mercoledì 3 ottobre 2018

527) BERND HÖLZENBEIN - JÜRGEN GRABOWSKI - LE ALI DELL' AQUILA.

Bernd Hölzenbein e Jürgen Grabowski.

Un caso? Sia L'Eintracht Francoforte che la Nationalmannschaft hanno come stemma un aquila. Con le ali basse quella della Nazionale, esibita pubblicamente solo dopo aver acconsentito all'obbligo imposto, di non covare piu' mire di espansione territoriale, dopo la fine della seconda guerra...Quando Schoen dovette decidere la formazione per la squadra che avrebbe dovuto inseguire il titolo Mondiale del 74, disputato tra le mura amiche, avrebbe potuto accoppiare i due cecchini piu' spietati di Germania, giocare con le due punte terminali piu' temute delle due squadre che stavano rappresentando in patria e all'estero il nuovo corso del calcio tedesco, Gerd Muller e Jupp Heynckes... Decise invece di giocare solo con una punta...Di organizzare al meglio gli approvigionamenti dalle fasce, sfruttando e mescolando l'ubbidienza tattica delle due ali di ruolo piu'continue per rendimento e piu' affiatate di Germania con le ripetute sovrapposizioni e gli appoggi dalle retrovie, frutto della
freschezza giovanile, di Breitner e Bonhof. Grabowski e Hoelzenbein, i due specialisti del ruolo piu' esperti, piu' affiatati e soprattutto piu' ligi alle consegne dettate dal tecnico Helmuth Schoen. Bernd Hölzenbein e Jurgen Grabowski....861 presenze in Bundesliga tra tutti e due (420/160 e 441/109) . 562 + 570 gare ufficali, giocate, in manifestazioni varie, in totale. 13 stagioni in simbiosi sul Meno, con la maglia della stessa squadra, divisi solo dalla porzione centrale in lunghezza, del terreno di gioco. Jurgen Grabowski, stazionava sulla fascia destra, ma non era il tipico dribblomane delle cronache romantiche degli anni settanta...Sapeva saltare l'uomo, ma la sua dote principale erano la velocita' e lo scatto, un puntuale e inesauribile apporto tecnico a fini offensivi che partiva dall'esterno

e un controllo pulito del pallone anche in rapidita', una qualita' tecnica e una visione di gioco unica per essere ''solo'' un giocatore di fascia, costantemente impegnato mentalmente a evitare randelli del terzino di circostanza. Sapeva gia' come si sarebbe conclusa l'azione, per lo meno come avrebbe voluto che si concludesse. Hölzenbein era la classica seconda punta. Non una punta alla Pulici o alla Bettega. Era un numero 11 che si accontentava di beccare le briciole di prime punte ricche e sciupone...Sornione, essenziale, ma puntuale  e concentrato fino agli spiccioli finali di partita. Colpitore di testa coordinato, puntuale nelle scelte di tempo in elevazione, giostrava sulla sponda di sinistra con puntuale partecipazione alla manovra sin dalla fase costruttiva. Era spesso fautore di perentini inserimenti in velocita' negli ultimi metri, quelli che conducevano all'accesso della zona proibita dell'area di rigore. La carriera dei due e' stata simbiotica e parallela. Il palmares con l'Eintracht quasi simile. Holzenbein vanta una DFB Pokal in piu'. 3 contro 2. La Coppa Uefa e' la stessa per tutti e due, quella del 1980, vinta contro il Borussia Moenchengladbach, nella prima finale tra tedeschi della storia del calcio Europeo. In nazionale Jurgen Grabowski vanta tre partecipazioni Mondiali e 44 presenze totali, un terzo posto in Messico e una vittoria a Monaco nel 1974. Vanta oltretutto il titolo Europeo del 1972 vinto in Belgio. Bernd arriva alla Mannschaft nel 1973, giusto in tempo per esserne protagonista decisivo nella fase finale del torneo Mondiale casalingo, con i due rigori guadagnati tra semifinale e finale. Partecipera' anche agli Europei persi nel 1976 contro la Cecoslovacchia che videro l'esplosione di Dieter Muller. Fu proprio un gol di Hölzenbein nei minuti


finali a riequilibrare un risultato che sembrava compromesso gia' dopo 25 minuti, allorche' la Mannschaft ando' sotto di due gol. La capocciata di Bernd permise di disputare i supplementari e i primi calci di rigore della storia decisi a risoluzione di un torneo Internazionale. Per lui solo 40 presenze con i bianchi di Germania... Jurgen Grabowski nasce a Wiesbaden nel 1944, dimostra sin da subito doti fisico/atletiche eccezionali, in particolare per quando riguarda l'attività podistica dove mette in mostra una resistenza allo sforzo sorprendente. Tali caratteristiche si sposano al meglio con la sua passione per il calcio, al quale comincia a giocare in tenera età, quando le suddette doti ed un particolare estro lo segnalano come una potenziale promessa. La sua crescita calcistica avviene inizialmente nell'FV Biebrich 02, dove gioca nel ruolo di attaccante, grazie all'eccelsa velocità che lo rende difficilmente contenibile dalla difese avversarie. La sua definitiva maturazione si realizza nell'Eintracht Francoforte, da sempre considerata come uno dei migliori vivai del paese, al quale attinge per lanciare potenziali campioni in prima squadra. Grabowski completa la trafila a livello di giovanile, arrivando ad esordire in campionato a 21 anni nel 1965,  per merito dell'allenatore Alexandru "Elek" Schwartz, il primo a credere fermamente nelle sue doti e ad indottrinarlo verso una pozione più esterna in campo.  Nel corso di una carriera durata 15 anni non cambierà mai casacca, restando fedele alla ''Diva von Main'', "tradendola" solamente per indossare la maglia della nazionale


tedesca. Non è raro trovare il suo nome tra i marcatori ed i 109 gol segnati in 441 partite in Bundesliga ne rappresentano una più che valida prova, nonché una effettiva dimostrazione delle sue doti tecniche. La sua sapienza tattica si perfeziona con quelle doti atletiche che sviluppa nel tempo, tanto da meritarsi la convocazione in Nazionale già nel 1966, anno nel quale viene anche inserito nei 22 convocati per il Mondiale. Durante la rassegna non ha modo di scendere in campo, vedendo dalla tribuna la sconfitta in finale della Germania Ovest contro i padroni di casa dell'Inghilterra, nella partita passata alla storia per il "gol non gol" di Geoff Hurst. La ribalta internazionale la trova con la squadra di club, attraverso il torneo della Coppa delle Fiere, alla quale l'Eintracht partecipa con risultati mediocri alla fine degli anni'60 ed all'inizio degli anni'70. Parallelamente continua in suo


rapporto con la Nazionale, dalla quale viene convocato con costanza e con la quale nel 1970 vola in Messico per la nona edizione del campionato Mondiale. Il commissario tecnico Helmut Schoen non lo schiera nelle prime quattro partite, ma decide di puntare su di lui in quella che passerà alla storia come la Partita del Secolo, vale a dire la semifinale contro l'Italia. Nonostante la sconfitta Grabowski si mette in mostra a livello Internazionale per una resistenza fisica che sembra quasi disumana a quell'altezza e con quelle condizioni climatiche. In effetti la partita potrebbe essere la "sua" partita se non fosse subentrata la pirotecnica sconfitta della Germania per 4-3, che lo consegna alla storia per altri motivi, lasciando la sua eccelsa prestazione in secondo piano. La sua immagine che corre senza sosta sulla fascia è però una delle più emblematiche della sfida, in grado da sola di rendere al meglio in che clima le due squadra si sono sfidate per 120 minuti. L'eco di tale fama gli permetterebbe di cambiare squadra di club, ma il suo affetto per l'Eintracht e le prevedibili proteste dei tifosi rendono inattuabile il suo trasferimento. Tale scelta non gli permette di ambire a quelle vittorie che i compagni di Nazionale iniziano ad inanellare, soprattutto quelli del Bayern, squadra che in quegli anni era in procinto di dominare la scena Europea. La finale con l'Olanda è l'ultima partita giocata con la maglia della Nazionale, che lascio' dopo 44 partite e 5 gol. La mancanza di un sistema GPS non consente di calcolarne i chilometri percorsi, ma la cifra sarebbe sicuramente altisonante....
Da quel momento per Grabowski sembra iniziare un'inevitabile parte finale di carriera, laddove un fisiologico decremento della condizione fisica viene in parte mitigata da una maggiore sapienza tattica. I risultati di squadra non si elevano oltre la normalità fino al 1980, quando, dopo una grande cavalcata, le aquile di Francoforte, vincono la Coppa Uefa. La vittoria rappresenta una grandissima soddisfazione per tutto il popolo rossonero, ma viene vissuta in modo parziale da Grabowski, il quale non può disputare l'atto finale contro il Borussia Mönchengladbach a causa di un precedente infortunio del 15 marzo. Il caso vuole che a provocargli il brutto incidente è proprio un giocatore del Borussia Mönchengladbach, un giovane Lothar Matthäus, il quale con un'entrate assassina in una partita di campionato lo appieda per il resto della stagione e ne mina il proseguimento della carriera. Non sarà lui, ormai capitano da tempo, ad alzare il tanto bramato trofeo, ma il suo nome verrà comunque ricordato come componente della formazione vincitrice del massimo successo del club, accanto all'inseparabile amico Hölzenbein, ad Harald Karger, a Karl-Heinz Körbel, all'austriaco Bruno Pezzey ed al coreano Cha-Bum-Kun. I postumi dell'infortunio mettono fine alla lunga carriera, lasciando nei ricordi di ogni appassionato la figura di un vero campione, per continuità. per completezza e per interpretazione di un ruolo a volte troppo stereotipato. Bernd Hölzenbein invece, nasce a Dehrn, in Assia, nel 1946. Dopo aver completato la scuola secondaria, Hölzenbein


intraprende un'attiivita' di commerciante, ma poi si dedica al calcio a tempo pieno. Inizio' a giocare a calcio nella sua città natale con il TuS Dehrn. Il primo luglio 1966 si trasferì a Francoforte. Avvenne nella stagione 1967/68 il suo debutto in Bundesliga. 1:1 contro l'Hamburger SV del 4 novembre 1967, alla dodicesima giornata. Bernd viene messo in campo dall'allenatore Elek Schwartz al 78esimo minuto al posto di Heiko Racky. In Bundesliga, gioco' dal 1967 al 1981 per 420 volte, tutte per l'Eintracht Frankfurt ed è stato con la squadra nel 1974, nel 1975 e nel 1981 vincitore della DFB Pokal e nel 1980 vincitore della Coppa UEFA. I suoi 160 gol in Bundesliga sono il record per un giocatore del club del Meno, fino ad oggi. Entra nell'ottica delle rappresentative Nazionali in giovane eta' e il 7 maggio 1969 esordisce contro l'Austria con la maglia dell'Under 23. Saranno solo 2


apparizioni. Con la Nazionale B gioca nel 72 contro la pari grado Ungherese, l'unica partita della sua carriera. Il suo primo vero impegno ufficiale con la Mannschaft coincide coi Mondiali di Monaco del 1974 che giochera' da protagonista. Vivra' dalla panchina la sconfitta contro la DDR, in cui non fu utilizzato. Una macchia Nazionale che non puo' esibire da protagonista. Contro l'Olanda subisce l'intervento di Wim Jansen che porto' al pareggio dei bianchi con il rigore trasformato da Paul Breitner. Un rigore che suscito' non poche polemiche. Lo stesso Hölzenbein fu piu' volte sollecitato in seguito a confessare che non si trattasse di intervento doloso ma accentuato e recitato in maniera drammatica. Dopo una sibillina ammissione, lo stesso giocatore ritratto', dicendo che con i mezzi televisivi di oggi sarebbe stata una decisione arbitrale priva di strascichi polemici. Non bastò per non fare si che in Olanda, Bernd Hölzenbein non venisse identificato con il termine ''rondine''...Termine


per coloro che fingono simulazioni, al fine di ingannare l'arbitro, affinche' conceda sanzioni a favore della propria squadra. Andy Moeller fu responsabile in Bundesliga dell'episodio piu' eclatante. Nella stessa gara, lo stesso Hölzenbein fu atterrato in maniera palese all'86esimo minuto, ma l'arbitro Taylor non se la senti di fischiare un terzo rigore...il Mondiale d'Argentina del 1978 e' l'ultimo torneo ufficiale in cui veste la maglia della Mannschaft. Questa volta il ''gemello'' Grabowski non c'e' tra i convocati. L'eliminazione di Mar de Plata contro l'Austria di Krankl, Koncilia, Kreuz e Jara sara' la sua ultima presenza con la Nazionale bianca dell'aquila. Dopo la finale di DFB Pokal del 2 maggio 1981, Hölzenbein si trasferì ai Fort Lauderdale Strikers per cercare fortuna negli Stati Uniti. Fara' per pochi mesi, coppia d'attacco con Gerd Muller. Si leghera' poi con i Memphis Americans (1983/84) e i Baltimore Blasts, per i quali gioco' nel circuito del calcio indoor degli Stati Uniti fino al 1985. Alla fine della sua carriera nel 1986, torno' in Germania e gioco' dal gennaio al giugno 1986 per il FSV Salmrohr, nella Oberliga Südwest. Qui festeggio' con il club nel 1986, la promozione nella 2a Bundesliga. Dopo la chiusura della sua carriera attiva, fu brevemente co-allenatore del Viktoria Aschaffenburg, prima di diventare vicepresidente dell'Eintracht Frankfurt dal novembre 1988 al novembre 1994. Bernd Hölzenbein attualmente e'nella Hall of Fame ed è uno dei presidenti onorari dell'Eintracht Francoforte. Bernd Hölzenbein è anche membro del Board of Trustees della Jugendfußball Foundation. La Jugendfußball Foundation è stata fondata nel 2000 da Jürgen Klinsman. Dal primo dicembre 1994, al 4 novembre 1996, Hölzenbein fu assunto dall' Eintracht Francoforte come dirigente. Contemporaneamente, nello stesso periodo divenne proprietario di un centro di tennis e squash a Sprendlingen. Dal 2004 lavora come consulente sportivo e capo scout presso Eintracht Frankfurt. Bernd Hölzenbein vive oggi a Gravenbruch, un quartiere di Neu-Isenburg. È sposato, ha due figli e quattro nipoti.


Nessun commento:

Posta un commento