domenica 20 maggio 2018

219) I PERSONAGGI - OLIVER BIERHOFF - Nemo profeta in patria.


La sua carriera si svolse lontano dalle mura di casa. Solo 73 presenze in Bundesliga e 10 reti in 16 anni di carriera. 70 presenze in Nazionale a cavallo tra il 1996 e il 2002 condite da 37 reti. Di lui restera' per sempre nella storia, il primo torneo internazionale deciso al Golden Gol nella finale contro La Repubblica Ceca all'Europeo del 1996 in Inghilterra. ( Cosa curiosa..I tre Europei vinti dai Tedeschi hanno sempre visto una doppietta del centravanti, nel tabellino della finale..Muller con la
USSR, Hrubesch col Belgio e Bierhoff con la Cechia.) Un personaggio poco incline allo spettacolo ma sicuramente uno che il suo mestiere lo faceva bene...soprattutto se poteva librarsi in cielo. Forse proprio la sua poca propensione alla platea lo fatte diventare un personaggio qusi anonimo a dispetto dall'enorme mole di reti segnate. Devo ammettere che da che scrivo sul web tra questo e il gruppo precedente, di Lui non si e' quasi mai parlato. Forse non e' mai stato considerato tedesco abbastanza, avendocelo avuto davanti agli occhi per anni regolarmente. Bah... Un ariete di quelli veri, un perno offensivo difficile da scardinare, sempre presente al centro dell'area. Fortissimo di testa e dotato anche fisicamente, Oliver Bierhoff ha fatto sempre passare in secondo piano la sua tecnica non propriamente eccelsa segnando gol pesanti per le squadre in cui ha giocato. Oliver ha appena 5 anni quando comincia a tirare calci a un pallone in quel di Essen, cittadina del Niederrhein, in quella che resterà la sua squadra per dodici stagioni. "Ne ricordo una in particolare: avevo 14 anni, c'era un allenatore, un centro Brundermann, maniaco della tattica. Ci faceva fare il fuorigioco organizzato, creavamo scompiglio e sorprese in tutte le squadre avversarie non preparate a prendere le contromisure. In quella stagione vinciamo il campionato regionale, ricordo che facevamo allenamento ogni giorno anche durante le vacanze scolastiche". Nell'estate del 1985 Bierhoff viene acquistato dal Bayer Uerdingen. Una sola stagione nel settore giovanile e poi approda in prima squadra. Il bilancio del primo anno tra i professionisti non e' malvagio: 19 presenze e 3 gol in campionato, 4 gettoni e 2 reti in coppa Uefa. Il primo anno tra i grandi e' bello, emozionante ma anche faticoso: "Frequentavo l'ultimo anno di superiori e gli ultimi mesi di scuola coincisero con i primi del servizio militare. Per qualche tempo feci la spola tra istituto, caserma e campo d'allenamento". Alla fine di quella stagione ha la soddisfazione di disputare i mondiali militari in Italia ad Arezzo. Segna 4 gol, non sufficienti pero' alla Germania per conquistare il titolo. Non va d'accordo con l'allenatore e a fine campionato viene ceduto all'Amburgo. Gli anseatici dopo sette gare racimolano appena un punto e nella trasferta di Colonia il tecnico Reimann si gioca la panchina: Segnai una doppietta che ci permise di rimontare lo svantaggio iniziale. Quella era un'ottima squadra: Kaltz, Jackobs, Bein". In tutto gioca 24 partite e segna 6 gol. La stagione successiva la divide tra Amburgo e Borussia Moenchengladbach: "Il secondo periodo e' stato la parentesi piu' brutta della mia carriera: i titolari erano Belanov e Krinz, mi lasciai andare, non trovai la forza di reagire". La Bundesliga dunque, non l'ha mai visto primo attore: "Forse io non ero ancora pronto per fare il titolare, pero' e' anche vero che non ho mai trovato un allenatore disposto a darmi fiducia, a lavorare su di me". A quel punto le alternative sono due: o la serie B tedesca o la A austriaca. A Salisburgo lo vuole un tecnico tedesco, Wiebach. "Sotto l'aspetto morale e' stato l'anno piu' bello di tutti". Prima di campionato, Oliver ne segna quattro e diventa subito l'idolo dei tifosi. Il consuntivo del primo anno austriaco è esaltante: segna 23 gol, un bel biglietto da visita per presentarsi in Italia. Il suo cartellino lo compra l'Inter del presidente Pellegrini che lo gira in prestito all'Ascoli. La prima Italia di Oliver Bierhoff e' quindi nelle Marche, ed e' un'Italia sofferta. A novembre l'Ascoli sembra deciso a scaricarlo. Disse che lui non voleva andarsene. "Quando arrivavo al campo di allenamento i tifosi mi fischiavano dal primo all'ultimo minuto, ho pensato davvero che fosse finita. In quel momento fu importante la vicinanza dei compagni, di Marcato e Benetti in particolare". Riparte dalla B e i due anni successivi sono d'oro: 20 gol la prima stagione, 17 quella successiva. Nessuno lo discute piu', Bierhoff e' ormai il trascinatore, l'uomo simbolo dell'Ascoli al quale pero' non sono sufficienti le sue montagne di gol per conquistare la serie A. Nel frattempo il contratto da tre è stato portato a quattro anni. Trentasette gol in due stagioni, questo è il momento giusto per andarsene. Bierhoff resta e la stagione successiva precipita in C con l'Ascoli. Segna solamente nove gol e attorno a lui ricomincia a soffiare aria di contestazione. Tuttavia Bierhoff ha ancora mercato: Luciano Gaucci promette di portarlo a Perugia in caso di promozione. I grifoni non riescono nell'impresa e nella trattativa si inserisce l'Udinese di Pozzo che batte anche la concorrenza del Vicenza I tifosi Udinesi, vedendolo all'opera, si preoccupano non poco e corrono a dire a Pozzo: "E questo sarebbe il centravanti con il quale affrontare il prossimo campionato di serie A?". "Si", è la serafica risposta del presidente. Parte forte la prima domenica contro il Cagliari di un Trapattoni fresco di ritorno dalla Germania: si', lo sgambetta proprio lui, unico tedesco allora del nostro campionato. Chiude la stagione a quota 17 gol ed è convocato per la prima volta nella Nazionale tedesca, con cui esordisce il 21 febbraio 1996 contro il Portogallo. Il 30 giugno Oliver entra negli ultimi 25 minuti della finale dell'Europeo e con una doppietta regala alla Germania il titolo continentale. La sua quotazione sale alle stelle. La stagione 1996/97 registra una flessione nelle reti realizzate, 13 su 23 partite, ma regala all'Udinese la sua prima splendida qualificazione in Coppa UEFA. La stagione seguente è quella del definitivo trionfo: i friulani ottengono un clamoroso terzo posto dietro Juventus e Inter, mentre Bierhoff sarà capocannoniere con 27 gol: era dal 1960-61 che un giocatore di Serie A non segnava tanto. I successivi Mondiali del 1998 in Francia vedono Bierhoff realizzare tre reti in cinque partite senza riuscire ad evitare che la Germania venga travolta dalla rivelazione Croazia nei quarti di finale. L'impresa dell'Udinese cattura gli attenti occhi del Milan che, dopo un lungo flirt iniziato già prima del termine del campionato, annuncia il connubio con il Mister Alberto Zaccheroni, il quale porta con se dal Friuli il bomber tedesco E' il vero botto del calciomercato rossonero teso a volere rilanciare i diavoli dopo due stagioni fallimentari. Bierhoff inizia a timbrare fin da subito con grande regolarità. Con fortuna ma anche grandi meriti, il Milan rimonta sette punti alla Lazio nel finale e vince uno degli scudetto più rocamboleschi della sua storia calcistica. In estate i rossoneri tornano ad investire e dall'Ucraina arriva anche il giovane bomber Shevchenko che mette subito sotto pressione Bierhoff. Il tedesco segna soltanto undici reti ma l'equilibrio regge grazie alla grande prolificità dell'Ucraino. Nel 2000/2001, ultima stagione a Milano per Oliver, le reti e le presenze calano. Per l'eroe del 16° scudetto, dopo l'esonero subito da Zaccheroni, si prospetta un futuro lontano da Milanello. Per lui, una parentesi al Monaco (18 presenze, 4 reti e parecchie incomprensioni con il mister Deschamps) per poi tornare in Italia e terminare la carriera nel Chievo Verona (26 presenze e 7 gol uno dei quali proprio ai rossoneri al Bentegodi) dove resterà memorabile una tripletta segnata alla Juventus. In mezzo alle due esperienze c'è la significativa parentesi in Corea e Giappone per il mondiale 2002. La Germania viene sconfitta in finale dal Brasile. Bierhoff entra nel match a giochi praticamente fatti ma stavolta il miracolo dell'europeo inglese non si ripete. Una medaglia d'argento che lascia rammarico ma resta un piazzamento di tutto rispetto. Sarà questa, per Bierhoff, l'ultima partita in Nazionale.
Torna in Italia per giocare tra le file del Chievo Verona: questo è la sua ultima stagione da calciatore. A Verona, con la sua esperienza, si rivela un punto di riferimento per la squadra che finisce il campionato in 7° posizione. A fine stagione, dopo aver segnato 7 gol in 35 presenze si ritira dal calcio giocato. Bierhoff è laureato in economia e attualmente ricopre il ruolo di manager della Nazionale tedesca: tiene i rapporti con gli sponsor e con i club, organizza la logistica e cura la comunicazione.

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