
confusione: "E quindi, Hoettges?". Mentre il pubblico rumoreggia gli altri giocatori vanno da un guardalinee, che è più sobrio e quando intercetta lo sguardo perso del collega batte ripetutamente la mano sul proprio orologio da polso, poi punta il dito verso il grande orologio dello stadio: le 16 sono appena passate, è evidentemente che troppo presto per la pausa. Ahlenfelder si convince e fa riprendere il gioco scodellando la palla. Rifischia la fine al minuto 42 e qualcosa: sempre in anticipo, ma con uno scarto più accettabile, tanto più, che ormai attorno a lui tutti hanno ipotizzato cosa stesse succedendo. La partita finisce 0-0, con due ammonizioni e poche emozioni. "Ho fischiato prima perché avevo bevuto troppo - ammise più tardi il protagonista - non chiedetemi altro...il perché e il percome, andò così". Un buffetto. Oggi un comportamento del genere porterebbe dritto alla radiazione del reo e alla lapidazione virtuale via social. Nel 1975, altri tempi, un arbitro ubriaco se la cava con un buffetto: Ahlenfelder rimedia una breve sospensione e poi torna in campo. Il 29 novembre è già di nuovo in Bundesliga: Eintracht Francoforte-Hertha Berlino 1-1. La sua carriera non si ferma, anzi: nel 1984 viene premiato come miglior arbitro tedesco e diventa pure internazionale (seppur per una sola stagione, impiegato di solito come guardalinee). Smette nell'88, a 44 anni, dopo 106 presenze in Bundesliga, non senza altre perle. Tipo quando il campione di tutto, Paul Breitner, non proprio l'ultimo
dei pivelli, durante una partita lo apostrofa con un insolente "Dieter, stai arbitrando come un asino", e lui replica "forse sei Tu Paul, che stai giocando come un asino". Poco prima della morte, sopraggiunta nel 2014 a causa del diabete, Wolf-Dieter Ahlenfelder si è autoassolse così: "Non ho fatto nulla di male, è normale bere una birra per un uomo della Ruhr. Se dicessi che nella mia carriera prima di ogni partita ho bevuto acqua e aranciata, beh, sarebbe una bugia. Ero una persona allegra e portavo questo modo di essere anche in campo. Oggi gli arbitri sono troppo seri, rigidi, controllati, omologati: non riescono più a essere se stessi. E guadagnano tanto: io al massimo ho preso 72 marchi a gara". Nei locali di Brema il primo tempo più breve della storia, divenne immediatamente business: hanno creato un cocktail fatto di birra e grappa, e l'hanno battezzato proprio Ahlenfelder. In poco tempo è diventato un cult, dicono che l'ispiratore ne sia sempre andato orgoglioso. Sofferente di diabete, nella vita
privata era impiegato professionalmente presso una compagnia
petrolifera. Morira' il 14 agosto 2014 per insufficienza cardiaca. Il
suo sogno sarebbe stato quello di fischiare ad Anfield dove una volta
fece da guardalinee a Eschweiler.
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