mercoledì 24 novembre 2021

564) I PERSONAGGI - MANFRED KALTZ - Storia di rigori, di autoreti e di ''Bananenflanken''.

Qualcuno disse di lui che aveva il cuore a forma di ''rombo''. Qualcun altro, che fu il precursore dei terzini di fascia che supportavano l'azione fino a creare in prima persona palle sfruttabili per essere messe in rete con una deviazione. Meglio se di testa. Il suo gesto tecnico caratteristico divennero le ''bananenflanken''...La sua precisione e freddezza dagli 11 metri lo mettono al vertice dei rigoristi tedeschi per relizzazioni e media errore dall'ormai lontano 1991. Secondo per presenze dietro Charly Korbel con 581 presenze in Bundesliga e tutte con la maglia dell'HSV. Sto parlando di Manfred Kaltz, che senza aver raggiunto la grandezza e la fama di cui godeva Seeler ai suoi tempi, ha raggiunto record statistici mai superati da nessun altro giocatore che ha indossato la casacca del club anseatico,

conferendo anche alla sua posizione in campo una nuova dimensione, che l'ha resa un riferimento mondiale e precursore dei tempi per molti anni. Manni e' nato il 6 gennaio 1953 nella città di Ludwigshafen am Rhein, nello stato federale della Renania-Palatinato, dove ha sede il conglomerato chimico di fama mondiale BASF. Tuttavia, Manfred ha iniziato a calciare un pallone nella piccola città di Neuhofen. "Lì sono cresciuto a contatto con la natura e ho passato tutto il giorno a giocare a calcio, quindi posso dire di aver avuto un'infanzia felice". All'età di 11 anni ha iniziato a giocare a calcio tesserandosi per il VfL Neuhofen, dove è rimasto fino al 1968, a quel punto ha fatto il salto al TuS Altrip, che a quel tempo aveva una delle migliori squadre giovanili del paese. Non ci volle molto per 

dimostrare le sue condizioni di difensore, essendo stato più volte convocato per l'integrazione in Nazionale. "Sono stato fortunato ad avere un grande allenatore nella mia fase giovanile, e anche mio fratello mi ha aiutato molto". Nel 1970, e dopo essere stato vicecampione juniores in Germania, il suo allenatore Gerhard Heid fu reclutato come capo dei ranghi giovanili dall'HSV e decise di portare con sé la sua giovane "scoperta" sulle rive dell'Elba. “In quel momento l'HSV stava ringiovanendo la sua squadra e il mio allenatore al TuS Altrip voleva che mi unissi a lui nel suo nuovo progetto ad Amburgo. Non era necessario convincermi. L'idea stessa di poter giocare al fianco di Uwe Seeler in futuro era già tremendamente eccitante per me. L'avevo appena visto giocare in televisione ai Mondiali del 1970 ed era un suo grande estimatore”. Tuttavia, la storia poteva essere tutt'altra: il presidente dell'1.FC Kaiserslautern si era recato personalmente a Neuhofen per cercare di ingaggiare il ragazzo, ma quando arrivo' scopri' che suo padre aveva già firmato qualche giorno prima per l'Hamburger SV. Così, nella primavera del 1970 Manfred Kaltz mise tutte le sue cose in una vecchia Volkswagen e si mise in strada per percorrere i 584 chilometri che separano Neuhofen da Amburgo. Lungo la strada per l'autostrada A7 passo' sicuramente posti come Alsfeld, Isernhagen, Schwarmstedt o Egesdorf. Si ricorda addirittura che durante il viaggio era accompagnato dalla musica melodiosa di Neil Diamond, il suo cantante preferito. Manfred è sempre stato un ragazzo calmo che durante la sua lunga carriera non ha quasi mai alzato la voce. Tanto che ad Amburgo lo chiamavano "il muto" o "il pensatore", circostanza che contraddice curiosamente il soprannome di "il chiacchierone" con cui era conosciuto tra i giocatori della Nazionale Tedesca. Il soprannome ''il muto'' mi è stata data da un giornalista a cui una volta ho negato un'intervista, ma la verità è che all'interno della squadra ero molto loquace. Del resto, tra amici o tra quattro mura, riesco anche a divertirmi tantissimo”. Kaltz giocherebbe solo una stagione nella squadra giovanile di Amburgo, dal momento che la sua classe innata non lasciava spazio a dubbi sul fatto che fossimo già di fronte a un calciatore destinato a grandi ribalte. “All'inizio giocavo solo con le juniores o con la squadra dilettantistica, ma mi sono sempre allenato con i professionisti. Lì ho dovuto affrontare spesso Uwe Seeler, ed è stato incredibile per me il modo in cui primeggiava su tutti i palloni

aerei, essendo così basso e già un po' veterano. Oggi continuiamo a mantenere una grande amicizia. Inoltre, ricordo che nella mia prima partita in Bundesliga pareggiammo 1:1 a Dortmund ed è stato proprio lui il marcatore del nostro gol”. Era il 20 agosto 1971 e Klaus Ochs fu l'allenatore che gli diede l'alternativa da titolare in casa dell'HSV nella seconda giornata di Bundesliga. Insieme a Manfred Kaltz, nella stagione 1971/72, arrivarono in prima squadra giocatori come Rudi Kargus, Caspar Memering, Ole Björnmose e Georg Volkert, tutti parte fondamentale del nuovo HSV costruito dopo il ritiro dal club, di autentici miti come il portiere Arcok Ö poi, il libero Willi Schulz, l'ala Gert Dörfel o Uwe Seeler stesso. La verità è che a quel tempo il giovane Manni, così lo chiamavano i suoi parenti, era ancora quasi un perfetto estraneo ai tifosi, quindi le aspettative su quel ragazzo che veniva da una cittadina della Renania-Palatinato erano piuttosto basse. Fa da riferimento il fatto che, durante il suo primo anno di soggiorno ad Amburgo, abbia colto l'occasione per terminare la sua formazione come meccanico di macchine agricole, quindi anche lui stesso non sembrava pienamente convinto delle sue possibilità nel mondo del calcio. “Ho sempre voluto essere un giocatore professionista ed è per questo che ho deciso di fare il passo per venire ad Amburgo. È stato il passo logico nella mia evoluzione di calciatore”. Va comunque chiarito che Manfred non è partito da terzino destro, ma che il suo ruolo abituale era quello di libero. “Quando sono arrivato all'HSV ho scoperto che Willy Schulz stava giocando in quella posizione, che era un altro dei miei grandi idoli, ed era chiaro che sarebbe stato molto difficile spostarlo dalla posizione di origine, quindi decisi di concentrarmi su altre posizioni. Ho giocato da centrale, da esterno e anche a centrocampo…”. Con il ritiro di Schulz, tutto indicava che la posizione di libero sarebbe stata il destino per Kaltz, ma in quel momento altre circostanze influirono: “Mi ero posto l'obiettivo di essere un Internazionale, ma nella squadra Tedesca il ruolo di libero era già di Franz Beckenbauer, quindi all'HSV ho scelto di giocare in una posizione in cui avrei potuto avere maggiori possibilità di successo”. Fortunatamente per lui, all'HSV si imbatte' in un allenatore come Kuno Klötzer che a quel tempo era in grado di mostrare comprensione per il giovane calciatore. Nella sua prima stagione, Kaltz ha giocato non meno di 32 partite di campionato per l'HSV, un record impressionante per un diciottenne senza esperienza nella massima competizione. Negli anni successivi la costanza sarebbe stata una delle caratteristiche della sua carriera, giocando almeno 31 partite in 14 delle 19 stagioni in cui ha vestito la maglia con il ''rombo'' in Bundesliga. Sebbene all'inizio potesse 


alternarsi in altri ruoli della difesa, soprattutto quello di libero, ogni volta che gli infortuni di uomini come Blankenburg, Ripp o Winkler lo richiedessero, si è subito visto che da terzino destro, con piena vocazione offensiva, era quello che meglio si adattava alle sue condizioni tecniche e fisiche. Fu cosi' che la fascia destra del campo, sarebbe diventata la strada attraverso la quale si sarebbe mosso in completa libertà per quasi due decenni. Kaltz divenne negli anni, un giocatore sempre più completo e maturo, sia nel modo di intendere il gioco, sia nel modo di giocarlo in campo. "Ai miei inizi ero un giocatore che palesava una certa avventatezza, soprattutto nella mia fase giovanile, poiché mi piaceva fare passaggi rischiosi o dribblare all'interno dell'area, ma presto mi sono reso conto che questo tipo di sciocchezze non trovava posto nel calcio professionistico". E sebbene il suo compito fosse evitare i gol o servirli ai compagni, di tanto in tanto riusciva anche a segnarne. Ovviamente, come il primo gol nessuno mai: “Lo ricordo ancora benissimo. Fu nell'ottobre 1971, alla nona o decima giornata, in una partita in cui battemmo il Kaiserslautern per 4:0. Ho segnato il quarto gol con un colpo di testa da circa 16 metri". Dobbiamo dire che con quel gol Kaltz è diventato il più giovane marcatore dell'HSV in Bundesliga, classifica che lo ha visto in testa fino a quando il coreano Heung-Min Son lo ha spodestato nel 2010. Manni Kaltz era un terzino potente oltre che elegante, molto dotato per la marcatura 


dell'uomo, una sfaccettatura che gli permise di annullare alcune delle stelle rivali, senza ricorrere alla violenza (in 19 stagioni in Bundesliga non ha mai visto un cartellino rosso o è stato espulso, e ha accumulato appena 36 cartellini gialli), e questo senza trascurare la sua proiezione offensiva. Sicuramente l'immagine che i tifosi piu' memori hanno negli occhi è quella di un Kaltz che scende dall'ala destra con i calzettoni giu' e senza parastinchi e che qualche metro prima di raggiungere la bandierina dell'angolo mette il centro preciso e con effetto arcuato nel cuore dell'area . Erano i suoi famosi "Bananenflanken" che - quasi sempre - erano indirizzati alla testa dell'attaccante di turno, spesso Horst Hrubesch. “Ho iniziato a praticare quei tipi di centri che descrivevano la forma di una banana nel 1978, quando Branko Zebec assunse la guida tecnica dell'HSV. Era un allenatore che doto' la squadra di una chiara vocazione offensiva, e questo nuovo concetto prevedeva l'arrivo ai vertici dell'area dalle fasce. Sia io che Horst Hrubesch ci siamo allenati molto in allenamento fino a quando non siamo riusciti a farlo uscire in modo naturale e coordinato". Quel gesto divenne forse il suo segno distintivo personale come calciatore. Non aveva nemmeno bisogno di alzare la testa prima di colpire la palla, poiché sapeva già in anticipo che Horst o uno dei suoi compagni di squadra avrebbero cercato quei palloni aerei che descrivevano una traiettoria che tendeva ad allontanarsi dalla posizione del portiere e che sembravano fatti apposta per essere colpiti con la fronte. Come già accennato in precedenza, Manfred Kaltz trascorse anche una tappa in carriera in cui ha lasciò l'ala destra per esibirsi come libero, soprattutto nella Nazionale Tedesca, dove il tecnico Helmut Schön vide in lui il possibile successore di Franz Beckenbauer per i Mondiali del 1978 in Argentina. Kaltz, che aveva già giocato in quella posizione in diverse partite con l'HSV, decise di raccogliere la sfida, e anche per quell'evento di Coppa del Mondo scelse il mitico numero 5 che il Kaiser aveva sempre usato. L'esperienza però non fu molto positiva, visto che la Germania fu eliminata nella seconda fase del campionato e Kaltz non fu particolarmente apprezzato nel ruolo. Dopo quell'esperimento, sarebbe tornato alla sua posizione naturale sull'ala destra. In effetti, anche per Manni la stagione 1977/78 con l'HSV non era stata proprio buona. Dopo aver vinto la Coppa di Germania e la Coppa delle Coppe, l'allora direttore sportivo della squadra anseatica, il dottor Peter Krohn, aveva fatto carte false per ingaggiare i servizi del miglior giocatore Europeo del momento, l'inglese Kevin Keegan. Le aspettative erano alte, ma la squadra 


deluse con un misero 10° posto in campionato. Inoltre, la difesa fu proprio uno degli aspetti più criticati per spiegare una simile debacle, e cioè che subire 67 gol non era il modo migliore per cercare di lottare per il campionato. Manfred Kaltz gioco' tutte le 34 partite in quella stagione e, essendo uno dei grandi referenti dell'HSV, dovette sopportare molte delle critiche della stampa. Fortunatamente, il suo carattere e la sua personalità gli hanno permesso di accettare quanto le critiche, quanto l'adulazione. Manfred non è mai stato un tipo da prestare molta attenzione ai commenti che la stampa o i fan hanno fatto sulle sue prestazioni in campo. Le sue dichiarazioni pubbliche, a parte scarse, non sfuggivano mai di mano, e con una certa frequenza rispondeva alle domande dei giornalisti con un'altra domanda, o semplicemente alzando le spalle, cosa che gli valse un'ingiusta reputazione di arrogante, serio e lunatico, persino taciturno e sospettoso. Il suo carattere introverso etaciturno non ha mai mediato con il contatto ravvicinato con i tifosi, soprattutto per fare autografi, ma quello era semplicemente il suo modo di essere e con esso è stato coerente per tutta la sua carriera professionale. Se c'è un giocatore nella storia dell'HSV che fu prodigo soprattutto quando si tratto' di vincere titoli, fu senza dubbio Manfred Kaltz. Dopo la creazione della Bundesliga, il terzino fu presente in tutti i titoli conquistati fino ad oggi dall'Amburgo, anche se dovette subire anche più di una delusione. “Se diamo un'occhiata a come fu la mia carriera, si puo' notare che ci sono quasi tanti titoli quanti furono i secondi posti. In questo senso, la mia carriera all'HSV è sempre stata fatta di alti e bassi", ha sottolineato il giocatore qualche anno fa. “Il primo scudetto che abbiamo vinto nel 1979 è stato il più bello, e la Coppa dei Campioni del 1983 è 


stata la più importante. In quella squadra tutto funzionava alla perfezione”. Tuttavia, il primo titolo vinto da Kaltz con la maglia dell'HSV è stato forse il meno importante di tutti quelli che ha conquistato. E inoltre, fu vissuto senza il suo lato curioso. La celebrazione a Monaco di Baviera dei Giochi Olimpici del 1972 causò un ritardo molto superiore della pausa estiva della stagione 1972/73, così la Federazione Tedesca decise di organizzare un nuovo torneo, la DFB Ligapokal o Coppa di Lega, in cui parteciparono 32 squadre divise in 8 gironi Regionali di 4 squadre. Dopo aver superato la prima fase contro il St. Pauli e l'Hertha Berlino, l'HSV eliminò Eintracht Braunschweig e lo Schalke 04, prima di approdare alla finale, dove sconfisse per 4:0 il grande Borussia Mönchengladbach in una partita giocata al Volksparkstadion il 6 giugno 1973. Dopo di che, Manni Kaltz avrebbe dovuto aspettare tre anni per guadagnare il suo secondo trofeo. Sarebbe stato il 26 giugno 1976 quando l'HSV, in un gremito Waldstadion di Francoforte (61.000 spettatori), sconfisse 2:0 l'1FC Kaiserslautern con reti di Nogly e Björnmose e vinse la DFB Pokal. Quel successo avrebbe permesso alla squadra anseatica di partecipare l'anno successivo alla Coppa delle Coppe. Dopo aver battuto successivamente IB Keflavik, Hearts of Midlothian, MTK Budapest e l'Atlético Madrid, l'HSV raggiunse la finalissima dove li attendeva il campione Belga in carica, RSC Anderlecht. In quell'occasione, giocata ad Amsterdam davanti a 58.000 spettatori, l'Amburgo ottenne il suo primo successo continentale grazie ai gol di Volkert e Magath. Era l'11 maggio 1977. L'HSV stava iniziando a gettare le basi per la grande squadra a venire e Manfred Kaltz ne era già un punto fermo. “Quella Coppa delle Coppe fu una pazzia.. La gara di ritorno della 

semifinale contro l'Atlético de Madrid fu una delle migliori che ricordo dell'HSV, in tutti gli anni in cui ho giocato. Fin dall'inizio siamo partiti con intensita' e con un ritmo esasperato del nostro gioco per ribaltare il 3:1 dell'andata.  Poi, nella finale di Amsterdam, dovetti marcare un giocatore della reputazione di Rob Rensenbrink. Quella fu una delle mie migliori partite con la maglia dell'HSV". Con la conquista dell'Europa, i piani alti dell'HSV non lesinarono risorse per sostenere una squadra già competitiva. Con l'arrivo di giocatori del calibro di Keegan o Buljan, più incogniti punti di forza ottenuti nel mercato locale, come Hrubesch, Hartwig o Wehmeyer e con un tecnico di prestigio consolidato come Branko Zebec, l'obiettivo non poteva che essere la Bundesliga. E il Meisterschale non tardò ad arrivare. Nella stagione 1978/79, Manfred Kaltz ottenne il suo primo scudetto. Finalmente, 19 anni dopo, l'HSV riconquistava la supremazia del calcio tedesco. Nella stagione successiva, con l'aggiunta di Jakobs, Hieronymus e Milewski, gli anseatici si lanciarono alla conquista dello scettro Europeo. In successione caddero, il Valur di Reykjavik, la Dinamo Tbilisi e l'Hajduk Split, fino a raggiungere le semifinali, dove lo attendeva il Real Madrid. I Blancos avevano vinto l'andata per 2:0, ma nella gara di ritorno, giocata al Volksparkstadion davanti a 61.000 spettatori, l'HSV distrusse gli spagnoli per 5:1 con una doppietta di Manfred Kaltz. Senza dubbio, fu la piu' magica delle notti Europee. “Penso che sia stata la migliore partita della mia carriera. Dopo il 2:1 di Cunningham, dovevamo segnare altri due gol, ma alla fine abbiamo vinto per 5:1 e sono riuscito a segnare due gol". Tuttavia, nella finale giocata al Santiago Bernabéu, il Nottingham Forest fu piu' compatto e riusci' a vincere il titolo per il secondo anno consecutivo. "Nel 1980 avremmo potuto tranquillamente essere


 campioni d'Europa e della Bundesliga, tanto era il potenziale che avevamo. Onestamente, penso che regalammo entrambi i titoli sia al Nottingham che al Bayern. Nei momenti decisivi della stagione ci è mancata un po' di concentrazione e soprattutto la salute di Horst Hrubesch…”. I problemi personali dell'allenatore Branko Zebec (forte dipendenza dall'alcol) e una certa dose di sfortuna, impedirono all'HSV di andare oltre il secondo posto in campionato per due stagioni consecutive, finché nella stagione 1981/82 il piatto d'argento tornò sulle rive dell'Elba, ora con Ernst Happel in banchina. Quell'anno, l'Amburgo sarebbe tornato a una finale Europea, questa volta la Coppa UEFA, che fu inaspettatamente persa contro un sorprendente IFK Göteborg che vinse entrambe le partite. Particolarmente dolorosa fu la sconfitta subita nella gara di ritorno giocata in un affollato Volksparkstadion, visto che l'1:0 dell'andata era perfettamente rimontabile. Tuttavia, quella squadra Svedese, guidata da Sven-Göran Eriksson non diede scelta, ribadendo la superiorita' sull' l'HSV con uno 0:3 finale nel proprio stadio. E così arriviamo alla stagione 1982/83, la più vincente nella storia dell'HSV e nella carriera calcistica di Manfred Kaltz. In quell'anno, la squadra di Amburgo raggiunse nuovamente la finale di Coppa dei Campioni dopo aver eliminato la Dynamo Berlino, l'Olympiakos Pireo, la Dynamo Kiev e la Real Sociedad de San Sebastian. E questa volta non falli'. Il 25 maggio 1983 il capitano Horst Hrubesch alza al cielo di Atene l'ambito trofeo dopo aver battuto per 1:0 la Juventus con un gol di Felix Magath e Manfred Kaltz, che nel 1980 era stato proclamato Campione d'Europa a livello Nazionale, ora lo diventava anche a livello di Club. Per concludere la stagione, l'HSV riusci' a ripetere il titolo in Bundesliga, dopo aver sconfitto, due settimane dopo, lo Schalke 04 1:2 a Gelsenkirchen. “Con quella squadra potevi solo vincere. È stato incredibile come Happel controllasse tutto e come facesse funzionare perfettamente ogni settore". Tuttavia, quella generazione irripetibile non ha trovato sostituti alla stessa altezza, e a poco a poco la stella dell'HSV svani' quando Hrubesch, 

 

Hartwig, Bastrup, Hieronymus, Milewski o Magath lasciarono la squadra. Nella stagione 1983/84 l'HSV fu vicecampione in Bundesliga per differenza reti peggiore rispetto al VfB Stuttgart, e sarebbe stato necessario attendere il 20 giugno 1987 per vedere la squadra alzare di nuovo un altro trofeo. Era quello della DFB Pokal giocata a Berlino contro gli Stuttgarter Kickers, che sconfissero per 3:1. Subito il gol avversario, l'Amburgo riusci' a pareggiare dopo che Hrubesch ricevette un fantastico passaggio da Kaltz. La partita, però era destinata ai supplementari quando all'88', ci fu un fallo a circa 22 metri dalla porta, spostato leggermente a destra. Il polacco Miroslav Okonski è pronto a lanciarlo, ma Kaltz vede un varco nella barriera e decide di tirare Lui. Il tiro non è molto potente, ma è estremamente preciso, poiché scavalca la barriera sull'esterno e si insinua accanto al palo sinistro di un sorpreso Jäger dopo essere rimbalzato sull'erba. Curiosamente, quello sarebbe stato l'ultimo titolo conquistato da Manfred Kaltz nella sua lunga carriera, ma fu anche l'ultimo trofeo che l'HSV aggiunse nella sua bacheca finora. Se non fosse per il fatto che a queste cose non si crede, sembrerebbe che si tratti di una maledizione oscura forse legata al trattamento che il club ha riservato allo stesso Kaltz dopo il suo ritiro?. Infatti nessuno dei trofei di cui sopra è stato alzato dal nostro protagonista come Capitano della squadra, 

eppure dopo il ritiro di Peter Nogly nel 1980, non c'erano giocatori con maggiore anzianità all'interno della rosa. “Non ero uno di quelli che aveva bisogno di indossare il braccialetto per sentirsi più responsabile o più importante. Io mi metto sempre al servizio della squadra. Inoltre, non dovevi essere il capitano per dire cose importanti dentro o fuori dal campo. Ho sempre cercato di essere un esempio per i miei colleghi”. Manni Kaltz, sporadicamente indossava il braccialetto da  “Spielführer” al braccio, compito che veniva lasciato volentieri ad altri come Hrubesch, Magath o von Heesen.
Lasciamo da parte per un attimo la sua carriera professionale. La vita di Manfred Kaltz fu segnata da un tragico evento avvenuto all'inizio di novembre 1978. Il giocatore si stava allenando quando una chiamata della Polizia lo ha avvertito di un incidente avvenuto proprio di fronte a casa sua, su Hummelsbütteler Weg: sua figlia Stefanie, appena 4 anni, era stata investita da un'auto dopo essersi allontanata da casa a causa approfittando di un attimo di distrazione della madre, che ebbe pero' la sfortuna di assistere al momento fatale. Ferita gravemente dall'impatto, la piccola è stata evacuata in elicottero, ma è morta prima di raggiungere l'ospedale. “Lo shock che questo evento ha prodotto in me è durato a lungo, ancora oggi ci penso e mi si riempiono gli occhi di lacrime. Una cosa del genere non si dimentica mai. In quei momenti il ​​calcio è diventato il mio rifugio”. Distrutto dal dolore, Kaltz ha trovato conforto tra i suoi compagni di squadra, in particolare il suo grande amico Rudi Kargus. Tanto che il 10 novembre, a pochi giorni dalla tragedia, il giocatore volle essere a Duisburg e giocare tutti i 90 minuti. “Manni è appena arrivato e ha giocato. Aveva bisogno di stare con noi”, dirà dopo la partita il suo allenatore Branko Zebec. “Dopo averci pensato a lungo, ho deciso che la cosa migliore era giocare. Non farlo sarebbe stato inutile. La situazione non sarebbe cambiata”, dichiarò anni dopo lo stesso Kaltz. E la cosa incredibile è che nei mesi successivi ha giocato sempre molto piu' bene. “Giocavo in uno stato di trance. Era come un orologio, tutto ciò che facevo era totalmente meccanico. Mia moglie ed io abbiamo avuto una settimana difficile. Stefanie era una ragazza molto serena. Per noi era tutto”. Il giocatore e la moglie non avrebbero mai più messo piede nella casa dove è avvenuta la disgrazia. Non vollero che il ricordo di Stefanie li perseguitasse in ogni angolo della casa, quindi decisero di trasferirsi. Poco dopo, Manfred e Heike, che aveva conosciuto proprio nel 1973 a una festa organizzata da Kargus, si separarono, fu un altro colpo emotivo per il calciatore. Tuttavia, a livello sportivo, da quel momento in poi, tutto iniziò a crescere, con la conquista del terzo titolo in Bundesliga, una Coppa dei Campioni e un secondo posto Mondiale negli anni successivi. La classe di Manfred Kaltz si è concretizzata anche con ampia assiduita' con la maglia della squadra Tedesca. Internazionale all'epoca, in tutte le categorie giovanili, nel 1972 ha avuto l'opportunità di partecipare ai Giochi Olimpici di Monaco, anche se ha giocato solo pochi minuti contro il Messico in una partita della seconda fase. Il suo esordio con la Nationalmannschaft avvenne il 3 settembre 1975 a Vienna contro la vicina Austria, e lo fece da titolare. Da quel giorno avrebbe accumulato un totale di 69 gare Internazionali, cifra che nell'HSV superava solo il grande Uwe Seeler con 72. Nel novembre del 1975 un grave infortunio (rottura del perone) lo tenne lontano dai campi di gioco per 5 mesi. Anche se fu convocato per l'Europeo del 1976 in Jugoslavia, non era ancora al 100% e non ha giocato per un solo minuto. Come già detto in precedenza, Manfred Kaltz fu convocato per i Mondiali di Argentina '78, appuntamento in cui l'allenatore Helmut Schön decise di utilizzarlo come libero in sostituzione di Beckenbauer. Non era una novità, tutt'altro. “Helmut mi aveva già detto un anno prima che voleva che giocassi in quella posizione, quindi giocai diverse amichevoli da Libero. Inizialmente fu una sorpresa per me, ma non fu affatto una posizione di cui non ero esperto. Le cose sembravano funzionare molto bene e siamo arrivati ​​in Argentina con grande fiducia. Nessuno poteva immaginare cosa accadde dopo…”. In quel torneo la Germania stava attraversando una fase di transizione dopo la partenza di grandi leader come Beckenbauer, Breitner, Overath, Netzer, Heynckes, Hoeness o Gerd Müller e il risultato in terra Argentina fu una partecipazione piuttosto deludente, culminata nell'umiliante sconfitta subita a Córdoba, 2:3 contro l'Austria di Koncilia, Pezzey, Prohaska, Schachner e Krankl. “La chimica non era delle migliori. Alcuni nella fase di preparazione erano più preoccupati per i soldi che per il successo della Nazionale e questo causo' una brutta atmosfera. Tranne nella partita contro il Messico, che abbiamo vinto 6:0, delle altre non fummo all'altezza”. Nel 1980, Kaltz, fu proclamato in Italia, Campione d'Europa, integrandosi perfettamente in un Dream Team che delizio' i tifosi. C'erano Schumacher, Kalle Förster, Briegel, Hansi Müller, Schuster, Bonhof, Klaus Allofs, Hrubesch, Rummenigge… “Quella squadra poteva competere tranquillamente contro qualsiasi 


squadra del Pianeta. C'era tanta qualità, ma soprattutto avevamo unità e spirito di sacrificio, ed è quello, che decide nei momenti di maggiore difficoltà”. All'epoca Manni Kaltz era probabilmente il miglior terzino destro del mondo. Ha difeso, attaccato, impostato come nessun altro e ha anche segnato vari gol.  In quegli anni, infatti, si facevano chiamate sia per la Rappresentativa Nazionale Europea che per la Rappresentativa Nazionale Mondiale in vista di partite amichevoli e soprattutto, come forma di celebrazione per le stesse squadre Nazionali.  Kaltz era in entrambe. Con quella generazione di grandi calciatori, la squadra Tedesca affrontò il prossimo evento Mondiale che si sarebbe svolto nel 1982 in Spagna, come una delle grandi favorite. Non senza alcune difficoltà e anche con un po' di fortuna, la Germania mostro' ancora una volta il suo tradizionale agonismo e la sua costanza nei grandi eventi e alla fine si ritrovo' nella finalissima contro l'Italia, dove alla fine usci' sconfitta per 3:1. “Le sconfitte sono sempre dolorose, ma quel giorno non abbiamo potuto fare molto di più contro un' Italia migliore di noi. La drammatica semifinale contro la Francia ci aveva lasciato senza forze”. Nonostante tutto, Kaltz ancora una volta ha messo in luce le sue enormi qualità in quel Mondiale, da prima contro la Spagna contro cui gioco' da esterno destro e dove ebbe l'onore di essere il capitano del Mannschaft, nella mitica semifinale contro la Francia. Il suo punto fermo come Nazionale tedesco non era quello che avrebbe voluto. Il 23 febbraio 1983, dopo aver subito una sconfitta per 1:0 in amichevole senza contro il 

Portogallo, Manfred Kaltz si ritiro' inaspettatamente dalla Nazionale a causa delle sue divergenze personali con il manager Jupp Derwall. Manni non condivideva alcuni approcci tattici dell'allenatore e in più di un'occasione arrivò a criticarli pubblicamente. Non si è mai saputo cosa sia successo quel giorno negli spogliatoi dello Stadio Nazionale di Lisbona, ma non ci sarebbe da stupirsi se entrambi si fossero detti quello che pensavano e così sarebbe finita. Anche se non c'entrava niente, ci fu la curiosa circostanza che un paio d'anni prima, il 1 gennaio 1981, un autogol di Kaltz all'85' in un'amichevole contro l'Argentina aveva interrotto una serie di 23 partite consecutive di Derwall. Serie di imbattibilita' iniziata con l'arrivo di Derwall. Nonostante sia un difensore, Kaltz ha segnato un totale di 8 gol per la Germania Ovest, il primo dei quali l'8 ottobre 1977 contro l'Italia all'Olympiastadion di Berlino. Quel giorno l'allenatore azzurro Enzo Bearzot sottolineo' dopo la partita che "senza dubbio questo Kaltz è un giocatore di livello Mondiale". Per statistica e' giusto ricordare che il 3 dicembre 1980 Manni, segnò due gol nella stessa partita, precisamente a Sofia contro la Bulgaria (1:3). Soprattutto Kaltz porto' in Nationalmannschaft una versatilità che le mancava, dal momento che era un'ala e un terzino d'ala, nello stesso giocatore e questo in un momento in cui i difensori quasi non andavano oltre la linea di difesa, fu una rivoluzione.  Come è noto, il calcio come la vita, prende molte svolte. Manfred Kaltz fu un simbolo dell'HSV, dopo aver difeso i suoi colori in ben 568 partite accumulate tra il 20 agosto 1971 e il 7 giugno 1989. A 36 anni il club non accettò di offrirgli il contratto di 2 anni richiesto dal terzino, così dopo 18 anni ininterrotti con il rombo sul petto, Manni decide di accettare l'offerta dei Girondins de Bordeaux e di andare all'avventura nel paese Gallico. Le cose però non andarono come ci si aspettava, tanto che gioco' solo una partita con la squadra del Bordeaux, prima di passare in prestito all'FC Mulhouse, dove concluse la stagione giocando in totale 12 partite. 

Fortunatamente, l'arrivo nel gennaio 1990 di Horst Becker alla presidenza dell'HSV permise a Manfred Kaltz di tornare 14 mesi dopo, nella squadra dei suoi amori, per godersi un'ultima stagione sulle rive dell'Elba. L'8 settembre 1990 indossò la maglia dell'Amburgo contro il Borussia Mönchengladbach (3:0), al Volksparkstadion. Lo fece sostituendo al 68' Thomas von Heesen, curiosamente l'altro unico superstite della squadra che aveva vinto la Coppa dei Campioni nel 1983. Ovviamente il suo fisico non era più lo stesso, e nemmeno gli infortuni lo aiutavano, quindi a mala pena fu in grado di partecipare a 13 partite quell'anno. Il 17 aprile 1991 avrebbe disputato, forse a sua insaputa, il suo ultimo incontro con l'HSV. Era la 26ima giornata e la sua squadra affronto' in casa il Borussia Dortmund (4:0). Furono solo 8 minuti. Se ne andò quasi senza fare rumore. Proprio come era successo 19 anni fa. Tuttavia, dopo il suo ritiro, l'HSV ha commesso una delle più grandi ingiustizie della sua lunga storia. Un infausto affronto che fino ad oggi non ha voluto essere riparato. Ed è che Manfred Kaltz non ricevette mai un miserabile tributo di riconoscimento, che altri ricevettero con molti meno meriti, sia prima che dopo di lui (l'ultimo, senza voler alimentare polemiche, David Jarolim nel marzo 2015). Il motivo inizialmente non fu altro che le sue divergenze con l'allora presidente del club, il fiammeggiante Jürgen Hunke. Tuttavia, in questi 30 anni dal suo addio al calcio attivo, (scrivo bel 2021) ci fu la possibilita' di riparare ad una tale macchia. L'Amburgo non ha organizzato nulla di speciale, neppure quando Kaltz ha compiuto 60 anni nel 2013. “Non sono deluso dall' HSV perché non mi aspettavo nulla. È possibile che stiano aspettando quando compirò 75 anni che mi organizzino una gara di tributo. Quando Kaltz decise di appendere le scarpe al chiodo, lo fece con ben 581 partite di Bundesliga alle spalle, una cifra superata solo da Charly Körbel (Eintracht Francoforte) con 602. Se non fosse andato in Francia, è più che probabile che quel traguardo oggi fosse suo. "In generale, sono più che soddisfatto della mia carriera, ma mi sarebbe piaciuto arrivare alle 600 partite di Bundesliga". Nelle sue 19 stagioni con l'HSV ha segnato 76 gol in campionato, di cui 53 su rigore, record che resta ancora oggi il migliore nella storia del campionato tedesco. Infatti Manni era

praticamente infallibile dagli undici metri (ha sbagliato solo 7 dei suoi 60 tentativi) grazie alla sua squisita tecnica nel colpire la palla, la stessa che gli permetteva di realizzare i suoi cross prodigiosi con effetto “banana”. Al contrario, anche i suoi 6 autogol sono attualmente il miglior exploit in Bundesliga... In totale, Manfred Kaltz ha giocato 744 partite ufficiali con la maglia dell'HSV (superando di gran lunga le 587 di Uwe Seeler, suo immediato inseguitore) e ha segnato 102 gol tra tutte le competizioni.  In questo senso è anche il giocatore dell'Amburgo che ha giocato più partite sia nella DFB Pokal (67) che nelle competizioni europee (78), e sebbene non le abbia vinte tutte, possiamo dire che Kaltz ha avuto l'immensa fortuna di giocare tutte le finali Europee che un calciatore poteva disputare ai suoi tempi: DFB Pokal (1976 e 1987), DFB Ligapokal (1973), Supercoppa tedesca (1977, 1983 e 1987), Coppa dei Campioni (1980 e 1983) , Coppa delle Coppe (1977), Coppa UEFA (1982), Supercoppa Europea (1977 e 1983), Coppa Intercontinentale (1983), Coppa Europa per Nazioni (1980) e Coppa del Mondo per Nazioni(1982). Pochi, quasi nessuno, cercate, cercate...puo' dire lo stesso… Nonostante abbia la licenza da Senior Manager, Kaltz ha tentato la fortuna nel mondo del calcio professionistico solo nella stagione 2000/01 come assistente allenatore dell'amico Felix Magath all'Eintracht Francoforte. Tuttavia, ciò che colpisce di più è che non lo hanno mai chiamato dall'HSV per allenare nelle categorie inferiori. “La verità è che l'opportunità non è mi e' mai stata data. Dopo aver lasciato il calcio, ho iniziato a lavorare in un'azienda privata, nel frattempo, persone con diverse progetti e idee. Fondamentalmente è rimasto così fino ad oggi. Nel club è stato necessario definire un concept, una strategia da seguire…”. Nel 2002 ha fondato una scuola calcio ad 


Amburgo, poi è stato allenatore della squadra giovanile dell'Hannover 96 e del VfL Bochum. Oltre allo sport, Manfred Kaltz è stato per molti anni direttore commerciale di un'azienda Italiana di acque 

I rigori falliti in Bundesliga.

minerali (Coralba), ha poi fondato un'azienda focalizzata sull'importazione di sigari ed è stato partner di un'azienda con sede a Gibilterra e dedicata alla esportazione di pesce. Ha anche lavorato come agente immobiliare e consulente finanziario e ha investimenti in un centro di riabilitazione clinica. Oggi vive con la moglie Vineeta Oertel, che ha conosciuto nel 1998 e che ha sposato per la terza volta. Ha una figlia, Emilia-Karlotta. “Ora conduco una vita più rilassata. Mi piace pescare, giocare a golf con gli amici o fare una passeggiata con il mio cane. Apprezzo molto stare in famiglia: Vineeta è un'artista, una grande pittrice, ma è anche una donna molto divertente”. Quindi mi diverto.
Manfred Kaltz era il prototipo perfetto di quello che oggi chiameremmo cursore di destra, capace di combinare le capacità difensive di un'ala e le capacità offensive di un'ala vera. E quello che è così comune nel mondo del calcio di oggi, negli anni '70 era una vera innovazione. Era un giocatore di enorme eleganza, fisicamente molto potente ma allo stesso tempo dotato di tecnica e visione di gioco quasi perfette. E poi aveva una qualità non sempre valorizzata: sapeva giocare benissimo senza palla, occupare gli spazi ed essere sempre al posto giusto per rubare o ricevere. Ecco perché è diventato in quel periodo il migliore al mondo nella sua posizione.
"Non ho mai visto un difensore migliore di lui al Mondo, ma gli dico sempre: Manni, sei la migliore ala destra che ci sia!" (Kevin Keegan, 1979)

Al link la scheda completa e aggiornata della carriera di Manfred Kaltz.  

https://www.weltfussball.de/spieler_profil/manfred-kaltz/bundesliga/2/

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