giovedì 16 dicembre 2021

597) 1998 - LA SEDIA DI PLASTICA BIANCA, NEL MUSEO DELL' EINTRACHT FRANKFURT...''Horst Ehrmantraut - Storia di un umile ometto...''


C'è una sedia di plastica dietro un vetro blindato nel Museo dell'Eintracht Frankfurt dentro la Commerz-Bank Arena (ex Waldstadion). Perché è una sedia famosa. L'Eintracht Museum è l'unico spazio espositivo al mondo che ha esposto una sedia di plastica come pezzo di pregio. Non e' un dipinto costoso, non e' un allestimento raro e non e' un'opera d'arte contemporanea celeberrima, ma semplicemente una sedia di plastica bianca come quelle che puoi acquistare in qualsiasi negozio o centro commerciale. Per sottolineare la particolarità del posto a sedere a buon mercato, il museo ha disposto ''il pezzo di plastica'', addirittura dietro un vetro blindato in modo che nessun distratto tra i

visitatori, possa sedercisi o addirittura allacciarvisi  le scarpe. La sedia divenne famosa quando un certo Horst Ehrmantraut, vi si sedeva regolarmente nei fine settimana di Bundesliga al Waldstadion nel biennio tra il 1996 e il 1998. Ehrmantraut non è stato solo un ex giocatore dell'Eintracht con cui vinse la Coppa Uefa, ma ne fu anche allenatore in seguito, proprio in quel periodo. Nel 1998 riusci' a salire in Bundesliga dalla Zweite, con una squadra palesemente limitata. Il metodo utilizzato dal trainer per comunicare con la squadra e seguire la gara piu' concentrato fece folklore e parve all'inizio piuttosto bizzarro. Ciò includeva, non sprofondare nelle comode poltrone della panchina delle riserve, tra accompagnatori, massaggiatori e staff, durante lo svolgimento della partita, ma piuttosto sedersi qualche metro più avanti fino al bordo della pista di atletica, su una bianca sedia di plastica.  Per la celebrazione della promozione nel 1998, due fan del fan club di Weinhold, comprarono

due sedie di plastica bianca, attaccarono loro un bastone e alzarono le sedie tra la folla esultante. Con questo gesto finirono sui giornali il giorno dopo. L'allenatore non duro' molto pero' e fu licenziato lo stesso anno. Ma la sedia iconica è sopravvissuta. In primo luogo, Dieter Hochgesand della Stadium Society la ha assicurata come feticcio storico per i posteri e Heinz Ulzheimer la ha ospitata nel Museo dello sport di Francoforte. Questo avvenne dopo che la demolizione della pista di atletica del Waldstadion trasformo' la faccia dello stadio. La sedia resta una testimonianza, oltre a varie foto, di quegli anni.
Ma che fine ha fatto quell'eccentrico allenatore che una volta rese famosa la sedia di plastica bianca a Francoforte e in seguito, quasi porto' addirittura il Meppen in Bundesliga? Beh, ora guida un trattore: Horst Ehrmantraut ormai non riesce piu' a immaginare un ritorno da allenatore. Ciò che Horst Ehrmantraut meno di tutti desidera sarebbe proprio un ritorno al passato. Ehrmantraut non lo dice con amarezza, ma ridendo e con una buona dose di autoironia. Sa che storicamente e' legato all'immagine del bizzarro insegnante di calcio che una volta si accucciava su una sedia di plastica bianca in disparte dallo staff dell'Eintracht Francoforte in contrapposizione con la megalomania nella metropoli bancaria per eccellenza. Quando riporto' l'Eintracht in Bundesliga nel 1998, Ehrmantraut divenne un cult a Francoforte e con esso la sua sedia di plastica bianca.  Lo stesso Ehrmantraut, che vive ancora a Einöd, dove è nato nel Saarland, in un minuscolo quartiere di Homburg con numeri di telefono ancora a tre cifre, si è da tempo esiliato dal mondo del calcio. L'esonero dall'1FC Saarbrücken nell'agosto 2005 non ebbe seguito fino ad oggi, di un nuovo incarico come allenatore. Secondo Ehrmantraut, "Io stesso volevo che andassesse così. Senza voler sembrare arrogante: le offerte c'erano sempre state". ''Ma il momento e il contesto non è mai stato quello giusto''. "Mi godo la mia vita e la libertà di gestire il mio tempo",  "Se rimango in salute, è fantastico anche cosi'". Trascorre ancora buona parte del suo tempo a Berlino, dove ha giocato per sei


anni nell'Hertha negli anni '80, segnando il suo unico gol in 81 presenze di Bundesliga, dove in seguito ha allenato il Blau-Weiß 90 e dove ha ancora oggi una seconda casa. Le corse dei cavalli sono rimaste una sua passione, così come il lavoro di agricoltore per hobby. "Quando parcheggio il mio trattore ai margini del campo a mezzogiorno, spacchetto un panino, guardo il paesaggio e gli uccelli cinguettano sopra di me - non puoi immaginare quanto sia meraviglioso." "Tuttavia:" ''Ehre" non ha affatto chiuso con il calcio". Il calcio era ed è ancora la mia vita ", sottolinea. Nei fine settimana visita regolarmente stadi e campi sportivi dalla 3a divisione in giù "Tanto, Bundesliga, Zweite e Dritte le trasmettono tutte in TV.'' Il modo di pensare da Mister non lo ha mollato: “Quando vedo una squadra spesso e posso valutare i giocatori di conseguenza, inizio a pensare: come si adatta al sistema, cosa si potrebbe cambiare, cosa si potrebbe sviluppare? Lo trovo molto eccitante, proprio perché ora non c'è alcun tipo di pressione. E' pura passione." L'appello con conseguente progetto di creare di nuovo qualcosa, obiettivamente,  non può essere piu' contemplato. E così Ehrmantraut dice: "Si. Può essere che durante la notte mi costruisco fantasie su un eventuale ritorno al calcio. Ma ovviamente di classe moltooo  inferiore, non sono un presuntuoso. "In retrospettiva, non mi pento di aver rifiutato tutte le offerte negli ultimi dieci anni.'' " C'erano una o due societa', dove sarebbe potuto nascere qualcosa di fruttuoso ", dice. "Ma ero da troppo inattivo, poco aggiornato, dissi di no con convinzione in quel momento.''  "Così rimarro' l'uomo che ha celebrato il suo più grande successo da giocatore nella vittoria della Coppa UEFA 1980, con l'Eintracht Francoforte e con ogni probabilità con una carriera relativamente breve come allenatore professionista legata soprattutto ad una sedia di plastica bianca''. Tuttavia, Ehrmantraut ha lasciato tracce, soprattutto in due squadre. All'SV Meppen dove ha formato un gruppo solido dal 1991 al 1996 e il suo nome rimane ancora oggi indissolubilmente legato al "cult club" di seconda divisione, che ha portato quasi


clamorosamente vicino alla Bundesliga. E certo, gode ancora della massima ammirazione a Francoforte, dove il suo licenziamento, accompagnato da intrighi politici, lo ha reso una sorta di martire per molti sostenitori a pochi mesi dalla sua ascesa in Bundesliga nel 1998. "Un giorno, e questo è certo, ci sarà un altro Horst Ehrmantraut all'Eintracht" - questa frase che fu pronunciata all'epoca del suo licenziamento, è ancora citata con passione da alcuni tifosi. Sorride Ehrmantraut. "Seriamente: che una frase del genere sia ancora ripetuta per così tanto tempo mi dà una soddisfazione incredibile. Ma il calcio e' cambiato e allenatori preparati oggi ce ne sono tanti" ''L'Eintracht anche con Kovac ha ritrovato lo spirito giusto.'' Le societa' si rinnovano e gli allenatori si avvicendano. La storia di Horst Ehrmanntraut merita di essere raccontata. E' durata poco ma ha lasciato un bel ricordo nel calcio tedesco. Era un ometto semplice che predicava nel deserto e che insegnava la grande armonia dell'umiltà. 1996. L'Eintracht era in fondo o quasi, alla classifica di Zweite, preso a sassate sia verbali che ''letteralmente'', anche dai suoi stessi tifosi, più vicino alla retrocessione nell'allora campionato Regionale di Terza serie, che non al ritorno nella categoria piu' massima. La Bundesliga. Il club era in uno stato gestionale molto disperato. Non c'era il presidente dopo le dimissioni di Matthias Ohms, il contratto da allenatore di Bernd Hölzenbein non era stato rinnovato, i signori Hans-Joachim Otto e Bernd Thate erano rimasti in carica solo poche settimane, fino a quando era partita l'indagine fiscale per irregolarità nel caso Anthony Yeboah. Poi si volatirizzarono. Il club era indebitato, la squadra era divisa, messa male in campo, senza vita. Poi, a dicembre, arrivò Horst Ehrmantraut. L'ometto aveva precedentemente allenato il SV Meppen, che all'epoca era sinonimo di ...''che piu' profonda provincialità, non si puo'...''. Le riserve morali, sull'ex calciatore dell'Eintracht, che contribui' a vincere la Coppa Uefa nel 1980, ma per il resto non aveva alcun fattore glamour che ne giustificasse la fiducia, erano di conseguenza molto grandi. Per anni, quasi decenni, non c'era stato nessun grande allenatore dell'Eintracht, che non chiacchierasse, vendesse fumo o volesse apparire cio' che non fosse. Poi arrivo' Ehrmantraut, uno che seguiva l'azione quasi direttamente sul prato, seduto su una sedia da giardino comprata in ferramenta, senza darsi tante arie. E questo avrebbe dovuto funzionare? E come se funzionava. Horst Ehrmantraut, questo meticoloso contadino del Saarland, che ancora oggi vive lì in una fattoria, lo possiamo dire, salvo' la societa' che stava attraversando un tunnel infinito senza alcuna identità. Non una  societa' qualsiasi. La societa' calcistica, della citta' tedesca cuore della finanza. Fu Lui a dare uno scossone al club, gli insegno' l'umiltà e riesumò vecchie virtù come la disciplina, lo 


spirito di squadra e il senso di unione. Fu Lui a gettare le basi per il ritorno in prima divisione, con tanto impegno, onestà e autenticità. Ehrmantraut consolidò la squadra, mantenne la rosa di seconda divisione e ne ricostruì una nuova mentalmente, dando nuovi stimoli. In sostanza creò la squadra leggendaria che fece il primo miracolo al Waldstadion il 29 maggio 1999. Ma la strada fu lunga fino ad allora: Ehrmantraut scelse giocatori come Urs Güntensperger, Ansgar Brinkmann, non certo uno con reputazione di affidabilita'.. (vedi post 40 ) , Christof Westerthaler da Cipro, Adrian Dashi ed Edi Martini dall'Albania e il suo giocatore preferito Istvan Pisont. Israeliano. Tutti, se vogliamo, per pochi soldi. Vabbe', Pisont non gioco' mai, e quando lo ha fatto, era troppo lento. Ma Ehrmantraut costrui' una nuova squadra, con Oka Nikolov, Uwe Bindewald, Ralf Weber, Thomas Sobotzik e Thomas Epp. E sali' senza faticare in Bundesliga, con la certezza matematica dopo il pareggio per 2:2 contro l'FSV Mainz 05 alla 32esima gara. Il ritorno in Bundesliga fu festeggiato a Francoforte con un entusiasmo incredibile. Poi..."Stiamo costruendo un nuovo Eintracht", disse a Ehrmantraut, il nuovo direttore sportivo Gernot Rohr, più recentemente, allenatore al Girondins Bordeaux con cui perse una UEFA Pokal, ma un comprovato esperto di ''calcio francese''. Appena assunto, Rohr ed Ehrmantraut non andarono d'accordo, erano entrambi troppo diversi. Un operaio con i piedi per terra qui, l'eloquente uomo francese che aveva formato star come Zidane, Lizarazu e Dugarry là. Anche una vittoria per 1:0 sul Bayern non salvo' Ehrmantraut. Sport-Bild defini' Rohr nel dicembre 1998, "un gelido assassino". Quando Horst Ehrmantraut fu improvvisamente licenziato l'8 dicembre 1998 dopo due anni di duro lavoro e tre sconfitte di fila, l'uomo che amava così tanto l'unità, non riuscì a trattenere le lacrime: Qualcuno disse che ululava come un cane chiuso in gabbia. "L'umilta' fu qualcosa di molto speciale per me", dice ancora oggi. A un certo punto avrebbe voluto tornare, lo aveva annunciato con decisione. Ma non ne 


venne fuori nulla. Quando se ne andò, l'Eintracht era al 14° posto, ma non era abbastanza per la suite esecutiva della societa' di Francoforte. Il suo successore fu l'ex allenatore della Federcalcio dell'Assia, Reinhold Fanz. Divenne subito chiaro: era completamente sopraffatto da questo compito, la Bundesliga era almeno una taglia, forse due, troppo grande per lui. Dopo una sconfitta per 4:1 contro il Monaco 1860, si vantò di aver almeno "vinto il secondo tempo 1:0". Fanz scombussolò completamente la squadra, così a lungo e finemente equilibrata da Ehrmantraut, conquistò sei punti in nove partite e insieme a Rohr, fu esonerato a sette giornate dalla fine (e a quattro punti utili dalla zona retrocessione) . Venne Jörg Berger per la seconda volta, dal il 1989. Il resto fu storia. Jörg Berger, mori' il 23 giugno 2010 a Duisburg per gli effetti di un cancro a soli 65 anni. Da una posizione di classifica senza speranza, ha letteralmente salvato l'Eintracht dalla retrocessione. Di Jan-Aage Fjörtoft, (vedi post 233) autore del decisivo 5:1 contro l'1FC Kaiserslautern, fu detto dall'allenatore all'epoca, che aveva salvato il Titanic che stava affondando. A Francoforte, i fan hanno rapidamente ribattezzato Berger-Strasse "Jörg-Berger-Strasse". Sei mesi dopo, dopo la sconfitta per 3:0 in casa della neopromossa SSV Ulm, anche Jorg Berger dovette lasciare....E arrivo' Felix Magath.

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