lunedì 3 gennaio 2022

618) 1966 - QUELLA LINEA CHE NON SEPARO' LA RIVALITA' DALLA SPORTIVITA' - ''Hans Tilkowski - Geoffrey Hurst - Come il gol fantasma più famoso della storia, fece nascere una grande amicizia.''


Geoffrey Hurst un lunedì ricevette una telefonata che lo riportò, improvvisamente, a Wembley. L'ex portiere tedesco, Hans Tilkowski era appena morto a 84 anni e l'ex attaccante inglese, 78 anni, fu una delle prime persone a cui la famiglia del portiere pensò di comunicare la morte. "Era un bravissimo uomo, ho molta nostalgia del molto tempo che abbiamo passato insieme nel corso degli anni", confessò poco dopo su Twitter l'autore del gol fantasma più famoso della storia. Quello che ha segnato (e segnato per sempre) al suo amico più di mezzo secolo fa. Nonostante si fossero già incontrati altre volte nelle competizioni Europee, le strade di Hurst e Tilkowski si incrociarono indissolubilmente ai Mondiali del

1966. Nello specifico, nella finale che l'Inghilterra ospitò a Wembley contro la Germania Ovest. Protagonisti involontari di una delle commedie tragiche,  più controverse di sempre, il tempo e gli eventi fecero sì che entrambi i giocatori finissero per tessere poi una grande amicizia. Nato a Husen, vicino a Dortmund, nel luglio del 1935, Hans Tilkowski era figlio di uno dei tanti minatori che ci avevano lasciato la pelle nella zona della Ruhr, polo industriale dedito al carbone e all'acciaio della Germania tra le due guerre. Nonostante avesse mosso i suoi primi passi come difensore - in una squadra dilettantistica ma tosta, nel modesto SV Husen 19 -, finì per indossare i guanti, come tanti altri portieri avevano fatto nella loro storia: per puro caso. Prima con il Westfalia Herne, con cui vinse la Oberliga West nel 1959, e soprattutto con il Borussia Dortmund, club dove finì nel 1963 per disputare la prima Bundesliga della storia. Tilkowski si cominciò ad affermare per sobrietà e soprattutto per continuita tra i pali, due degli attributi più apprezzati da suoi compagni di squadra e dagli allenatori. "Era solito vestire di nero, (come quasi la totalità dei portieri del tempo) e irradiava molta serenità e una calma stoica", si legge nel necrologio pubblicato sul sito della BVB e il cui titolo, ''The Eternal Goal of Wembley'', non potrebbe essere più eloquente. “Molti lo avevano paragonato, per via del suo fisico, a Paul Newman.

 ''Era un uomo molto affascinante, enigmatico..affascinava le donne'' si legge su 11 Freunde. "Era un uomo molto buono e mi è piaciuto molto il tempo che abbiamo passato insieme nel corso degli anni", si rammarica con dolore Geoff Hurst, dopo aver appreso della morte di Tilkowski. Sebbene abbia fatto il suo debutto internazionale nel 1957, quando l'allenatore Sepp Herberger lo fece esordire all'età di 21 anni, fu solo con l'arrivo di Helmut Schön, nel 1964, sulla panchina della "Mannschaft" che è riuscì a conquistare il posto da titolare. Se nel mondiale in Cile nel 62, il robusto Wolfgang Fahrian era stato ancora il guardiano della squadra tedesca, per la manifestazione Inglese, la posizione nella porta tedesca era già imprescindibilmente destinata per Tilkowski. A maggior ragione quando nel 1964 fu battezzato "La Stella di Rio" per le sue parate contro Pelé, in un'amichevole tra Brasile e Germania giocata al Maracana che suggello' con una prestazione straordinaria. Ma anche e soprattutto perché la sua popolarità era in costante aumento, grazie ai successi con il suo club. Nel 1965 Tilkowski, vinse la sua prima DFB-Pokal, nella storia del Borussia Dortmund. E un anno dopo, la Coppa delle Coppe, battendo il Liverpool di Bill Shankly in un'emozionante finale decisa ai supplementari. Per raggiungere l'ultimo turno, il Dortmund dovette eliminare in semifinale i campioni in carica, un West Ham che aveva, garda il caso, Bobby Moore e Geoff Hurst tra le sue fila. In nessuna delle due partite, tra l'altro, quest'ultimo fu in grado di segnare un gol contro Tilkowski. La Coppa ebbe un significato speciale, in quanto fu il primo titolo Europeo per Clubs vinto da un club tedesco, un traguardo con il quale il portiere si era caricato moralmente, per affrontare la piu' grande sfida della sua carriera: vincere un Mondiale. Per riuscirci, la Germania Ovest dovette sbarazzarsi, non senza polemiche e fatica, di diversi importanti contendenti. Argentina e Spagna soprattutto, nella fase a gironi; Uruguay e URSS nei quarti e nelle semifinali. Nella finale, di un torneo che si era distinto per durezza e una certa parzialità arbitrale, l'ospite, Inghilterra, stava aspettando la vittima sacrificale. Brutto affare. Se in semifinale Tilkowski si era confrontato con un altro portiere leggendario, Lev Yashin, vincitore del Pallone d'Oro tre anni prima, nella finale di Wembley avrebbe affrontato Gordon Banks, l'uomo che in Messico '70 avrebbe poi effettuato una delle migliori parate, a detta di tutti gli addetti ai lavori,  nella storia di questo sport, contro Pelé. Comprendendo anche José 


Ángel Iribar, probabilmente non c'erano al mondo altri tre portieri migliori in quel decennio. Eppure solo uno avrebbe finito per essere condannato dal destino. La finale dei Mondiali del 1966 non si concluse ai supplementari per caso. Le due contendenti erano state le più forti del torneo e l'equilibrio che era stata presupposto dalle fasi preliminari, si stava manifestando con il passare dei minuti. La Germania Ovest prese il comando, l'Inghilterra pareggiò;  L'Inghilterra passò in vantaggio, la Germania Ovest pareggiò. Fino ai tempi supplementari, poi al 101′, il tiro al volo di Hurst nel cuore dell'area... Palla sulla traversa, palla sulla linea, palla che sul rimbalzo la difesa tedesca alza in calcio d'angolo. O così credevano i tedeschi. Perché dopo aver scambiato due parole con l'assistente, l'arbitro svizzero del match finì per decretare il 3:2 che valse il Mondiale, per gli inglesi. Attraversò completamente la linea la palla? Sembrerebbe di no. Tilkowski, con il suo caratteristico berretto, fu perentorio al momento dell'azione. Il marcatore, Geoff Hurst, impiegò un po' più di tempo a metabolizzare, quando, più di tre decenni dopo, ne parlò nella sua autobiografia ''1966 e tutto il resto'': “Chiunque può capire la frustrazione dei tedeschi. Dopo aver visto tante ripetizioni, col tempo devo ammettere che secondo me la palla non era entrata completamente". Consapevole che quel gol fantasma lo avrebbe perseguitato fino alla fine dei suoi giorni, Tilkowski abbracciò sempre il ricordo di quell'episodio del destino, con grazia. "Se avessi chiesto un marco per ogni frame rivisto, ogni volta che mi chiedevano se la palla era entrata o meno, ora sarei milionario", ricordava Hans, con un sorriso. Allo stesso modo, non ha mai 

 
avuto rancori di sorta o dubbi, a ringraziare per l'onestà il suo “boia” che negli anni è diventato qualcosa di più del rivale che gli infilò una tripletta, nella partita più importante della sua carriera. Il mio amico Geoff ha solo confermato con onestà quello che avevo sempre ripetuto: il suo tiro è rimbalzato sulla traversa e poi lungo la linea, ma non oltre. Questo mostra la sua grande sportività. Spero che non venga criticato in Inghilterra per questo. E' l'unico trofeo che hanno vinto. Altrimenti, potrebbe dover chiedere asilo in Germania!", ironizza in Bild dopo aver ascoltato la confessione di Hurst. Geoff Hurst e Hans Tilkowski hanno partecipato negli ultimi anni a decine di eventi di solidarietà e hanno  sfruttato il loro legame di amicizia per ridurre l'ostilità storica nazionale, tra Germania e Inghilterra non solo per motivi sportivi.  Nel 2000, simbolicamente, Hans e Geoffrey, hanno scavato insieme la zolla di prato a Wembley, dove la palla della discordia rimbalzò nel 1966 per essere messa all'asta online, con l'obiettivo di raccogliere fondi a scopo benefico. Successivamente, nel 2011, parteciparono insieme al tributo agli ex Internazionali che giocarono la finale della Coppa del Mondo in Inghilterra. "Il mio amico Geoff ha confermato che il suo tiro è rimbalzato sulla traversa e poi sulla linea, ma non oltre", disse soddisfatto per l'occasione davanti a tutti, ma con rassegnazione, Hans Tilkowski dopo la confessione di Hurst. Tilkowski giocò 39 partite con la Mannschaft, tutte distribuite tra il 1957 e il 1967. Lasciò la nazionale lo stesso anno in cui lasciò il Dortmund per 

 
l'Eintracht Frankfurt, dove avrebbe finito la carriera e avrebbe appeso le scarpe al chiodo. Fu il primo portiere a parare un rigore nella storia della Bundesliga (1963, ad Alfons Stemmer) e il primo portiere a ottenere il premio di "Miglior giocatore dell'anno" in Germania (Nel 1965, dieci anni prima di Sepp Maier). Il suo comportamento in campo e fuori fu sempre esemplare. "Io ho bisogno di un portiere per la squadra, non per il pubblico", gli disse una volta l'allenatore Sepp Herberger. E ha seguito il consiglio alla lettera, anteponendo il collettivo a qualsiasi interesse individuale o esibizionismo personale. Una singola decisione avrebbe potuto cambiare la sua carriera. Ma anche se fosse potuto tornare indietro, non avrebbe mai installato una telecamere sopra la sua testa. Prima di compiere 80 anni, infatti, e nelle dichiarazioni raccolte da Der Tagesspiegel, ribadì la sua contrarietà per la tecnologia nel calcio: “Sono contrario perché si perde l'attrattività spontanea del calcio e le discussioni che poi ne seguiranno. Chi continuerà poi a parlare di gol fantasma, come quello di Wembley negli anni a venire? Per il momento, quell'uomo è ancora colui che, strappandogli un Mondiale con un gol fantasma, lo ha reso ugualmente immortale: Geoff Hurst, suo rivale e grande amico, retaggio di un'epoca in cui la sportività non aveva bisogno di essere rivista su un monitor. Fu con Lui, sincero e trasparente


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