sabato 29 gennaio 2022

645) 1964 - HANS SCHÄFER, IL CAMPIONE DEL MONDO CHE ALZO' IL PRIMO MEISTERSCHALE.


In un momento in cui il calcio non era ancora un circo commerciale e l'1.FC Köln giocava soltanto nel campionato distrettuale del Reno, un giovane nativo di Colonia festeggiò il suo debutto. Il 15 agosto 1948: quasi sei mesi esatti dopo la fondazione del club, l'1.FC Köln affrontava il TuS Neuendorf in un'amichevole che perse per 5:2. Una gara che probabilmente nessuno ricorderebbe mai se non fosse per una circostanza speciale. Un giovane attaccante, di 20 anni e esordiente nel club, festeggia il suo

debutto per i "caproni" (che all'epoca non avevano nemmeno la capra) in quella giornata di fine estate. Hans Schäfer era il nome del giovane che tutti chiamano semplicemente "de Knoll" e si rivelò subito: ''...può diventare qualcuno!'' L'allora appena trentenne, giovane allenatore Hennes Weisweiler, la previde in questo modo e si affidò per il futuro al giovane specialista offensivo con un fiuto speciale per i gol. Fu l'inizio di una carriera che non sarebbe stata seconda a nessuno e che ha così tanti punti salienti che è difficile elencarli tutti. La reale importanza di cui gode Hans Schäfer nella perla della Renania (Colonia) è dimostrata non solo da numeri, dai fatti e dai titoli, ma anche dal suo stile, modesto ma comunque pratico. Prima stella dell'1.FC Köln, anche se non lo avresti detto all'inizio del suo periodo con l'FC nell'estate del 1948. Fu uno che seppe ispirare gli appassionati di calcio – quando la parola “tifosi” era ancora assai rara – con la sua incontenibile potenza di tiro, il suo entusiasmo per il gioco e le sue qualità finalizzative. Mancino, bravo nel dribbling ed estremamente pericoloso in porta, bello a vedersi, divertente nel privato, ma serio e pieno di impegno in campo. Queste furono le qualità che coinvolsero le persone. Nel 1949, il rivale dall'altra parte del Reno, il Derby, allora lo sentiva. Ma non si parla del 'Gladbach. L'Effzeh giocò contro il Bayer Leverkusen nel maggio del 1949 per la promozione nell'Oberliga West. Immaginiamoci oggi, una finale di promozione per la Bundesliga tra questi due club. Fu una grande opportunità per il giovane. Sotto la guida del giocatore-allenatore Hennes Weisweiler e la freschezza del giovane Hans Schäfer, il 15 maggio 1949 con una vittoria per 3:1 a Leverkusen (andata a Colonia: 2:0) i ''prossimi'' caproni salirono di categoria. Nella massima


divisione del calcio della Germania Occidentale dell'epoca. Ma rispetto a quello che seguì cinque anni dopo, a Berna, non fu niente. Schäfer, nel frattempo divenne capitano del suo 1.FC Köln e anni dopo, finito il Mondiale in Svizzera, fece ritorno nella sua città natale, nel 1954, come uno degli "eroi del Miracolo di Berna", dopo che lui e i suoi compagni di squadra avevano battuto l'Ungheria nella finale dei Mondiali di calcio e vinto il primo titolo mondiale per la Germania. In quel giorno, nessuno a Berna credeva in un miracolo, mancavano pochi secondi all'inizio della finale, quando Ferenc Puskas si avvicinò a Hans Schäfer. Intorno i 62.500 spettatori sugli spalti dello stadio Wankdorf, molti dei quali tedeschi, stavano ancora cercando di abituarsi all'idea che la Germania fosse effettivamente in finale di Coppa del Mondo – ed erano lì. Puskas, probabilmente il più grande marcatore di tutti i tempi, aveva già giocato contro la Germania nel turno preliminare; L'Ungheria aveva vinto per 8:3 e l'unico miracolo di quella partita era che Puskas aveva segnato soltanto un gol. Non aveva incontrato Hans Schäfer, il Ct della nazionale Herberger aveva schierato la squadra B dopo la vittoria iniziale della Germania sulla Turchia (4:1). Era comunque in previsione una sconfitta contro l'Ungheria e poiché la differenza reti in quella gara non contava, lo scarto del risultato poco importava. In ogni caso, non importava a 

 


Herberger, tanto avrebbe ricevuto inviti peggiori da casa nel caso, sicuramente anche di suicidarsi. Herberger aveva saputo risparmiare i suoi migliori uomini e solo il capitano Fritz Walter non aveva voluto lasciare i suoi compagni da soli contro la migliore squadra del mondo. Il piano aveva funzionato. Dopo aver perso contro l'Ungheria per 3:8, la Germania vinse nuovamente sulla Turchia, sta volte per 7:2  e quindi raggiunse la finale con le altre vittorie su Jugoslavia e Austria. Quindi ora eccoci a Berna. Hans Schäfer aveva segnato quattro gol in quattro partite di Coppa del Mondo fino a quel momento e Puskas era acciaccato ma era rilassato. Gli ungheresi non perdevano una partita da quattro anni e mezzo. "Beh, sei tranquillo?" chiese l'ungherese al tedesco sotto la pioggia del Wankdorf. E lui rispose, imperturbato: "Lo vedrai tra un 


momento." E Puskas vide davvero. Se Hans Schäfer non avesse rubato la palla a Jozsef Bozsik e non avesse imbeccato all'84', Rahn il ''Boss'', non sarebbe mai stato in grado di concludere in rete. E la Germania non sarebbe diventata campionessa del mondo. Molte cose non sarebbero successe. La vittoria della Coppa del Mondo fu considerata da molti la vera e propria rinascita della Repubblica Federale e infatti il ​​successo di Berna regalò al giovane Stato tedesco qualcosa per cancellare via gli orrori della guerra e lanciarla negli anni del boom economico. Alla Germania non fu permesso di prendere parte alla Coppa del Mondo del 1950 in Brasile; la squadra tedesca era stata boicottata da molti paesi sin dalla fine della guerra. La sola partecipazione di grande importanza fu a partire dal 1954. Il fatto che non ci fossero avversari negli anni del dopoguerra, disposti ad affrontare la nazionale tedesca, è una spiegazione del basso numero di partite internazionali di Schäfer: Solo 39 partite (15 gol) - rispetto all'importanza del giocatore simbolo del Colonia nel calcio tedesco, una manciata. Quello che seguì il titolo a Berna è divantato storia 


tedesca. Il viaggio in treno della squadra di ritorno a casa, acclamato da centinaia di migliaia di persone. I giocatori che sono diventati eroi dall'oggi al domani e dovettero adattarsi alle loro nuove vite. Perché nemmeno loro potevano veramente immaginare le conseguenze che avrebbe comportato vittoria di quel titolo. Nessuno li aveva preparati per ciò che l'aspettava a casa. Molti non seppero gestire l'improvvisa fama. La celebrità improvvisa rovinò le loro carriere. O persero tutto a causa dell'alcol. Hans Schäfer, tuttavia, rimase semplicemente se stesso, si concesse il lusso di una vita relativamente convenzionale. A causa della sua testardaggine, i suoi colleghi lo chiamavano "De Knoll". E mantenne questa sua testardaggine fino alla fine e forse fu la sua salvezza. Vincere il titolo Mondiale non fu una sorpresa per Schäfer. Nel libro di Hans Reski, pubblicato nel 1988, "The new 1.FC Köln - Eine Diva wird 40", presenta il suo punto di vista, ospite in un articolo: "Oggi vorrei chiarire che il nostro trionfo non fu sorprendente o addirittura sensazionale, ci fu sempre annunciato. Herberger ci prepar professionalmente per questo torneo. Con tre parastinchi uno sopra l'altro, durante gli allenamento lottavamo così duramente che spesso gli stracci volavano. A quel tempo, il motto di Herberger era: l'apparenza troppo elegante danneggia lo sviluppo del gioco tanto quanto l'ingiustizia - quindi dobbiamo combattere in modo sportivo, ma dobbiamo comunque usare la minima possibilità e il minimo vantaggio senza pietà come è nel vero professionista. Ci siamo attenuti alla sua filosofia e siamo diventati campioni del 

mondo - ci importava un accidente di essere stati accusati di avere un gioco rapido ma troppo agonistico". Queste dichiarazioni di Schäfer mostrarono che il cameratismo e lo spirito di squadra, spesso esaltati, non furono il ​​fattore principale per vincere il titolo, ma fu quella meticolosa preparazione con una sana durezza di base, fino ai limiti del concesso. Ovviamente Schäfer fa riferimento anche all'elemento ludico: "Nonostante l'impegno spietato, abbiamo giocato anche a calcio. Penso principalmente alle semifinali di Basilea, quando abbiamo giocato davvero bene contro gli acclamati austriaci battendoli per 6:1". Dopo aver vinto il titolo, Schäfer continuò a vincere. Giocò  tutte e sei le partite ai Mondiali del 1958 in Svezia come capitano della nazionale e segnò tre gol anche se questa volta arrivò solo quarto ai Campionati del Mondo. "La Coppa del Mondo in Svizzera e il primo campionato tedesco furono di sicuro i momenti salienti della mia carriera", disse il timido mediatico Hans Schäfer nell'ultima intervista a Köln.Sport. Non gli piaceva crogiolarsi nelle glorie del passato e non viveva nei ricordi come gli altri campioni del mondo del '54, che non saltavano mai un talk show per  raccontare all'infinito i giorni de il "Miracolo di Berna". Tuttavia, non aveva dimenticato i suoi trionfi, le sue delusioni, né i suoi ammiratori di prima e neppure compagni di quando non era ancora ''eroe''. Oggi quei tifosi fedeli, ricordano ancora, soprattutto, il primo campionato vinto dall'1.FC Köln nel 1961 e quando Hans Schäfer fu portato in trionfo attraverso lo Stadio Olimpico di Berlino dopo la vittoria per 4:0 contro il Norimberga nella finale. E quando due anni dopo Hans Schäfer divenne campione di Germania per la seconda volta sempre con l'1.FC Köln nella neonata Bundesliga, entrò nella storia, immortalato nelle foto come il primo capitano a sollevare il Meisterschale. Era diventato un'icona da tempo intanto. Poco tempo dopo, "de Knoll", appese le scarpette da calcio al chiodo e dopo 506 partite ufficiali, in cui aveva 


segnato ben 306 reti (fino ad oggi, ancora capocannoniere dell'FC) disse che era l'ora. All'età di 37 anni pensava che fosse giunto quel momento e nemmeno lo storico presidente dell'FC, Franz Kremer, che era suo amico fraterno e consigliere paterno, potè fargli cambiare idea. Di conseguenza, chiuse la carriera eletto come "calciatore dell'anno del torneo 1963". Ma la famiglia per lui veniva prima. Rimase sempre fedele anche dopo al suo club come membro onorario. Non pensò mai di diventare lui stesso capo allenatore o addirittura di prendersi a carico le fortune e le delusioni dell'1.FC Köln come presidente. "No..so che sarei impazzito se i giocatori che avessi dovuto allenare, avessero mostrato l'atteggiamento viziato e menefreghista che a volte si può osservare oggi", disse Schäfer poco prima del compimento del suo 70esimo compleanno. All'epoca, negli anni 90, le cose andavano piuttosto male per il suo 1.FC Köln, infatti arrivò anche la prima retrocessione, nel 1998. Ma Hans Schäfer - e come potrebbe essere altrimenti...? -  non è uno che sta vicino al suo club solo in caso di successo. Con la moglie Iside fu spesso visto in tribuna d'onore anche negli anni più deludenti. Al Rhein Energie Stadion una curva e' stata dedicata a Lui. Quella dei tifosi piu' fedeli. Se ne andò poco dopo aver compiuto 90 anni il 7 novembre 2017 e in una delle ultime interviste per la speciale occasione, disse: “Vorrei arrivare almeno a 105 anni. E poi morire, magari nella  mia birreria preferita con un bicchiere di Kölsch in mano.",  Sarebbe stata la degna conclusione di una biografia unica. 


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