venerdì 25 febbraio 2022

679) 1983 - QUANDO LA STASI DICHIARO' FALKO GÖTZ, TRADITORE DEL SUO PAESE. - ''Una fuga di cui non mi pentirò mai.''


Voleva solo giocare in Bundesliga. E così il calciatore della DDR, Falko Götz, decise di tentare la fortuna in Occidente. Mentre gli accompagnatori della selezione e i funzionari dello stato, stavano facendo la spesa nel grande magazzino, prese coraggio e riuscì a scappare con un compagno. Fu una disastrosa caduta d'immagine per il SED. Il 9 novembre 1983, i lettori del giornale sportivo di massima tiratura della Germania dell'Est, si persero quasi, un messaggio assai importante. Ben nascosto, in un articolo sull'attualità calcistica, chi era appassionato al calcio lesse le seguenti frasi: "I calciatori, Falko

Götz e Dirk Schlegel della BFC Dynamo sono stati sedotti dagli allenatori professionisti della Germania capitalista, con ingenti somme di denaro. Prima della partita della Nazionale da disputarsi a Belgrado, hanno lasciato la selezione del paese e tradito la loro squadra". Tuttavia, dietro questo breve trafiletto di giornale, c'era molto di più che non una questione inventata, di bracconaggio o di tradimento. Falko Götz giocava per la BFC Dynamo dal 1971. Nonostante il giovane talento avesse fin dall'inizio, tutti i requisiti sportivi per un supporto da parte dello stato, al ragazzo non fu permesso di frequentare la scuola di avviamento sportivo per bambini e giovani della Berlino Est (KJS), dove normalmente i talenti della Dynamo venivano formati in modo mirato. La ragione di ciò si dovette a un difetto del quadro politico della famiglia Götz: la presenza di parenti occidentali. Questo punto apparentemente oscuro, nel fascicolo di famiglia, da solo, fu motivo sufficiente per rifiutare l'inserimento sportivo del figlio al KJS. Tuttavia, Götz prevalse ugualmente contro i suoi concorrenti ''raccomandati''. Diventò tre volte campione della Germania dell'Est con la BFC. A 18 anni, fu incluso nella rosa della BFC, per una partita di Coppa dei Campioni a Cipro e in seguito giocò nella squadra della DDR-U21. Tuttavia, non si sentiva abbastanza supportato, ne considerato. Ecco perché Falko Götz decise di prendere in mano il proprio destino nel novembre del 1983. Con l'amico Dirk Schlegel, che aveva anche Lui parenti nell'Occidente, decise: ''Vogliamo giocare a calcio in Bundesliga.'' "Come  possiamo fuggire?" Decisero insieme di staccarsi dalla squadra, in occasione della partita di Coppa dei Campioni a Belgrado tra la BFC Dynamo e il Partizan Belgrado, in Jugoslavia e di chieder riparo nell'ambasciata tedesca occidentale. Quando tutta la squadra andò a ''fare shopping'' il 3 novembre 1983, i due eludendo le sorveglianze, si diedero da fare per cercare una via d'uscita dal grande 

magazzino, come ricorda Götz. Mentre i compagni di squadra e i dirigenti del club cercavano souvenirs, dischi o abbigliamento occidentale, a Götz e Schlegel interessava solo una cosa: "Individuare da dove potessero uscire, da dove potessero allontanarsi dalla squadra in modo discreto" Nessuno si accorse che Götz e Schlegel si eclissarono dal grande magazzino attraverso una porticina di servizio, un ingresso laterale. "Guardammo piu' volte per accertarci, a destra e a sinistra e poi, una volta fuori, siamo corsi all'impazzata a casaccio." dice Falko Götz. Fuori, raggiunsero una stazione dei taxi, ma il primo autista si rifiutò di accoglierli sul mezzo.. Solo il secondo taxista accettò dopo essere stato convinto con 20 Westmark extra, di portarli fino all'ambasciata tedesca che a loro insaputa, distava a quasi 200 metri, a quanto pare - ma a sentire Götz..''è ancora oggi il miglior denaro speso nella mia vita". Dato che indossavano ancora la tenuta sportiva da allenamento dalla sessione mattutina, i dipendenti dell'ambasciata capirono rapidamente le loro intenzioni: "Ok, voi siete calciatori e volete assolutamente andare a giocare in Occidente!" fu il secco saluto. Con il supporto diplomatico, i due ''profughi'', viaggiarono in treno di notte da Lubiana a Monaco di Baviera. Fu un viaggio ansioso, sul quale ci fu il primo grande litigio tra i due amici, dovuto più allo stato di stress a cui erano sottoposti da ore: "Discutemmo se Villach fosse già in Austria o ancora in Jugoslavia. E per fortuna era in Austria e noi: eravamo in occidente e la nostra fuga era riuscita!!!! ." Il SED percepiva ogni fuga di atleti dalla RDT, come un enorme disastro d'immagine. L'imbarazzo questa volta fu troppo grande. Personalità prese a modello dal socialismo, che decidono per una vita nell'Occidente capitalista??? Come non bastasse, le loro storie di fuga venivano decantate negli stadi della DDR e facevano cassa di risonanza, peggiorando le cose per la propaganda dello stato. Negli stadi di calcio della DDR risuonava nelle curve il beffardo grido "Se vuoi giocare in Occidente, devi essere nella Dinamo". Il quotidiano di Berlino Ovest "Morgenpost" riprese immediatamente questo grido di battaglia e pubblicò una caricatura adeguata dal titolo "Turmer and Striker". Tuttavia, la DDR aveva cessato da tempo di confrontarsi con scambi di colpi bassi di stampo giornalistico tra  Est-Ovest. In contrapposizione con la denuncia pubblica delle "fughe dalla 

Falko Götz con Dettmar Cramer e Dirk Schlegel

Repubblica", adottata negli anni '50, il giornalismo ufficiale della DDR negli anni '70, iniziò a propendere per mettere a tacere le fughe degli atleti. I casi venivano comunicati in minuscoli trafiletti, ma i latitanti venivano regolarmente marchiati con la gogna politica del "tradimento". Tradimento e bracconaggio da parte delle società occidentali, che irretivano con specchietti per le allodole i talenti socialisti, con lo scopo di sfruttarli nel sistema calcistico capitalistico. Erano le classiche polemiche tipiche, della stampa della Germania orientale, durante la Guerra Fredda. Il suo scopo era sempre stato quello di distogliere l'attenzione, dal fatto che molti atleti stavano scappando dalla DDR non solo per profitto ma anche e soprattutto per motivi politici, cosa che la SED, ha sempre duramente negato. Ma il nuovo inizio per Falko Götz e Dirk Schlegel non fu facile. Secondo i regolamenti della FIFA, sarebbero stati squalificati per un anno e ora avrebbero dovuto trovare un club della Bundesliga che li ingaggiasse. "Per me era importante entrare in contatto con Jörg Berger. Era stato il mio allenatore con la nazionale giovanile della DDR ed è per questo che fu il mio primo tentativo di contatto", ricorda Götz. Berger, anch'egli fuggito dalla Germania dell'Est attraverso la Jugoslavia nel 1979 e che nel frattempo si era affermato come allenatore di seconda divisione, lo mise in contatto con Rainer Calmund, direttore sportivo del Bayer 04 Leverkusen. Calmund faceva regolarmente, ai rifugiati della DDR, offerte per entrare nella squadra professionistica della 


multinazionale farmaceutica Bayer. Dopo una visita volante a Leverkusen, i due decisero di iniziare la loro avventura con il calcio della Bundesliga, in Renania. Tuttavia, i due vennero ammoniti da Berger, di non rilasciare mai interviste pubbliche e di non criticare la DDR come fece l'altra ex star della Dynamo, Lutz Eigendorf, fuggito anche esso nel 1979. Di conseguenza, Falko Götz diede sempre grande importanza all'apparire come un "rifugiato sportivo" e non come un "profugo politico". Tuttavia, la fuga da Belgrado ebbe delle conseguenze. La madre di Götz fu interrogata dalla Stasi per 16 ore ed entrambi i genitori sarebbero stati in seguito soggetti alla sorveglianza della polizia segreta. "Ci fu una massiccia intrusione nella privacy della mia famiglia, residente ancora a est e non potei farci nulla.'' Solo dopo il ricongiungimento, però, scoprì quanto fosse stato stretto il cappio delle forze di sicurezza attorno a lui e alla sua famiglia. All'inizio degli anni '90, Joachim Gauck richiamò personalmente la sua attenzione, sul fatto che il Commissario federale per i registri del Servizio di sicurezza dello Stato, disponeva di un ampio fascicolo di persone spiate. Tra le altre cose, Götz potè vedere, da montagne di carta dattiloscritta, come anche gli amici personali di lunga data dei genitori fossero specificamente coinvolti per sorvegliare la sua famiglia. Il file conteneva anche foto ben dettagliate, delle sue condizioni di vita in Occidente e disegni che rappresentavano i punti salienti per un rapimento ben pianificato. Alla fine, Falko Götz riassume "Ho sempre fatto molte cose buone nella mia carriera e non ho mai voluto essere un provocatore". ''Volevo diventare solo un noto giocatore della Bundesliga e 


mostrare ai miei genitori che il passo che aveva fatto il loro figlio era quello giusto. "Non sono andato in Occidente per via della bella vita, ero pronto a tutto, a qualsiasi sacrificio per prendere sul serio la mia carriera. E non mi pentirò mai di essere fuggito dalla DDR, per passare nella Repubblica Federale.'' Falko Götz, chiusa la carriera nel 1997, dopo aver giocato per Bayer 04, 1FC Koln, Galatasaray, Fc Saarbruecken e Hertha Berlino, ha lavorato come allenatore tra il 2011 e il 2013 della nazionale del Vietnam e in Germania per Holstein Kiel, Hertha BSC e TSV 1860 Monaco, Erzebirge Aue, 1FC Saarbruecken e FSV Frankfurt fino alla fine della stagione 2016. 

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