mercoledì 22 dicembre 2021

602) 1983 - DIETER SCHATZSCHNEIDER E L'EREDITA' PESANTE DEL ''MOSTRO'' - Da Hannover ad Amburgo e ritorno.


Dieter Schatzschneider è stato fino al 2021 il capocannoniere della seconda Bundesliga, con 153 ret in 201 partite, ma soprattutto e' stato un eroe per i tifosi dell'Hannover 96. In Bundesliga, invece, il centravanti pur se prolifico, purtroppo non riusci' a fare il salto di qualità.
Quando l'SV Hannover 96 e l'SV Hamburger si affrontano, è sempre stata una questione di decidere chi è l'HSV "giusto". Agli occhi dei tanti tifosi ci sono derby molto più esplosivi in altre citta', ma neanche i club che stanziano al nord sono del tutto dei novellini in questo senso. In quasi 60 anni di Bundesliga, solo pochi giocatori hanno cambiato squadra, passando da Hannover a Hamburg e viceversa... Uno dei

più importanti fu sucuramente Dieter Schatzschneider - Un'icona del 96 per moooolto tempo. Per Schatzschneider fu il duello interno, combattuto tra il suo grande amore, contro la sua grande 


opportunità. L'attaccante ha deciso forse con troppa precipitazione. Cio' accadde nell'estate del 1984: "Quando sono arrivato all'HSV, per l'allenatore Ernst Happel, ero un diamante grezzo", riassume oggi Dieterone. "Dopo che segnai 15 gol, dopo un anno, ero passato alla semplice polvere di carbone". Nella stagione 1982/1983, l'Amburgo si era appena aggiudicato la corona d'Europa. "Schatz" dovrebbe seguire le orme di Horst Hrubesch per i campioni di Germania e vincitore della Coppa dei Campioni.


 Dovrebbe raccoglierne l'eredità. Ma il nuovo arrivato non capiva perché non fosse amato come il suo predecessore, nonostante il suo tasso di rendimento se vogliamo piu' che accettabile. Il fisico era quello. Le caratteristiche...simili. Nato ad Hannover, è cresciuto in strada, nel problematico distretto di Vahrenheide. Lì regnava la legge del più forte e Schatzschneider non solo aveva una grande stima di se stesso, ma si guadagnava anche il rispetto attraverso i fatti. "Lo dirò così com'è: sono stato un teppista", non sorvola su nulla oggi. "Quello che è succedeva allora era tutto al limite. Avrebbe anche potuto andare diversamente". Per molti dei suoi compagni dell'epoca le cose non andarono bene, "Reclusi, fuori di carcere, reclusi di nuovo a volte anche per dodici, anche 15 anni". Per lui ricorda: ci fu "solo un fine settimana" in cella. Che Schatzschneider abbia trovato la via d'uscita da Vahrenheide fu solo grazie alla sua gran passione e impegno sul campo di calcio, abbinata a un fiuto particolare per il gol. L'uso dei gomiti e la sua forza, che aveva imparato a usare per strada, lo aiutavano anche nello sport. L'attaccante arrivo' fino all'Hannover 96 attraverso l'OSV Hannover nell'estate del 1978 all'età di 20 anni. Tuttavia, inizialmente aveva dei dubbi su una carriera calcistica: aveva un lavoro part-time in un ufficio durante il suo primo anno in seconda divisione: "Ma sono contento che mi sia stato risparmiata una vita di ufficio monotona". Anche quando segnava un gol dopo l'altro per i "96", il giovane aveva sempre bisogno di un calcio sul fondoschiena per essere stimolato. A volte dopo le brutte partite, il padre lo ha assillava dicendogli che avevano "già sgombrato un posto, sul nastro trasportatore di quella tale azienda". E poi arrivo' il suo primo allenatore professionista Diethelm Ferner, che divenne il suo sponsor e promotore.Una volta, però, non riuscirono a impedirgli di fare qualcosa di stupido. Dopo una sconfitta, Schatzschneider e i suoi compagni vagabondarono per i bar per tutta la notte. Sulla strada di casa, un tifoso deluso lo insulto' in modo acceso, come sottolinea ancora oggi Schatzi e l'attaccante ubriaco, lo ha colpito con violenza. La polizia arrivo' rapidamente e lo mise nella cella fino a che non 

avesse smaltito la sbornia. Il tesoriere dell' Hannover Dr. Helmut Scharnofske prese il bullo per la collottola e lo ha trascino' dalla parte lesa per scusarsi. "Non importava la ragione, allora mi vedevo sempre nel giusto", ricorda Schatzschneider. "Ho sempre chiarito i problemi immediatamente, e non con le parole". Tuttavia, queste scaramucce non lo fermarono ne lo limitarono durante la salita alla fama. In cinque anni in seconda divisione, Schatzschneider ha segnato quasi 150 gol ed è stato il capocannoniere massimo, per 34 anni, fino a che nel 2021, Simone Terodde lo scalzo' dal trono dei marcatori della serie cadetta del calcio Tedesco. "Dodici o 13 club della Bundesliga erano interessati a me", riferisce Schatzschneider. Molti allenatori e dirigenti lo hanno tampinato nel suo appartamento ad Hannover, al quinto piano, senza ascensore. Compreso Otto Rehhagel che venne con sua moglie, "fece di tutto per prendersi cura di me". Anche il manager ''peso massimo'' del Bayer Leverkusen, Reiner Calmund, è passato di lì. "Quando è arrivato al piano, ho pensato che dovevo chiamare l'ambulanza, visto il modo in cui ansimava e sudava. Mi disse: ''Spero che ne valga la pena". Lo sforzo in effetti non ne è valsa la pena. Quando l'HSV con Felix Magath e Co., il miglior club 


d'Europa in quel momento ha bussato, tutti gli altri poterono fare le valigie: "Dovevo andarci, pensavo di essere il miglior centravanti d'Europa", dice Schatzschneider e ride. Quindi, il rinomato club dell'Elba ottenne i servizi del Dieterone che gli costo' un attuale milione di euro. Un anno e mezzo prima della scadenza del suo contratto ad Hannover, fece una parentesi al Fortuna Colonia. Il Fortuna Colonia ha pagato quasi 300.000 euro, che furono una vera benedizione per il tesoriere dei 96ers. Il contratto con l'Amburgo fu firmato per tre anni, ma se Schatzschneider era ancora grande protagonista ad Hannover e Colonia, ad Amburgo dovette passare in secondo piano. L'attaccante ha mostro' il solito fiuto per i gol anche sull'Elba, ma si è rifiutò di lavorare anche in fase difensiva quando necessitava: "Era il mio stile in quel momento. Non ho fatto concessioni. In poche parole: loro corrono, io faccio gol. Questa era la mia filosofia". Schatzschneider non fu ben accolto da primedonne e da lavoratori come Magath, Manfred Kaltz e Wolfgang Rolff, nonostante i 15 gol. Dopo un anno all'HSV, 


Schatzschneider getto' la spugna. Si rammarica ancora oggi di essersi arreso e di aver tagliato il traguardo della rimnuncia così rapidamente:  "Tutto ciò che avvenne dopo fu addirittura una retrocessione di categoria sempre a Colonia. Ecco perché ho chiuso la mia carriera in anticipo". Nonostante tutto, Schatzschneider valuta l'anno sotto Happel, ai vertici della sua carriera. Schatzschneider ha conseguito la licenza di allenatore fino alla licenza A e ha anche lavorato come allenatore per diversi anni, soprattutto in Bassa Sassonia. Ha smesso di lavorare come l'agente di un giocatore dopo sei mesi. Al 96, Schatzschneider fu impiegato come junior scout e allenatore per ben due anni. Ma anche se Schatzschneider è un dipendente del club, non si tira indietro se deve dire la sua opinione. Quando nel 2013 ha critico' il livello di forma fisica della squadra in una conferenza stampa, non gli fu permesso di volare con la squadra alla partita di Europa League a Mosca per volere

 dell'allenatore professionista Mirko Slomka. "Non mi ha sconcertato ed è stato assolutamente ridicolo", ha detto Schatzschneider. L'ex giocatore ascolta con più attenzione invece quando il presidente del club Martin Kind esprime le sue di critiche. "Ha 76 anni", sottolinea, "ma sa anche come prendermi". Entrambi hanno una stretta amicizia da molti anni, ma Schatzschneider ha rifiutato per anni "per rispetto" di usare il suo amico per facilitazioni. Sa che i "rossi" sono nelle migliori mani economiche di Unternehmer Kind ed è in ogni caso a disposizione del presidente stesso, con consigli e azioni in materia di sport. Oltre a sua moglie Isabella, con la quale è sposato da ben 39 anni e con cui ha tre figlie, il cuore di Schatzschneider appartiene all'Hannover 96. "Il club è esattamente il mio genere al 100 per cento, il resto conta esattamente zero per cento", sottolinea. . E conclude con un pensiero all'Hamburger SV, dove tutto sommato perse la sua "innocenza" L'"HSV è completamente privo di significato per me." Niente. Quasi quarantanni dopo il suo trasferimento sull'Elba, non c'era traccia di strascico emotivo.


Nessun commento:

Posta un commento