giovedì 13 gennaio 2022

631) 2010 - PEPPERONI...CANNELLONI...LUCA TONI... - ''Da Ribery...alla magica notte di Getafe...fino a Van Gaal.''

Sono passati 13 anni ormai, ma ancora oggi, quando Luca Toni ricorda la sua esperienza tedesca con la maglia del Bayern, non puo' fare a meno di decantare le lodi di una societa' super organizzata come poche e di un sistema calcistico tedesco senza confronti. Il Bayern per Lui e' stato, resta e resterà, sempre, una grande famiglia. Amicizie e legami forti come quello con Frank Ribery, sono difficili da coltivare senza una società mirata a creare un gruppo, anche al di fuori del calcio. Il Bayern in questo e' una società unica. Il motto ''una volta Bayern, per sempre Bayern...'' non e' un puorparler. Le occasioni

di ''legare'' socialmente e di vivere la società come una famiglia, sono evidenti e di assoluta spontaneità. Quando a Toni si presentò l'opportunità di emigrare rimase sorpreso. Una società come il Bayern poi. Quasi si sentì vittima di una burla a sentire Lui. Il primo fu Ruggiero Rizzitelli. Anche lui al Bayern. Il primo Bayern di Trapattoni. Fu l'apripista dei giocatori Italiani che trovarono un'alternativa oltre frontiera per proseguire la carriera, sperimentando nuove culture pallonare e nuovi orizzonti sociali e sportivi. Rizzitelli ebbe difficolta', tra lingua, infortuni e integrazione, ma il suo bilancio tutto sommato fu accettabile. Basto' un anno a Luca Toni per conquistare la simpatia e la stima incondizionata del pubblico bavarese e tedesco in generale. Per Lui fu creata addirittura una Hit...Un tormentone che snocciolava tutti gli stereotipi che identificano gli Italiani all'estero..soprattutto in Germania. Una delle cose però, che Luca Toni ebbe piu' difficoltà a spiegare durante le interviste, fu il significato della sua originale esultanza. Marchio di fabbrica e consuetudine in Italia dopo ogni gol, ma che all'estero pero' non contempla una traduzione. Quel gesto, che per noi significa....''Tanta robaaaa..'' e' difficoltoso da spiegare a parole. Toni ci ha provato piu' volte. E si vedeva che forse, Lui stesso era consapevole di non essere riuscito nell'intento di essere esaustivo sul significato. Ma questa e' gia' la fine. Partiamo dall'inizio. Luca Toni si racconta alle telecamere di Bayern TV nel 2019.  30 mesi lunghi come una vita per ciò che hanno rappresentato e per quanto intensi sono stati. 89 partite, 58 goal, un double alla prima stagione, un titolo di capocannoniere, quattro allenatori. Il rapporto tra Luca Toni e il Bayern Monaco è stato viscerale, vissuto profondamente. Ricco di emozioni, sentimenti. Gioia e anche dolore. Molto più del ''fritti scampi e chianti, calamari, Luca sei per me… Numero uno'' che oggi risuona ancora in alcune discoteche italiane e tedesche. L’idea di quel tormentone fu di Matze Knop, comico e conduttore televisivo. Lo imitava facendo l’esultanza con la mano all'orecchio, quella che tra i tifosi era diventata subito popolare. Lo ha condito con una base electro-house, con una serie di luoghi comuni italiani. La canzone spopolò, diventando virale. Rimase oltre due mesi nelle classifiche, poi entrò negli stadi. Soppiantando anche ''Bello e Impossibile'', la canzone di Gianna Nannini che risuonava all’Allianz Arena dopo ogni goal dell’attaccante modenese. Cantata a squarciagola da tutto il pubblico, innamorato pazzo del nuovo numero 9 che Hoeneß e Rummenigge avevano regalato al Bayern. Nel 2006 tutti volevano Luca Toni. Dopo il Mondiale ci andò vicinissima l’Inter. La Fiorentina lo convinse a restare, gli permise di scegliere la destinazione l’anno successivo a qualunque prezzo. Arrivò il Bayern con un contratto ricchissimo, a cui Toni non poté dire no. I nerazzurri si ritirarono dalla corsa. I Della Valle

accettarono gli 11 milioni dei bavaresi e lo vendettero. Toni a Monaco, con ''Berlino 2006'' tatuato sul braccio. La Germania, evidentemente, era nel suo destino. ''Avevo 28 anni. Sentivo il bisogno di vincere. Già in primavera ero andato a visitare la città di Monaco, Rummenigge e Beckenbauer erano venuti a casa mia perché mi volevano fortemente. Io volevo andare in una squadra forte per vincere subito e scelsi il Bayern Monaco''. Le vittorie, puntualmente, arrivarono subito. Il classe 1977 firmò il contratto più importante della sua carriera a 29 anni, il 30 maggio 2007. L’8 giugno la presentazione a fianco di uno che ancora oggi è tra i suoi migliori amici nel calcio: Frank Ribéry. Sono stati i due grandi colpi di un’estate costellata da nuovi acquisti di alto calibro: Miro Klose, Marcel Jansen, ‘El Principito’ Sosa, Schlaudraff, il ritorno di Zé Roberto, Altintop. Nessuno però riuscirà a lasciare il segno ed entrare nel cuore dei tifosi come Toni e Ribéry. Avversari a Berlino in finale 2006, compagni a Monaco. Inseparabili dentro e fuori dal campo. Il loro video all’Allianz Arena dopo l’allenamento è ancora oggi virale: palleggiano, calciano in porta dagli spalti, si divertono. E se ne vanno cantando ''Luca Toni, Franck Ribéry...''. In panchina all’arrivo di Toni al Bayern c’era Ottmar Hitzfeld, un’istituzione della Bundesliga, trionfatore sia a Monaco che col Dortmund. Era tornato per sostituire Magath nel gennaio 2007 per portare a termine l’annata. Rimase. Nell’estate 2007 si trovò subito a disposizione una squadra pronta per vincere il Meisterschale dopo l’exploit dello Stoccarda nella stagione precedente. E prese alla lettera quel motivetto: Toni-Ribéry, una coppia da quasi 60 goal e 30 assist in una stagione. ''Averti al Bayern Monaco è stata la mia fortuna'', ha detto l’attaccante emiliano all’amico francese quando lo ha intervistato per DAZN. L’esordio di Toni con il Bayern fu esattamente quello che sognava: goal all’Hansa Rostock dopo 13 minuti. Il primo di 24 in tutta la Bundesliga 2007/08. Mai nessuno aveva avuto un impatto del genere alla prima stagione con i bavaresi. Il feeling fu immediato, con i compagni, con l’ambiente, col pubblico. Godeva della stima incondizionata di Hitzfeld e lo ripagò a suon di goal. ''Si.Se escludiamo il mondiale, il momento più bello della mia carriera è la Bundesliga vinta col Bayern nel 2008''. Idolo in campo e fuori dal campo, tra musica, imitazioni e lezioni di tedesco. Quello imparato il giusto: nel 2010 nel ritiro del Genoa in Tirolo fece anche uno spot, ma la confidenza con la lingua non fu il punto forte dei suoi due anni e mezzo a Monaco. La società gli aveva messo a disposizione un traduttore. Anche perché le lezioni, condivise con Sosa e Ribéry, non andarono proprio a gonfie vele. ''Dicevano fossero lezioni all’avanguardia. Boh. Ci fanno entrare in una sala buia, ci mettono le cuffie, chiudiamo gli occhi. Alla sera, dopo l’allenamento poi. Finita la lezione ho sentito toccarmi sulla spalla: ci sono venuti a svegliare''. L'acquisto di Luca Toni per conto del Bayern, si rivelò vantaggiosa sia per il club che per Toni stesso. Avendo il Bayern, chiuso la stagione 2005-06 senza trofei da aggiungere alla bacheca. L'anno dopo, con l'aiuto dell'italiano, il Bayern riuscì a conquistare un double, vincendo Bundesliga e DFB Pokal. Tutto ciò che Luca Toni toccava, letteralmente, si stava trasformando in oro! Toni battè tutti i suoi record personali, nella sua prima stagione: finì capocannoniere del campionato con 24 gol, inoltre fu il terzo giocatore nella storia della Bundesliga a 


vincere il Kicker-Torjägerkanone alla sua prima stagione. Nella finale della DFB Pokal poi, Toni incantò il pubblico presente, segnando due gol all'Olympiastadion di Berlino, uno nei supplementari, contro il Borussia Dortmund. La gara fini' 2:1. Fu la stessa sede in cui aveva già alzato la Coppa del Mondo. Quella fu una stagione memorabile per Tonigol, poiché quelli furono i primi due trofei che vinse nella sua carriera professionale. La stessa stagione di cui si narra, fu quella in cui andò in onda soprattutto il "Miracolo del Getafe", l'epica qualificazione alle semifinali, durante il percorso Internazionale, alla fine senza successo, del Bayern in Coppa UEFA. Il Bayern nella sua storia Internazionale ha sempre sofferto confronti con squadre sulla carta inferiori, o addirittura senza un blasone da temere. Forse per spocchia, forse per poca considerazione dell'avversario. Non a caso sono passate alla storia, le gare contro il PAOK Salonicco, contro il Norwich, o addirittura contro il B 1903 København, nei confronti di cui, il Bayern, riportò la sconfitta piu' cocente della sua storia nelle Coppe. Un 6:2 per i Danesi senza appello. Ma veniamo a quella sera. Coppa UEFA 2007-08. Quarti di finale. La gara a Monaco era terminata per 1:1. Toni al 26' e pari di Contra al 90'. Al Coliseum Alfonso Pérez va in onda la gara di ritorno. Dopo essere passati in vantaggio al 44’ con Cosmin Contra, gli spagnoli, in dieci uomini già da inizio gara per l’espulsione di Rubén De La Red, vengono raggiunti nel finale di gara da Franck Ribéry. In avvio di supplementari le reti in sequenza di Javier Casquero e Braulio regalano il doppio vantaggio al Getafe. La gara entrò nel vivo fin dalle fasi iniziali. Al 6’ De La Red, schierato in posizione di terzino, stende Klose al limite dell’area e si guadagna il cartellino rosso. Sulla conseguente punizione, Ribéry costringe Pato alla respinta e Toni si avventa sul pallone depositandolo in rete. L’arbitro tuttavia annulla per un fallo di mano dell’attaccante. I padroni di casa replicano con una conclusione di Contra e poco dopo perdono per infortunio l’attaccante Ikechukwu Uche. Il Bayern sfiora nuovamente il gol con Christian Lell, che non sfrutta una maldestra uscita di Pato su cross di Philipp Lahm, ma è il Getafe a passare in vantaggio in chiusura di primo tempo. Contra, già a segno la settimana prima in Baviera, si invola sulla destra, salta Martín Demichelis, e scaraventa il pallone alle spalle di Oliver Kahn. Nella ripresa il Bayern attacca a testa bassa. Toni sfiora il gol in acrobazia, poi è Klose a incornare fuori misura. Ci prova anche Bastian Schweinsteiger, con un inserimento che per poco non si rivela vincente, quindi è ancora Klose a concludere fuori bersaglio. Il Getafe replica in contropiede e sfiora il 2:0 con Braulio, che dopo aver aggirato Kahn scivola proprio al momento di concludere. I padroni di casa sciupano poi altre due occasioni, prima con Jaime Gavilán, poi con lo stesso Braulio. La partita sul 1:0 sembra già ormai finita. Ma quando David Cortés, pressato, indirizza una palla vagante scaturita da un rilancio lungo di Mark van Bommel verso Ribéry, il nazionale francese indovina il tiro al volo e porta la partita ai supplementari. Dopo l'espulsione nei minuti iniziali e la doccia fredda allo scadere, si potrà rialzare il Getafe?  La risposta arriva al 1’dei supplementari. Braulio entra in area del Bayern e serve Casquero, il cui tiro è sfiorato da Kahn con la mano destra ma si insacca dopo aver toccato il palo. Poi arriva anche il terzo gol: Mario Cotelo centra per Braulio, il difensore del Bayern, Lucio si fa trovare impreparato e l'attaccante insacca. Ma anche se ci sono tutti i presupposti, questa non è la serata del Getafe. Riepiloghiamo...A cinque minuti dalla fine dei tempi supplementari (dato che anche la partita di ritorno era finita 1:1 nei tempi regolamentari), il Bayern era quasi eliminato, poichè ad un certo punto stava perdendo per 3:1, dopo due gol del Getafe nei tempi supplementari, ma un‘incertezza dell‘estremo difensore Pato Abbondanzieri al 115‘ permette a Toni di accorciare le distanze e a tempo quasi scaduto il bomber azzurro, di testa, firma il definitivo 3:3 su 


cross di José Ernesto Sosa, regalando la qualificazione al Bayern in virtù della regola dei gol segnati in trasferta. Sarà il Bayern a sfidare lo Zenit Leningrado... La seconda stagione per Toni fu più anonima. Furono altri gli italiani che trionfarono: Zaccardo e Barzagli con il Wolfsburg, davanti a Toni e Massimo Oddo, che nel frattempo si era unito al Bayern. Una questione tra campioni del mondo. In 

Baviera l’esperimento Klinsmann naufragò miseramente e Heynckes nel finale non riuscì ad aggiustare le cose. Una stagione che Toni onorò comunque con 18 goal, meno della metà di quelle segnate l’anno prima. Fu però l’estate 2009 quella che sancì la rottura definitiva, con l’arrivo di Louis van Gaal. Ancora oggi Toni quando ne parla antepone sempre il ''purtroppo'' a inizio frase. Difficile dargli torto: il feeling tra i due non scattò mai. Toni ha sempre sostenuto che l’olandese fosse uno difficile, che odiasse i latini e i sudamericani. Prendere o lasciare. Nella sua prima stagione tra prestiti e cessioni fece fuori Lucio e Demichelis, Zé Roberto e Breno, Sosa e, appunto, Luca Toni. L’arrivo di Mario Gomez dallo Stoccarda, giocatore dalle caratteristiche estremamente simili, mise la parola fine sulla storia tra Toni e il Bayern. Anche se l’addio si consumò solo a gennaio. La prima metà di stagione, però, fu costellata di episodi controversi. ''In spogliatoio Van Gaal si abbassò i pantaloni e ci disse di non avere paura a sostituire nessuno, perché lui aveva le palle. Non ero in prima fila, ricordo che era una scena da pazzi. È capitato anche che mi offendesse, prendendomi per il collo e urlando''. Van Gaal impose da subito a Toni di parlare soltanto tedesco, cercava lo scontro. La pre-stagione iniziò anche con un infortunio, che lo portò anche a giocare un paio di partite con la seconda squadra. Da idolo dell’Allianz Arena alla terza divisione. Arriveranno anche delle multe: una per aver criticato apertamente l’allenatore, una per aver lasciato lo stadio dopo una sostituzione all’intervallo contro lo Schalke. Poi i discorsi con la società, l’ok per l’addio a gennaio, la voglia di disputare il Mondiale in Sudafrica del 2010, il passaggio alla Roma dopo 8 presenze e un goal in sei mesi. Van Gaal in seguito affermerà che non sopportava il comportamento dell’attaccante, irrispettoso verso i compagni, che perdeva tempo a colazione. Mondi troppo diversi. Il rapporto professionale tra Toni e il Bayern si interruppe ufficialmente il 16 giugno 2010, con una risoluzione consensuale. Quello affettivo, però, è continuato. Con la Baviera non è sempre andato tutto a gonfie vele: il fisco gli ha chiesto quasi 2 milioni di euro 


per il mancato pagamento di una tassa, situazione poi risolta. Al Bayern invece è considerato come una leggenda: viene invitato agli eventi, celebrato come tale. Al termine della stagione 2016 fu accolto all’Allianz Arena insieme a Matthäus, Lizarazu, Salihamidzic, Augenthaler, Elber e molte altre icone del Bayern. In alcune occasioni ha giocato anche con le Legends. Nel 2017 Rummenigge con un comunicato ufficiale sul sito del Bayern gli ha voluto fare le felicitazioni per il matrimonio. ''Mi hanno voluto bene, forse anche perché ero diverso dal tipico giocatore tedesco che è sempre serissimo. Io e Ribéry siamo stati amati subito perché abbiamo portato il casino in uno spogliatoio serio. Sono stati due anni e mezzo fantastici, ho legato con tutti i miei compagni''. Un paio di ‘tentativi’ per provare a riallacciare un rapporto professionale con il Bayern, in realtà, Toni li ha fatti. Nel 2016 propose una collaborazione tra il Verona, club di cui è stato giocatore e dirigente e il Bayern Monaco. Dopo l’addio di Niko Kovac, avanzò la sua auto-candidatura alla panchina su Instagram: ''Luca Toni è pronto… Grazie di tutto Niko''. Alla fine il club optò per Flick. Alcuni tifosi tedeschi, comunque, risposero al suo commento augurandosi che la società ci pensasse.




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