martedì 26 giugno 2018

388) I PERSONAGGI - OTTO REHHAGEL - Il bimbo della Bundesliga.

 Oltre alle tre selezioni tedesche vincitrici continentali, anche un altro tedesco si e' fregiato del titolo di Campione di Europa per Nazioni. Lo ha fatto toccando il punto piu' alto della sua annosa carriera, prima come giocatore e poi come tecnico. Lo ha fatto portando un'altra Nazione al titolo ma preservando quella scuola tecnica e sapienza tattica che lo resero famoso in patria alla guida di varie squadre di Bundesliga, legando soprattutto il suo nome al Werder Brema dei suoi fasti migliori. E' Otto Rehhagel, per tutti ''Koenig Otto''. Sorprendera', portando alla vittoria la Grecia nell'edizione del 2004.... Otto Rehhagel, (Lui ama auto-soprannominarsi “Bimbo della Bundesliga”), è nato il 9 agosto 1938 ad Essen.
Dopo una discreta attività da calciatore, iniziata nel Rot Weiss Essen (dal 1960/61 al 1962/63), ha fatto le cose migliori vestendo le casacche dell’Hertha Berlino (dal 1963/64 al 1965/66) e del Kaiserslautern (dal 1966/67 al 1971/72). La sua carriera tecnica inizia alla guida del Kickers Offenbach, ma è legata soprattutto al Werder Brema, club nel quale è approdato una prima volta nel 1976 ed in cui è tornato nell’estate del 1981 per rimanervi 14 stagioni consecutive (dal 1981/82 al 1994/95). Tra i due cicli a Brema si ricordano le panchine di Borussia Dortmund, dove subì una clamorosa sconfitta per 0-12 dal Borussia Moenchengladbach che gli valse il soprannome di Otto Tor-hagel – (in tedesco Tor significa gol, Hagel grandinata), Arminia Bielefeld e Fortuna Dusseldorf, club con cui vinse la coppa tedesca edizione 1979/80. Dopo la seconda esperienza a Brema, Rehhagel passa al Bayern Monaco, dove resta una sola stagione , quindi termina la sua carriera nei club con il Kaiserslautern, dove rimane dall’estate 1996 all’ottobre 2000. Nel suo palmares tecnico troviamo 3 campionati tedeschi (Werder Brema 1987/88 e 1992/93, Kaiserslautern, 1997/98), 3 coppe di Germania (Fortuna Dusseldorf 1979/80, Werder Brema 1990/91 e 1993/94), 3 supercoppe di Germania (Werder Brema, 1988, 1993 e 1994), ed 1 coppa delle Coppe (Werder Brema 1991/92). Rehhagel è stato il primo uomo ad aver totalizzato - considerando sia le gare da giocatore, sia quelle da tecnico - oltre 1000 gare in Bundesliga. Il titolo più importante della sua carriera tecnica è però quello di campione d’Europa conquistato sulla panchina della Grecia, nell’edizione di Portogallo 2004. Nel corso di questi anni Rehhagel è riuscito a superare il primato di 74 panchine con la nazionale ellenica, che era detenuto da Alketas Panagoulias. Nell’estate 2008 non è però riuscito a difendere il titolo, venendo eliminato nella fase a gironi dopo 3 sconfitte in altrettante gare, subite da Russia, Spagna e Svezia. Il riscatto è stato però immediato, avendo qualificato la Grecia ai Mondiali dopo 16 anni di assenza. Chiudera' la sua esperienza ellenica nel 2010 per tornare sulla panchina dell'Hertha per pochi mesi. L’Europeo del 2004 si disputò in Portogallo. Poche sedi potevano essere appropriate per ammantare di entusiasmo una manifestazione calcistica, come il Portogallo. Uno dei paesi dove il calcio è più amato e praticato. Una squadra portoghese, il sorprendente Porto del giovane Mourinho, aveva appena conquistato la Champions League. La stella del giovane Cristiano Ronaldo iniziava a brillare in quel di Manchester, infiammando i sogni di vittoria dei tifosi lusitani come mai prima, da tempi di Eusebio. Ad attendere la compagine portoghese all’esordio, la Grecia di Otto, squadra che tornava a partecipare ad un Europeo dopo un’apparizione modesta nel 1980, pur se considerata il vaso di coccio in un girone con padroni di casa, la Spagna e la Russia. Pronti via, e un gol del greco Karagounis dopo sette minuti ammutolì lo stadio di Oporto. Un rigore di Basinas ad inizio ripresa consolidò il risultato e a nulla servì la rete di Cristiano Ronaldo a tempo scaduto. Pochi giorni dopo, la Grecia fu sulla rotta della Spagna. Gli iberici non erano ancora la corazzata degli anni a venire. Un gol di Morientes sembrò spianare la strada agli iberici, ma Charisteas portò in parità definitiva l’incontro. Nell’ultimo incontro del girone, la Grecia cede per 2-1 alla Russia, ma grazie ad una miglior quoziente reti, passa il turno insieme al Portogallo. Sino a quel momento, la Grecia di Rehhagel aveva mostrato un’accortezza difensiva impeccabile e un impianto di gioco, catenaccio e contropiede, che sembrava risalire a qualche decennio precedente. Eppure la qualificazione nel girone aggiungeva all’impresa della qualificazione, un altro capitolo, che forse sarebbe anche potuto bastare per soddisfare le aspettative della vigilia. Ai quarti di finale, la Grecia incontra la Francia campione uscente di Zinedine Zidane. Una sfida impari apparentemente. Ma l’esperienza di Rehhagel viene fuori in questa circostanza. L’allora 66enne allenatore, impostò una partita esemplare per disciplina tattica, riuscendo chiudere ogni spazio ai talentuosi francesi, attendendo con pazienza il momento propizio per colpire, che arrivò al 65’ quando Charisteas bucò la difesa francese, realizzando il gol della vittoria. In semifinale, la Grecia affronta l’altra sorpresa del torneo, la Repubblica Ceca di Baroš, mentre dall’altra parte si gioca la finale anticipata Portogallo e Olanda. Per rompere l’equilibrio tra Grecia e Repubblica Ceca servirono i supplementari. O meglio, ''un'' supplementare, visto che si applicò la regola del silver gol: a conclusione del tempo supplementare in corso al momento del gol, la partita si sarebbe chiusa se non fosse intervenuto il pareggio. Il gol di Dellas, ex Roma, al 105’ non ammise repliche. In finale si ritrovarono di fronte la sorprendente Grecia e il Portogallo, cresciuto molto nel corso della manifestazione. Difficilmente il giovane Cristiano Ronaldo e il veterano Luis Figo pensavano che avrebbero potuto perdere la storica occasione domestica. Ma ormai la squadra di Rehhagel, prefigurava l’impresa. L’impresa arrivò, al secondo minuto della ripresa e portò ancora una volta la firma di Charisteas, realizzatore dell’incornata vincente, che di nuovo ammutolì i tifosi portoghesi, questa volta nello stadio da Luz di Lisbona. Fu un trionfo, storico e senza precedenti. E unanime fu il giudizio di critica e pubblico, il vero autore del successo fu il veterano seduto in panchina: l’anziano Otto Rehhagel, che con la sua sapienza tattica aveva dimostrato una volta di più che nel calcio, sì d’accordo le ripartenze e le sovrapposizioni, le tre punte o il fantasista a supporto, ma è solo con un’ottima organizzazione difensiva che diventa possibile battere anche avversari più forti e più ricchi. Il 4 luglio 2004, mentre in Portogallo una nazione intera almanaccava le proprie sventure, altrove era festa grande. La Grecia aveva compiuto una delle più irripetibili imprese del calcio moderno. E il suo Messia era un tedesco.

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