Io penso, che e' grazie a Lui che tutti noi in questo momento siamo qui a disquisire, decantare, bullarci e godere del calcio made in Deutschland. Io credo che la maggior parte di noi, io in primis, ha cominciato ad appassionarsi, interessarsi e approfondire i segreti del calcio tedesco, dopo la finale del 1974 tra Germania Ovest e Olanda. Non e' stato forse, per molti detrattori, tra i piu' osannati allenatori della storia nonostante abbia portato agli allori europei e mondiali la Nationalmanschaft. Una stirpe di eroi che non aveva bisogno di un condottiero se non il Kaiser, fu di enorme aiuto nel facilitarne l'impresa. In ogni caso, quella e' la mia generazione calcistica. Quelle sono le mie radici e probabilmente se non ci fosse stato Helmut Schoen, ora non starei scrivendo. Il suo predecessore ed ex principale, Sepp Herberger, si sarebbe inorridito. Durante i mondiali del 1970, nel ritiro della Nationalmanschaft a Leon, il Ct Helmut Schoen venne catturato nei pressi della piscina dell'albergo dai suoi giocatori e gettato in acqua completamente vestito. Fini' tutto con una risata generale, cui partecipo' la stessa vittima dello scherzone. Decisamente, Schoen e' stato il Ct meno teutonico, che si potesse immaginare. Uno dei piu' grandi del calcio di tutti i tempi, peraltro, dato che la Germania (Occidentale) non e' mai stata ai vertici costantemente come nel corso del suo regno.
Helmut Schoen, nasce a Dresda il 5 settembre 1915 ed era stato un formidabile cannoniere, giocando come interno sinistro nel Dresdner SC, ( vincendo due titoli nazionali e due coppe di Germania nel 43 e 44 e nel 40 e 41. ) nell'Hertha Berlino e infine nel Sankt Pauli. Fisico imponente, cacciatore di gol, nelle sue 16 presenze in nazionale vantava l'eloquente score di 17 gol. Dopo la guerra, un grave incidente ad un ginocchio. Aveva continuato a giocare ma dopo tre operazioni alla cartilagine dell'articolazione si arrese. Era il 1951. Nel frattempo aveva vissuto una breve esperienza come selezionatore dello stato indipendente del Saarland, scoprendo la sua vocazione per la gestione tecnica. Alla fine del 1949, nasceva la Repubblica Democratica Tedesca, cioe' la Germania Est o DDR che dir di voglia. Retta da un regime comunista. Pochi mesi dopo Schoen, optava per la Germania Occidentale, pur con la morte nel cuore di dover lasciare la sua Sassonia. Non sarebbe tornato mai piu' a Dresda. Appese le scarpe al chiodo, fece pratica, gavetta semmai...allenando piccole formazioni dilettantistiche, fino ad entrare nel giro dei quadri federali. Finche' nel 1955, Sepp Herberger, Ct della Germania Occidentale, lo prese come aiutante. Rimase al fianco del grande selezionatore fino al 1964, quando ormai non ne poteva piu' di restare dietro le quinte e diluendolo con il suo caratttere gioviale, cominciava a esternare il proprio malumore. Assunte le redini della squadra esordisce il 7 giugno di quell'anno e in breve ne fece una protagonista assoluta della ribalta internazionale continentale e non. Grazie anche a una generazione di campioni che lui seppe scegliere e combinare con grande perizia. Come prima mossa sgombro' il campo dalle prevenzioni sui giocatori impegnati in clubs esteri...I vari, Szymaniak, Brulls, Haller...e al suo debutto ai Mondiali del 1966, esibi' una robusta, fortissima squadra che non aveva pecche neppure tecnicamente, grazie a giocatori di raffinato talento. A completare l'ossatura un giovane mediano di nome Franz Beckenbauer, il fantasista Haller e il panzer Seeler. Perse la finale coi padroni di casa Britannici, andando ai supplementari e col peso determinante del gol non gol di Hurst. Un gol che non era gol ( la palla non era entrata come la moviola dimostro' poi.), ma che valse a fiaccare le forze dei tedeschi, portando i padroni di casa sul 3-2 poi arrotondato nel finale. Il ricambio generazionale costo' la figuraccia, nel debutto agli Europei, di due anni dopo, con l'eliminazione al primo turno a opera della jugoslavia. Poi la Germania di Schoen, innesta il turbo. Abile ad amalgamare gli uomini e a costruire un gruppo affiatato, cordiale, tanto quanto Herberger era stato rigido, ai Mondiali in Messico nel 1970 fu fermato dall'Italia, nella partita che passera all'eternita' come la piu' entusiasmante della storia del calcio...Due anni dopo conquista il titolo europeo contro l'Urss e con la stessa ossatura due anni dopo bissera'vent'anni dopo, il trionfo Mondiale di Herberger, alla guida di una squadra sontuosa, la piu' forte di ogni tempo del calcio Germanico. Con il "gatto" Maier in porta, Beckenbauer libero ma in realta' allenatore in campo e primo dei centrocampisti, un paio di formidabili mastini difensivi, il terzino Vogts e lo stopper Schwarzembeck, un fluidificante di fascia capace di rivestire con la stessa efficacia qualsiasi ruolo...Paul Breitner, un centrocampo forte sotto ogni profilo, il raffinato e instancabile mediano dei fohlen Rainer Bonhof, il tornante fantasista Hoelzenbein, i due interni..Hoeness, dribblatore e sprinter imprendibile, il divino regista Overath. Infine le punte Grabowski, ala da assalti improvvisi e impetuosi e il predatore Gerd muller, terminale offensivo di ogni sogno iridato. Prima della manifestazione la Germania era favoritissima ma l'irruzione in scena della grande Olanda di papero Cruijff, esponente di lusso del nuovo calcio totale emergente, spostarono la bussola dei pronostici. Dopo la sconfitta nel derby contro la Germania Est, ininfluente solo per la qualificazione ma di enorme portata morale, accadde la svolta. Il dualismo tra i registi Netzer e Overath, covava da tempo. Schoen aveva spersato sin da sempre di farli convivere. La morbida arte di Netzer con le spiccate doti di fantasia del mancino del Colonia. Ma l'operazione fu destinata a fallire. agli Europei complice un infortunio, Netzer aveva preso la scena e aveva incantato. Ai mondiali Beckenbauer si era espresso per Overath. Schoen lotto' ma dovette arrendersi alle ragionevoli e superiori ragioni della squadra, concedendo a Netzer solo i venti minuti finali coi cugini, durante i quali Sparwasser consumo' la beffa, facendo svanire il progettato pareggio. Nessuno piu' di Schoen pati' la sconfitta con la Germania Orientale, addolorato per l'uso che il regime rapitore della sua adorata Sassonia avrebbe potuto fare di quel effimero risultato. Ma la competizione continuava. A quel punto entro' in scena il Kaiser, che secondo alcune ricostruzioni prese in mano la squadra gestendola in prima persona. Voci ovviamente. Schoen aveva costruito il gruppo iridato, gli stessi aggiustamenti in corsa, con le esclusioni di Wimmer, Heynckes e Flohe furono tutti suoi, anche se era troppo intelligente per arrivare allo scontro con Franz, l'uomo che aveva fatto esordire in nazionaale e sul quale aveva puntato fin dall'inizio. Quando arrivarono al testa a testa sul filo di lana, Olanda e Germania Ovest, dividevano la critica. Molti abbagliati dal fulgore del calcio totale arancione, pronosticarono la disfatta tedesca, salvo poi scalare gli specchi, per definire immeritato il successo. In realta' la Germania costruita da Schoen era molto piu' equilibrata della splendida squadra narcisa di Michels. L'Olanda aveva sicuramente bruciato piu' energie col suo pressing e il suo costante gioco d'attacco e di sicuro soffriva a quel punto di un pericoloso complesso di superiorieta'. Gli olandesi iniziarono danzando sulle punte la partita e dopo soli 1 minuto gia' erano in vantaggio per 1-0 con un rigore di Neeskens. i Tedeschi tennero duro, riprendendo a tessere la tela del loro gioco. Ebbero ragione, dopo il pareggio sempre su rigore di Breitner la fulminea intuizione di Gerd Muller. Per Schoen fu il trionfo. Due anni dopo la Germania domino' di nuovo gli Europei, salvo inciampare in finale alla lotteria dei rigori in finale contro la Cecoslovacchia. L'errore fu di Hoeness, fino li' uno dei migliori della manifestazione.. In tre mondiali Schoen aveva conquistato un primo un secondo e un terzo posto, inframezzando le prodezze con un primo e un secondo posto agli Europei. Un dominio assoluto, che si interruppe nel 1978, in Argentina. Beckenbauer e Muller avevano lasciato la nazionale e la perdita non poteva non essere avvertita. In piu' i nuovi talenti, Rummenigge in testa, erano ancora acerbi per manifestazioni di caratura mondiale. Al secondo turno i bianchi si arresero ad Italia e Olanda perdendo la partita decisiva con l'Austria a tre minuti dal termine. Gia' la figura di Schoen era riuscita ridimensionata dalla scofitta ai rigori agli Europei. il 21 giugno 1978 a Cordoba dopo la sconfitta con l'Austria, pur essa eliminata, si chiuse la carriera agonistica di Schoen che dovette abbandonare il suo incarico di Ct. A 63 anni lascio' il calcio, serbando il rammarico per l'inglorioso finale e per non aver mai condotto una squadra di club. La sua nazionale aveva giocato 139 partite, vincendone 87, con 31 pareggi e solo 21 sconfitte. In 14 anni. Collezionando un titolo mondiale e uno europeo. Nessuno aveva mai fatto altrettanto. Pochi anni dopo, il terribile morbo di Alzheimer prese ad offendere il brillante cervello del grande Bundestrainer. Schoen, usci in silenzio di scena. Il giorno del suo 75 esimo compleanno, i suoi ragazzi del mondiale 1974, andarono insieme a trovarlo, ma non li riconobbe. La moglie Annelise chiese un unico disperato regalo. "Non tornate piu'...".
Uwe Seeler tenne con lei i contatti fino all'ultimo. Fino al 23 febbraio 1996, quando la morte si porto' via "l'uomo con il cappello" come era stato soprannominato per l'abitudine di portare la coppola sopra la testa calva. Al suo funerale, il sempre taciturno Gerd Muller, si lascio' andare ad una breve frase.."Uno come Lui....non lo incontrero' mai piu'...."
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