lunedì 14 maggio 2018

171) I PERSONAGGI - MAURICIO GAUDINO - Bellu guaglione.


Tra il giubilo ed l’increscioso, tra il poco di edificante e l’orgoglio di un dialetto mai cammuffato completamente dalla asettica e spigolosa lingua “Deutsch“, ecco spuntare un casco di ricci ed una faccia che la trovi nei quartieri dell’hinterland partenopeo, magari in provincie quasi dimenticate dalle mappe geografiche ma pur sempre appartenenti al territorio nostrano, e' questa, o crediamo sia stata questa, la reazione a prima vista di un guaglione quale era Maurizio Gaudino ai tempi dello
Stoccarda. Se negli anni 80 il Mullett era prerogativa degli Ossie, il casco di ricci alla Napo orso capo era identificativo di una provenienza mediterranea anziche' no. Gaudino, non è mai stato azzurro, non ha mai domato il Ciuccio, non ha mai vestito i colori della città di cui esprime il dialetto che mischia con qualche “avverbio” Germanico ma che mai riesce a smussare nonostante gli anni in terra tedesca siano tanti e tali da imporgli un necessario cambiamento, ma Gaudino e' ancora figlio di un epoca rustica fin a partire da quella cultura che avrebbe forse imposto una conoscenza perlomeno bilingue, ma che ha invece trascorsi maggiormente intrinsechi della cultura dell’emigrante “con la valigia di cartone”, senza tanta conoscenza della propria lingua madre, ma con tanto bisogno di guadagnarsi il pane altrove. Alla ribalta c’e' arrivato per caso, per volonta' di una casistica che nel lontano 1989 vide sfidarsi nell’ambita finale per l’allora Coppa Uefa gli azzurri di Maradona, mister Bianchi e compagnia cantante e lo Stoccarda del giovane Klinsmann e, appunto, del figlio di emigranti campani, entusiasti di vedere il figlio giocarsi un trofeo con la squadra che rappresenta la propria gente. Gaudino venne marchiato come un vitello al termine della gara d’andata al San Paolo, quando il calciatore rilascia un’intervista che e' rimasta negli annali per via del modo alquanto grezzo, soprattutto facendo leva sulle conoscenze dialettali napoletane piuttosto che sfoggiare frasi in tedesco, anche se ammorbidite da un accento che riconducesse alle sue origini. Le sue parole furono inconfutabili: ''Amm pers ma va bbuono ’o stesso. Il 2-1 ci abbasta. Il Napoli? Ha attaccato di brutto e malamente nel secondo tempo, c’hanno miso sotto''. Un napoletano strettissimo, per molti incomprensibile che scandalizzò la Germania del pallone. Un autorevole giornale tedesco il giorno dopo titolo' a tutta pagina, in chiaro segno di disprezzo: Il Napoletedesco. Non solo, la rivista propose una raccolta di firme per non far convocare in Nazionale Gaudino, convocazione che avvenne solo quattro anni dopo con il ct Vogts in occasione dei Mondiali del ’94. Mauricio nasce il 12 dicembre del 1966 a Brühl, ma e' figlio di emigranti campani e le sue origini lo accompagneranno per tutta la vita. Inizia la sua carriera di trequartista nel 1981 al Waldhof Mannheim, col quale debutta da professionista segnando 9 reti e gioca fino al 1987, anno in cui si trasferisce allo Stoccarda nel quale tocchera' l’apice della sua carriera. Con lo Stoccarda disputa una finale di Coppa Uefa nel 1989 (quella della celebre intervista) perdendo contro il Napoli di Maradona, ma si toglie anche delle belle soddisfazioni come lo Scudetto del 1992 accompagnato dalla Supercoppa di Germania. Nel 1993 si trasferisce all’Eintracht Francoforte dove resta fino al 1997, giocando anche in prestito per il Manchester City e America. Dopo Francoforte si fa girovago e gioca per Basilea, Bochum e Antalyaspor (Turchia), ma alla fine torna al suo primo amore il Waldhof Mannheim nel quale chiude la sua carriera con una presenza da allenatore-giocatore nel 2005. Carattere tra il lagnoso, il fumino eil guappo, verga la sua permanenza in Bundesliga con 5 espulsioni...Meglio di Lui solo Nowotny, Meira e Wolhert. Con la nazionale tedesca gioca 5 gare e segna un gol, convocato per i mondiali di Usa’94 come riserva di Matthäus. Oggi il figlio Gianluca e' ai margini della prima squadra del Bayern Monaco e assorbe i dettami tattici. Un’altra bella soddisfazione in famiglia, anche se del padre non ha ereditato lo spiccato accento partenopeo, chissa' se è un pregio o un difetto… Una storia vecchia ormai. All’epoca la Germania s’interrogo' sulla necessità di accettare oriundi nella propria nazionale. Oggi buona parte del blocco Campione del Mondo e' diviso tra calciatori di origine africana, turca, algerina e chi più ne ha più ne metta e mette in risalto una necessità che un tempo sembrava utopia. Resta l’intervista cult di Gaudino, sulla quale qualcuno ci ha marciato per infangare ancora una volta i napoletani e l’intensa cultura storica e antropologica di un popolo riconosciuto come il simbolo dell’Italia del mondo, e per buona parte del secolo scorso simbolo degli emigranti negli altri stati. Per l’altra parte di Napoli, quella che sorride e ci scherza su, e' sicuramente un modo pittoresco di riconoscersi e di prendersi un po’ in giro quando ci si imbatte in particolari personaggi che tutt’oggi dialogano e comunica solo ed esclusivamente grazie alle forme dialettali. Non c’è volgarita', ne altrettanto non c’è volonta' di eccedere nello schernire un personaggio che in modo goliardico e' stato un pezzo di storia del Fussball e che nella tensione di una finale di coppa, ha fatto sorridere un po’ tutti.

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