lunedì 7 maggio 2018

11) DOCUMENTI - 1FC UNION BERLINO. Piu' che una squadra di calcio.

 Nel calcio ci sono squadre divenute famose per i trofei vinti, come il Bayern o il Borussia Dortmund. Ci sono squadre famose per la loro tifoseria, come lo Schalke. E poi ci sono squadre come il St. Pauli o l’Union Berlin: non hanno praticamente mai vinto nulla, a livello nazionale, ma sono diverse da tutte le altre società. L’ultimo grande successo degli Eisernen, ovvero “ferrei”, come vengono affettuosamente chiamati i giocatori dell’Union, risale al 2001, quando la squadra giocava in Regionalliga (allora corrispondente alla Serie C1) e giunse in finale di Coppa di Germania, perdendola poi 2-0 contro lo Schalke.
Così la squadra di Köpenick, che era appena salita in 2. Bundesliga, si qualificò sensazionalmente per la Coppa Uefa. Ma per gli Eisernen vincere non è tutto. Già nella vecchia DDR, l’Union non fu una squadra vincente, ma molto kult. I Köpenicker furono, infatti, la prima alternativa al Dynamo, che vinse quasi tutti i campionati ma fu anche appoggiata dalla Stasi, il malfamato servizio segreto della DDR. Così gli Eisernen furono considerata una società piuttosto di sinistra. Ancora oggi l’Union conserva la sua identità. Da ormai dieci anni i tifosi si incontrano un giorno prima di natale nello stadio An Der Alten Försterei per cantare tutti insieme. L’iniziativa, che nel 2002 vide 89 persone riunitesi di nascosto sul prato dello stadio per festeggiare il natale insieme, è ormai giunta a notorietà regionale. Durante l’ultimo ritrovo, è stato raggiunto un nuovo record: più di 27.500 tifosi vestiti di bianco-rosso hanno intonato canti natalizi, insieme ad alcuni giocatori che si sono recati sulle tribune in mezzo ai tifosi.Tra di loro, c’era anche Christopher Quiring, talento ventiduenne cresciuto nel vivaio del club. Da quando Quiring è stabilmente entrato in prima squadra, è diventato subito un idolo dei tifosi, ma dal 3 settembre è più amato di prima. Dopo la sconfitta nel derby contro i rivali dell’Hertha, squadra dell’ovest, Quiring, che pochi anni fa sedeva ancora in tribuna con gli ultrà, si arrabbiò davanti ai microfoni: “Quando i Wessis (i berlinesi dell’ovest, ndr) festeggiano nel nostro stadio, mi viene da vomitare”. Ma la tifoseria degli Eisernen non si definisce solo per la rivalità con l’Hertha. Durante gli ultimi anni sono stati fondamentali nella ristrutturazione dello stadio, che senza l’aiuto gratuito dei tifosi non sarebbe stato possibile. Dal giugno del 2008, più di 2.000 volontari, con circa 140.000 ore di lavoro gratuito, aiutarono a realizzare la più grande modernizzazione dello stadio Alte Försterei, riaperto nel luglio del 2009. Mentre le curve da allora sono agibili, in tribuna centrale i lavori sono ancora in corso, la cui conclusione è prevista per l’estate, ma potrebbe addirittura essere anticipata di qualche mese. La capienza dello stadio aumenterà e potrà ospitare fino a 21.873 spettatori. Anche i lavori per la nuova tribuna centrale, però, sono stati finanziati in modo piuttosto insolito. La società, come proprietario dello stadio attraverso la Stadionbetriebs AG, ha venduto azioni sulla struttura a 4141 membri e sponsor, per un valore complessivo di 2,73 milioni di euro. L’Alte Försterei è così diventato, nel calcio professionistico tedesco, il primo stadio parzialmente in possesso dei propri tifosi. Lo stadio non è però l’unico motivo di orgoglio per i tifosi dei Köpenicker. L’Union sta giocando molto bene ultimamente, seppure senza grandi nomi. Dopo quattro sconfitte nelle prime cinque partite, gli Eisernen si sono ripresi e hanno chiuso il girone di andata al settimo posto, a undici punti dalla zona retrocessione. La squadra dell’allenatore Uwe Neuhaus probabilmente non avrà niente a che fare né con la promozione, né con laretrocessione, ma questo è da considerarsi un successo per una società con un budget di molto inferiore rispetto a quello dell’Hertha.Insomma, anche quest’anno non vincerà nessun trofeo, ma i motivi d’orgoglio sono tanti. Lo stadio di proprietà e la tifoseria molto calda aiuteranno la società a crescere ulteriormente e, forse, fra qualche anno vedremo un altro derby nell’Alte Försterei – questa volta in Bundesliga però.
DA STORIE DI CALCIO...
Nello stesso giorno l’ultima mano di vernice allo stadio, il taglio del nastro e l’amichevole di lusso. Per gli outsider orientali del calcioberlinese comincia una nuova storia. Parliamo della seconda squadra di Berlino, l’1. Fc Union Berlin, messa in ombra nell’ultimo ventennio dall’ascesa dei cugini occidentali dell’Hertha, tornati a disputare campionati di buon livello in Bundesliga grazie ai potenti investimenti di grandi gruppi industriali tedeschi. Ai supporter dell’Union, invece, bastano le mani e l’orgoglio. Il secondo è servito a tener duro negli anni bui, le prime hanno lavorato duramente per ristrutturare lo stadio di casa.Ha un nome romantico, An der Alten Försterei, letteralmente “alla vecchia foresteria”, un nido del football che sembra uscito dagli almanacchi storici del calcio inglese, con le tribune a ridosso del terreno di gioco e un tabellone azionato a mano, con i numeri dei gol stampati sul cartone che scorrono come su un vecchio calendario ingiallito. Un pezzo originale di Ostalgie rivisitato però vent’anni dopo la caduta del muro, tempi in cui anche all’est, se si vuole, è possibile realizzare i propri sogni. Il riscatto di questo mito calcistico della Germania orientale corre sul doppio binario di una società rimessa in sesto dopo i bilanci in rosso degli anni passati da un presidente che ha passato la sua giovinezza sui gradoni dell’Alte Försterei e di una tifoseria genuina che ha saputo rinverdire la fama ribelle e alternativa che l’accompagnava anche negli anni della Ddr. Così nell’anno calcistico 2008-2009, gli undici in campo hanno riportato la squadra in seconda Bundesliga, la nostra serie B, vincendo con tre giornate d’anticipo il campionato regionale zeppo di vecchie glorie della Ddr come Carl Zeiss Jena o Dinamo Dresda. E migliaia di tifosi al sabato riempivano lo Jahn-Sportparkstadion del quartiere di Prenzlauerberg, un tempo dimora dell’odiata Dinamo Berlino, la squadra della Stasi, e la domenica si presentavano puntualmente all’Alte Försterei con picconi, trapani e cazzole per rimettere in sesto il loro vecchio stadio.
Una lista lunga duemila nomi, meglio soprannomi, comuni come Benni o Mulli o Kalle o Schnalle, nomignoli da classe operaia, appena usciti dalle case del quartiere Köpenick, estrema periferia orientale di Berlino, dove si trova lo stadio della foresteria e l’anima profonda di questa squadra-famiglia. Tifosi artigiani, carpentieri di professione o volontari del cemento che per 365 giorni hanno regalato il loro tempo libero per rimettere in ordine uno stadio glorioso che se ne veniva giù a pezzi. Avevano atteso i soldi del comune, sempre promessi e mai arrivati, e alla fine hanno deciso di seguire l’esempio del presidente: rimboccarsi le maniche e far da soli. E chi non aveva alle spalle una carriera di muratore ha contribuito alla causa preparando cibo e dolci, portarndo birra e wodka per sostenere gli eroi veri, quelli che in un anno hanno buttato giù le vecchie gradinate e innalzato uno stadio nuovo di zecca. Così quando l’Union squadra è salita inseconda serie, i giornali nazionali hanno voltato lo sguardo verso questo angolo di Berlino est e hanno scoperto che il miracolo era dietro i successi sul campo. Lì, sul rettangolo di gioco dello Jahn- Sportparkstadion temporaneamente usurpato ai nemici della Stasi, segnavano nomi sconosciuti al grande calcio e qualche chilometro più in là, all’Alte Försterei, altri nomi sconosciuti davano di gomito per costruire quello che la politica aveva promesso e mai dato. Così, quando alla fine è arrivato un piccolo contributo dal comune, i tifosi-muratori hanno continuato a far da sé, senza ricorrere ad alcuna ditta specializzata, se non per l’installazione della copertura, operazione troppo delicata anche per i professionisti. Sembra il lieto fine di un film di Ken Loach o di un libro di Nick Hornby, con la squadra operaia che va inparadiso e i tifosi-lavoratori che si godono le partite stretti in piedi sui nuovi gradoni dello stadio. Tra fuochi pirotecnici e vecchia passione, la notte di Köpenick regala emozioni indimenticabili. Per la partita di inaugurazione è stata invitata proprio l’altra squadra di Berlino, l’Hertha, per rispolverare un derby che mancava dal 1990. Gossy è uno dei capisquadra che ha guidato la pattuglia di volontari nei lavori. Strabuzza gli occhi mentre distribuisce pacche sulle spalle alle decine di tifosi che vengono a fargli gli auguri. Per tutti ha una parola di incitamento, come fosse ancora sul cantiere. «Dei giornalisti sono venuti a chiedermi se ogni volontario ha ricevuto un biglietto omaggio per questa festa. Gli ho risposto: ma ci avete visto in faccia? Noi siamo quelli che hanno costruito lo stadio, i biglietti ce li siamo comprati e pagati. A noi basta questo monumento qua». Il monumento è una stele di ferro su cuicampeggia un grande elmo da operaio rosso fiammante come i colori dell’Union. Sulla stele sono stampigliati, a futura memoria, tutti i nomi dei tifosi operai che hanno prestato la loro opera all’impresa.
«Si è trattato soprattutto dei tifosi della vecchia generazione», spiega con un po’ di rammarico Jens-Martin, 42 anni, che scelse l’Union perché era la squadra ribelle che non piaceva al regime.
«Le nuove leve del tifo sono di pasta diversa, subiscono il mito ultras, stanno un po’ cambiando la natura del nostro pubblico. Noi amiamo ancora tifare all’inglese, senza guide prestabilite. A uno gli viene in mente un coro, parte e gli altri seguono. Non ci sono tabelle prestabilite».
Più un tifo "per" che un tifo "contro". Un esempio? «Una volta avevamo una certa simpatia con l’Hertha», ricorda Jens-Martin «cantavamo Union e Herta unite perché loro erano quelli dell’ovest e la cosa faceva arrabbiare i capi della Ddr. Poi negli ultimi anni gli occidentali hanno avuto soldi e investimenti, sono cresciuti e hanno fatto proseliti anche qui da noi. E questo ha raffreddato i rapporti».Il tifo all’inglese è un po’ una fissa qui a Köpenick. Lo stadio è bello e spartano, rifatto per tre quarti. Resta solo da rinnovare la tribuna centrale. Il progetto finale prevede una facciata monumentale, in mattoni rossi, con il logo della squadra come frontale esterno e dentro una gradinata spiovente sul campo da gioco. Si attendono nuovi soldi per completare il lavoro: più british di così! Questa stella dell’est ha i suoi miti e le sue tradizioni, che non vuol svendere a nessuno, neppure ai nuovi sponsor che oggi accorrono con sonanti contributi e con la promessa di portare l’Union ancora più in alto. Loro sono gli Eisern, uomini di ferro, capaci di gridare dal primo all’ultimo minuto e poi ridere (o più spesso piangere) per i risultati della propria squadra. Anche oggi va così, alla fine vincerà l’Hertha, 5 a 3, ma la festa è tutta per il nuovo miracolo di Köpenick, lo stadio costruito dai tifosi.Tutto serve a rinforzare la fede: le sconfitte rendono più forti, e più ne arrivano, più gli Eisern diventano tosti. Ma anche le vittorie hanno un sapore speciale: il tabellone manuale è un cimelio stretto inuna torretta di mattoni rossi tra la gradinata e la curva dei tifosi locali. Oggi che un nuovo tabellone elettronico annuncia anche all’Alte Försterei i tempi del calcio moderno, quel vecchio reperto del calcio che fuè fissato per sempre su un risultato storico: l’8 a 0 rifilato un paio di anni fa nell’Oberliga, una serie minore, ai nemici di sempre, quella Dinamo Berlino un tempo vezzeggiata dalla Stasi e nel cui stadio è statafesteggiata quest’anno la promozione in seconda serie.
Quando i giocatori in biancorosso entrano sul terreno di gioco, i tifosi intonano sciarpe al vento l’inno della squadra. È una canzone rock tostissima, scritta e cantata da una fan d’eccezione, anche lei un pezzo di storia della Germania est: Nina Hagen. Fin da quando aveva quattro anni, saltellava il sabato pomeriggio tra le ginocchia del padre e le gradinate dell’Alte Försterei. Perché di ferro si diventa, dell’Union si nasce.

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