martedì 15 marzo 2022

696) 2006 - QUANDO FELIX MAGATH FECE TAGLIARE I CAPELLI AI GIOCATORI DEL BAYERN, PER SALVARE LA PANCHINA.

Una quindicina di anni fa, in autunno, stranamente per il Bayern, fu una stagione piuttosto tribolata e piuttosto incerta per le aspettative a cui era abituato da anni il sodalizio bavarese. Era cominciata da poco la stagione 2006. Il Bayern aveva appena sfiorato contro lo Schalke 04 la quarta sconfitta esterna consecutiva nelle prime 10 gare di campionato. Solo grazie ad una rimonta di due reti, i rossi di Monaco riuscirono quel giorno a strappare un pareggio per 2:2 in casa dei Konigsblauen. Tutti i consueti rimedi per migliorare la situazione di rendimento della squadra guidata da Magath, ogni

settimana di più, pian piano, si stavano lentamente esaurendo. Il Bayern non era abituato a tornei da comparsa e quell'anno le possibilità di fare una classifica da protagonista, stavano via via andando a scemare. Nonostante il Bayern fosse reduce da due double di fila nei due anni precedenti. Ma poi 


l'allenatore Felix Magath ebbe un'idea tanto rivoluzionaria quanto strana! Un titolo comparve all'inizio di Novembre: ''Magath cercherà aiuto nei parrucchieri." Il Bayern era in uno stato di allarme allora. Le cose in Bundesliga non andavano come avrebbero dovuto e Felix Magath era già stato pesantemente contestato. Quanto drammatica sia stata effettivamente la situazione per l'allenatore, fu dimostrato dal fatto che sia Hoeness, che Rummenigge non rilasciarono opinioni in pubblico, sulla squadra e sul loro allenatore, per giorni e settimane. Non pochi nel club, videro il voto di silenzio, come la massima punizione personale per Magath. E quindi, solo e abbandonato, rimuginò tra se e se, molte strane idee. Alla fine, la ponderazione sulle acconciature, fece solo scuotere la testa a tutti. Magath copiò la tecnica dell'allora allenatore del Chelsea, José Mourinho. Si fece tagliare i capelli corti corti e poi chiese alla sua squadra di fare lo stesso. L'allenatore portoghese volle "mostrare apertamente la sua volontà di vincere". L'allenatore del Bayern era entusiasta perché intravedeva una chiara connessione tra "lunghezza dei capelli e prestazioni di gioco". Un'ipotesi ridicola, ma Magath cercò di dimostrarlo con un'analisi incrociata: dopotutto, alcuni giocatori della sua squadra portavano i capelli un po' troppo lunghi. Claudio Pizarro, ad esempio, in quel periodo aveva una treccia, Daniel van Buyten sembrava

utilizzare un secchio di gel al giorno per la sua pettinatura e Martin Demichelis amava lasciare che la sua fluente criniera si aprisse al vento. Magath concluse: "State davanti allo specchio per troppo tempo, spalmandovi il ​​gel sui capelli. Troppi di voi vogliono solo avere un bell'aspetto, sono troppo impegnati a curarsi delle loro apparenze invece di sacificarsi anche per i compagni di squadra. Tolto il pensiero della vanità, ci si concentra solo sulla prestazione. Un pensiero in meno in pratica". L'allenatore del Bayern prese ad esempio con entusiasmo Michael Ballack, che aveva imitato subito il suo allenatore Mourinho al Chelsea: "Ballack mostra con i suoi capelli tagliati che è pronto a fare qualsiasi cosa per il bene del suo club, al di là dei suoi doveri professionistici in campo. Vorrei che i miei giocatori lo prendessero come esempio, come un tipo di segnale". E infatti: Felix Magath ebbe abbastanza successo 


con la sua pubblicità. In quel momento riuscì a convincere immediatamente un giocatore, Hasan Salihamidzic, che annunciò con entusiasmo: "Non è davvero una cattiva idea. Tanto avrei dovuto comunque, andare dal parrucchiere". Magath avrebbe dovuto farsi un esame di coscienza e rivedersi quando giocava - o considerare alcuni dei grandi del calcio - per rendersi conto che probabilmente non esiste un collegamento diretto tra la lunghezza dei capelli e le prestazioni sul terreno verde che calpesti. Anche Rudi Völler, da bambino, fu un fan di un uomo con la criniera. Amava Gunter Netzer. Completamente l'opposto di suo zio. A cui Netzer non è mai piaciuto proprio a causa dei suoi lunghi capelli. Tanto che un giorno, quando vide un poster con il Gladbacher e la sua chioma fluente, appeso al muro della stanza di Rudi, gli disse solo: "Togli da lì quel poster che hai appeso." Völler urlò di rimando: "No, il poster resta dov'è". Netzer probabilmente influenzò in seguito "Tante Käthe", consciamente o inconsciamente anche con la propria lunghezza di capelli. Ma anche al Bayern in 

passato, non si riuscì a rieducare i propri giocatori. Quando il playboy, idolo delle ragazzine Michael Sternkopf arrivò a Monaco dal KSC, all'inizio degli anni '90, Hoeness disse inequivocabilmente: "Se deve davvero crescere con noi e vuole affermarsi, può farlo solo se cambia anche la sua personalità. Quindi, sarebbe il caso che si parta con i capelli!" E infatti anche Klaus Augenthaler, vide la necessità di agire: "Abbiamo già discusso in squadra, a tal proposito, se dovremmo tosarlo a sorpresa qualche notte". Non lo fecero mai, ma in seguito anche con i capelli più corti non andò proprio meglio a Michael Sternkopf. La farsa delle acconciature al Bayern si concluse nel gennaio del 2007 con l'esonero di Felix Magath. Ma rimase comunque un'idea troppo pazza. Dopotutto, anche senza le sue filosofie sui capelli, Magath era riuscito ad ottenere due ''double'' di fila con il Bayern. Un'impresa che nessun allenatore o club in campionato aveva mai realizzato fino ad allora. E José Mourinho? In seguito trovò anche modo di giustificare le sue teorie sulle acconciature. Una volta derise sarcasticamente il suo eterno rivale Pep Guardiola: "Mah...se ti piace quello che fai, non perdi i capelli. Guardatelo. È diventato calvo. Probabilmente a Guardiola non piace il calcio". Ma anche quella probabilmente, non fu altro che una tesi estremamaente provocatoria e campata per aria. 

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