sabato 26 febbraio 2022

681) 1976 - LO STANNO ANCORA CERCANDO - ULI HOENESS E QUEL PALLONE CALCIATO IN CIELO - ''Sulla luna o in giro nei Balcani? Dopo 45 anni è ancora argomento di ridicolo.''


La finale dell'EM del 1976 tra la ex Cecoslovacchia e la nazionale della Germania Ovest, visse di uno scenario che non è stato dimenticato ancora, fino ad oggi. Uli Hoeneß tirò la palla alta oltre la porta, durante la sequenza dei calci di rigore. La prima volta che una manifestazione Internazionale fu decisa dai calci dagli 11 metri. Leggendario e ancora motivo di disprezzo e di ridicolo. Correva l'anno 2019 - e l'account Twitter del "Centro aerospaziale tedesco" pubblica il seguente messaggio: "Il meteorite che ha colpito la luna durante l'eclissi lunare aveva probabilmente le dimensioni di un pallone da calcio. Ma

non possiamo ancora confermare definitivamente che si tratti del pallone del rigore calciato da Uli Hoeneß a Belgrado". Se mai la parola popolare "leggendario" fu usata più correttamente, fu proprio in

questo contesto molto speciale. Perché il tweet dell'aeronautica e dei viaggiatori spaziali alludeva a un episodio leggendario che era avvenuto 43 anni prima. Eppure quasi tutti gli appassionati di calcio avrebbero dovuto capire l'accenno storico. La mattina dopo l'indimenticato rigore di Belgrado nella finale degli Europei del 1976 contro la Cecoslovacchia, Uli Hoeneß naturalmente amareggiato per l'amara esperienza che lo aveva toccato, sperava che il suo tiro sbagliato potesse un giorno essere dimenticato: "Adesso non dovrò mica preoccuparmi dei rimproveri per i prossimi cent'anni?! " Ma è proprio lì che si sbagliò. Il suo compagno di squadra Franz Beckenbauer, che da subito fu molto gentile con Hoeneß, dopo quell'evento memorabile, come leggeremo più avanti, non ha mai perso l'occasione di stuzzicare il dirigente di lunga data dell'FC Bayern per il suo passo falso, negli anni successivi: "Uli, La palla la stanno ancora cercando nei Balcani!" Quello che molti non sanno o non si ricordano: i calci di rigore sbagliati contro il CSSR furono l'epilogo di una lunga storia iniziata giorni prima - e che per i tedeschi fu estremamente estenuante. Quando la Mannschaft dovette incontrare la Jugoslavia in semifinale, la squadra della DFB era già in via di rilassamento dopo una stagione intensa. Il Ct della nazionale Helmut Schön dovette persino far riposare completamente numerosi calciatori perché erano al limite delle loro forze. E proprio allora sono arrivate le due gare degli Europei a Belgrado. In semifinale, la squadra tedesca fu quasi sottomessa dagli jugoslavi nei primi 45 minuti. All'intervallo i Plavi erano meritatamente sul 2:0 - e questo non fu affatto lusinghiero. Lo sapeva anche l'allora vice allenatore della nazionale, Jupp Derwall, che nonostante tutto continuava a nutrire speranza: "Se avessimo già vissuto la debacle, non dovremmo neppure lamentarci. Tuttavia, vedo ancora una possibilità: gli jugoslavi non possono tenere il passo e il ritmo attuale." A questo punto i giornalisti presenti non riuscirono ancora a farsi un'idea chiara. Geoffrey Greene del Daily Telegraph non si mosse di un centimetro dal suo posto durante la pausa. Scosse la testa incredulo e sorrise beato: "Oggi non voglio scrivere una riga. Voglio solo sedermi, guardare e meravigliarmi di ciò che il calcio può inventare". E il calcio avrebbe davvero fatto molto di più. Perché la squadra tedesca uscì dalle catacombe e tornò in campo come trasformata. Ma dopo che Heinz Flohe ridusse il vantaggio a 1:2 al 64', nulla tornò a funzionare per molto tempo. Fino a quando un debuttante non calpestò l'erba verde con la maglia della Nazionale. Si chiama Dieter Müller, un attaccante 22enne dell'1.FC Köln, che aveva quasi dovuto concludere la sua carriera esattamente un anno prima. Una pleurite lo costrinse ad un ricovero in sanatorio. Nessuno si aspettava seriamente il ritorno di Müller. Ma lo fece - e come se lo 


fece! Pochi secondi dopo essere stato sostituito, il nativo del Colonia segnò il suo primo gol, nella sua prima partita, con il suo primo tocco di palla. Il quotidiano jugoslavo “Borba” scrisse di Dieter, il giorno dopo – ancora stupito – in memoria dell'omonimo Gerd: ''Se ne va un mugnaio, ne arriva un altro. Come se un mago tirasse fuori un coniglio da un cilindro". E anche il commentatore televisivo tedesco Rolf Kramer non riusciva a calmarsi. Quasi esuberantemente euforico per i suoi standard, gridò in modo ermetico nel suo microfono: "Che debutto!" E non era finita perchè poi andò molto meglio, perché Dieter Müller segnò anche i due gol successivi nei supplementari per il 2:4 finale. Branko Oblak, che all'epoca giocava per l'FC Schalke 04, disse in seguito: "Il cuore avrebbe voluto ancora, i polmoni potevano ancora...ma le gambe erano pesanti come il piombo". Tutto era effettivamente andato come si aspettava Derwall all'intervallo. "I nostri giocatori hanno dormito nel secondo tempo.", scrisse il "Prace" la mattina successiva. La sconfitta fu seguita da una furiosa dichiarazione di Miljan Miljanić, ex allenatore della nazionale jugoslava e poi allenatore del Real Madrid, che accusò i suoi connazionali: "Ci siamo battuti bene solo all'inizio. Poi abbiamo voluto far sembrare ridicolo l'avversario, non siamo diventati solo frivoli ma addirittura arroganti, poi abbiamo commesso un harakiri tattico e infine la nostra forza non è stata più sufficiente". Ma fu proprio questa "forza" che prosciugò i tedeschi che alla fine, due giorni dopo, rese il finale di Belgrado favorevole alla Cecoslovacchia. Anche i cecoslovacchi si portarono rapidamente sul 2:0 contro la squadra tedesca. Una partita di gran classe poi sviluppata ad alto livello. Il quotidiano specializzato di Belgrado "Sport" era ancora entusiasta il giorno dopo: "Una tale dimostrazione è all'avanguardia. Lo stadio della Stella Rossa non aveva ancora visto un calcio così durante questi Campionati Europei". Andava su e giù per tutto il campo e la Cecoslovacchia sembrava la vincitrice sicura fino a pochi secondi prima della fine della partita. Ma l'ultimo corner del tempo


 regolare ha finalmente riportato temporaneamente l'equilibrio. Bernd Hölzenbein del Francoforte salì in alto, in cielo e segnò di testa il 2:2, era lì, dopo 120 minuti di gioco. La finale dovette essere decisa ai rigori. Dopo che quattro giocatori della Cecoslovacchia e Rainer Bonhof, Heinz Flohe e Hannes Bongartz segnarono per la Germania, fu il turno di Uli Hoeness. "Ero incredibilmente sicuro di segnarlo, ma non avevo la lucidità mentale per piazzarlo, quindi volli provare l'esecuzione di forza", disse una volta Uli Hoeness..mentre un'altra volta descrisse la scena leggendaria come segue: "Ho iniziato come se fossi in trance e decisi di tirare di potenza senza neppure guardare il portiere. Seguii la traiettoria della palla con lo sguardo, la vidi salire sempre più in alto. Come un razzo, sparato verso le nuvole. La vidi sparire nel buio". Forse è per questo che il "Centro aerospaziale tedesco" ha pubblicato questo tweet 43 anni dopo. Hoeneß in realtà calciò bene sopra la traversa, e non così in alto come molte battute avrebbero suggerito in seguito. La fretta di concludere la singolar tenzone, fece si che il pallone per il rigore successivo fosse uno diverso. Per cui ci furono tutti gli elementi per costruire una sceneggiatura su dove fosse finito il pallone calciato. Questo fu uno dei motivi per cui Franz Beckenbauer, che quel giorno sfortunato giocò la sua 100esima partita con la DFB, disse in tono consolatorio subito dopo la partita: "Non avrei pensato prima che per questa occasione mi sarebbe potuto succedere qualcosa del genere". A proposito: il tiro sbagliato di Uli Hoenessm non è fu bello, soprattutto per lui, ma non ebbe almeno conseguenze così gravi, qualora le avrebbe avute l'ultimo tiratore della Cecoslovacchia, Antonin Panenka, (vedi post nr. 47)  in caso di fallimento, che disse: "Io ero consapevole all'epoca, che il nostro governo comunista, se avessi sbagliato il rigore, avrebbe pensato che fosse una dichiarazione politica di opposizione. Probabilmente sarei potuto finire in una miniera di uranio".
PS. Da considerare che Uli Hoeness in tutta la sua carriera tirò solo 3 rigori. Tutti nei 90 minuti. Uno solo in Bundesliga che mise a segno il 4 maggio 1974, in Bayern - Hamburger SV, contro Rudi Kargus. Per il resto segnò con la Mannschaft, il 30 giugno 1974 contro Ronnie Helllstroem. Sbagliò poi ai Mondiali del 1974 in semifinale contro la Polonia. Jan Tomaszewski si oppose al suo rigore. L'ultimo rigore calciato, coincise proprio con la lotteria del 1976 contro la Cecoslovacchia. 


Al link il rigore di Belgrado: https://www.youtube.com/watch?v=WUoLcy6Lzgc

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