mercoledì 29 dicembre 2021

609) I PERSONAGGI - UWE SEELER - ''La fedeltà per Amburgo e per l'HSV, del figlio piu' amato di Germania.''


Eterno ottimista, Uwe Seeler ha sempre avuto la capacità di prendere la vita e lo sport dal lato buono, trasmettendo questa immagine di un giocatore sempre sorridente e che non si arrende mai. Se si da' uno sguardo indietro, fu uno dei più grandi nomi del calcio tedesco, che ha vissuto, tra gli altri, la seconda guerra mondiale, e con una carriera che iniziata nel 52 e terminata nel 1972, ha abbracciato temporalmente, quattro Mondiali, uno scudetto, una Coppa di Germania e una finale Europea. Un uomo che all'Inter avrebbe potuto riempirsi le tasche ma che ha preferito unire due lavori e trascorrere la carriera nel suo club del cuore, l'Amburgo SV. “I Dinosauri”. Basta guardare questo soprannome dato alla squadra dell'Amburgo SV per capire il peso che questo club ha nel calcio tedesco. Questo soprannome si riferisce infatti alla longevità del club anseatico, unica squadra presente ininterrottamente in Bundesliga dalla creazione di quest'ultima nel 1963 fino al 2018...prima della desolata e agonizzante discesa nella serie inferiore. Cinquantacinque anni nell'elite che hanno visto l'HSV vincere il campionato tre volte, due Coppe di Germania e brandire anche la Champions League


 nel 1983. Ma l'età d'oro del club sembra alle sue spalle ed è ora la spada di Damocle della cattiva amministrazione societaria che pende costantemente sopra la sua testa.  Uwe Seeler è nato nell'autunno del 1936 ad Amburgo, sulle rive dell'Alster, nel distretto di Eppendorf,. La Germania era allora sotto lo stivale di Adolf Hitler e del regime nazista, che molto rapidamente cercò di arruolare il giovane. Berlino e la Germania erano ormai sotto scacco e il Reich arruolava chiunque potesse reggere un fucile o ua granata.  “Avevo 9 anni e quando sono arrivati ​​i nazisti, mio ​​padre li ha cacciati. Ha detto che non c'era modo che andassi in guerra per difendere Berlino ", ha ricordato Seeler in un'intervista con la rivista So Foot. Durante questa infanzia difficile, scossa dalla seconda guerra mondiale, il piccolo Uwe scoprì molto presto la passione per la palla tonda: “Ci furono i bombardamenti, i bombardamenti degli alleati… È in queste macerie che abbiamo iniziato a giocare a calcio. Sui selciati che abbiamo ripulito dalle macerie”. L'anno 1945 segnò la fine del conflitto e i primi passi calcistici del futuro nazionale 


tedesco che seguì le orme del padre Erwin e del fratello Dieter e si unì all'HSV Hamburg. Otto anni dopo, all'età di 16 anni, muove i primi passi in prima squadra, durante una sfida contro il Gottinga 05. Una prima esperienza di cui conserva un bel ricordo. “Ricordo che la mia guardia del corpo era il doppio di me! Comunque, quel giorno giocai abbastanza bene. Ho anche vinto qualche duello”. Molto rapidamente, la notorietà del giovane attaccante attraversò l'Hansa e inizio' a farsi un nome in tutto il paese. Roumors che arrivarono alle orecchie dell'allenatore della BRD, Sepp Herberger che convoca per la prima volta il giovane attaccante dell'HSV nel 1953. L'inizio di una prima grande storia d'amore per Seeler che segnerà 43 reti in 72 presenze con la Mannschaft Nazionale e diventerà uno delle più grandi leggende del calcio giovanile germanico. Nel 1958, Seeler continuò la sua carriera in nazionale volando in Svezia per partecipare alla sua prima Coppa del Mondo. Un momento intimidatorio per il giovane che si trova a tu per tu con le leggende viventi del pallone. ''Guadagnai il mio posto da titolare poco prima dell'inizio del torneo. Con Karlz-Heinz Schnellinger eravamo i più giovani del gruppo'', ricorda Seeler sulle pagine di So Foot. Dopo un secondo Mondiale nel 1962 in Cile, Seeler vivrà le emozioni più forti della sua carriera internazionale durante i due Mondiali che seguiranno. Nel 1966, Uwe Seeler non è più il giovane inesperto che era ai Mondiali del 1958. È il leader della Mannschaft e vuole riportare il trofeo in Germania. La BRD riesce a raggiungere la finale della competizione, affrontando gli inglesi che hanno il grande vantaggio di giocare questa finale in casa nella loro tana di Wembley. Una partita persa 4 gol a 2 dopo i tempi supplementari e che resta un vero trauma d'oltre Reno. Il gol che cambierà le sorti di questa partita è un gol controverso segnato da Geoff Hurst al 100° minuto. È 


stato poi convalidato dal guardalinee, nonostante le proteste dei tedeschi che asserivano che la palla non ha mai superato la linea. Per Uwe Seeler, non c'è dubbio che il gol avrebbe dovuto essere annullato. "No, no, no, non c'era. Non c'era assolutamente nessuna rete. Ero a sedici metri, ho visto tutta l'azione. La conclusione di Hurst mai, ma poi mai, ha superato il limite.» Un cliché di Seeler al termine di questo match farà poi il giro del mondo. Vediamo l'attaccante tedesco lasciare il prato, a testa in giù, devastato, sotto scorta mentre una banda musicale festeggia la vittoria dell'Inghilterra. Questa Fotografia è stata eletta "foto del secolo" da Kicker. Quattro anni dopo, il dolore di Wembley, è ancora nella mente di tutti quando si tratta di volare in Messico. Un nuovo Mondiale che si traduce in una nuova delusione per la BRD che vedrà interrompersi il suo corso nella semifinale contro l'Italia. Una sconfitta per 4 gol a 3 dopo i supplementari in una partita incredibile che oggi è soprannominata la partita del secolo. Sempre dalla parte dei vinti, Seeler ricorda un incontro divenuto ormai leggenda del calcio. “E' stata una partita davvero pazzesca, si andava avanti e indietro da una porta all'altra. Eravamo tutti fatti, ma è sfociata in una partita magnifica”. Nonostante l'immensa delusione emersa da questi due incontri, Uwe Seeler ne ha bei ricordi, come ha raccontato al sito FIFA. "Ci sono due partite che non dimenticherò mai: la finale del Mondiale del 1966 contro l'Inghilterra e la semifinale del Mondiale del 1970 contro l'Italia". 


Un'affermazione che rispecchia perfettamente il carattere di Seeler. Un combattente che ha saputo mettere le cose in prospettiva, superare le delusioni e prendere il lato buono dello sport. In totale, Uwe Seeler ha partecipato a quattro Mondiali (1958, 1962, 1966 e 1970), tanto quanto giocatori del calibro di Pelé, Maradona, Maldini, Ronaldo o Oliver Kahn. Meglio ancora, l'attaccante della BRD ha segnato almeno un gol in ciascuna di queste competizioni. È l'unico con Pelé e Miroslav Klose che può vantare una prestazione del genere. Mentre tornava a mani vuote dalle sue quattro avventure internazionali, Seeler fu nominato "Capitano onorario della Mannschaft per l'eternità" dalla sua Federazione. Una distinzione che condivide con tre leggende: Fritz Walter, Lothar Matthäus e Franz Beckenbauer. La differenza tra Uwe Seeler e questi tre giocatori? Essi hanno sollevato il prezioso trofeo. Anche se avesse avuto una carriera internazionale degna dei più grandi, sarebbe ingiusto ridurre la carriera di Uwe Seeler alle sue 72 presenze con la BRD. Prima di essere il centravanti della Germania, questo fantastico marcatore è il volto per sempre associato a un club, l'Amburgo SV. Negli anni '50, l'attuale 


versione della Bundesliga non era ancora stata creata, quindi i vincitori di ogni campionato regionale si incontravano in una fase finale nazionale. Uwe Seeler impazzava in lungo e in largo nella Regionalliga Nord, con la sua squadra di Amburgo. Ha vinto questo campionato 9 volte di fila tra il 1955 e il 1963. Nel 1960, il club anseatico vinse anche la fase finale e divenne campione Tedesco. In quel lasso di tempo, Seeler ha segnato ben 237 gol in 267 partite. Tuttavia, a prima vista, Uwe Seeler non è nulla di eccezionale e nulla lo predestina a diventare il marcatore che diventerà poi. Un'altezza media (1m70), una testa calva sin dalla giovane età e un'apparente rotondità che nasconde però una muscolatura imponente. Nonostante ciò è dotato di una fenomenale elevazione e di una coordinazione in acrobazia che spesso lo fa dominare in campo aereo. Seeler è anche un combattente eccezionale che non molla mai e colpisce per il suo impegno fisico. Risorse che lo porteranno a sfruttare le sue doti di marcatore in Bundesliga quando fu creata nel 1963. La Regionalliga poi scomparve, ma Uwe continua a infilare i gol come perle: scuoterà le reti 137 volte in 237 partite di Bundesliga. Nonostante l'innegabile contributo 

del suo attaccante, l'Amburgo SV non riuscì a vincere il campionato tedesco negli anni Sessanta. Solo una Coppa di Germania, vinta 3 gol a 0 contro il Borussia Dortmund (tripletta Seeler) riempirà la bacheca dei trofei del club. A livello europeo, l'HSV dovrà accontentarsi di una finale di Coppa delle Coppe persa 2:0 contro l'AC Milan nel 1968 a Rotterdam. Ma la sua consacrazione Europea era arrivata già nella Coppa Campioni '59-'60 quando guida l'Amburgo, dove gioca anche suo fratello Dieter, fino ad un drammatico spareggio col grande Barcellona di Suarez, Kocsis e Czibor per l'accesso alla finalissima col Benfica. Sono tre partite intensissime, drammatiche. Dopo una sconfitta per 0:1 a Barcellona, in un Volksparkstadion stracolmo di 70.000 tifosi entusiasti proprio Uwe completa la rimonta quando mancano poco più di venti minuti alla fine coronando con il gol una prestazione maiuscola. Il favoritissimo Barcellona, la squadra più potente d'Europa assieme al Real Madrid, vacilla sotto i colpi di un outsider come l'Amburgo guidato da quel centravanti tarchiato e coraggiosissimo che sembra capace di tutto infiammando il pubblico ed incoraggiando i compagni, lui, il più giovane. Sembra fatta, ma all'ultimo tuffo un gol di Kocsis, che precede di pochi secondi il fischio finale, manda le due squadre alla "bella" di Bruxelles dove, sette giorni dopo, la maggior esperienza blaugrana condanna i tedeschi all'eliminazione. Nonostante i risultati collettivi contrastanti, Uwe Seeler ha vinto molti riconoscimenti personali durante la sua carriera: capocannoniere del campionato tedesco del 1964, capocannoniere della Coppa delle Coppe nel 1968 e tre volte eletto giocatore tedesco dell'anno nel 1960, 1964 e 1970. Per comprendere appieno la popolarità di Uwe Seeler, bisogna guardare oltre le statistiche e guardare al carattere di questo straordinario calciatore. L'attaccante dell'HSV ha rapidamente guadagnato il soprannome di Uns Uwe, "il nostro Uwe" in Italiano, tra i sostenitori dei Rothosen. Questo soprannome gli è stato dato per la sua modestia, gentilezza e lealtà. Quando si parla della sua carriera, Seeler fa riferimento a un momento molto diverso del calcio di oggi. "Allora era incomparabile a oggi: non eravamo professionisti, 


avevamo lavori per mantenere le nostre famiglie". La leggenda del club anseatico non fa eccezione alla regola e Uwe lavora come rappresentante dell'Adidas nelle regioni di Amburgo e Bassa Sassonia. Un lavoro che non ha mai lasciato nella sua carriera, per bisogno di soldi. “In Regionalliga, ricevevamo appena 320 marchi tedeschi al mese. Era una paghetta, niente di più. La Bundesliga è iniziata solo nel 1963, e ci fu permesso di ricevere fino a 1200 marchi tedeschi al mese, con il consenso della Federazione”, confidò Seeler a So Foot nel 2011.  ''Ma poi sei obbligato a svolgere due lavori per sfamare la tua famiglia'' Il talento di Seeler inizia a fare rumore in tutta Europa. L'Inter offrì quindi una colossale somma di denaro (più di 2 milioni di marchi tedeschi più vantaggi extra) per prelevare l'attaccante dal suo club del cuore, ma senza successo. Anni dopo, Seeler è tornato a parlare di una scelta che ai tempi sorprese molti, a So Foot: “Era ai tempi di Herrera, che voleva assolutamente avermi. L'offerta era ottima, molto seria, ma dopo tre giorni ho deciso di restare qui e mantenere il mio lavoro all'Adidas. Spesso mi è stato chiesto perché ho rifiutato così tanti soldi. La risposta è che vengo da una famiglia umile e il denaro non mi ha mai fatto impazzire". Una fedeltà incrollabile che rende sicuramente Seeler una leggenda sulle rive dell'Elba. Uns Uwe ha lasciato l'HSV nel 1972. Considerato ancora oggi come uno dei migliori giocatori tedeschi della storia, Seeler ha segnato 404 volte in 476 partite con la maglia dell'Amburgo SV. Nel 1978, a più di 40 anni, farà una breve apparizione in campo disputando una partita nel Campionato Irlandese con la squadra di Cork Celtics. L'unica partita che ha giocato con una maglia diversa dall'HSV. Ora più che mai, la lealtà di Uwe Seeler può sembrare folle in un calcio sempre più governato dal denaro e dove l'amore per la maglia è sempre meno importante. Per il presente interessato, a distanza di anni, la sua decisione non sorprende, perché è soprattutto una scelta


 di cuore. “Sono un Hamburger e questo avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Sono nato qui nel 1936, i miei genitori Anni ed Erwin hanno sempre vissuto in questa città. Mia moglie Ilka è cresciuta ad Amburgo, qui sono nate le nostre tre figlie e i nostri nipoti. La nostra famiglia rappresenta Amburgo. Ho iniziato a giocare all'HSV quando avevo nove anni. Ho iniziato ad indossare la maglia della prima squadra a 16 anni nel 1952 e ho svestito la maglia dell'HSV nel 1972. Non ho mai pensato di lasciare Amburgo e il fiume Alster. Lo sapevano tutti in Germania. I club sapevano di poter risparmiare invece di cercare di avvicinarsi a me". ''Ma era un'altra epoca.'' Lo hanno sempre chiamato così "Uns Uwe", "il nostro Uwe". Sin da ragazzino, quando prese il posto in Nazionale ad uno del campioni del Mondo del 1954, Ottmar Walter, fratello del grande Fritz e da campione maturo quando spendeva gli ultimi

 spiccioli di una grande carriera nell'Amburgo. "Uns Uwe" per tutti. Per i suoi tifosi e per quelli avversari; in un calcio, quello tedesco, nel quale le divisioni sono sempre state nette quasi quanto da noi, Uwe Seeler ha rappresentato un'eccezione. Per lui solo applausi su tutti i campi di Germania, un amore assoluto da Amburgo a Monaco di Baviera, da Norimberga a Dortmund, da Stoccarda a Dusseldorff, da Gelsenkirchen a Colonia, per "Uns Uwe" le divisioni di maglia scomparivano. La sua popolarità era così grande che quando giocava la Nazionale, della quale divenne presto il giocatore più rappresentativo un "trait d'union" fra Fritz Walter e Beckenbauer i due capitani Campioni del Mondo, i tifosi in qualunque stadio tedesco si giocasse incitavano la squadra scandendo il grido "Uwe ! Uwe !". Se a fine carriera il testimone di "leader" nel "Nationalmannschaft" passò naturalmente nelle mani di Beckenbauer, nessuno ne ha mai ereditato l'amore incondizionato che gli riservavano i tifosi. Non l'ha fatto Beckenbauer, fischiatissimo in molti stadi della Germania che è diventato "Kaiser Franz'', non "Uns Franz", e anche questa è un'indicativa differenza. Uno, Beckenbauer, era un calciatore fortissimo ed ammiratissimo, ma distante; e veniva " identificato come un superiore, un simbolo del potere. 


L'altro, Uwe, era stato amato come un fratello maggiore, uno di loro che giocava a calcio per loro. Con questa particolare caratteristica Uwe Seeler ha rappresentato un'epoca del calcio tedesco, l'epoca nella quale il calcio non era ancora quello sport "che si gioca con un pallone in undici contro undici ed alla fine vincono sempre i tedeschi" come avrebbe detto trent'anni dopo Gary Lineker. «Uwe non indossa la maglia dell' Amburgo, quello è il colore della sua pelle». "Uns Uwe" è il figlio adottato che usci' dalle macerie della guerra, il simbolo del calcio tedesco e lo rimane anche dopo aver attaccato le scarpe al 


chiodo. Nel 1974, da ex-calciatore, fu il tedesco più applaudito, quando durante la cerimonia inaugurale dei Mondiali tedeschi si presenta con la nuova Coppa FIFA, assieme a Pelè, che tiene in mano la Coppa Rimet, per una simbolica staffetta fra i due trofei, il pubblico non resiste e sale al cielo il grido "Uwe! Uwe!". Un grido che qualche giorno dopo riempirà anche lo stadio di Amburgo che fischia Beckenbauer e Muller, amati solo per le vittorie perchè Uwe Seeler è restato nella memoria e nel cuore dei suoi tifosi e di tutti gli sportivi tedeschi per il suo personaggio, la sua modestia, la sua schiettezza e la sua umanità.


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