martedì 3 luglio 2018

407) I PERSONAGGI - IGOR BELANOV.


“Belanov considera quest'alto riconoscimento internazionale come un malinteso. Igor non faceva il falso modesto quando confermava che questo premio strettamente individuale era, in realtà, un tributo collettivo alla Dinamo Kiev”. Queste le parole del Colonnello Lobanowski, deus ex machina della Dinamo Kiev nel pieno del suo fulgore a proposito del Pallone d'oro assegnato al giocatore della sua squadra. In effetti fu Zavarov a vincere il premio di giocatore dell'anno in Urss quell'anno. Il peso di tale riconoscimento a scapito di talenti indiscussi come Lineker e Butragueno fu molto oppressivo per il sovietico che non riuscira' a confermare l'investitura fuori dei confini di madre Russia. Arriva in Germania nel 1989.
I fohlen pensano che dopo Simonsen un altro Pallone d'Oro in rosa possa dare quella spinta e quel tocco di qualita' per tornare a calcare i campi della Bundesliga da primattori. Belanov è considerato la meteora dell'albo del Pallone D'Oro, un po' a ragione e un po' no. Nato a Odessa nel 1960, arrivò a giocare nel club della capitale Ucraina maturo, a venticinque anni. Non aveva un gran fisico (un metro e 73 centimetri di altezza per 68 chili), ma proprio per questo fulmineo, disciplinato, a tratti implacabile. La Coppa delle Coppe nella stagione 1985-86 e' per gran parte merito suo e il mondo lo consacro' campione, nel suo immaginario. In Germania la musica sara' diversa. Firmo' un contratto da un milione e mezzo di marchi ma perse la testa che si sgretolo' come il Muro. Peggiorarono i suoi problemi di alcolismo, venne beccato dalle Forze dell'Ordine dopo un furto e licenzato di conseguenza dalla societa'. La coda di carriera sara' una brutta copia e riassunto degli anni da Re. Arriva in una fase di calo generale con spocchia e poca umilta'. Le continue sostituzioni sia con Werner Wolf che con von Bruch lo rendono polemico e litigioso. Ha aspettato i 29 anni per allontanarsi di casa senza la mamma. E attende la fine del torneo Sovietico prima di aggiungersi ai nuovi compagni di squadra. Sara' una delusione. 14 gare e pochi lampi. Il Borussia si salva per un pelo. Un punticino solo all'ultima di stagione. Lui pero' non c'e, espulso contro l'Amburgo sconta la squalifica e poi viene punito dalla societa' fino a fine torneo. L'anno successivo completera' l'opera con il fatto di cronaca per cui e' ricordato, ancor piu' che per la carriera. Trovati dalla Polizei dei capi di abbigliamento nel bagagliaio della sua auto che erano appena stati rubati in un grande magazzino viene portato in carcere e subito licenziato dalla societa' Renana. Riparera' a Braunschweig per un paio di stagioni di Zweite, poi come una meteora sparira' dalla circolazione. Tipica ala destra veloce e scattante sarebbe stato l'idolo ispiratore di cui Schewtschenko si sarebbe invaghito come giocatore... Bah..La pura conferma che le classifiche di alcuni trofei sono pura incompetenza e non degni di considerazione. Resta di lui la tripletta col Belgio a Messico 86, il rigore sbagliato in finale contro l'Olanda a Germania 88 e un conto in un grande magazzino per un valore di 2000 marchi il 21 aprile 1990. Con i Gladbacchi in Bundesliga gioca 24 gare e segna 4 reti. Il suo giorno migliore e' il 20 febbraio 1990. Contro il Werder Brema segna le due reti che aprono la tenzone in soli 17 minuti. Finira' 4:0 e finiranno anche le sue segnature. Si ritirera' nel 1997. Il Pallone d'oro fa ancora bella mostra di se sul mobile del suo soggiorno, ma di lui non si ricorda piu' nessuno. (vedi anche post 128)

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