giovedì 10 marzo 2022

690) 1996 - QUANDO ANDREAS BREHME PIANSE A DIROTTO IN MANIERA INCONTROLLABILE, IN DIRETTA NAZIONALE...

PROLOGO:
Tutti i quattro mondiali vinti dalla Nationalmannschaft hanno avuto come risultato finale una sola rete di scarto. Andate a cercare su Wikipedia se non avete una memoria storica di livello. In due occasioni, la rete decisiva arrivò dopo che la squadra avversaria era andata in vantaggio. 1954 e 1974. Le altre due volte, nel 1990 e nel 2014, la gara terminò per 1:0. Ma in tutte le quattro partite si consacrò un eroe. Colui che per destino realizzò la rete decisiva. Nel 1954 fu Rahn, nel 1974 fu Gerd Muller, nel 1990 Andy Brehme e infine nel 2014 Mario Götze. Andy Brehme si prese la briga di calciare il rigore che po

i si rivelò decisivo, con il piede ''sbagliato'', quello destro. Lui, che per tutta la vita imperversò sulla fascia sinistra come cursore difensivo con licenza di offendere. Lui che quando lasciò la Germania a rimorchio del ''caudillo'' Lothar Matthaus, in poche settimane si conquistò l'amore di tutti i tifosi italiani di fede nerazzurra. Lui che si prese la responsabilità di trasformare il calcio di rigore, davanti a tutto il mondo, contro l'Argentina di Maradona, quando si sarebbe scommesso che il predestinato fosse il numero 10 della squadra, Lothar Matthaus. Quel rigore, lo proietto nella storia del calcio. Uno potrebbe pensare...Che si può pretendere di più dal mattino dopo? Invece, sei anni dopo, Andy Brehme, mostrò a tutti di avere ancora un'anima sensibile e vulnerabile e che la notte di Roma non lo aveva reso inerte alle emozioni.
Qui comincia la storia. Poco più di 26 anni fa. E' il 18 maggio 1996. Siamo alla 34esima giornata del torneo di Bundesliga, quando Bayer 04 Leverkusen e 1.FC Kaiserslautern si disputarono in un avvincente scontro decisivo, il diritto di rimanere in Bundesliga. E proprio nel mezzo della contesa, ci furono due ex campioni del mondo di quelle ''notti magiche'' di Roma a fronteggiarsi. Ma solo uno dei due alla fine avrebbe potuto gioire. Fu un dramma leggendario che milioni di appassionati di calcio tedesco non dimenticheranno mai! Fu una delle immagini più indimenticabili nella storia della 

Bundesliga! Quando sei anni dopo, i due campioni del mondo di Italia 90, si abbracciarono in uno studio televisivo e Rudi Völler cercò di consolare un Andreas Brehme, affranto, che piangeva in modo incontrollato, singhiozzando disperato, un'intera nazione assistette con le lacrime agli occhi con partecipazione. In realtà, entrambi gli eroi, reduci di Roma, avevano l'intento di porre fine alla loro carriera proprio quel pomeriggio. Ma ora solamente Rudi Völler annunciò e confermò il suo intento di ritirarsi. Divenne subito chiaro per Andreas Brehme che le cose per lui sarebbero continuate. Perché non è così che un eroe del fussball può salutare e dire addio al calcio. "Ho perso alcune finali importanti e appuntamenti difficili da ripetere: Mondiali 1986, Europei 1988 ed Europei 1992. Ma la cosa più difficile da accettare è stata di gran lunga la retrocessione del 1996. Cosa può succederti di peggio!?" Il 18 maggio 1996 entrò nella storia della Bundesliga, perché il dramma di Leverkusen capitò proprio al culmine dell'ultima giornata, in questo duello, unico e testa a testa tra i due campioni del mondo. Völler o Brehme? Una delle due leggende sarebbe dovuto essere declassato quel pomeriggio in seconda divisione. E fu proprio questa situazione iniziale a far esplodere la tensione intrinseca di Andy Brehme, davanti a milioni di spettatori nello studio dell'allora free tv "Premiere". Quel giorno Andreas Brehme pianse lacrime e lacrime, tra le braccia del suo caro amico e non se ne vergognò, neppure in diretta TV nazionale. Ma al contrario. Ad uno dei giocatori più continui del fussball, fu subito chiaro che non avrebbe voluto e non gli sarebbe passato neppure per l'anticamera del cervello, di fermarsi dopo una retrocessione. "Per la prima volta nella sua storia, l'1.FCK dovette liberare la scrivania e prenotarsi un posto al piano inferiore. ''Mi dispiacque tanto, per tutto il Palatinato, il calcio è tutto per la gente di lì". Rudi Völler sensibilmente intuì come dovesse essersi sentito il suo amico: "All'epoca ce la cavammo solo con un occhio nero. Ci salvammo dalla retrocessione per una manciata di minuti. Ma vedere Andy in quello stato, così prostrato e disperato mi fece davvero commuovere. Andy ha fatto tanto per l' FCK 


e avrebbe dovuto giocare in seconda classe per una stagione. Lui che mi aveva già preannunciato il suo ritiro a più riprese.'' Tanto di cappello. Andy, infatti, rimase all'1.FCK e lì fece ammenda". Ma come fu possibile in quella giornata nuvolosa di maggio, che l'1.FC Kaiserslautern, che aveva vinto il campionato tedesco, solo cinque anni prima, fosse retrocesso per la prima volta dalla nascita del girone unico, in seconda divisione? Alla fine, fu una catena di circostanze sfortunate, che di conseguenza, comportarono che uno dei club più storici e pittoreschi di Germania, si sia reso conto della situazione, senza che si sia davvero alzato in piedi per quasi l'intera stagione. Inoltre, il club, guidato dal presidente Rainer Geye, commise un altro grosso errore. La squadra ad un certo punto del torneo sembrava determinata e anche sicura, di poter trainare il carro fuori dal fango insieme al loro iniziale allenatore Friedel Rausch. Ma le cose andarono diversamente. Rausch fu esonerato e niente portò a miglioramenti. Anzi, come poi confessò sotto shock Andreas Brehme: "Se ci fosse dovuto essere un cambiamento, allora avrebbe dovuto essere portato da un grande allenatore. Uno di spessore. In quel momento in consultazione con il club ebbi il consenso di interpellare Trapattoni. Sarebbe venuto volentieri a Kaiserslautern. Era già tutto predisposto. La mattina dopo il mio telefono squillò: "Ciao, sono Eckhard Krautzun! Sono il tuo nuovo allenatore". Fu il caos più completo e di conseguenza fu così che si 


concluse l'intera stagione". Quella stagione fu  resa particolarmente difficile anche dal fatto che il Kaiserslautern aveva il terreno più miserabile del campionato, un "paesaggio lunare, irregolare e pieno di buche", che rendeva quasi impossibile per la nostra squadra, davvero forte in casa, giocare in maniera sciolta e precisa. E poi capitò quello che doveva succedere e che in seguito Brehme descrisse con un vecchio detto: "Se sei bloccato sul fondo, allora tranquillo che arriverà anche la sfortuna.'' E così fu anche quel memorabile 18 maggio, all'Ulrich Haberland Stadium di Leverkusen, quando solo una delle due squadre: Bayer Leverkusen o 1.FC Kaiserslautern, avrebbe potuto salvarsi al termine dei 90 minuti. Quel pomeriggio bastò un pareggio al Bayer 04, per rimanere in piedi, ma i Lauterers rimpiangono il fatto che effettivamente passarono in vantaggio per primi. Purtroppo a otto minuti dalla fine, Markus Münch, nella sua ultima partita con il Leverkusen, prima di tornare al Bayern, segnò il gol più importante della sua carriera, l'unico in quel torneo, pareggiando 1:1. Tuttavia, il fatto che Münch sia riuscito a segnare il gol decisivo all'82', per un pareggio così decisivo, fu principalmente dovuto all'ingiustizia perpetrata dai suoi compagni di squadra. Successe che due minuti prima, Miroslav Kadlec del Lautern mise fuori la palla, in fallo laterale, perché il compagno Olaf Marschall si contorceva per il dolore in campo. Ma invece di restituire la palla ai "Roten Teufel", Sergio lanciò la palla al suo portiere Heinen, che rinvò la palla all'attaccante Rudi Völler. Il gol decisivo da lì, si sviluppò poi in seguito, entro pochi secondi. Kadlec era ancora costernato della cosa, molto tempo dopo la fine della partita: "Cos'altro avrei dovuto fare? Olaf si è infortunato e aveva bisogno di cure". E in effetti, Marschall fu sostituito pochi secondi dopo. Fu l'ultima pagina nera, di una stagione che Andreas Brehme avrebbe poi descritto come "la più amara delusione della mia carriera". Ma come è strano il calcio: solo due anni dopo, gli uomini del Betzenberg, diventarono la prima squadra neopromossa a diventare campione di Germania e a portare quindi il Meisterschale a Kaiserslautern. A quel punto, le leggendarie lacrime del 18 maggio 1996, si erano asciugate da tempo e ora Andreas Brehme le aveva sostituite con un grande sorriso, mentre alzava il trofeo davanti ai suoi tifosi. 

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