sabato 13 novembre 2021

548) 1979 - JORG BERGER E LA STASI. - Storia di una fuga, di spionaggio e di perseveranza.

 

È la decima giornata della Bundesliga 1996/97. Il Parkstadion di Gelsenkirchen è di nuovo pieno zeppo, ma i fan non sono di buon umore. Durante l'annuncio dell'altoparlante, i fan mostrano il loro sgomento per il trattamento riservato dal club a Jörg Berger. L'allenatore aveva avuto successo ai Konigsblauen negli ultimi 3 anni, ma i giocatori vollero sbarazzarsi di lui alla fine. Come l'altoparlante pronunciava il nome dei giocatori della formazione iniziale, i tifosi reagivano gridando il nome di Berger, sempre più forte ogni volta che veniva chiamato il nome di un giocatore. "Ha passato più tempo nella sauna che in campo", è stata una delle accuse dei giocatori. Il suo licenziamento allo Schalke fu un tradimento bello e buono secondo i tifosi. Tuttavia, lo stesso Berger reagi' con calma alla perdita del lavoro. Dopotutto, aveva passato traversie molte più preoccupanti durante la sua vita. Dopo aver

terminato la scuola nella DDR, Berger immaguinava una professione come architetto. Tuttavia, il suo talento sul campo da calcio era diventato evidente e il giovane attaccante decise di giocare a calcio finche' non avesse capit cosa volesse davvero fare. Nel 1964, il ventenne Berger si aggergo' all'SC Lipsia cercando di sfondare come calciatore, ma dopo tre anni in campo, dovette gettare la spugna, poiché un infortunio gli impedi' di perseguire i suoi sogni. 

 

Allora Berger scelse di diventare allenatore gia' in giovane età. Dopo aver preso la licenza a Lipsia, Berger lavoro' come allenatore delle giovanili al Lokomotiv Lipsia e al Carl Zeiss Jena. Dopo un periodo di due anni come allenatore dell'Hallescher FC, nel 1976, il talentuoso allenatore fu assunto per diventare l'allenatore della squadra Nazionale della squadra U19 della DDR. Nello stesso anno, Berger, decise di divorziare da sua moglie. L'allenatore, inoltre, nello stesso periodo respinse numerose richieste della Stasi di lavorare come informatore. Dato il suo status di scapolo e il fatto che non fosse disposto a lavorare con le autorità, la Stasi iniziò a sospettare di lui. Dopo un po' a Berger fu negato il permesso di viaggiare con la sua squadra per le partite Internazionali nei paesi dell'Europa Occidentale e quando l'allenatore ha chiese a un funzionario della Stasi cosa avrebbe dovuto dire ai suoi giocatori, gli fu detto: "Inventati qualcosa...Dì ai tuoi giocatori che tuo padre sta morendo e che devi stare a casa». Nonostante questi ostacoli, Berger fu promosso allenatore della squadra B della DDR nel 1978. Ciò non dimnui' la pressione degli organi statali che continuarono regolarmente a controllare Berger. L'allenatore ricorda in un'intervista: “ Ricevetti pressioni per sposarmi di nuovo. Ero in una situazione in cui mi dicevo: "Non puoi vivere così per i prossimi 30 anni". Volevo riprendere in mano la mia vita". Nonostante odiasse il sistema, Berger cerco' di vivere la sua vita normalmente. "Se avessi pianificato qualcosa, avrei potuto essere arrestato", avrebbe detto in seguito. Invece fuggi' dalla sua esistenza dedicandosi a “vino, donne e canto”. 

Tuttavia, nel 1979 Berger vide la possibilità di uscire dalla DDR e superare il confine. All'allenatore fu dato il permesso di seguire la selkezione B della squadra Nazionale in una partita Internazionale in Jugoslavia. In quel momento fu evidente per Berger che per la svolta della sua vita, era ora, o mai più. Durante la sua ultima visita ai suoi genitori, l'ex attaccante racconto' a sua madre i suoi piani. La paura di essere intercettato dalla Stasi fece prendere a Berger la precauzione di raccontarle i suoi piani all'ultimo piano della casa dei suoi genitori. La sera prima della partita, Berger ha lascio' la sua camera d'albergo alle tre del mattino, mentre tutti dormivano. La squadra giocava a Subotica e l'allenatore voleva arrivare a Belgrado. In una scarpa Berger nascose un biglietto del treno notturno per Belgrado. Dopo essere arrivato nella capitale si reco' all'ambasciata della Germania Occidentale. All'ambasciata Berger ricevette un passaporto falso, che gli permise di prendere un treno da Belgrado per l'Austria. Scoperta l'assenza di Berger, il capo della delegazione della DDR, Wolfgang Riedel, aveva contattato le autorità, il che significava che Berger era un uomo braccato mentre era ancora in Jugoslavia. Gerd Pensei era il nome che l'ambasciata aveva inventato per  i suoi documenti falsi. Prima che il treno potesse attraversare il confine tra Jugoslavia e Austria, Berger dovette vivere alcuni momenti di tensione. Alla frontiera il suo passaporto fu ritirato da un agente di polizia in uniforme, ma dopo un po' l'ufficiale torno', lo fisso' negli occhi e disse in un tedesco stentato: "Buon viaggio, Herr Berger",riconsegnandogli il documento.

 

 Se quel giorno fosse stato un agente di polizia diverso a pattugliare il confine, la vita di Jörg Berger sarebbe potuta andare molto diversamente. Nel 1979 la DDR e la Jugoslavia avevano un accordo secondo cui le persone che cercavano di fuggire dalla Germania dell'Est sarebbero state restituite dagli Yugoslavi. Dopo che il treno ebbe attraversato il confine con l'Austria, Berger provo' sollievo e un momento di enorme gioia. Mise la testa fuori dal finestrino del treno e urlo' a squarciagola per un breve momento. Berger era riuscito a fuggire dal sistema che odiava così tanto. Anni dopo Berger confermo' ancora che era stata la decisione giusta. Disse a Zeit: “Non puoi immaginare quanto sia stato difficile. Spingermi a fare quello che ho fatto. Mi rende orgoglioso fino ad oggi". Non nasconde il fatto che non è stata una decisione facile. Fuggire dal regime Comunista dell'Est significava lasciare suo figlio, che all'epoca aveva 8 anni. Suo figlio avrebbe dovuto affrontare da solo le sue difficoltà nella DDR, a causa del fatto che suo padre era fuggito dal paese. Dopo essere arrivato a Ovest, Berger trovo' molte porte chiuse. Prima che lasciasse la sua vecchia vita alle spalle, sua madre lo aveva avvertito: "Non illuderti che abbiano aspettato Te, laggiù!" Trovare un nuovo lavoro era tra le priorità principali dell'allenatore. Tuttavia, questo fu reso più difficile dal fatto che la DFB chiese che prendesse di nuovo la sua licenza di allenatore. Nonostante il suo vasto lavoro dall'altra parte del confine. Nel frattempo ci volle solo una settimana prima che la Stasi scoprisse dove vivesse Berger. In un primo momento i servizi segreti della DDR cercarono di attirarlo in una trappola, inviando due dei loro ufficiali ad avvicinarlo per strada. A Berger fu fatto credere che sua madre era arrivata in Svezia e che voleva incontrarlo. Il controspionaggio gli garanti invece che non si era mai allontanata dalla DDR.  Dopo essere entrato nell'Hannover 96 nel 1986, la salute di Berger si complico' improvvisamente. Sentiva uno strano formicolio alle dita dei piedi, aveva spesso la nausea e soffriva di febbre. Berger non si affido' a un medico e presto ebbe difficoltà a camminare a causa della debolezza del suo corpo. Furono commissionati, un test dopo l'altro, ma non furono trovate risposte. Solo dopo quattro anni fu diagnosticato il suo problema. Secondo il dottor Wolfgang Eisenmenger l'allenatore fu molto probabilmente avvelenato con piombo e arsenico. Berger dovette subire piu' volte il taglio delle gomme della sua auto. Un altra volta in quegli anni, lo vide salvarsi miracolosamente per il distacco di una gomma della sua auto, mentre percorreva l'autostrada a una velocità di 160 km/h. C'erano dalle 30 alle 40 persone che lo controllavano, secondo il dire dell'allenatore. I suoi file negli archivi della Stasi, confermarono in seguito che c'erano 21 persone che avevano contribuito alla raccolta dei dati su di Lui. Alcune amicizie e rapporti furono infrante Dopo aver dato un'occhiata più da vicino ai suoi file della Stasi, Jörg Berger, come la grande maggioranza di chi li consulto', resto' scioccato, ma soprattutto deluso. Un suo buon amico, compagno di sci e di campeggio, aveva raccontato alla Stasi dei suoi affari. "Se dissi a qualcuno dei miei piani per fuggire, fu lui", avrebbe detto Berger ormai rassegnato. Un altro uomo con cui aveva una stretta relazione era Bernd Stange. 

L'attuale allenatore della Nazionale Siriana lavoro' a stretto contatto con Berger nel settore giovanile della DDR. Nel 1984 Stange contattò Berger da un hotel in Lussemburgo, per fare due chiacchiere con lui. Sempre nel suo fascicolo, l'ex allenatore di Eintracht Francoforte e Schalke 04 scopri' che Stange aveva lavorava a stretto contatto con la Stasi. In pratica svolgeva l'ncarico di informatore che gli fu proposto anni addietro. L'obiettivo di Stange e della Stasi era riportare Berger nella DDR. Alla fine la prudenza di Berger pago', perché non cadde mai in nessuno dei trucchi usati dalle autorità della DDR. Nel suo libro "Meine zwei Halbzeiten" Berger avrebbe poi rivelato che non se la sentiva di perdonare  quegli uomini per le loro azioni. Un altro uomo che Berger avrebbe incontrato più avanti nella sua vita, fu  Wolfgang Riedel. L'uomo che una volta aveva cercato di convincere la polizia Yugoslava a impedirgli di fuggire dalla DDR. Era risaputo che Riedel fosse un uomo fedele al sistema della DDR, il che significa che non sarebbe stato turbato da quello che sarebbe successo a gente come Berger se fossero stati catturati. La DFB comunque non si è preoccupo' troppo del passato a macchie di Riedel e in seguito, dopo la riunificazione, lo nomino' addirittura tesoriere della Federazione calcistica della Germania Nord-Orientale. Jörg Berger mori' il 23 giugno del 2010. Dopo il suo arrivo in Germania aveva lavorato come allenatore in molti club, spesso salvando squadre da situazioni precarie. Durante i suoi anni in Bundesliga, Berger presto' la sua opera in otto diversi club e divento' allenatore in club della Bundesliga in nove occasioni. Il suo periodo di tre anni allo Schalke 04, che lo vide guidare la squadra dall'orlo della retrocessione alla Coppa Uefa, lo ha reso una parte vitale della storia del club negli anni '90. Anche la maggior parte dei tifosi dell'Eintracht Francoforte lo ricorda per il suo lavoro tra il 1988 e il 1991 e per aver salvato la squadra dalla retrocessione nel 1999.


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