giovedì 17 maggio 2018

200) GERD MULLER STORY - ''DER BOMBER'' - La vita e' un gol.


 
- Scena prima. Un campetto da calcio di provincia, a Nördlingen. La squadra locale sta giocando un incontro decisivo, e a metà della partita è sotto, perde 1-0. Il ragazzo arriva trafelato negli spogliatoi. Piuttosto carico di adrenalina, perché è appena arrivato da Monaco, dove ha firmato un contratto da professionista col Bayern. Un paio di strette di mano e via di corsa, verso il paese, (Gerd è nato a Zinzen frazione di Noerdlingen, il 3 novembre 1945) dove, appunto, i compagni di squadra si stanno giocando la stagione senza di lui. Un problema, perché il ragazzo è la stella del gruppo. Un salto negli spogliatoi, una preparazione sbrigativa, poi ecco l'attesa sostituzione: nel secondo tempo, per il Nördlingen è entrato in campo Gerd Muller.

 

- Scena seconda. Novantesimo minuto della stessa partita, la squadra di casa ha vinto facile, 4-1. I gol portano tutti la stessa firma, quella di Gerd Müller. Il gioiellino che ha appena firmato per il Monaco, ed ha portato nelle casse del Nördlingen 3000 marchi, poco più di mezzo milione di lire. L'anno del trasferimento è il 1963. Gerhard Müller, per tutti Gerd, non ha ancora diciotto anni, ma a suon di gol ha già conquistato i tifosi di casa. Ha buttato in rete 197 palloni in una sola stagione, da Juniores e l'anno successivo, promosso in prima squadra, si è... limitato a realizzarne 46. Il suo scopritore, Herbert Kraft, vorrebbe spedirlo al Norimberga e la sistemazione farebbe felice anche la mamma  Karoline, rimasta vedova, colei che lo rimpinza di insalata di patate...quello che Gerd considerera' sempre la sua pozione magica.... perché la città dei giocattoli è a pochi chilometri da Nördlingen. 

Ma il Bayern Monaco è più veloce. Il ragazzo arriva a Monaco con la patente di prodigio del gol. Il presidente Wilhelm Neudecker lo ha voluto a tutti i costi per rivitalizzare la squadra che soffre maledettamente, nelle zone basse della Lega Regionale. Il fenomeno dal gol facile, si presenta al cospetto del tecnico jugoslavo Zlatko Cajkowski che lo squadra attonito e lo bolla in una manciata di secondi. «Unmògliche figur», figura impossibile. L'affare, comunque, si fa, perché così vuole il presidente, ma il bomberino grasso (a Monaco lo ribattezzano in fretta " dicker ", ciccione, giocando sull'assonanza con " kicker", calciatore) finisce in panchina. Così per tredici partite. Finché un giorno il centravanti titolare si infortuna e lo slavo scettico è costretto a mandare quella specie di botolo nella mischia. Müller si presenta con una doppietta e il parere di Cajkowski cambia in fretta. L'anno dopo Gerd segna 35 reti e porta di slancio il Bayern in Bundesliga. Sarà anche brutto a vedersi (nel '68 il suo peso forma è di 80 chili, per un'altezza di 174 centimetri) e sgraziato, ma ha una qualità che tutti i cannonieri vorrebbero avere: la mette dentro, senza soluzione di continuità. A volte scompare dalle partite, smarrito tra le gambe di mastini della difesa molto meglio piantati di lui. Poi, quando meno te l'aspetti, eccolo... Jack in the box..inventa un guizzo e il fotogramma successivo è un pallone depositato in fondo alla rete. I suoi gol non sono belli. ( Cazzate..) Lo chiamano «Der Mann der Kleine Tor», l'uomo dei piccoli gol. Piccoli, ma fondamentali, spesso..molto decisivi in percentuale altissima. Nel '66-67 segna 47 reti tra Campionato, Coppe e 

Nazionale e il Bayern conquista la Coppa delle Coppe. La rivista «Kicker» lo elegge «Calciatore dell'anno». Fa il bis l'anno dopo, con 31 reti in 30 partite. In Nazionale lo attende la gloria ai mondiali Messicani: dovrebbe essere la consacrazione di Gigi Riva, invece il capocannoniere alla fine è lui, quel calciatore dai fianchi grossi e dal baricentro bas­so, con 10 reti. In quell'occasione segna quello che lui stesso definirà ''il gol più bello della mia vita''. Quello con l'Inghilterra, nei quarti di finale». Moviola: cross di Grabowski che scavalca Bonetti, numero uno inglese, Löhr serve al volo al centro dell'area, Müller si catapulta in porta sollevando il piede destro oltre la spalla e infila il portiere in acrobazia. Semplicemente spettacolare, altro che piccolo gol. È una stagione felice. In campionato segna 38 reti, a fine anno gli consegnano la Scarpa d'Oro e soprattutto il Pallone d'Oro, come miglior giocatore d'Europa. In Germania il verbo " Mullern", segnare reti alla Muller, diventa comune. 


 

Nel '72 la Nazionale è campione d'Europa (finale contro l'Unione Sovietica, successo per 3-0 con una doppietta del solito noto, naturalmente), due anni dopo affronta il Mondiale in casa nella stagione in cui esplode il fenomeno arancione della magica Olanda di Cruijff e compagni. E con gli olandesi, in effetti, la Germania si ritrova in finale. Mùller va su e giù per l'area avversaria per un intero tempo, sembra abulico e inconcludente, e intanto le squadre sono assestate sull'1:1. Al 43' un pallone filtrato al limite dell'area da Bonhof, dopo una volata prepotente sulla fascia destra, diventa una preda...Ma Gerd si

 

muove goffamente e sembra fuori tempo. E allora inventa una piroetta, un movimento perentorio come solo lui sapeva improvvisare, che sorprende tutti, anche Jongbloed, numero uno olandese, che resta sul posto. L'Oympiastadion di Monaco sembra franare sotto il peso dell'entusiasmo dei tifosi, la Germania è Campione del Mondo. In Nazionale, Müller non segnerà più, perché di lì a poco annuncia il ritiroche aveva promesso. Lo ha fatto anche troppo, 68 volte in 62 partite.

 

Nel Bayern, invece, resta per altre cinque stagioni. Un giorno del marzo '79, in una partita di campionato contro l'Eintracht, viene sostituito anzitempo per «scarso rendi­mento». Non c'è rispetto per gli eroi, che a volte sono costretti a migrare. Gerd strappa un contratto ai Fort Lauderdale Strickers, resta negli States fino a 37 anni. In squadra con lui gente del calibro di George Best, Teofilo Cubillas e Gordon Banks. Da compagno di squadra e di stanza per decenni del Kaiser ne diventa avversario. Perdera' proprio contro il Cosmos di Beckenbauer una finale del torneo NASL per 3-0. Gerd non faceva distinzione tra amichevoli e partite ufficiali, il gol per lui era scopo di vita. Come segno' nell'Homenaje di Papero Crujiff 2 reti di un complessivo 0:8, cosi' si bullo' dei Cosmos di Chinaglia e Pele' in amichevole con 4 reti per un 7:1 finale all'Olympiastadion. In Un'amichevole contro l'Arminia segno 11 reti nel consunto di 12 totali...Ne lascio' uno ad un imberbe Kalle Rummenigge...L'esperienza americana pero' non lo gratifica piu' di tanto... Il rifugio nel bere gia' palesato da un po' di tempo, minano il suo equilibio. Apre una birreria e un ristorante in Florida, non avranno grandi sviluppi, manda a carte quarantotto il suo matrimonio e si fa prendere dallo sconforto. Nel '91, tornato in patria, è scosso da propositi suicidi. Poi, a quanto pare, ritrova l'equilibrio smarrito, evitando di sedersi sui ricordi. Ma vediamo com e'andata.
GLI INIZI

Tecnica buona, non trascendentale, (altra cazzata) fisico poco slanciato, anzi decisamente tozzo, tendente al grasso. Quando finalmente se lo vide davanti, Zlatko Cajkovski, vecchio internazionale Jugoslavo, fece una smorfia. Tutto lì, il fenomeno? Per averlo, Wilhelm Neudecker, il presidente del Bayern Monaco, aveva fatto fuoco e fiamme. Su quel ragazzino si era accesa un vera e propria asta, protagonisti i principali club tedeschi. In quegli anni Sessanta il Bayern navigava in acque procellose, confinato nelle posizioni di rincalzo della Lega Regionale, ma Neudecker aveva grandi progetti, e per questo prima si era affidato al tecnico slavo, poi si era buttato a capofitto nella caccia a quel giovane goleador, che nella natia Nordlingen aveva sbriciolato tutti i primati conosciuti a livello di tornei minori. Già, perché Gerhard Müller detto Gerd aveva il gol nel sangue. Magari per lunghi tratti della partita lo perdevi di vista, ma al momento di buttarla dentro arrivava sempre primo, su compagni e avversari. Gerd era uno dei tanti ragazzi tedeschi nati nel periodo della ricostruzione, con addosso la voglia di riscattare con il successo nella vita, i cumuli di rovine e di macerie in cui si erano specchiati negli anni dell'infanzia. E il successo Gerd lo inseguiva a suon di gol, tanti, raramente bellissimi o memorabili, ma puntuali e rabbiosi, come una sfida al destino.''Troppo grasso per trovar spazio nell'area di rigore'', lo liquidò il vecchio Zlatko. Poi, però, alla tredicesima giornata si ritrovò senza punte e così, più per necessità che per convinzione, lo fece debuttare a Friburgo. Gerd segnò due gol, tanto per gradire, e " Tschik", come lo chiamavano in Germania, rivide subito il suo affrettato giudizio. In area quello era una furia, altro che storie. Il 18.10.1964, Gerd Muller esordisce con la maglia dei titolari a Friburgo nel girone di Regionalliga Sud 1964/65. E' la dodicesima giornata. Segna una doppietta. Non uscira mai piu' di squadra. Nelle 12 partite successive fino alla 24esima giornata, segnera' senza pausa con anche 2 quaterne, 2 triplette e 5 doppiette. Alla fine del torneo il suo consuntivo sara' di 33 reti in 26 incontri. L'anno successivo, 1965-66, Müller trascino' il Bayern nella massima divisione. Un Bayern che andava completando pezzo dopo pezzo un vero squadrone. Gerd ripristinava la figura del centravanti classico, in un periodo di grandi evoluzioni, che preannunciavano l'avvento di un calciatore polivalente, fuori dagli stereotipi di un tempo. In questo senso, Müller era quasi un retaggio del passato. Ma al momento del dunque, gettava sul piatto un

numero così impressionante di gol da mettere in secondo piano tutte le altre considerazioni. Del gol era un cacciatore rapace e instancabile, un maestro negli agguati ai difensori, che lo vedevano nascondersi nelle pieghe della partita, per poi materializzarsi improvvisamente, e irrimediabilmente, nel momento della verità. Mancando di numeri d'alta scuola, di prodezze indimenticabili, Gerd faticava a entrare nella fantasia popolare. Più che un artista, come il suo compagno e capitano Beckenbauer, era un paziente assemblatore di gol, che confezionava senza pause, in quantità industriale. Dovendo rimettere in pista la Nazionale, dopo la parziale delusione del Mondiale 1966, quello scippato in finale dagli inglesi con il gol fantasma, il Bundestrainer Helmut Schoen chiamò anche quell'ultimo grido dei cannonieri e lo fece debuttare il 12 ottobre 1966 in Turchia, ad Ankara. La Germania vinse due a zero, ma la vera notizia fu che Müller non segnò. Si rifece poco dopo, firmando contro l'Albania una quaterna secca, ed eguagliando così un primato tedesco che durava da venticinque anni. Da lì partì una lunga età dell'oro, con il Bayern, dominatore dentro e fuori i confini, e con la Nazionale Tedesca dell'Ovest, autrice di una formidabile serie agli inizi degli Anni Settanta. Eliminati dall'Italia nella memorabile semifinale dell'Atzeca, a Messico 70 dove tuttavia Müller fu il cannoniere principe con dieci gol personali e comunque terzi alla fine, i tedeschi vinsero poi l'Europeo del 72 in Belgio e i Mondiali del 74 in casa propria. Il duello appassionante con l'emergente calcio olandese contrapponeva il rivoluzionario modulo totale di Cruijff e compagni, al più tradizionale e pragmatico gioco tedesco, articolato su una difesa ferrea, una condizione atletica strepitosa e una produttività in attacco che aveva proprio in Gerd Müller il suo mortifero terminale. Così, nel 1973, prese corpo il grande sogno del Barcellona, il club più ricco di soldi e di idee. Procedere a una sorta di contaminazione, mettendo insieme Cruijff e Müller, per dar vita alla più sensazionale coppia d'attacco di tutti i tempi. 

 

Nessuna difficoltà per conquistare l'olandese, mentre per Müller la Federazione Tedesca s'impuntò. C'erano da organizzare e da vincere i Mondiali di casa, il cannoniere non poteva lasciare la Germania. Müller s'infuriò, anche perché vedeva svanire una montagna di soldi che non sarebbero tornati più. Pronunciò una profetica minaccia, che era anche una promessa: «Vi regalerò il titolo mondiale, e poi non metterò mai più piede in Nazionale». Fu di parola. Il 7 luglio, all'Olympiastadion di Monaco, il suo stadio, Gerd Müller firmò, con una piroetta in area, il beffardo gol di rapina che al 43' del primo tempo, consegnò alla Germania la vittoria per 2-1 sull'Olanda e insieme lo scettro iridato. Aveva ventinove anni, era nel pieno della carriera, aveva segnato, con quello, 68 gol in 62 partite della Nazionale. Ma il suo addio fu irrevocabile, una ritorsione attuata lucidamente. Vinse e segnò ancora tanto con il Bayern, ma il treno del Barcellona non passò più.
LA CARRIERA. - STAGIONE 1965-66
Comincia male la prima stagione di Gerd in Bundesliga, alla sua gara di esordio, il 14 agosto 1965 nel derby con il Monaco 1860, il Bayern incassa un gol al primo minuto e perde la partita più attesa dal suo pubblico: il derby Bavarese. Quattordici giorni dopo arrivano i primi gol, una doppietta a Braunschweig dove il Bayern vince 4-2. Gerd ingrana bene, il Bayern anche ed arriva addirittura a lottare per il titolo che però finisce proprio ai rivali del Monaco 1860, davanti al Borussia Dortmund ed al Bayern che vince la Coppa di Germania strapazzando nella finale di Francoforte l'MSV Duisburg per 4-2. Gerd non segna, ma il contributo alla conquista della Coppa e del terzo posto nella Bundesliga è comunque 

consistente. 39 presenze con 16 reti, che però non bastano a Gerd per staccare un biglietto per i Mondiali d'Inghilterra. 12-10-1966 esordio in Nazionale. Dopo i Mondiali, e la rabbia per la sconfitta di Wembley con il famoso "gol-fantasma", arriva l'esordio nella " Nationalmannschaft": ad Ankara in una vittoriosa amichevole con la Turchia battuta per 2-0. Gerd non segna, ma entra nel giro e nella successiva partita, valida per le qualificazioni all'Europeo 1968 contro l'Albania a Dortmund, esplode letteralmente segnando quattro reti. Gerd non ha ancora compiuto 21 anni, è ancora considerato " grezzo" e Schoen non sembra credere troppo nelle sue qualità, ma è costretto a credere ai suoi gol. Muller è un grande opportunista e mostra un coraggio non comune, a Belgrado in una gara decisiva per la qualificazione all'Europeo, con la Germania in svantaggio, si lancia su un pallone impossibile, sfiora il gol del pari , ma nel contrasto inevitabile con l'avversario si frattura l'avambraccio. Nonostante la frattura resta in campo fin quasi alla fine della gara, chi lo considerava solo un furbo comincia a ricredersi: Gerd Muller ha il cuore di un campione.
STAGIONE 1966-67
Il Bayern rivince la Coppa di Germania: Al Neckarstadion di Stoccarda il Bayern travolge 4-0 l'Amburgo: Gerd segna due reti, quella dell'1-0 e quella del 3-0. Il Bayern vincerà anche la Coppa delle Coppe battendo in finale il Glasgow Rangers, ma nonostante le 28 reti in Bundesliga (sulle 49 totali) a

fine stagione la squadra bavarese si piazzerà solo al sesto posto. Il bottino personale di Gerd è comunque sontuoso: 49 reti (43 per il Bayern e 6 per la Nazionale), in 49 incontri disputati. Si comincia a parlare di lui non più come "der kleines dickes" (il grassottello), ma come "Der Bomber".  Anche in Coppa delle Coppe si fa notare: segna il suo primo gol europeo (una doppietta in 1' al 70esimo e 71esimo) contro il Tatran Presov (il 5/10/66) nel ritorno dei sedicesimi, poi in semifinale segna quattro reti (fra andata e ritorno 2-0 e 3-1 ) allo Standard Liegi del cannoniere Claesen. Ma il gol più importante dell'anno arriva ai quarti nei supplementari con il Rapid Wien: è il gol del 2-0 che spalanca le porte alle semifinali.
STAGIONE 1967-68
Nella Nazionale in lotta per la qualificazione agli Europei, dopo la sconfitta di Belgrado, Gerd è ancora decisivo. Contro gli slavi, ad Amburgo, segna uno dei tre gol che danno la vittoria alla Germania, rilanciandola in corsa per la qualificazione ai quarti. Ma il 17 dicembre 1967 la Nazionale Tedesca, a Tirana, va incontro alla sua Corea: la Germania deve per forza vincere per andare allo spareggio con gli Yugoslavi, ma, incredibilmente non va oltre lo 0-0. Gerd, che sta attraversando un brutto momento (solo 4 reti nelle prime 17 partite), viene lasciato fuori squadra. E' una grossa delusione, la seconda dopo quella dei Mondiali '66, ma anche l'ultima con la maglia della Nazionale. In Bundesliga il Bayern accusa una pesantissima flessione iniziale, coincidente con l'astinenza di Gerd, poi si riprende e lotta per il titolo prima di un altro calo che lo condanna al quinto posto. In Coppa delle Coppe, il Bayern viene eliminato dal Milan in semifinale ma Muller si conferma a suon di gol: doppietta con il Panathinaikos, tripletta con il Setubal e gol decisivo con il Valencia, prima del digiuno forzato contro la Maginot del Milan e Rosato, la sua " Bestia nera". Alla fine il bottino personale di Gerd è di 32 reti, 30 per il Bayern e 2 per la Nazionale con la quale sembra non ingranare.
STAGIONE 1968-69
Stagione addirittura trionfale per Gerd ! Vince Campionato e Coppa di Germania segna 37 reti in 35 partite nel Bayern (e 30 nel solo campionato), altre 9 in 7 partite con la Nazionale che vola nelle

qualificazioni Mondiali. In Campionatoil Bayern è travolgente, va in testa alla terza di campionato e ci rimane fino alla fine e nel giorno della certezza matematica del titolo, che arriva alla trentaduesima giornata, Gerd sigla una tripletta al Kickers. Ma durante la stagione ha fatto di meglio: 4 reti all'Amburgo, forse l'avversario più irriducibile nella corsa al titolo. Nella finale di Coppa, la sua prestazione più bella: E' sua la doppietta con la quale il Bayern batte lo Schalke 04 nella combattutissima finale al Waldstadion di Francoforte di fronte a 70.000 spettatori. La stagione 1968-69 è anche quella della sua consacrazione in Nazionale. Prima segna al Prater un gol decisivo contro l'Austria nel 2-0 d'esordio, poi a Nicosia salva la Germania, che sta rivivendo l'incubo di un anno prima a Tirana, segnano il gol della vittoria al 90'. Poi, davanti a 110.000 spettatori in un Hampden Park infuocato, segna a Glasgow il gol che porta in vantaggio la Germania contro la Scozia nella partita che risulterà decisiva per la qualificazione ai Mondiali di Messico '70. Ma fa ancora meglio, un mese dopo, segnando, all'88° minuto, il gol della vittoria contro l'Austria a Norimberga, prima di segnare altre 4 reti a Cipro in una festa del gol (12-0) che fa da prologo alla vittoria nel girone.
STAGIONE 1969-70
E' la stagione che porta ai Mondiali e Gerd l'affronta alla grande. Ma nonostante segni 38 reti in Bundesliga, il torneo viene vinto dal Borussia Moenchengladbach ed il Bayern deve accontentarsi della Coppa di Germania essendo eliminato dalla Coppa Campioni al primo turno dal Saint Etienne. Sarà questa l'unica stagione di Muller senza reti nelle Coppe Europee, ma vince la Scarpa d'Oro, il trofeo che l'Adidas assegna al più prolifico cannoniere europeo. 

Non mancano tuttavia le soddisfazioni platoniche: 4 reti al Werder Brema, 3 al Borussia Dortmund, 7 tra andata (3) e ritorno (4) ai malcapitati del Rot Weiss Oberhausen, cifre da record con un totale stagionale di reti impressionante :55.
MUNDIAL MEXICO '70
Quella è soprattutto la stagione di Mondiali e Gerd ci arriva al massimo della condizione e con un record incredibile: Nelle sei gare di qualificazione è sempre andato a rete. Infatti nell'ultima gara del girone segna una rete anche nel 3-2 con il quale la Germania batte la Scozia, teoricamente ancora in lizza. Ma il meglio Gerd lo dà sugli altipiani del Messico dove spopola: Segna il gol della vittoria, soffertissima, contro il Marocco, poi segna due triplette contro Bulgaria e Perù arrivando al gran giorno, quello della sfida contro l'Inghilterra: La rivincita di Wembley. Léon, Messico, 14 giugno 1970, quarti di finale IX edizione della Coppa Rimet: Sfida fra Germania e Inghilterra.E' la ripetizione dell'ultima finale Mondiale. Una gara attesissima, carica di significati e di tradizione. I tedeschi l'affrontano con una sorta di complesso di inferiorità. Dei sette incontri disputati nel dopoguerra, la Germania ha vinto solo l'ultimo, in amichevole. Prima solo sconfitte. La partita, che sarebbe stata destinata a diventare un " cult" per i tedeschi se non vi fosse stata la doccia fredda del 3:4 con l'Italia, si mette subito male. Gli Inglesi segnano nel primo tempo con il mediano Mullery e raddoppiano nella ripresa con Peters. I giochi sembrano fatti, i tedeschi, storditi, quasi rassegnati, Gerd non tocca palla, sembra l'ombra del goleador implacabile visto nel primo turno. D'un tratto la musica cambia, gli inglesi tirano i remi in barca, Beckenbauer accorcia sorprendendo il portiere inglese Bonetti, sostituto dell'infortunato Banks, 

 

Seeler pareggia mandando le squadre ai supplementari. Una tortura, sotto il sole dell'altipiano e i polmoni prosciugati dall'altura. Decide Gerd nel secondo tempo supplementare ed entra così nella leggenda, è l'ottavo gol di Muller in quei Mondiali. Alla fine saranno dieci, con i due realizzati nei supplementari della '' Partita del Secolo'', la semifinale tra Italia e Germania Ovest nel tempio 

 

dell'Azteca. Il 1970, se non per il Bayern, è comunque un'annata trionfale per Gerd che vince la classifica marcatori ai Mondiali del Messico (dove va sempre a segno fatta eccezione per la finale di consolazione con l'Uruguay) e riceve l'ambito Pallone d'Oro come miglior giocatore europeo dell'anno dalla giuria di France Football, succedendo nell'Albo d'Oro a Gianni Rivera. Gerd è anche superstizioso, dopo l'exploit di Messico '70, nelle manifestazioni ufficiali, non abbandonerà più il numero 13 di maglia.
STAGIONE 1970-71
Una delle grandi delusioni del Bayern e di Gerd Muller si consuma nel finale di questa stagione che ad un certo punto sembra trionfale. All'ultima giornata il Bayern ha un punto di vantaggio sul rivale Borussia Moenchengladbach e deve andare a giocare a Duisburg su un campo non proibitivo, ma da due giornate deve fare a meno di Gerd e perde clamorosamente la partita (0:2) e la Bundesliga, dove viene scavalcato dal Borussia che vince a Francoforte segnando il gol del sorpasso quasi contemporaneamente al gol del raddoppio del MSV. Il Bayern fa 48 punti, uno in più dell'anno prima e due più di due anni prima quando si era laureato campione, ma non basta.  La vittoria in Coppa di Germania lenisce in parte la delusione: 2:1 al Colonia nella appassionante finale di Stoccarda decisa ai supplementari.
STAGIONE 1971-72
La più ricca di gol. Alla fine saranno l'incredibile cifra di 63 (40 in Bundesliga, 5 in Coppa Coppe, 5 in Coppa di Germania e addirittura 13 in Nazionale) in 55 partite. Il Bayern trionfa in campionato e Gerd nella Scarpa d'Oro, mentre nella classifica del Pallone d'Oro arriva secondo per due soli punti dietro a

Beckenbauer. In Bundesliga il Bayern è una macchina da gol: Gerd ne segna 5 contro il solito Rot Weiss Oberhausen, 4 nella vittoria-record (11-1) col Borussia Dortmund, 3 ad Amburgo, 2 nella rivincita (5-1) col Duisburg che era stato fatale l'anno prima. Alla fine il Bayern si laurea campione per la seconda volta con 55 punti e 101 reti segnate. Sarà la sua stagione record.
WEMBLEY 29 aprile 1972- IV edizione Coppa Europa per Nazioni, quarti di finale gara di andata. Inghilterra - Germania Ovest 1:3. E' sicuramente, fino a quel giorno, la vittoria più importante nella storia del Calcio Tedesco, la definitiva "rivincita di Wembley" l'inversione di una situazione di pesante sudditanza. E' la conferma della vittoria di due anni prima a Lèon, con in più il sapore di vincere a Wembley. Gerd segna l'ultimo gol.
EUROPEO 1972
La manifestazione si svolge dalle semifinali in campo neutro. Il Belgio e' la nazione ospitante e Gerd nella gara di semifinale contro i padroni di casa infila Piot due volte. La finale e' storia...Il 3:0 all'Unione Sovietica con una doppietta personale, lo proietta definitivamente nel panorama mondiale.
Nella sola Coppa Europa Muller segna 11 reti in 9 partite, uguagliandoil record del danese Ole Madsen che nel 1964 ne aveva segnati altrettanti: contro Malta (5), Albania (1) e Lussemburgo (5). Le vittime di Gerd sono invece: Turchia (3), Albania (1), Polonia( 2), Inghilterra (1), Belgio (2), URSS (2).

STAGIONE 1972-73
Si annuncia come la stagione dell'assalto alla Coppa dei Campioni , nella quale il Bayern è favorito assieme all'Ajax detentore del trofeo e vincitore delle ultime due edizioni. Anziché in finale, come auspicato da tutti, lo scontro avviene nei quarti e l'Ajax lo stravince all'andata per 4-0, mentre al ritorno l'unico a prendersi una platonica rivincita sarà Gerd che segna una doppietta, laureandosi 

capocannoniere del torneo con sette reti. In Bundesliga il Bayern trionfa ancora e Gerd si conferma implacabile cannoniere con 36 reti. La squadra Bavarese domina dalla prima all'ultima giornata e fa corsa a sé, 54 punti, 11 di vantaggio sulla seconda, 93 gol segnati. Un trionfo assoluto.
STAGIONE 1973-74
Se il 1972 sembrava eccezionale il 1974 è davvero l'anno d'oro per Gerd, per il Bayern e per l'intero calcio Tedesco. Un'autentica messe di trionfi: Bundesliga, Coppa dei Campioni, Campionato del Mondo. Di più non si può chiedere. Eppure Gerd è in lieve flessione, per la prima volta negli
ultimi cinque anni, pur giocando più partite (60, sarà il suo record), segna meno di 50 reti. In Bundesliga il Bayern si conferma e Gerd raggiunge per l'ultima volta quota 30 (la quinta in carriera) . Stavolta il testa a testa col Borussia si risolve all'ultima giornata, con un solo punto di vantaggio in un duello anche di nervi. Il Mondiale è alle porte…
LA PRIMA COPPA DEI CAMPIONI
La conquista della Coppa Campioni è drammatica. Nella prima partita l'Atletico Madrid allenato dalla vecchia volpe Juan Carlos Lorenzo, imbriglia i Bavaresi e viene riacciuffato all'ultimo minuto dei tempi supplementari da un tiro disperato di Schwarzenbeck, quando tutto sembra perduto. Il regolamento contempla la ripetizione e stavolta l'Atletico non ha scampo e viene letteralmente travolto per 4-0, Gerd segna un doppietta. Gerd è spesso decisivo. La sfida più dura arriva agli ottavi contro i "cugini" della Dynamo Dresda superati per 7-6 (4-3 e 3-3) in due partite mozzafiato dove Gerd firma la vittoria all'Olympiastadion e poi il gol-qualificazione a Dresda. Il Bayern ha rischiato seriamente l'eliminazione 

 

anche al primo turno qualificandosi ai rigori contro gli svedesi dell'Aatvitabergs dai quali acquista Torstensson che diventera' uno dei pilastri della squadra campione d'Europa.
MONDIALE 1974
Se tutto è stato fin lì splendido, il Mondiale da giocare in casa non comincia bene, in particolare per Gerd Muller che con Cile e Australia non riesce ad ingranare. Neanche la Nazionale tedesca gioca bene e ad Amburgo viene pesantemente fischiata dal pubblico al grido di "Uwe, Uwe" in segno di stima per il vecchio campione Seeler e di scherno per i giocatori del Bayern mai troppo amati al Volksparkstadion. Gerd risente della cosa e contro la Jugoslavia dopo il gol, esulta in maniera liberatrice..Non alla sua maniera...gambe aperte...ben piantate per terra..braccia al cielo con i palmi rivolti verso l'alto..in attesa dell'abbraccio dei compagni... La Germania però si riprende, dopo la Jugoslavia batte anche la Svezia e nella partita decisiva contro la rivelazione Polonia, Gerd decide la gara giocata su un terreno impossibile con un gol dei suoi, un capolavoro di potenza e opportunismo. La Germania è in finale contro l'Olanda. In quella che sarà la sua ultima partita in Nazionale, a soli 29 anni non ancora compiuti. Gerd Muller segna il suo 68esimo ed ultimo gol, il più importante fra i 610 che ha segnato in competizioni ufficiali riconosciute dall'UEFA: E' quello della vittoria Tedesca nella decima edizione della Coppa del Mondo, la prima Coppa FIFA.

 

STAGIONE 1974-75
La stagione, dopo anni di trionfi è difficile. Il Bayern in Bundesliga è lontano dalla lotta al vertice, i gol di Gerd (23 alla fine) non servono a tenerlo a contatto del Borussia. Alla fine il Bayern è addirittura decimo, a sedici punti dai campioni, quindici punti e trentotto gol in meno all'attivo rispetto all'anno prima. Il calo della squadra è notevole e non bastano gli sprazzi di gioco ed i gol di Muller per tenerla a galla, Gerd ha qualche giornata felice qualche guizzo dei suoi, ma non è sufficiente. A Dusseldorf segna 3 gol in quattro minuti, ma il Bayern crolla e finisce per perdere per 5-6, è comunque il Fortuna Dusseldorf il suo bersaglio preferito: 3 reti anche all'andata, in una delle poche giornate in cui il Bayern mostra lo smalto dei tempi migliori.
COPPA DEI CAMPIONI 1975
Il Bayern si rifà in Coppa dei Campioni, ma il suo cammino è tutt'altro che facile. Si comincia negli ottavi con il solito "derby" con i "cugini" dell''Est. Stavolta tocca al Magdeburgo, che mette i brividi ai campioni d'Europa. A Monaco, alla fine del primo tempo i tedeschi orientali
conducono per 2:0 con un gol di Sparwasser, l'uomo che aveva deciso anche il derby "mondiale" pochi mesi prima. Nella ripresa sale in cattedra Muller che con una doppietta rimette in corsa il Bayern, che alla fine vince 3:2. Al ritorno è ancora Gerd a segnare la doppietta della qualificazione che rende inutile un altro gol dello "specialista" Sparwasser. I quarti vengono superati a fatica contro gli armeni sovietici dell'Ararat Erevan (2:0 0:1) ed in semifinale il Bayern ritrova il Saint Etienne,ovvero la squadra che lo aveva eliminato all'esordio in Coppa Campioni, sei anni prima. Stavolta la musica è diversa e con una vittoria per 2-0 a Monaco dopo un pareggio a reti bianche il Bayern si qualifica per la finalissima di Parigi. La XXV-ma finale della Coppa dei Campioni è destinata a rimanere nella storia come una delle più tormentate dalle polemiche, la prima nella quale la violenza dei teppisti la fa da padrona. Nell'occasione i Francesi inaugurano il nuovissimo stadio del "Parc des Princes'', una "bomboniera" costruita con criteri modernissimi, che mostrano orgogliosi all'Europa. Purtroppo il pessimo arbitraggio del francese Kitabdjan, che annulla inspiegabilmente anche un gol allo scozzese Lorimer, crea un clima esplosivo in campo e sugli spalti. Il Leeds domina la partita e quando, a venti minuti scarsi dalla fine Franz Roth, l'uomo delle finali, in contropiede porta in vantaggio il Bayern, i tifosi inglesi assiepati sulle tribune scatenano il finimondo. 

Quando il solito Gerd con un capolavoro di opportunismo segna il gol del raddoppio a sette minuti scarsi dalla fine la battaglia si inasprisce. Alla fine per puro caso non si lamentano vittime, ma il " vernissage" dello stadio lo ha ridotto in macerie. Le tribune sono distrutte, le poltroncine divelte ed
incendiate. La polizia francese è impegnata duramente fino a notte fonda per ristabilire l'ordine pubblico. E' in questo clima da guerriglia urbana che il Bayern alza al cielo il trofeo che salva la sua stagione più difficile. I nodi, mascherati contro gli inglesi del Leeds dalla vittoria in Coppa Campioni, vengono clamorosamente al pettine in occasione della Supercoppa Europea, contro gli ucraini sovietici della Dinamo Kiev, che, guidati dal colonnello Lobanovski, stanno imponendo il cosiddetto "calcio del 2000" e rappresentano forse l'espressione più brillante nel panorama europeo di quell'evoluzione del calcio, iniziata dalle squadre olandesi nei primi anni '70 e poi identificatasi nel cosiddetto "calcio totale" dell'Olanda ai Mondiali del '74. Il Bayern, ancora boccheggiante dopo la difficile stagione del dopo-Mondiale, è chiamato ad affrontare in casa gli straripanti avversari il 9 settembre 1975. Di fronte si trovano due squadre in momenti molto diversi delle loro parabole: Il Bayern è in fase calante, mentre la Dinamo Kiev si appresta a disputare, da favorita, la Coppa Campioni. La sfida si gioca davanti a 30.000 spettatori, un'accoglienza tiepida per la manifestazione, giunta alla sua quarta edizione, e che mette di fronte le squadre vincitrici della Coppa Campioni e della Coppa delle Coppe. Il Bayern non ha scampo, la Dinamo più fresca e potente passa nella ripresa con un gol del suo fuoriclasse Blokhin, vince meritatamente la partita e mette una pesante ipoteca sulla conquista del trofeo. Ipoteca regolarmente riscossa nel ritorno, quando, allo "Stadio della Repubblica" di Kiev di fronte a 110.000 spettatori, gli ucraini dominano dando una durissima lezione ai bavaresi privi anche di Gerd Muller infortunato. Ancora Oleg Blokhin, avviato alla conquista del Pallone d'Oro, con una doppietta chiude i conti e conferma che la parabola del Bayern ha incominciato la fase discendente. Da ora in poi è possibile aspettarsi qualche colpo di coda, non più la marcia regolare ed impressionante degli anni d'oro.
STAGIONE 1975-76
Il Bayern la comincia male. La squadra, già logora dopo il Mondiale '74, stenta a riprendersi e non brilla. Nel girone di andata il Bayern si stacca subito dal treno di testa e scende fino alla decima posizione all'inizio del girone di ritorno. Nella seconda parte tuttavia ha un ottimo recupero che lo porta fino al secondo posto, per poi chiudere al terzo. Come al solito il rendimento del Bayern ricalca quello del suo Bomber. Gli acciacchi fisici, in particolare il mal di schiena, affliggono Gerd tenendolo lontano per nove gare (3 vittore e 6 sconfitte) nelle quali il Bayern sprofonda dal secondo posto al decimo, per poi riemergere e sfiorare le prime posizioni quando il suo cannoniere torna in pista segnando con continuità. In campionato si toglie qualche grossa soddisfazione: 3 gol tra andata e ritorno ai campioni del Borussia e addirittura  5 nell'ultima di campionato all'Herta Berlino. Alla fine in 22 gare saranno 23 i gol di un Gerd che arriva alla migliore condizione per il "rush finale della Coppa Campioni dove saprà lasciare il segno nella magica notte con il Real.
LA TERZA COPPA DEI CAMPIONI
E' questa l'ultima stagione grande stagione di una grande squadra che riesce a piazzare la botta vincente all'ultimo sprint conquistando la terza Coppa dei Campioni consecutiva, eguagliando così l'Ajax che aveva trionfato nei tre anni precedenti. Il prestigioso trofeo ha ancora più fascino perché arriva grazie ad una serie di vittorie contro avversari di rango nelle quali il Bayern e il suo Bomber, sanno sfruttare al massimo un perfetto amalgama di esperienza e di classe. Dopo un avvio facile contro i Lussemburghesi del Jeunesse Esch con Gerd che timbra il cartellino con due reti, il Bayern soffre contro il Malmoe (0:1 e 2:0), ma passa il turno. La gara con gli svedesi cade nel periodo in cui Gerd è assente per infortunio e la squadra è in emergenza, ma in primavera, con un Muller fresco e riposato, il Benfica non ha scampo. I Bavaresi lo travolgono per 5:1, dopo avergli imposto il pareggio a Lisbona e "Der Bomber", rientrato dall'infortunio, segna ancora una bella doppietta che chiude il discorso qualificazione. In semifinale il sorteggio riserva lo scontro contro l'avversario più prestigioso, il Real Madrid che schiera un avversario ancora più stimolante quel Gunther Netzer che è stato il nemico numero uno del Bayern di Muller e Beckenbauer. Sono due sfide destinate a restare nella storia della Coppa Campioni, due sfide nel segno di Gerd Muller che segna tre gol sciorinando tutto il suo repertorio dal colpo di astuzia dell'opportunista, al gol di potenza, al gran tiro dai diciotto metri: uno show che lo riporta ai suoi momenti migliori. Al Bernabeu sfrutta un'indecisione dei difensori madridisti che lo accusano addirittura di essersi finto claudicante per poi balzare su una palla persa e pareggiare il gol iniziale di Roberto Martinez, tanto che alla fine subisce anche un'aggressione di un tifoso spagnolo il famoso "loco del Bernabeu", che gli sferra un pugno alla nuca, prima di guadagnare il tunnel che conduce negli spogliatoi. All'Olympiastadion Gerd conquista la scena. Un poderoso uno due in mezz'ora, stronca il Real che nel turno precedente aveva eliminato il Borussia proprio pareggiando in Germania per 2-2.

 

Stavolta un fantastico gol dai diciotto metri chiude i conti con i Madrileni e proietta il Bayern alla finale di Glasgow contro i francesi del Saint Etienne, la cui difesa, imperniata sul poderoso centrale argentino Piazza è la bestia nera di Gerd che dal 1969 vi ha giocato contro quattro volte senza riuscire mai a segnare un gol, cosa per lui più unica che rara. Anche la quinta volta Gerd resta a bocca asciutta. In realta' segna un gol regolare che l'arbitro ungherese Palotai annulla ma il Bayern vince lo stesso: 1:0 con una punizione di Franz Roth che sorprende i Francesi che hanno dominato a lungo la gara colpendo anche tre legni e impegnando severamente a più riprese Sepp Maier. Nonostante, come l'anno precedente, qualcuno storca la bocca sulla prestazione del Bayern e parli di un Saint Etienne che avrebbe meritato molto di più, la Coppa resta in Germania ed è l'unica cosa che realmente ha importanza.
STAGIONE 1976 -INTERCONTINENTALE.
Negli anni precedenti, dopo le intemperanze delle squadre argentine ai danni di quelle europee, il Bayern si era rifiutato di disputare la doppia finale, con l'Independiente, la prima volta era stato "sostituito" dall'Atletico Madrid, mentre l'anno successivo la Coppa Intercontinentale non era stata assegnata. Nelle due finali, disputate il 23 novembre a Monaco e il 22 dicembre a Belo Horizonte l'avversario è il brasiliano Cruzeiro, un avversario tecnicamente fortissimo che però dà migliori 

 

garanzie "comportamentali". Il Bayern vince in casa con due gol nel finale di Gerd e di Kapelmann che dopo una partita sofferta, ma intensissima mettono i Bavaresi al riparo da spiacevoli sorprese che infatti non arrivano. Sepp Maier chiude la porta e con uno 0-0 molto "Italiano", Gerd & compagni portano in Germania la prima Coppa Intercontinentale vinta da una squadra Tedesca. In Bundesliga il Bayern disputa una stagione in calando, i soliti guai alla schiena bloccano Gerd dalla ventesima alla ventottesima giornata ed il Bayern scivola dal secondo al settimo posto e viene eliminato in Coppa dei Campioni dalla sua "bestia nera" la Dinamo Kiev, troppo forte per un Bayern "orfano" del suo finalizzatore. Gerd segna due gol ai danesi del Koge, poi altri due ai cecoslovacchi del Banik Ostrava, ma, assente lui, il Bayern viene liquidato da due gol negli ultimi dieci minuti dopo aver battuto gli ucraini all'andata per 1:0. Gerd chiude la stagione con 28 reti in 25 partite nella Bundesliga: segna 5 reti nel 9:0 al Tennis Borussia Berlino, 4 all'Amburgo (che vince la Coppa delle Coppe) nella migliore prestazione dell'anno, e ancora 6 (4+2) fra andata e ritorno al Rot Weiss Essen.
LA COPPA PROIBITA
Giunto a fine carriera Gerd Muller potrà avere un solo rimpianto, quello di non essere riuscito mai a conquistare, la Super Coppa Europea, l'unico prestigioso traguardo sfuggitogli per ben due volte, nel 1975 e nel 1976 dopo che nel 1974, per motivi di "opportunità politica" non era stata organizzata la sfida con i "cugini" del Magdeburgo. Dopo aver fallito il primo assalto contro la poderosa Dinamo Kiev, il 17 agosto 1976 il Bayern batte all'Olympiastadion l'Anderlecht per 2:1, con una splendida doppietta di Gerd, che guida alla rimonta i compagni dopo un gol iniziale dei belgi. Al ritorno tuttavia il Bayern naufraga sotto i gol degli olandesi Haan e Rensenbrink che si prendono così una platonica rivincita sulla finale Mondiale di due anni prima. Nell'1:4 finale, è Gerd a salvare l'onore del Bayern e ad illudere i tedeschi fin quasi alla fine.
STAGIONE 1977-78
E' la peggiore stagione della storia del Bayern, una sorta di malinconico preludio all'abbandono della scena. La squadra Bavarese arriva al dodicesimo posto, dopo aver rischiato di rimanere invischiata nella lotta per non retrocedere, la salva da guai peggiori l'ultima bella stagione di Gerd, che, lasciato in pace dai guai alla schiena, gioca 33 partite segnando 24 reti. Alla fine però il bilancio del Bayern è desolante. 

32 punti soltanto, sedici di distacco dal Colonia campione di Germania, per differenza reti sul Borussia Moenchengladbach.. Anche in Coppa UEFA una mortificante delusione. Il Bayern e' travolto dall'Eintracht Francoforte in un "derby tedesco". Il Gerd segna il suo 67esimo ed ultimo gol nelle Coppe Europee al 44' di Bayern - Marek Stanke Dimitrov 3:0; come il primo realizzato undici anni prima, anche il suo ultimo gol "Europeo" Gerd lo segna ad una squadra Bulgara.
STAGIONE1978-79
E' l'ultimo stagione di Gerd al Bayern. Ormai in declino assieme alla sua squadra nella quale è rimasto quasi solo. Non ci sono più Beckenbauer, Hoeness e Roth, Breitner e' tornato ma il Breitnigge non e' ancora in auge.. Gli acciacchi non gli danno tregua. La sua ultima stagione è soffertissima. Alla fine, fra Coppa e Bundesliga solo 21 partite e 13 reti, 9 delle quali in campionato. Il 18 novembre 1978, a Kaiserslautern, segna il suo ultimo gol. E' un gol inutile che arriva a pochi minuti dalla fine sullo 0-2 e serve solo a mitigare la sconfitta. La domenica dopo esce dal campo dopo appena mezz'ora, da lì alla fine gioca solo altre tre partite, l'ultima, il 2 febbraio 1979 contro l'Eintracht Francoforte.. (foto sotto)

 

Gerd non segna. Sara' sostituito e la sua esperienza coi Bullen si conclude dopo 427presenze con la stessa maglia. Gerd segue la corrente di quegli anni che vuole che si finisca la carriera oltreoceano..Segue il Kaiser ma non veste la stessa casacca sta volta. Lascia il calcio Europeo, detentore di tutti i record tedeschi ed Internazionali tra i marcatori. Maggior cannoniere dei Mondiali. Maggior realizzatore delle fasi finali dei Campionati d'Europa per Nazioni. Maggior numero di reti nelle Coppe Europee. Maggior numero di gol in Coppa Campioni. Maggior numero di reti in Nazionale. Maggior numero di reti in Bundesliga. Maggior numero di reti in DFB Pokal. Senza contare gli allori personali che comprendono due Giocatore dell'anno in Germania. Sette classifiche cannonieri della Bundesliga. Due scarpe d'oro di France Football. Un Pallone d'oro Europeo. 4 Classifiche cannonieri di Coppa Campioni 1 Classifica cannonieri di Coppa delle coppe e Giocatore Europeo con il maggior numero di gol segnati per una sola societa' 569. Attraversera' l'Oceano in cerca di dollari facili e per sparare gli ultimi colpi...
FORT LAUDERDALE E BARATRO
Gerd si trasferisce oltre oceano e per tre anni va a infoltire le fila dei calciatori che a fine carriera sono attratti dal circo NASL e dalle opportunita' economiche che offre. La Florida e' la sua destinazione e i Fort Lauderdale Strickers la sua nuova avventura. Vecchie facce del panorama Internazionale condividono la sua nuova esperienza. Gordon Banks, Teofilo Cubillas, George Best, Francisco Marinho...Le cifre dei suoi tre anni di attivita' sono parecchio discordanti a seconda della fonte che li riporta. Ma il consuntivo non e' dei piu' malvagi come suo solito. 40 reti in 80 gare sono sempre un bel 

 

bottino. Perde una finale del campionato proprio contro i Cosmos del suo grande amico di sempre Franz Beckenbauer e tutto il circo Chinaglia. 3:0, ma non deturpa il consuntivo della sua esperienza

negli USA. Chiusa la carriera decide di restare in Florida e gestire le attivita che nel frattempo ha aperto con la moglie Uschi. Presto li' comincera' un'altra storia....La leggenda vuole che Gerd comincio' ad avvicinarsi all'alcool per combattere la paura dell'aereo durante le trasferte che dovette intraprendere durante la sua carriera da calciatore..Pian piano, la solitudine oltreoceano, la mancanza di una ribalta e investimenti gestiti da terze persone, con lo scopo di dissanguarlo fecero il resto... E' il 1991 quando Gerd si presenta occhi bassi con occhiali scuri a Kitzbuhel dove lo attende una cordata di compagni che non hanno dimenticato il vecchio amico ora in difficolta'. Franz Beckenbauer e' l'alfiere dell'iniziativa. Resta commosso dalle condizioni del Bomber e stanzia 40 milioni delle vecchie lire per convincerlo ad internarsi in una clinica per una cura disintossicante. Hoeness, Breitner, Kalle Rummenigge, Sepp Maier e Franz Bulle Roth, furono i giocatori coinvolti nella missione di riportare Gerd a riprendersi se stesso e l'immagine che ha divulgato nel mondo. E' in quell'occasione, durante un consiglio di amministarzione all'Olympiastadion di Monaco che 

Beckenbauer pronuncera' per la prima volta la frase..''Tutto quello che il Bayern e il calcio tedesco hanno ottenuto lo devono solamente a lui''....La seconda volta sara' tre anni fa, dopo un'indagine Nazionale, su quale e' stato il giocatore piu' rappresentativo del calcio tedesco nella storia. Gerd si piazzo' secondo alle spalle del Kaiser Franz. La sera della premiazione Beckenbauer ribadi' la sua convinzione mentre consegnava all'amico di mille battaglie l'onoreficenza per il secondo posto. Ma veniamo ai fatti. Ecco la volpata. Sui quotidiani compare la voce suicidio e la Germania scossa si stringe intorno al suo Bomber Nazionale. Fu una mossa ordita in maniera mirata, tendente a coinvolgere e divulgare l'attuale stato di depressione e disagio in cui versava l'eroe di un intero popolo. Fu arduo convincerlo ad intraprendere la cura e non bastarono nel frattempo il matrimonio fallito, ricucito e di nuovo fallito, con la moglie Uschi ne le spinte della figlia Nicole all'inizio, ad accettare il tentativo di resurrezione. Quando Gerd accetta, viene accolto in un localita' segreta e per 4 mesi di lui si perdono tracce e notizie. Quando ne esce, claudicante, ma in ripresa evidente, rilascia l'intervista in cui si aprira' e raccontera' le sue vicissitudini. Conferma che non tocca piu' alcool e attualmente consuma solo acqua o bibite. Racconta che i molti momenti di solitudine in Florida lo hanno portato ad uno stato di depressione latente, che il fallimento di attivita' economiche, un negozio di articoli sportivi presso l'aeroporto di Monaco, la birreria e il ristorante Gerd Muller's Ambry aperti a Fort Laudrdale, hanno

 

incrinato anche il suo rapporto matrimoniale fino al divorzio. Come non bastasse una figura di nome Erwin Nehl, consigliatogli dal presidente del Bayern, Wilhelm Neudecker e il ministro delle finanze bavarese Huber, intraprese delle manovre di gestione del suo capitale che lo portarono in rovina. Passata la tempesta mediatica, Franz Beckenbauer, ligio alla filosofia del club, " Una volta Bayern per sempre Bayern "con il consenso degli altri componenti della cordata di salvataggio, gli trovano un ruolo in societa'. Sara' a disposizione della tigre Hermann Gerland 

come allenatore degli attaccanti delle squadre giovanili ruolo che negli anni continuera' a condurre. Non gli verra' mai affidata una squadra in prima persona, generalmente sempre come secondo o coadiuvante in qualche incarico specifico. Da notare che nello stesso periodo, anche Berti Vogts, CT della nazionale gli proporse un ruolo all'interno dello staff tecnico della Nationalmanschaft. Gerd rifiuto'. Era ancora rancoroso verso il presidente della federazione Neuberger, che in previsione del Mondiale del 1974, proibi' al nostro, il passaggio al Barcellona e lo porto' alla decisione di lasciare la squadra Nazionale a neppure 30 anni compiuti. Negli anni la situazione di Gerd Muller sembrava si fosse normalizzata pur avendo lasciato evidenti tracce di un trascorso vissuto smodotamente. Passano 20 anni nelle file tecniche della societa' bavarese, quando il 13 luglio 2011, durante un ritiro con la squadra under 23 del Bayern in Trentino, Gerd scompare dall'albergo. Viene dato l'allarme e verra' trovato dopo 15 ore nel centro di Trento in stato confusionale. Sara' la ex moglie Uschi che lo verra' a riprendere per riportarlo a Monaco di Baviera. Gerd Muller

continua oggi a fare parte con ruoli poco rilevanti della societa' tedesca piu' importante del mondo. E' ormai un omino, sciupato, con lo sguardo perennemente triste e un sorriso senza luce, nascosto dalla barba bianca. Evidenti momenti di instabilita'e di poca lucidita' lo stanno portando ad una condizione che stona malamente con quelle che erano le sue doti di rapidita', intuizione, scelta innata del tempo giusto, di quando nelle aree di tutto il modo seminava il panico tra i difensori e immancabilmente si stagliava con le sue corte gambe aperte, ben piantate a terra, le braccia aperte al cielo e i palmi delle mani rivolti verso l'alto nell'attesa dell'ennesimo abbraccio dopo uno dei suoi infiniti gol. In occasione del suo 70esimo compleanno, un comunicato stampa del Bayern a voce di Rummenigge, comunichera' che il Bomber afflitto dal morbo di Alzheimer e' stato condotto presso una clinica, dove in un limbo astratto condurra' i suoi ultimi anni di vita. Passa le giornate fissando una finestra, non piu' cercando una porta da violare. Ma forse se gli tirassero un pallone, d'istinto riuscirebbe ancora a fare gol, perche' per il Bomber la vita era il gol. Dopo 5 anni, il 15 agosto 2021, sempre un comunicato stampa del Bayern, per voce del presidente Heiner e dell'Amministratore Delegato, Oliver Khan, annuncera' che

 

Gerd Muller si e' spento nella clinica, in presenza della moglie Uschi, che gli e'stata vicina e ha condiviso con Lui gli ultimi momenti, nonostante l'ormai stato di totale incoscienza. 


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Gerd Muller e' stato il giocatore che mi ha fatto innamorare del calcio, che mi ha fatto sognare per anni e portare avanti la mia passione sia attivamente che in maniera virtuale. E' l'unica persona che credo che se incontrassi mi farebbe emozionare al punto di piangere per eccezionalita' dell'avvenimento. Questo post e' un misto di articoli provenienti dal mio archivio calcistico e poi successivamente ritrovati anche sul web, di documenti e di considerazioni mie personali, che ho voluto raccogliere, in maniera completa e definitiva, una volta per tutte, su quello che oltre ad essere il mio eroe, e' anche il simbolo del calcio tedesco.   

https://www.weltfussball.de/spieler_profil/gerd-mueller/


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