martedì 31 luglio 2018

464) HORST BLANKENBURG, IL TEDESCO DIMENTICATO.


Nel 1975 quando firmo' per l'Amburgo, ha solo 31 presenze in Bundesliga, e 28 anni, ma e' il tedesco piu' titolato in assoluto a livello Internazionale con squadre di club. 3 Coppe dei campioni, una  Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Europea.  Aggiungera' in seguito una Coppa delle Coppe nel 1977, proprio con la maglia dei Dinos. Strano, prima del 1974 nessuna squadra tedesca sali' sul trono d'Europa fino all'avvento del Bayern. In effetti...ne Franz Beckenbauer, ne Gerd Müller, ne Sepp Maier.... Questi sono solo alcuni dei calciatori tedeschi di maggior successo, piu' celebrati di tutti i
tempi, che hanno vinto praticamente tutto quello che c'era da vincere con club e Nazionale. Horst Blankenburg d'altra parte non è un nome che viene subito in mente quando si parla di calciatori maggiormente titolati in Germania, ma merita sicuramente una menzione, almeno a livello di club. Eppure, pochi ricordano o sanno molto su quell'uomo, che non si è mai espresso al meglio in Germania e che dovette lasciare il suo paese per farsi un nome. Essere conosciuto più nei Paesi Bassi che in Germania non è l'unica cosa che rese Horst Blankenburg così intrigante. Blankenburg gioco' e vinse tre finali di Coppa dei Campioni con l'Ajax Amsterdam insieme a molte altre competizioni Nazionali e Continentali. Fu uno dei calciatori tedeschi di maggior successo della sua epoca, ma non
fu mai utilizzato per la squadra Nazionale del suo paese. Blankenburg era anche uno dei calciatori più affidabili nel ruolo di libero, del suo tempo, un grande talento, ma varie circostanze lo deviarono su un'altra strada. Per molti sostenitori del calcio tedesco e per i libri di storia, Blankenburg, rimane un calciatore dimenticato. Dopo aver iniziato la sua carriera calcistica con il VfL Heidenheim in cui impressiono' in tutti vari livelli giovanili, fu scelto da Max Merkel e portato al Nürnberg nel 1967. Il tempismo fu perfetto. Il Norimberga termino' la stagione da Campione, ma il giovane Blankenburg  gioco' solo in 13 partite (e nessuna di esse in campionato) e non senti' in modo partecipe, di aver aggiunto qualcosa di importante al successo dei Giocattolai. In realta' Blankenburg era in forma e desideroso di giocare.  Fu sufficiente per assicurargli un contratto nel 1860 a Monaco. A differenza del Nürnberg, però, il 1860 non avrebbe goduto della stessa visibilita' e sarebbe stato retrocesso alla fine della stagione 1969/70. Blankenburg  gioco' 31 partite e segno' anche un gol. Giocare nella Regionalliga la stagione successiva non fu l'unico problema di Blankenburg. Abituato a non tacere
quando era in disaccordo con qualcuno, incontro' buona parte di problemi con l'allenatore Hans Tilkowski. Sempre, la sua natura ribelle e schietta non sembro' mai adattarsi al 1860 e gli causo' persino problemi con le autorità di Monaco. Poi, dal nulla, la fortuna improvvisamente volse l'attenzione all'insoddisfatto Blankenburg. Dopo una partita contro il VfR Mannheim, un estraneo gli diede un colpetto sulla spalla. Quell'uomo era Bobby Harms, allenatore, talent scout e assistente all'Ajax Amsterdam, sotto la guida di Rinus Michels. Gli scout dell'Ajax erano già venuti a vedere Blankenburg contro il Borussia Dortmund sei mesi prima, dopo di che gli chiesero se riusciva ad immaginare di giocare lì. Questa volta, Harms disse a Blankenburg che stavano cercando un libero dopo che Velibor Vasovic dichiaro' che voleva lasciare l'Ajax per il Paris St. Germain. In realtà, Vasovic dovette ritirarsi per motivi di salute. Non molto entusiasta di dover continuare a sopportare i suoi capricci a Monaco, una settimana dopo, il 1860, fu felice di concludere l'accordo. Avrebbero ricevuto 320.000 marchi per il giocatore, un' entrata record per il club e il 14 dicembre 1970, l'avventura di Blankenburg ad Amsterdam sarebbe iniziata.  Blankenburg si adatto' come un guanto alla nuova realta' e nei tre anni successivi avrebbe vinto tutto quello che c'era da vincere con il club. Con l'Ajax sarebbe andato a vincere la Coppa dei Campioni e il campionato olandese tre volte consecutive, la Supercoppa UEFA due volte e la coppa Intercontinentale una volta. Blankenburg gioco' un ruolo importante in questi successi. A suo tempo, lì, si distinse come uno dei migliori difensori e liberi in Europa e incarno' a perfezione, la filosofia calcistica totale dell'Ajax. Nello stesso arco di tempo, Helmut Schön stava costruendo una squadra Nazionale senza troppi talenti. Schön escluse i giocatori che avevano lasciato la Bundesliga per giocare all'estero e non perdonò mai Günter Netzer per essersi trasferito al Real Madrid nel 1972. Schön offri' a Blankenburg un briciolo di speranza, ma il modo in cui le cose si svolsero contribui' a un grande vuoto che permane in lui fino ad oggi. Un anno prima della Coppa del Mondo del 1974, Blankenburg fu scelto per comporre una selezione dei migliori giocatori d'Europa. Fu il 3 gennaio del 1973, a Londra, in occasione dell'entrata nel Mercato Comune Europeo di Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca. Ironia della sorte, la squadra fu allenata da Schön. Fu l'unica occasione in cui lui e Franz Beckenbauer giocarono insieme contemporaneamnete. Fini' due a zero per la selezione composta dai Britannici.  Dopo la partita, Schön gli disse che avrebbe valutato la possibilita' di chiamarlo. Blankenburg non seppe piu' nulla di lui. Fino ad oggi, rimane l'unico giocatore ad essere incluso in Rappresentativa Europea o Mondiale, senza un singolo cap per il suo paese. ''Forse all'allenatore della Nazionale diventai scomodo perché ho sempre espresso i miei pensieri in modo sincero e spontaneo.'' Disse anni dopo Blankenburg e potrebbe avere ragione.
Beckenbauer e Blankenburg.
Potrebbe anche aver pagato una risposta che diede a un giornalista, dopo che sostenne che Schoen non gli era  mai piaciuto. Inutile dire che la sua risposta fu tutt'altro che presa bene. E potrebbe essere stata decisiva per la considerazione di un allenatore che ha sempre sottolineato il rispetto e l'umiltà come doti fondamentali dei suoi giocatori. Senza che lui lo sapesse, il suo sogno di giocare per il suo paese morì quell'anno. Blankenburg avrebbe comunque ottenuto la sua vendetta. Bene, Il suo Ajax fu sorteggiato contro il grande Bayern München, nei quarti di finale della Coppa dei Campioni nel 1973. La prima partita di quell'incontro rimane uno dei momenti piu' alti della storia dell'Ajax e una delle più grandi sconfitte del Bayern nella storia Europea. È anche simbolica in questo caso, perché era contro un club i cui giocatori chiave costituivano il cuore della squadra Nazionale da cui  Blankenburg era stato escluso immeritatamente. Basti dire che Blankenburg quel giorno gioco' come un indemoniato. Dopo la partenza di Michels, Stefan Kovacs consenti' ancora maggiore libertà di gioco e di attaccare rispetto al suo predecessore e la partita di Blankenburg ne beneficio' enormemente. Nonostante il risultato parziale della prima gara, alla fine, il Bayern fu probabilmente la squadra migliore nel contesto dei due incontri. Di sicuro, non ci fu alcun dubbio su chi fosse il migliore libero quel giorno in campo e non fu Beckenbauer. L'Ajax poi elimino' il Real Madrid in semifinale e  batte' la Juventus in finale vincendo la sua terza Coppa Europa consecutiva. Cosa ancora più importante per Blankenburg...Lui si sentiva a casa, sia fuori che sul campo. L'esuberanza e la libertà del sistema Ajax gli andavano benissimo. "La squadra era così forte che rese il gioco molto divertente", disse Blankenburg, non ero limitato da obblighi e anzi ero incoraggiato ad attaccare e a giocare in modo naturale. "Giocavamo cinque metri dietro la linea di metà campo", inaudito per i difensori, in quel periodo. Ma la sua forza non era solo il suo gioco offensivo. Sapeva quando marcare e contro avversari più forti la sua capacita' difensiva si esprimeva al meglio. L'allenatore del Borussia Mönchengladbach, Hennes Weisweiler lo defini' il moderno libero ideale, ma a prescindere dalle lodi, non sostitui' mai  Beckenbauer. Dopo cinque anni di successi con l'Ajax, Blankenburg torno' in Germania dopo aver firmato con Amburgo. Trascorse due stagioni lì e nonostante abbia vinto la DFB Pokal nel 1976 e la Coppa delle Coppe l'anno seguente, sotto l'allenatore Kuno Klözler, gli mancavano dice lui: ''i momenti quotidiani tranquilli e rilassati del soggiorno Olandese e la presenza ingombrante di Johan Cruyff". Ancora una volta si sentiva escluso, di troppo, poco considerato e non si sentiva parte della squadra. Cosi' parti' per la Svizzera. Dopo un breve periodo a Neuchatel, varca l'Oceano e si propone per il grande baraccone della NASL. I Chicago Sting. 3 anni con i ''Pungiglioni''. Un totale di 38 gare e 0 gol. Torna in Germania nel 1981 al KSC Hasselt, prima di terminare la sua carriera con il Preussen Münster nel 1982. Nonostante l'enorme successo a livello di club, Blankenburg non è mai stato in grado di soddisfare il suo desiderio di giocare per la Germania. Essendo un libero, la collocazione temporale di Blankenburg fu piuttosto sfortunata, visto che il grande Franz Beckenbauer aveva la sua stessa posizione nello stesso periodo. Stranamente, Johan Cruyff chiese al suo compagno di squadra di giocare per l'Olanda ai Mondiali del 1974, ma Blankenburg rifiuto', continuando a sperare che Helmut Schön lo chiamasse. Non lo fece, naturalmente. Non sorprende quindi che Blankenburg abbia persino pensato di diventare olandese dopo la sua permanenza ad Amsterdam. In effetti, è stato sempre trattato meglio dagli olandesi e fu accolto con grande entusiasmo quando fu invitato per la celebrazione del centenario degli Aiacidi nel 2000. "All'Ajax non dimenticano mai quello che hai fatto per il club",disse. In effetti non lo fanno. E nemmeno la città. Undici ponti, costruiti vicino al vecchio stadio dell'Ajax ad est di Amsterdam, presero il nome da undici giocatori che hanno vinto tre Coppe Europee consecutive, Blankenburg fu uno di loro. Alla fine si sentiva più olandese che tedesco, ma non si poteva certo biasimarlo per questo. Oggi Blankenburg vive ad Amburgo e trascorre molto del suo tempo sul campo da golf dove si mescola con alcuni dei calciatori più famosi dell'HSV del passato, come Uwe Seeler , Willi Schulz, Manfred Kaltz, Peter Nogly, Harry Bähre e altri ancora. È il tipo di fraternizzazione e accettazione sociale che non ha mai goduto nei suoi giorni passati come giocatore, ma un modo per lui di rimanere ancora vicino al calcio. Tuttavia, rimane un senso di delusione nella voce di Blankenburg, un rimpianto quasi.  "Non sono felice, ma tutto sommato sono soddisfatto."










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