lunedì 31 gennaio 2022

647) - 1986 - QUANDO CHRISTIAN KULIK SI TRASFERI' NELL' EIFEL - L'ex folhen racconta la sostituzione piu' famosa del calcio tedesco...e Hennes Weisweiler.


Ha vinto il campionato tedesco con il Borussia Mönchengladbach, ha vinto la Coppa DFB ed è stato protagonista di quello che è probabilmente il cambio più famoso della storia del calcio: Christian Kulik. Ricordi di momenti indimenticabili e un curioso trasferimento nell'Eifel 35 anni fa.
Quali storie potrebbe raccontare quest uomo.? Potrebbe davvero intrattenere per ore e ore con i suoi racconti, di cui fu anche spesso protagonista. Se non lui, allora chi? Lui, è Christian Kulik, che fu protagonista di diverse sfide sul grande palcoscenico del calcio europeo e che probabilmente lo si ritroverà per sempre nei libri di storia del calcio a cui tanto spesso ci rifacciamo per le nostre narrazioni.

Lui, che ha giocato 220 partite in Bundesliga solo con il Borussia Mönchengladbach, che ha vinto tre volte il campionato tedesco e due volte la Coppa Uefa. Lui, che fu a Roma il 25 maggio 1977, nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool di Keegan. Ma Christian Kulik neppure il tempo lo fa a pezzi. Nonostante gli anni trascorsi, mantiene un fisico ancora atletico. In realtà, non dimostra affatto l'eta' che ha. A oggi 2022, sono 70. L'esagerazione o la glorificazione non sono sue prerogative. La gente non sembrava neppure incuriosita quando lui, l'ex star del 'Gladbach dell'età dell'oro, trascorse la notte in quell' hotel di Wittlich, nell'Eifel, durante una settimana di fine anni '80.  Niente di speciale, standard normale, nessuna ostentazione, nessun tentativo di dare nell'occhio.L'albergo è da qualche parte non lontano dall'autostrada. "Una Stella?" - '' No, nessuno mi ha fermato, nessuno mi ha chiesto autografi...'' assicura Kulik. "Non credo neppure che le persone mi abbiano riconosciuto, lì.'' ''Io non ero Günter Netzer''. No, Christian Kulik non era Günter Netzer, non era nemmeno Jupp Heynckes, né Allan Simonsen: era più tranquillo, più compassato, più riservato e lo è ancora oggi. Ma Netzer, Heynckes, 


Simonsen e comunque si chiamino, le leggende del Gladbach, degli anni '70, probabilmente non sarebbero diventate leggende se Christian Kulik non avesse distribuito regolarmente i palloni a centrocampo, tirando le fila, come si suol dire. Kulik, fu un giocatore di una regolarità estrema nelle tre stagioni che vide il Meisterschale finire a Gladbach nel 1975, 1976, 1977. Fu vincitore della DFB Pokal del 1973, fu uno dei marcatori  nel decisivo 3:2 nella finale di Coppa Uefa nel 1980 contro l'Eintracht Frankfurt e nel 1973 segna il primo gol nel primo incontro della storia, tra due squadre tedesche in una coppa Europea. Nel Rheinischerderby contro il Colonia, in occasione del ritorno di Coppa UEFA, segnò il primo gol di un 5:0 surclassante a favore dei fohlen di Gladbach. Poi, dopo 10 anni a Moenchengladbach, lasciati i puledri nel 1981 e qualche breve esperienza che lo portò anche in Svizzera al piccolo Mendrisio, nel novembre del 1986, a 34 anni, decide di rimettersi in gioco nell'Eifel meridionale, all'FSV Salmrohr. L'Eifel è un esteso altopiano della Germania occidentale, a Nord della Mosella, situato pressappoco nel triangolo fra Trier, Coblenz e Aachen. Dopo aver viaggiato per il tutto il mondo con il 'Gladbach decise improvvisamenbte di stabilirsi nel piccolo villaggio, sperso da qualche parte in mezzo al nulla. Cosa lo spinse? Christian Kulik ride piano quando sente la domanda. "Onestamente? Non avevo mai sentito parlare di Salmrohr prima. Ma quando Klaus me lo chiese in quel momento, ho semplicemente accettato. Spontaneamente e di buon grado. Quel è Klaus era Toppmöller. Leggenda del Palatinato con il Kaiserslautern come giocatore, leggenda come allenatore a Bochum, leggenda in USA con la maglia di Dallas e Calgary e leggenda  degli anni 2006/08 come allenatore della Georgia: tutti lo conoscono, molti lo apprezzano. Toppmöller concluse la sua carriera proprio al  FSV Salmrohr alla fine degli anni '80. "Klaus e io ci conoscevamo sin dalla Bundesliga", dice Kulik. Quando l'uomo di Rivenich lo chiamò, Kulik aveva già terminato la sua carriera professionale con il Borussia da 5 anni, giocava per il Düren 99 nel campionato amatoriale, ma si sente attratto dallo spirito d'avventura, nel piccolo villaggio nel centro dell'Eifel. Nell'autunno del 1986 si reca effettivamente nella cittadina a circa 30 chilometri da Treviri, trasferendosi per il momento nell'hotel sopra descritto nella vicina città distrettuale di Wittlich. ''A proposito, a mia moglie non importava che andassi a Salmrohr. Lei non è mai stata interessata al calcio", dice Kulik, ridendo. "Quando ci siamo conosciuti, ho dovuto prima spiegarle di cosa si trattasse il Borussia Mönchengladbach". Christian 


Kulik sperimentò per la prima volta ciò che era l'FSV Salmrohr, l'8 novembre 1986. 2a Bundesliga, 14a giornata. Il clamore nel villaggio si trasferisce in trasferta contro il Viktoria Aschaffenburg. Stadio di Schönbusch, 3000 spettatori. Quando si va a frugare nella rosa dei Salmrohrer di quell'epoca, i nostalgici del calcio dovrebbero lucidarsi gli occhi con entusiasmo: Edgar Schmitt, Wolfgang Kleff, Klaus Toppmöller, Manfred Plath, Hamid Ali-Doosti - e ovviamente Christian Kulik. L'allora centrocampista 34enne entrò per Klaus-Dieter Augst quattro minuti prima che l'arbitro Werner Föckler di Weisenheim am Sand fischiasse la fine. Alla fine finì 2:2. Il settimo punto per la squadra del coach Robert Jung. Risultato a fine stagione: 20° posto in classifica. In altre parole: Ultimi. "Sì", dice Christian Kulik quasi 40 anni dopo in un giorno di agosto del 2021, "Sì, la stagione al Salmrohr non fu eccezionale, in termini di risultato sportivo, non abbiamo fatto molto". ''Ma umanamente, cioè in termini di coesione, di affiatamento, era più che eccezionale.'' "Quello che i giocatori e i responsabili hanno fatto lì, per portare questo piccolo club in 2a divisione fu fantastico." In particolare, il presidente di lunga data dell'FSV, Peter Rauen, aveva ottenuto dei risultati incredibili. Il risultato finale fu di 4 vittorie, 13 pareggi e 21 sconfitte: in sintesi, retrocessione diretta. Christian Kulik segnò un gol per i Südeifeler nel pareggio per 2:2 con l'Union Solingen alla penultima giornata. Dopo essere stato retrocesso nell'Oberliga Südwest di terza categoria, Kulik rimase a Salmtal per alcuni mesi, ma poi si infortunò gravemente e alla fine decise di chiudere la sua carriera. Oggi, più di 30 anni dopo, si gode la pensione a casa a Kerpen con la moglie e il cane, e di tanto in tanto si reca in Spagna. "Avrei voluto poter dire che dopo i miei giorni da professionista ho fatto carriera come direttore sportivo o qualcosa del genere", dice con calma con un sottofondo quasi malizioso. "Ma non è stato così. Mi sono occupato a tempo pieno di alcune proprietà, tutto qui. Dopotutto, perchè no? Non avrebbe avuto abbastanza esperienze maturate durante il suo periodo da giocatore da mettere a disposizione.? E con quello che ha vissuto: Christian Kulik fu nel bel mezzo di tutto quando a Moenchengladbach si stava facendo la storia del calcio e per diverse volte. Prendiamo ad esempio il 23 giugno 1973, il giorno della finale della DFB Pokal tra le due rivali renane del Borussia Mönchengladbach e l'1.FC Köln. La rivista di settore Kicker, in seguito, scrisse di uno dei "migliori e più emozionanti" incontri di coppa Nazionale di tutti i tempi. Tra gli undici di partenza al Rheinstadion di Düsseldorf, quel giorno c'era Christian Kulik. È 1:1 dopo 90 minuti. Pausa, prima dei tempi supplementari. Kulik ricorda: “Ero disteso in campo nella breve pausa tra la fine dei tempi regolamentari e l'inizio dei tempi supplementari, completamente esausto. Penso di essere stato sotto massaggio se non sbaglio, quando Günter Netzer si materializzò improvvisamente di fronte a me". L'uomo dai capelli biondi, che era spesso in disaccordo con la leggenda-allenatore del Borussia, Hennes Weisweiler, gli lanciò improvvisamente una domanda, secca, ma importante per il suo compagno di squadra. Kulik: "Günter mi chiese: ''Christian, ce la fai ancora?'' ''Io gli risposi che che ero completamente esausto, prosciugato". "Non sapevo cosa stesse combinando. In questo momento non mi importava molto, non riuscivo a pensare a niente". Ma Netzer ci pensa a qualcosa: senza chiedere all'allenatore Weisweiler, si toglie la tuta, sostituisce Kulik decidendo tutto di persona e all'inizio dei tempi supplementari, scende in campo - e segna dopo pochi minuti il 2:1 della vittoria per il Borussia - che portò la coppa nel Basso Reno. "Fu pazzesco", ricorda Christian Kulik. Per inciso, non ci furono sceneggiate dopo la partita tra Weisweiler e Netzer, la gioia di aver vinto la coppa eclissò tutto. "Inoltre, Günter andò al Real Madrid poche settimane dopo, quindi non ci furono rancori reciproci per la sostituzione". ''Uomo" - come Weisweiler chiamava Kulik -. "Hennes non era facile come persona", ammette il suo ex giocatore. Spesso dovevi sopportare anche pesanti rimproveri verbali..a volte insulti. ”D'altra parte, se era di buon umore, te ne accorgevi perche' i suoi ragazzi li chiamava per nome, ma se si esprimeva in maniera generalizzata erano improperi per tutti. Non ci possono essere invece due opinioni diverse sul Weisweiler allenatore: Kulik sottolinea che era incredibile, davvero un maestro, 


una leggenda. Weisweiler rivoluzionò il calcio con il suo stile di gioco arioso, offensivo. "Anche se eravamo in vantaggio, continuavamo a giocare in avanti. Ricordo una partita dell'autunno del 1971. Noi del Borussia al quarto posto, ospitammo in casa la capolista Schalke". Un'ora dopo era 4:0 per Noi. "Ma non ci siamo fermati, Hennes non voleva, abbiamo continuato ad andare avanti. Attaccare e attaccare. Il 'Gladbach vinse 7:0 alla fine: Era così che era il calcio di Hennes Weisweiler. I puledri avevano già segnato sette gol, pochi giorni prima della partita in questione con lo Schalke, negli ottavi di finale di Coppa dei Campioni, l'odierna Champions League. Il che ci porta a un altro momento davvero importante della storia del calcio, che Christian Kulik ha vissuto e ha contribuito a romanzare. Un episodio che ha festeggiato il suo 50esimo anniversario da pochi mesi. 20 ottobre 1971: il Borussia accoglie l'Inter, probabilmente la più grande squadra europea dell'epoca, nel loro stadio di casa di Bökelberg. Kulik 19 anni, era nella formazione di partenza. Il Fohlen-Elf attaccò il muro degli italiani allenati da Giovanni Invernizzi e già in vantaggio di 5:1 all'intervallo, dopo 90 minuti finisce 7:1 - ''Fu una partita clamorosa. Non solo per il risultato, tanto più per la sceneggiata al 28'. Roberto Boninsegna dell'Inter cadde improvvisamente a terra. Una lattina di Coca-Cola - sembrò - lanciata in campo dagli spalti – colpì il nazionale italiano. Boninsegna si fece trasportare fuori dal campo e non rientrò più. Recitazione?: Fu argomento vasto per gli spettatori presenti e i commentatori. Christian Kulik ricorda 50 anni dopo: "Eravamo sempre all'attacco. Improvvisamente il gioco si interruppe, mi girai e vidi che c'era qualcuno sdraiato sull'erba. Quello era Boninsegna». Andai dritto a vedere cosa stesse succedendo. "Al momento non sapevo nemmeno che si trattasse di una lattina e nemmeno mi rendevo conto di quali sarebbero state le conseguenze per noi". La UEFA decise la ripetizione della gara a Berlino. Finì 0:0, mentre la gara di ritorno a Milano perdemmo per 2:4 e fummo eliminati. A tal proposito, Kulik non incolpa Boninsegna per l'accaduto: sottolinea Kulik: "Pietra sopra. Ma devo anche dire che non lo incontrai più fino ad oggi". Ho sentito dire che ora gestisce un ristorante sul Lago di Garda. La più grande delusione della sua carriera non fu comunque la gara con l'Inter, ci fu un'altra partita che lo sconvolse e ancora oggi quando ci ripensa prova amarezza: la finale di Coppa dei Campioni persa nel maggio 1977 contro il Liverpool allo Stadio Olimpico di Roma. "L'1:3 fu davvero amaro, non lo dimenticherò mai più". Un altro spettacolo sul grande palcoscenico del calcio internazionale, di cui Christian Kulik fu uno dei protagonisti...Una sola pecca nella sua carriera: quella non voluta di crescere e giocare, in un periodo di abbondanza qualitativa in Germania, in tutti i ruoli. Le porte della Nationalmannschaft maggiore, per lui non si aprirono mai. Si dovette accontentare di 3 presenze con la selezione Under 23. 

Christian Kulik con la DFB Pokal nel 1973 e la maglia del 1.FC Köln.
 

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