venerdì 10 dicembre 2021

592) 1973 - PETER KROHN E LE MAGLIE ROSA DEL HAMBURGER SV - ''Da Tina Turner a Kevin Keegan...Dagli elefanti alla Supercoppa Tedesca...Storia di un visionario troppo avanti con i tempi.''


È facile immaginare che il titolo di questo post, al di là del suscitare una certa curiosità per ciò che l'immaginazione del lettore può intravedere, non li porterà a nessuna realtà concreta legata al calcio. Nemmeno vagamente e tanto più se il lettore non ha famigliarità con la realtà del calcio tedesco degli anni 70. Tuttavia, se hai deciso di dare una occhiata a questo scritto e di andare avanti, garantisco che non ci si annoiera' e si viaggera' nel tempo in cui una squadra di calcio Tedesca, smise di essere solo una squadra di calcio per fare un passo avanti e diventare anche un vero e proprio spettacolo, uno spettacolo nel più puro stile Americano. L'artefice di questa strategia fu nientemeno che Peter Krohn,

economista nato nel 1932 ad Amburgo e il cui dottorato si era concentrato su una brillante tesi su Karl Schiller, l'influente ministro federale dell'Economia tra il 1966 e il 1972 che è considerato uno dei artefici del miracolo Tedesco del dopoguerra. Da allora, il Dr. Krohn inizio' a lavorare come direttore della società Axel Springer AG, editrice - tra le altre pubblicazioni - del giornale BILD, prima di creare una propria agenzia pubblicitaria. Il 26 novembre 1973, il Dr. Peter Krohn fu eletto presidente del Hamburger SV, in sostituzione di Horst Barrelet, che aveva tenuto le redini dell'entità dal 1968. Suo padre, Hans Krohn, aveva giocato per l'HSV agli albori, faceva anche parte della leggendaria squadra che nel 1923 divenne per la prima volta Campione di Germania. Nel suo piccolo, Peter, aveva anche giocato come portiere nelle giovanili dell'HSV. Nel suo discorso pre-voto, conquisto' tutti, con le sue


proposte economiche innovative e le moderne modalità di gestione aziendale. Una volta proclamato presidente dall'assemblea dei soci, le sue prime parole furono: "Porterò l'HSV in cima all'Europa!" In quel momento, il Bayern minacciava di affermarsi come la grande forza del calcio tedesco grazie, tra l'altro, alle possibilità finanziarie offerte dallo Stadio Olimpico di recente apertura: “Sono rimasto stupito da tutto ciò che il Bayern offre ai suoi ospiti, che hanno il necessario per sentirsi a proprio agio in un'atmosfera rilassata, mentre si gode il gioco, ma anche durante l'intervallo e alla fine della partita. Hanno cibo e bevande, schermi televisivi a colori…”. Ed è cio' a cui Peter Krohn ha sempre prestato attenzione. Tutti quei dettagli che erano nuovi e potevano portare a un aumento del reddito economico. Inoltre, era un modo per attirare il calcio verso settori della società che di solito non erano coinvolti. Scopri' anche il potere dei media. E lo fece appena cinque giorni dopo essere stato eletto presidente e nel modo più casuale possibile. Dopo un pareggio in Coppa di Germania in cui l'HSV aveva battuto il Darmstadt 3:1, il quotidiano BILD pubblicò la notizia che, durante l'esultanza, il dottor Peter Krohn aveva perso il portafoglio e offriva una ricompensa di 500 marchi per la sua restituzione. Da quel momento in poi, non passò giorno senza che il suo nome comparisse sulla stampa. Se ne occupò Krohn stesso. Nelle redazioni ogni mattina la domanda sempre era la stessa: abbiamo un titolo per oggi? O chiamiamo il dottor Krohn?... In poco tempo finì per diventare il grande showman del calcio tedesco. "La Bundesliga è il grande circo del nostro secolo", arrivo' a commentare con assoluta naturalezza. Quella considerazione che ha il calcio oggi nel nostro quotidiano, la sapeva vedere come pochi, gia' 40 anni fa. La sua nuova concezione di come dovrebbe essere un club di calcio lo portò a firmare nel 1973 un accordo di 2 anni con la società italiana Davide Campari di Milano per l'HSV, disponibile ad indossare la pubblicità “CAMPARI” sulle proprie maglie in cambio di 400.000 marchi a stagione.

Divento' la seconda squadra tedesca in Bundesliga a farlo dopo il pioniere Eintracht Braunschweig. Curiosamente, dobbiamo dire che le televisioni cercarono di boicottare questa iniziativa, anche se la pubblicità fini' per essere bandita solo nelle competizioni Europee, dove la squadra giocava con la sigla "HSV" sul petto. Ma la cosa non si è fermata qui, tutt'altro. Krohn era una fonte inesauribile di nuove idee. Al fine di creare una rosa più competitiva, lancio' l'iniziativa "I supporters comprano i giocatori", volta a raccogliere fondi per fare acquisti per la squadra. I prezzi dei biglietti aumentarono e l'Amburgo ottenne i benefici necessari per far fronte agli acquisti del centrocampista Horst Bertl (100.000 marchi pagati al Borussia Dortmund) e soprattutto, dell'attaccante Willi Reimann, per il quale l'HSV pago' 700.000 marchi all'Hannover 96, la cifra più alta mai pagata per un calciatore della Bundesliga.  Allo stesso modo, le sessioni di allenamento del HSV diventarono parte dello spettacolo. Ad esempio, a volte veniva allestito un piccolo palco nel cerchio centrale del campo con una banda di ottoni che animava la seduta durante l'allenamento dei giocatori; in altri, il famoso attore comico Mike Krüger ha agito come guardalinee nelle partitelle e persino elefanti furono collocati vicino al campo di gioco. Si distribuiva anche birra, si lanciavano palloncini e si permetteva addirittura di suggerire tramite schede quali erano le posizioni in cui la squadra dovesse rafforzarsi. In cambio, ogni fan pagava 2 marchi, e talvolta potevano radunarsi fino a 20.000spettatori. Pazzesco! A tal proposito Manfred Kaltz,ha commentato non molto tempo fa che “è evidente che i giocatori non fossero troppo divertiti dallo spettacolo che si allestiva in alcuni allenamenti , o che gli elefanti sarebbero comparsi all'improvviso in campo", aggiungendo che "con Krohn ci sono stati problemi in più occasioni, soprattutto con i più veterani della squadra, che non vedevano bene che entrasse negli spogliatoi per parlare di tattica. Sotto questo aspetto siamo sempre rimasti uniti”. In questo senso va detto che non sono mancati i momenti in cui Krohn, che controllava tutto, si intromise nel lavoro dell'allenatore Kuno Klötzer, che nonostante tutto era un allenatore di successo e con il quale la squadra si è sempre trovata a suo agio. Vi dirò allora che una volta Peter 


Krohn porto' addirittura Tina Turner a mangiare con la squadra e che sotto la sua presidenza, la sera prima di ogni partita, la squadra non pernottava più negli alloggi del club di Ochsenzoll o Norderstedt, ma di fatto al lussuoso Plaza Hotel (ora SAS Radisson Hotel). Inoltre, bandi' dai manifesti di propaganda il concetto di "amichevole", poiché riteneva che "questa è una qualifica del secolo scorso, e allo spettatore che paga un biglietto deve essere offerto qualcos'altro", mentre trasformava le tribune in piedi di uno dei settori del Volksparkstadion in posti a sedere affermo': "Uno stadio colorato e accogliente trasmette positività ed elimina la possibilità di possibili aggressioni tra gli spettatori". Un visionario in questo senso, senza dubbio. Nemmeno le sue dichiarazioni alla stampa erano esattamente caratterizzate per la loro moderazione. Anzi. Erano il vero riflesso di una mente che pensava in grande: "Se mai vinceremo la Bundesliga o la DFB Pokal, prometto di organizzare una grande parata con gli elefanti lungo Jungfernstieg Avenue". O come sempre ripeteva allora, "Hollywood è morta e dobbiamo trovare un sostituto, ad esempio il calcio". E in questo senso era chiaro che l'Hamburger SV doveva essere una squadra attraente per tutti: “Anche le nonne dovrebbero essere interessate all'HSV. È chiaro che non verranno allo stadio, ma potranno parlare della squadra con i loro nipoti… ”Nell'autunno del 1975, in una partita di Coppa Uefa contro il Young Boys, Krohn tornò a sfoggiare le sue peculiari idee: “Laverò di spumante tutti i giocatori che riusciranno a segnare un gol nella partita di oggi. Ci sarà così tanto champagne che potranno riempire la vasca e nuotarci dentro con le loro mogli o fidanzate. Questo è erotico”. La proposta non pare avessedo motivato abbastanza i suoi giocatori, visto che lo scontro fini'  0:0. Ma da buon economista non trascurò nemmeno le finanze: nella stagione 1973/74, in un pareggio di DFB Pokal contro il Borussia Mönchengladbach, offrì ai suoi giocatori un bonus di 1.200 marchi a testa, ma non per la vittoria, per il pareggio, poiché in tal caso si sarebbe dovuto giocare ad Amburgo un match di ripetizione, con il conseguente aumento degli utili. E l'insolita proposta non poteva andare meglio: l'HSV ha pareggio' 2:2 fuori casa e al ritorno ha risolse ai rigori davanti a 50.000 spettatori. Nel giugno del 1975 Peter Krohn, cessò di essere presidente dell'Hamburger SV, ma all'inizio del 1976 assunse il ruolo di Direttore Sportivo dello stesso, quindi la sua influenza all'interno del club non venne quasi di nulla diminuita. Al contrario. Imperterrito, continuò a mettere in atto molte delle idee che gli frullavano per la testa, alcune forse un po' anacronistiche per l'epoca, al fine di generare nuove e maggiori entrate. E forse la più nota di tutte, quello per il quale la maggior parte dei tifosi dell'HSV continua a ricordarlo, avvenne in vista della stagione 1976/77, e fu il cambio della tradizionale maglia bianca da gioco della squadra con un colore "rosa caldo" che non lascio' assolutamente nessuno indifferente. Poco si disse della maglia indossata dalla squadra in trasferta un anno prima, una "celeste", che anticipava anche lo stesso design con voluttuosi revers del colletto



 bianchi al collo. Le famose "trikots rosa" secondo Krohn, erano una nuova strategia di marketing per aumentare il numero di donne interessate al calcio. “Quelle maglie rosa ci rendono una squadra diversa e speciale. Se giocando con loro arrivassimo ultimi in Bundesliga, sicuramente non le riutilizzeremmo”. Ma come inizio' il tutto? Lo stesso Peter Krohn spiego' non molto tempo fa in un'intervista quale fosse stata l'origine della sua idea sulle controverse maglie: “A quel tempo i club non avevano ancora pensato di attirare tifosi da altri gruppi della società, e per quello che avevo vissuto nella mia carriera professionale, lavoro come pubblicista, sapevo che le donne erano un settore interessante, quindi mi è venuta l'idea di disegnare una t-shirt che fosse affine ai gusti femminili. Per questo abbiamo organizzato un concorso tramite un giornale, e poi abbiamo fatto una sfilata in cui si votava il colore che avrebbe dovuto avere la nuova maglia dell'HSV. Il risultato di tutte queste attività sono state le maglie rosa e il 10% degli spettatori in piu' che in seguito sono venuti al Volksparkstadion erano donne, più che in qualsiasi altro stadio della Bundesliga”. E cosa ne pensarono i giocatori del HSV, protagonisti spettatori di tutta questa storia? Nessuno meglio del già citato Manfred Kaltz per  raccontare il feeling dello spogliatoio in relazione alle controverse maglie: “Ricordo bene la stagione 1976/77, e non solo per le belle partite che abbiamo giocato. Penso che l'HSV di allora sara' ricordato per le loro maglie, o meglio: per il colore delle maglie. E non era il classico bianco, blu o nero, ma rosa, o fucsia, come dicevano in tanti, che poi abbiamo abbinato a pantaloncini blu o bianchi. Bene, ok, pensavamo che fossero chic, anche se devo anche dire che i giocatori ci hanno messo un po' ad abituarsi. All'epoca era un colore molto audace. Tra di noi abbiamo fatto commenti e riso sulla questione, ma quella stagione abbiamo finito per vincere la Coppa delle Coppe, quindi non è stato poi così male. Inoltre, in un certo senso 

siamo stati pionieri in un tema come quello della moda calcistica, che oggi tanto si è evoluto”. Come abbiamo visto, Krohn detestava il concetto di amichevole, quindi deve esserci sempre qualcosa in gioco che spinga i tifosi a comprare un biglietto. E sono in pochi a sapere che quello che oggi è un trofeo ufficiale, la Supercoppa Tedesca, all'epoca fu un'idea di Peter Krohn, che all'inizio del 1977 decise di organizzare una partita tra l'HSV e il Borussia Mönchengladbach, attuale campioni rispettivamente della DFB Pokal e della Bundesliga. Il vincitore avrebbe preso la cosiddetta Supercoppa. La Federazione tedesca all'epoca non voleva sapere nulla della faccenda, ma nonostante ciò la partita si giocò - ad Amburgo, ovviamente - il 1 agosto e si concluse con la vittoria dei 'Gladbacher per 2:3. Il giorno in cui Kevin Keegan ha dichiarato alle telecamere della BBC che aveva bisogno di "un nuovo stimolo" nella sua carriera, a Peter Krohn si accese immediatamente una lampadina in testa. A 26 anni, l'attaccante inglese, appena proclamato campione d'Europa con l'FC Liverpool e considerato il miglior giocatore del continente, era il pezzo mancante del puzzle. Keegan era un'innegabile scommessa sportiva, ma allo stesso tempo era una star dei media capace di generare enormi profitti da solo. Per Krohn, questo si traduceva in un HSV più competitivo sulla scena Tedesca ed Europea, ma anche una

 maggiore presenza sui media e un invito ad aumentare i ricavi della societa'. La stampa dell'epoca dava già per scontato che Kevin Keegan sarebbe finito al Real Madrid quando sarebbe esplosa la bomba: Keegan avrebbe giocato per l'HSV! Peter Krohn se l'era cavata di nuovo, e all'allora astronomica cifra di 2,2 milioni di marchi,  riuscì a portare sulle rive dell'Elba il grande giocatore del Liverpool, che guadagnerebbe 500.000 sterline per ciascuna delle tre stagioni che aveva firmato. E lo fece senza che il Club dovesse richiedere un solo prestito bancario. Si potrebbe quasi dire che la firma fu autofinanziata. Tra le altre iniziative, Krohn decise di presentare Keegan ai tifosi, per una partita al Volksparkstadion il 27 luglio 1977 contro l'FC Barcelona di Rinus Michels e Johan Cruyff in quello che divenne noto come il "Gala delle Stelle". Parteciparono 45.000 spettatori. L'HSV batte' i catalani per 6:0 e l'euforia sali' alle stelle. Pochi giorni dopo, il 4 agosto, fu proprio l'FC Liverpool a visitare Amburgo in occasione di quella che Krohn chiamò ''Hafenpokal'' o "Ports Cup", affrontandosi due famose città portuali. I biglietti si sono volatilizzati in poche ore, la partita si è giocò davanti a un pubblico di 61.000 spettatori, che portò all'HSV non meno di 950.000 marchi. Gli anseatici hanno vinsero per 3:2 e Keegan abbagliò la folla. Oltre a questi eventi, anche il nuovo contratto pubblicitario firmato da Krohn un anno prima con la multinazionale giapponese HITACHI (1,5 milioni di marchi per 3 anni) contribui' a finanziare la


firma della star Britannica. Sia nel suo ruolo di presidente del Hamburger SV, sia in seguito, nel suo lavoro di direttore sportivo, Peter Krohn è passato alla storia come un personaggio controverso ed eccentrico, il cui ruolo di showman ha oscurato la sua efficacia come manager, ma non dobbiamo dimenticare che quando arrivo' nel 1973, l'HSV aveva accumulato un debito di 3,5 milioni di marchi e che la sua gestione finanziaria si è tradotta in un reddito di ben 16 milioni di marchi all'attivo. In questo modo ha gettato le basi per i futuri successi della squadra. Ad esempio, 9 degli 11 titolari di quel HSV che ha vinto la Bundesliga nel 1979 furono ingaggiati da Krohn, tra cui il grande Felix Magath, che 

giocava in Seconda Divisione con l'1FC Saarbrücken e che ha scoperto nel 1976 guardando i riassunti dei canali televisivi della rete ARD… Tuttavia, la sua partenza da Amburgo nel novembre 1977 non ebbe esattamente successo. Il suo destino fu strettamente legato a quello di Rudi Gutendorf, l'allenatore arrivato in quella stagione per sostituire Kuno Klötzer. Dopo un inizio entusiasmante, gli scarsi risultati iniziarono a indebolire la posizione dell'allenatore a partire da ottobre, quando ci furono due sconfitte in campionato contro l'Eintracht Braunschweig e il Saarbrücken, insieme al doloroso 1:2 subito contro l'Anderlecht in Coppa delle Coppe Europa. Gutendorf si giustifico' dicendo che “dobbiamo concentrarci sul gioco del calcio e sbarazzarci subito delle sciocchezze! Non abbiamo bisogno di sarti inglesi o di concentrarci sugli hotel di lusso”. Fu un chiaro attacco ai metodi di Krohn, ma la crisi all'interno dell'HSV divenne sempre più grande e si estese ad altri livelli. I giocatori decisero di supportare Peter Nogly, che Gutendorf aveva rimosso come

capitano e nessuno di loro voleva assumere la fascia di capitano della squadra. Questo fu uno sgarbo in piena regola per l'allenatore. Per completare le cose, Krohn accuso' il presidente Paul Benthien di mancanza di leadership per risolvere la situazione. Infine, il problema fu risolto con il licenziamento di Gutendorf  ma pochi giorni dopo, anche con il licenziamento di Peter Krohn da HSV Manager. Come si e' visto, al di là del suo lavoro manageriale, Peter Krohn si è rivelato un vero visionario, in anticipo sui tempi quando si tratto' di concepire aspetti come la spettacolarizzazione e il marketing, all'interno del calcio. E lo ha fece con la creazione di un “brand” – in questo caso HSV - che consentisse di diffondere e valorizzare l'immagine del Club, lo fece con il reclutamento del pubblico femminile per attirare più tifosi allo stadio, lo fece con innovazione nel design delle t-shirt (l'Amburgo usava 3 o 4 modelli diversi per stagione, cosa impensabile in quegli anni); oppure con l'assunzione di giocatori dal richiamo mediatico, come abbiamo visto e il tutto con l'unico obiettivo di generare reddito per avere giocatori migliori e quindi, una squadra più competitiva. 50 anni fa ha saputo implementare molte delle tecniche attuali per generare nuove risorse, e questo è qualcosa che deve 


essergli riconosciuto. Non sarebbe giusto incasellarlo unicamente come " colui che ha introdotto le maglie rosa nel calcio...". Krohn, continuo' anche negli anni successivi ad essere ospite fisso delle assemblee generali annuali del HSV e a coinvolgere l'attenzione dei presenti, con i suoi discorsi. All'accesa assemblea generale del 2012, lascio' la riunione in anticipo, stupefatto dalla confusione indistricabile in cui era precipitata la societa' anseatica. Si preannunciavano anni turbolenti. Il 1 aprile 2021, appena 16 giorni dopo la scomparsa di sua moglie Doris, Krohn se ne e' andato, all'età di 89 anni. R.I.P.



 

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