martedì 8 maggio 2018

114) 1980 - I PERSONAGGI - BERND SCHUSTER - ''Il casinista.''

 
Prima che diventasse un casinista, e' forse l’unico che ha lasciato la Nazionale del proprio Paese poco dopo averla conquistata. Bernd Schuster è stato la stella degli Europei del 1980, quelli giocati in Italia. In quella Germania Ovest era forte la presenza di giocatori del suo club, il Colonia: oltre a lui, c’erano il portiere Schumacher, l’ottimo Cullmann e la riserva Zimmermann. Non è titolare neanche lui, il biondo ventunenne. Ma alla seconda gara, il CT Jupp Derwall lo manda in campo contro l’Olanda. Il centrocampista con il numero 6 stupisce tutti per autorevolezza, tale da indurre il bomber
Allofs, autore di una tripletta, a ringraziarlo pubblicamente per l’assistenza ricevuta. Schuster conferma il suo talento anche nella finale che laurea campione la Germania Ovest ai danni del Belgio. E’ suo l’assist per il primo gol di Hrubesch ed è tale la dimostrazione di valore del ragazzo che 180 minuti di così alto livello inducono non pochi a votarlo per il Pallone d’Oro, anche se i suffragi per il compagno di nazionale Rummenigge sono inarrivabili. L’Europeo produce delle concrete conseguenze. Esattamente come è successo per Krankl due anni prima, un altro vice Pallone d’Oro, il Barcellona acquista Bernd Schuster, ritenendolo il giovane più promettente del panorama continentale. Sfuma così il sogno di qualche club italiano, che nell’estate della riapertura delle frontiere ha pensato a lui in una lista che vedeva anche Ardiles, Haan, Krankl e la coppia Maradona-Zico, destinata ad arrivare a Napoli e a Udine qualche anno dopo. La sua carriera all'apice si svolgera prettamente in Spagna dove tra cronache sportive e non, indossera' le tre maglie piu' prestigiose della Liga. Tra evasioni fiscali, scaldali 
 

e reazioni plateali sia a mezzo mediatico che privato, Schuster si guadagno' la fama di piantagrane del calcio tedesco. Difficile per molti gestirlo e per tutti succube della moglie Gaby, che nel primo periodo gli fara' anche da procuratore causandogli anche non pochi problemi con i vari trainer. Gli anni in Spagna sono stati i piu' significativi per la sua carriera e la sua immagine. Otto anni a Barcellona. Non c'è squadra in cui Bernd Schuster abbia giocato di più. Dal 1980 al 1988. Ma le cose che di lui gli Azulgrana non hanno dimenticato non sono solo relative al suo rendimento in campo. Vediamole....
1) L'arrivo burrascoso. E' il 1980, Schuster, 21 anni, è reduce da un Europeo da protagonista giocato e vinto con la Germania. Al suo arrivo al Barça si azzuffa subito con Migueli, nazionale spagnolo, uno dei reduci dell'ultimo titolo del Barça. Pugni e insulti, poi scappa in Germania. Il club nasconde tutto con un comunicato: "Il signor Schuster ha un permesso di tre giorni per curarsi un acciacco alla caviglia destra". Tze'.
2) La vendetta dei senatori. Quando Schuster torna, gli spogliatoi sono pieni di foto di Gaby, sua moglie. Le foto erano tratte da un servizio fotografico per Playboy. Nudo integrale. Gaby diventerà poi il manager di Bernd. Celebri le sue dichiarazioni poco diplomatiche verso gli allenatori del marito.
3) Il feeling. L'allenatore con cui il tedesco va d'accordo è Helenio Herrera, che a 70 anni subentra in panchina dopo 10 partite a László Kubala. Il feeling è ricambiato. "Schuster vale Pelè e Crujiff".
4) Gli insulti. Va decisamente peggio con Udo Lattek, l'allenatore tedesco che arriva a guidare il Barcellona nel 1981, peraltro dopo l'iniziale benestare di Schuster. Litigi su litigi. Un giorno Lattek non ne può più. "E' peggio di un bambino". Bernd risponde: "E lui è un ubriacone". Olé.
5) L'infortunio. Il 13 dicembre 1981 Schuster si rompe i legamenti di un ginocchio per un intervento del difensore basco Goikoetxea, lo stesso che nel 1983 si ripeterà su Maradona. Rimane 8 mesi fermo, due operazioni. Nel frattempo trova il modo di scontrarsi pure con il professor Schneider, che dice: "Non ho mai incontrato un paziente così arrogante".
 
 
6) Le macchine. Quando gira per Barcellona, impossibile non notarlo. Sua moglie Gaby sfascia una Porsche, lui ha un bruttissimo incidente con la Jeep.
7) Il titolo. Finalmente una gioia. Maradona se n'è andato al Napoli, arriva lo scozzese Archibald, nel campionato 1984/85 Schuster guida il Barcellona alla vittoria in campionato, un titolo che mancava da undici anni. Una lunga fuga di testa, Liga vinta con 10 punti di vantaggio sull'Atlético Madrid di Hugo Sánchez. I rapporti con i compagni e con i tifosi si sanano.
8) La delusione. In semifinale di Coppa dei Campioni 1986, a Göteborg, Schuster è un fantasma in campo. Poi il Barcellona perderà la finale ai rigori, sbagliandone 4 su 4 contro il portiere della Steaua Duckadam. Bernd aveva detto: "Non gioco in nazionale per non rovinare la mia reputazione".
9) L'addio. Nell'ultima stagione gioca poco. Resta fermo due mesi, non va agli allenamenti quando è maltempo. Il 7 giugno 1988 passa al Real Madrid. Per i catalani un affronto. Anche se il contratto a Barcellona gli era ormai scaduto. "Non siamo stati scorretti noi", dicono dalla Casa Blanca. Il 29 settembre '88 torna per la prima volta da avversario al Camp Nou, nella finale di Supercoppa. Alla vigilia dice: "Se mi fischiano, li capisco. Ma se mi dovessero applaudire, mi verrebbe la pelle d'oca". La pelle d'oca non gli viene. E il Barcellona vince pure.
10) La polemica. Del Real Madrid Schuster sarà anche allenatore, portandolo alla vittoria del titolo nel 2008, subito dopo Fabio Capello. Alla vigilia di Siviglia-Real Madrid gli fanno notare che l'arbitro è catalano. "Allora non c'è bisogno di aggiungere altro", dice. A Barcellona si infuriano. Peggio ancora quando un giorno si fa sfuggire. "E' impossibile vincere al Camp Nou......"
 
 
Dopo 13 anni di calcio Spagnolo rientra in patria e per vestire la maglia delle Aspirine di Leverkusen con le quali gioca due stagioni dal 1993 al 96. A 37 anni decide che puo' ancora esprimersi al meglio giostrando a centrocampo, il suo ruolo originario, percio' affronta un'avventura Messicana nel dicembre del 1996. Si accasa preso i Pumas dell' UNAM. Dura per 9 gare, seminando capricci e dissapori. Mostra uno stato di forma mediocre, non accettando l'idea dell'eta' che avvanza. Chiude col calcio giocato e si dedica alla guida tecnica. Collezionò solo 21 presenze nella Nazionale tedesca occidentale e si ritirò dal calcio internazionale all'età estremamente giovane di 24 anni, a causa dei ripetuti disaccordi tra lui e la federcalcio tedesca DFB, il commissario tecnico della Nazionale Jupp Derwall e compagni di squadra come Paul Breitner, Uli Stielike e Karl-Heinz Rummenigge. Il suo rifiuto di giocare una partita contro l'Albania per poter presenziare alla nascita del secondo figlio David causò uno scandalo a quell'epoca. Giocò la sua ultima partita in Nazionale contro la Francia nel 1984. La sua strada calcistica continua come allenatore. Inizia nel 1998 a Colonia, allenando prima il Fortuna e poi il 1FC Colonia. Visti gli scarsi risultati dura poco e nel 2001 firma per lo Xerez, club di Segunda Division, nel quale resta per due anni. Nel 2003 cambia di nuovo campionato e si sposta in Ucraina per allenare lo Shakhtar Donetsk. A prescindere dal record di vittorie consecutive del club e dal secondo posto in campionato, Schuster chiudera' la sua avventura. Nel 2004 viene chiamato ad allenare nella Primera División il Levante. L'esperienza si chiuderà a cinque giornate dalla fine, quando la squadra è sì impelagata nella lotta per non retrocedere, ma ha cinque punti di vantaggio sul Mallorca. Nell'estate 2005 la svolta: viene chiamato a condurre il Getafe. Ottiene la salvezza al primo anno, nel 2007 ottiene il miracolo conducendo la squadra dei sobborghi di Madrid ad una storica qualificazione in Coppa UEFA, in virtù del raggiungimento della finale di Coppa del Re. Nell'estate del 2007, Ramón Calderón lo chiama a guidare le merengues. Dopo un precampionato non buono, culminato con la sconfitta in Supercoppa di Spagna, i blancos dominano il campionato dalla prima all'ultima giornata, risultando vincitori della trentunesima Liga. Ad agosto arriva anche la vittoria in Supercoppa di Spagna contro il Valencia. All'inizio della stagione 2008-2009 la squadra, dopo un buon avvio, offre prestazioni altalenanti diventando irriconoscibile e staccandosi nettamente dalla vetta della classifica della Liga. Schuster viene quindi esonerato il 9 dicembre 2008. Dopo l'esperienza al Real, Schuster decide di lasciare temporaneamente il calcio. Tuttavia, nel giugno 2009, riceve un'offerta dallo Xerez, ma temporeggia e il contratto salta. Nel giugno 2010 il Besiktas annuncia l'ingaggio del tecnico tedesco. Il 15 marzo 2011 rassegna le dimissioni. Il 12 giugno 2013 viene ingaggiato dal Málaga in sostituzione di Manuel Pellegrini, firmando un contratto quinquennale. A fine stagione rescindera' il suo contratto con la squadra.
 

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