domenica 12 agosto 2018

484) 1967 - FRANZ ''BULLE '' ROTH - L'UOMO DELLE FINALI.

31 maggio 1967 - FC Bayern - Glasgow Rangers 1:0 d. t. s. - ''Bulle'' Roth segna al 108'.
Franz ''Bulle'' Roth conquisto' il suo posto nell'Olimpo tra gli Dei del Bayern, gia' nella sua primissima stagione a Monaco, perché fu il 21enne di Memmingen che segno' la rete decisiva per la vittoria per 1-0 sui giganti Britannici del Glasgow Rangers nella finale della Coppa delle Coppe del 1967. Seconda lezione consecutiva, dopo quella che i gialloneri di Dortmund inflissero al Liverpool, altra squadra del Regno Unito, l'anno precedente nella stessa competizione. Segnera' ancora in seguito, sempre in finale. 2 gol cruciali in due dei tre trionfi della Coppa dei Campioni tra il 1974 e il 1976. Il gol d'apertura nel 1975, contro il Leeds, gol che ruppe gli equilibri di una finale ricca di avvenimenti avvelenati e il gol su punizione che valse la vittoria contro il Saint Etienne nella finale di Glasgow, del 1976. Quella sera del 1967, Franz Roth scrisse la prima pagina della storia Internazionale, di
quella che con gli anni, e' diventata la squadra simbolo Mondiale del calcio Tedesco per clubs. Al 108' minuto, giunge in spaccata in area su un lungo lancio in profondita di Kupferschmidt e mette alle spalle di Norrie Martin il pallone della vittoria. E' da stabilire..se fosse il piu' importante dei tre
gol...Ci sono molte valutazioni soggettive, che possono esaltare quel gol quale simbolo della sua carriera o se quello con il Saint Etienne fosse stato ancora piu' emblematico.
"Ovviamente, è stato indescrivibile poter segnare, tutti, questi importanti gol", conferma Franz ''Bulle'' Roth, membro irremovibile di quella Golden Generation guidata da Franz Beckenbauer, Gerd Müller e Sepp Maier. "È stato un momento meraviglioso condiviso con una squadra fantastica." Quest'uomo dell' Allgäu, piccola regione della Svevia Bavarese, che gestisce due negozi di articoli sportivi nella sua città natale, è un individuo affabile, cordiale e amichevole, ma è stato duro e tenace combattente sul campo. Veloce e forte nella marcatura, nel rubare i palloni, nel portarli a falcate negli spazi e negli inserimenti nelle azioni d'attacco. Un fisico inesauribile e atletico. Una vita da mediano insomma...Di quelle anonime, sacrificate, ma che entrano nella storia quando diventano protagoniste, in quelle sporadiche occasioni che il tuo nome compare anche tra i marcatori. Una costanza e una garanzia di continuita'. Inoltre il migliore amico che potevi avere quando le battaglie in campo
diventavano guerre. Come compagno di squadra Uli Hoenss ricorda a denti stretti: "Ero solito mettere i parastinchi per l'allenamento, perché sapevo che se Franz avesse giocato contro di me e fosse stato arrabbiato, mi avrebbe sicuramente falciato in corsa. L'allenamento e' sempre stata una battaglia per la sopravvivernza con Lui in campo, ma è stato fantastico e determinante per il mio evolvermi come giocatore", dice in seguito Uli Hoeness, trasformando la smorfia iniziale in un sorriso. ''Il suo tiro dalla distanza se liberato aveva una potenza devastante'', ricorda ancora Hoeness. ''Vi racconto due aneddoti, sulla forza del suo tiro: Una volta contro il Rapid Vienna, ruppe la rete con un tiro da fuori, l'arbitro non concesse il gol, nell'incertezza. Tutti andammo in porta e verificammo che la rete era stata strappata. L'arbitro forse pentito, ci concesse un gol discutibile di Olhauser qualche attimo dopo''. ''Sempre al Grunwalder, ''continua Hoeness, ''con un tiro, demoli' l'orologio del tabellone dei punteggi..''.E scoppia a ridere... Franz, la racconta diversamente..'' Non lo ho demolito, dicono che addirittura buttai giu' le lancette...Ho colpito il quadrante e oscillo' un po'...nient altro...'' Questo figlio di contadini lascio' il segno all'istante quando appari' in pre-campionato con il Bayern nel 1966. L'allenatore Yugoslavo Tschik Cajkovski, descrivendolo ai giocatori che erano appena tornati al club dalla Coppa del Mondo del 1966 in Inghilterra e ancora non lo avevano visto in azione, tento' di paragonarlo a un toro. "Lo chiameremo Toro allora..", disse Sepp Maier all'allenatore, e fu il
soprannome che lo accompagnera' per tutta la vita. In dodici anni a Monaco di Baviera, Roth ha sempre dato il massimo per i rossi in 435 presenze totali con la maglia del Bayern. Il suo compito principale era neutralizzare il regista avversario, ma fatto il compitino, impiego' spesso il tempo, riuscendo a segnare anche  95 gol, (..e rimane tra i primi 15 nella classifica di tutti i tempi del club con 72 in Bundesliga.) Nonostante la sua costanza, vestira' la maglia della Mannschaft solo in 4 occasioni, tra il 1966 e il 1970. '' Bulle'' è rimasto fedele al FCB per 12 anni, dal 1966 al 1978, respingendo offerte lucrative di societa del calibro di Milan o Grasshoppers. "Non c'era niente di meglio in Europa del Bayern, quindi perché avrei dovuto muovermi?" Dice, "Era pieno di giocatori che cambiavano club per un po 'di soldi in piu', ma poi non erano contenti. Qui al Bayern sapevo che andava tutto bene, conoscevo l'ambiente, era una famiglia." Alla fine si trasferì all'età di 32 anni, trascorrendo una stagione con il Casinò Salzburg in Austria, prima di concludere la sua carriera con il Sandhausen come dilettante. Poi torno' a casa. Oggi, Franz Roth rimane vicino al FCB ed è una presenza regolare all' Allianz Arena, e ancora oggi parla di "noi" quando parla della squadra. Soffre quando il Bayern fallisce gli obiettivi e festeggia con entusiasmo ogni nuovo trofeo.

12 maggio 1976 - FC Bayern - Saint Etienne 1:0 - Franz Roth segna su punizione al 57esimo.

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