lunedì 7 maggio 2018

63) TURN und SPORTVEREIN MÜNCHEN von 1860 e.v. - I nobili decaduti.


Come dice il nome fu fondato nel 1860, ed e' stata la prima societa' polisportiva di Monaco anche se con gli anni , la crescita dei rivali cittadini, la ha relegata in soffitta come oggetto vintage per nostalgici e neofiti, anti-Bayern a tutti i costi. Il periodo bellico la vede come squadra preferita' dalle gerarchie militari, in contrapposizione con un'origine ''impura'' dei dirimpettai in calzoncini rossi. Per tradizione fu la squadra che rappresentava gli alti ceti sociali della citta' bavarese. Nonostante cio' non si colmo' di gloria all'eccesso, ma fu sicuramente la squadra piu' forte di Baviera e circondario. Non cambia dopo la guerra. Il suo meglio lo dara' negli anni 60, sia in campo nazionale, dove sara' tra le 16 squadre elette, fondatrici della Bundesliga e in campo internazionale, dove
raggiungera' la finale di Coppa Coppe contro il West Ham nel 1965. Dopo aver giocato nel mitico Grunwalderstadion e quindi all'Olympiastadion, condivisi entrambi coi ''cugini' attualmente gioca all'Allianz Arena con non poche difficolta' di gestione. Dopo l'ultima retrocessione in Zweite nel 2004 staziona ormai da 12 anni nella categoria inferiore strappando sempre la salvezza alle ultime battute del torneo. In passato a toccato anche la terza serie nell'81/82, quando non gli fu rinnovata la licenza e quindi retrocesso di ufficio. Il soprannome dei giocatori e' ''Lowen'', in riferimento al leone simbolo della societa'. Leoni che compaiono anche sotto forma di mascottes. Sono infatti una coppia di leoni, maschio e femmina le due mascotte che presenziano alle gare della squadra, i loro nomi..''Sechzger'' e ''Sechzgerl''
I colori sociali sono il verde e l'oro, ma la sezione calcio indossa il celeste tenue e il bianco, accordati in diverse combinazioni. I tifosi sono molto attaccati alla squadra e piuttosto nutriti, circa 20.000 compongono i clubs organizzati del tifo e cio,' nonostante gli scarsi risultati. Vivono la rivalita' cittadina col Bayern in modo molto forte, al punto che parteggiano per tutti coloro che giocano contro i biancorossi. Una sfilata infinita di giocatori famosi indosso' la maglia del ''Sechzig''. Dal primo personaggio multimediale Petar Radenkovic, portiere istrione e precursore di Neuer, autore di una autobiografia e di un singolo da 400000 copie vendute rimasto sette settimane in classifica, pioniere nell'uso dei guanti, al duo di bomber Timo Konietzka/Rudolf Brunnenmeier per continuare con un giovane Rudy Voller e un ormai maturo ''Ike'' Hassler. Stelle di spicco, come Davor Suker e Gerry Vaneburg e il due volte Kanone, Martin Max  sono altri giocatori di spicco nella storia della societa'. Da notare che non e' stato raro lo scambio di giocatori tra le due rivali cittadine. Jeremies, Kappelmann, Horsmann,Schwabl, Hillringhaus, sono solo alcuni dei molti esempi. Molti anche gli allenatori di nome che hanno occupato la panchina tecnica della societa'. Max Merkel fu quello che consegui' i migliori risultati, con la vittoria del Meisterschale e della DFB Pokal agli inizi degli anni 60. Ewald Lienen (10) e' tra gli ultimi, il piu' carismatico e quello che ha lasciato nei tifosi piu' affetto e stima, nonostante nessun titolo. Il lungo, lento declino del 1860, per molti e' iniziato nel 1995, in uno dei momenti apparentemente migliori, quando la squadra abbandona il vecchio Grünwalder Stadion, costruito nel 1911, casa per decenni anche del Bayern. L'allora presidente Karl-Heinz Wildmoser sostiene che valga la pena condividere lo stadio con i cugini e perdere «tremila tifosi» pur di conquistarne «altri trentamila». Le cose prendono una piega ancora peggiore quando, forse sull'onda dell'entusiasmante stagione 1999-2000, due vittorie su due nei derby cittadini, un quarto posto con qualificazione ai preliminari di Champions League e Martin Max capocannoniere della Bundesliga, il 1860, convinto di essere quasi agli stessi livelli dei cugini, decide di sostenere le spese per costruire con loro l'Allianz Arena. Wildmoser viene arrestato insieme al figlio nel 2004, per la gioia dei tifosi, a causa delle tangenti intascate dalla ditta appaltatrice, e un anno dopo l'inagurazione dell'impianto il Monaco 1860 deve vendere il suo 50% dello stadio ai cugini in cambio di 11 milioni di euro necessari a evitare la bancarotta. Ora i Leoni pagano l'affitto: talvolta devono pregare il cugino ricco di accettare la dilazione di qualche pagamento, altre volte è il cugino stesso, pochi anni fa nella persona di Uli Hoeness, a offrire un qualche aiuto finanziario, suscitando il disgusto di entrambe le tifoserie. Meno interessante rispetto ad altre squadre costrette a convivere con cugini ingombranti, il Monaco 1860 non ha la storia tormentata del Torino, l'immagine punk del St. Pauli o il seguito variegato della Union Berlino. E sì che gli ingredienti non mancherebbero. Il vero cittadino di Monaco, secondo la tradizione, è un tifoso dei Leoni, o lo è, almeno, quello proveniente dal quartiere operaio di Giesing; le origini antichissime del club, fondato nel 1848 e poi riformato nel 1860 dopo essere stato disciolto dalla monarchia bavarese, inizialmente dedito ad altri sport (la T di TSV 1860 Munchen sta per turn, ginnastica) e poi dotatosi di una sezione calcistica nel 1899; un antico stadio in cui sognare di tornare a giocare e dove al momento si tengono gli unici derby possibili, quelli tra le squadre riserve delle due società. Sicuramente è più suggestivo il trascorso del Bayern, con un presidente ebreo costretto a riparare in Svizzera durante il nazismo e abbracciato dai suoi giocatori a Ginevra sotto gli occhi della Gestapo, un dopoguerra difficile e l'esclusione, nonostante le proteste, dalla prima edizione della Bundesliga, perché una squadra per città bastava e avanzava. Il Monaco 1860 aveva tutto per prendere il sopravvento, mentre gli altri erano costretti a rincorrere: presente alla nascita del campionato tedesco a girone unico; seconda squadra tedesca a disputare una finale europea, perdendo la Coppa delle Coppe a Wembley con il West Ham. Campione di Germania nel 1966 come gia'detto in precedenza. Avrebbe potuto avere anche di più, se un allenatore della squadra under 14 non avesse assestato uno schiaffo a un ragazzo della formazione durante la finale di un torneo nell'estate del 1958: lo schiaffeggiato era un giovane tifoso del 1860 di nome Franz Beckenbauer, che dopo aver sognato a lungo di giocare per la sua squadra del cuore decide di cambiare sponda e firmare per il Bayern. Lo stesso Kaiser, anni più tardi, avrebbe convinto il Bayern ad assumere come allenatore Udo Lattek, subito seguito da Uli Hoeness e Paul Breitner, che pochi mesi prima si erano promessi al Monaco 1860. Quanto può fare male uno schiaffo. A cinquant'anni dall'unico campionato vinto, i tifosi, in un Allianz non strapieno, ma pur sempre occupato da un ragguardevole numero di spettatori, hanno ricordato la storica vittoria con una bella coreografia. Per vedere i loro giocatori, però, devono guardare altrove, al resto della Germania. Una cosa ancora funziona dalla parte sbagliata di Monaco, infatti, ed è il settore giovanile: il Borussia Dortmund potrebbe schierare un intero centrocampo made in 1860, con Moritz Leitner, Julian Weigl e l'idolo di quest'ultimo Sven Bender, il cui fratello Lars è pur sempre capitano del Bayer Leverkusen; stessa provenienza per il capitano austriaco del Mainz, Julian Baumgartlinger, per lo statunitense del Borussia Mönchengladbach Fabian Johnson e per il nuovo attaccante del Bayer 04 Leverkusen, Kevin Volland.
Il TSV 1860 Munchen nella sua storia ha vinto:
1 x Bundesliga -1966
1 x 2. Bundesliga - 1979 Süd
2 x DFB-Pokal 1942 1964
1 x Oberliga Süd (1945-63) -1963 

(agg. al 2016)
 

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