola appendice: il giorno dopo la corsa, il "pugile" disse con un sorriso, che improvvisamente aveva accusato un pizzico, un acuto dolorino, insondabile ai famosi adduttori. Lo spiegò paragonandolo alla tendinite che si verifica qua e là nello svolgimento degli esercizi fatti con regolarità. Perché dopo tutto lo stress di quella ''famosa'' corsa, era stufo. Tauber si diede indisposto per il resto della settimana del ritiro. Certo, non a tutti ciò piacque. Al mattino, quando si rotolava nel letto, mentre gli altri giocatori dovevano alzarsi, Täuber cominciò a rebndersi conto che i suoi compagni di squadra lo odiavano per aver finto. Ma questo fatto non danneggiò lo spirito di squadra. Dopo una dura preparazione, l'FC Schalke 04 riuscì a risalire subito in Bundesliga, raggiungendo il secondo posto a fine stagione. Forse anche perché Tauber si convinse di essere un po' più disciplinato dopo questo episodio - come disse strizzando l'occhio: "La mia preparazione per la partita del fine settimana per me è sempre iniziata al mercoledì - perché nei giorni successivi ho iniziato piano, piano a fumare di meno." Klaus Täuber, era chiamato il Boxer, nel calcio tedesco. “Quando mi giravo poteva succedere che qualcuno si rompesse il naso.” Era così negli anni Ottanta. Si giocava un calcio duro. Ma dietro questa citazione non c'è uno dei solidi difensori dell'epoca a cui piaceva scalciare quasi tutto e tutto ciò che poteva assomigliare ad un attaccante. La dichiarazione viene proprio da un attaccante. Klaus Täuber ha vestito la maglia dello Schalke dal 1983 al 1987. Presto il suo soprannome divenne, il pugile. Il soprannome gli si adatta proprio, come pere e formaggio. E non solo perché il suo compleanno è lo stesso giorno di Muhammad Ali. In un sondaggio, fu votato "il più grande picchiatore del campionato". Anche da dei duri fabbri d'area di rigore di allora come: Förster, Buchwald o Kohler. Ma non solo. Ha anche coinvolto Dieter Schlindwein e Roland Dickgiesser del Mannheim in questo curioso referendum. "Sì, li ho mandati entrambi in ospedale", dice Täuber strizzando l'occhio. "Il calcio in quegli anni era uno sport da uno contro uno e io lo adoravo. Ero felice di ogni duello che vincevo”. Marcare ''il pugile'' era sempre rognoso. Non solo perché faceva il gioco sporco a scapito delle ossa dei difensori, ma anche perché sapeva gestire la palla. Se si elencano tutti i giocatori che hanno giocato per lo Schalke almeno due anni, in base alla loro quota di gol, viene dopo Klaus Fischer e Klaas-Jan Huntelaar – no, non Raul, non Ebbe Sand, non Kevin Kuranyi. Ma Klaus Tauber. In 138 partite con i Knappen, ha scaricato in rete 63 


volte il pallone. È arrivato all'FC Schalke nell'estate del 1983. Originario di Erlangen in Franconia, esordì in Bundesliga con l'1.FC Nürnberg e a seguire giocò lo Stuttgarter Kickers. Arrivava da Wulfen, dove viveva l'ex allenatore dello Schalke Rudi Assauer e dove Täuber vive ancora oggi. Il pugile rimase bloccato nella zona della Ruhr e lì rimase con lo Schalke. Assistette alla gara di ritorno, della retrocessione contro il Bayer Uerdingen. "Ho visto i tifosi sostenere la squadra per 90 minuti. E poi ho pensato tra me e me: amico, dovrebbe essere fantastico essere qui come giocatore. Ero davvero orgoglioso di poter giocare per questo club”. Ma: la partita contro l'Uerdingen era finita 1:1 e dopo l'1:3 dell'andata, lo Schalke dovette scendere di uno scalino, in seconda divisione. Quell'anno ricevette una chiamata da Francoforte. L'Eintracht voleva offrirgli lo stesso stipendio dello Schalke, più un ingaggio a cinque cifre, più una casa e consentire alla sua ragazza di diventare hostess. Inoltre, i Frankfurters avrebbero potuto ovviamente puntare al titolo di prima divisione. Ma Klaus Täuber rifiutò: "Avevo appena dato la mia parola, vado allo Schalke. Un uomo ha una sola una parola”. Trovare oggi un giocatore che abbia quell'atteggiamento, più che difficile è quasi impossibile. Täuber non si è mai pentito della sua decisione di mantenere la parola data e andare allo Schalke. ''Mi sono divertito così tanto qui a Gelsenkirchen''. Si innamorò del suo nuovo club sin dal primo momento. E quasi altrettanto rapidamente lo Schalke si innamorò di lui. L'esterno sinistro si fece presto strada nel cuore dei tifosi. Il suo carattere e il suo modo di giocare a calcio si adattavano all'area della Ruhr e all'FC Schalke 04. Se i tifosi dei Konigsblauen, dovessero inventarsi un giocatore preferito, ci sarebbe molto di Klaus Täuber in lui. Era il prototipo di calciatore che piaceva alla folla. Il fatto che Täuber sia rimasto allo Schalke solo fino al 1987 è in parte dovuto al motivo per cui lui e molte altre persone amano così tanto questo club: perché l'FC Schalke 04 è l'FC Schalke 04. Alla fine degli anni '80 ci fu ancora una volta, mancanza di fondi. Quindi i giocatori dovevano essere venduti. Olaf Thon andò al Bayern in quel periodo. Täuber aveva un rapporto speciale con lui. Al punto che: Quando il diciassettenne Thon osò fargli un tunnel nella sua prima sessione di allenamento con i professionisti, il ''pugile'' gli diede uno schiaffo in faccia. Ma in seguito divenne il suo protettore in campo dai difensori che lo maltrattavano.


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