Lui e' il Dio Scandinavo Heimdall...a guardia di Bifrost..il Ponte
dell'arcobaleno che unisce la terra ad Asgard...Si accontentera' di
stare a guardia di un pertugio di 2:44 per 7.32 metri...Giunge in
Germania nel 1974 e si gode tutta la Golden Age della Bundesliga fino al
1984 con la maglia del Kaiserslautern. Ne diventa icona e idolo grazie
ai basettoni e al caschetto biondo come il frumento.
Spericolato..atletico, plastico nel modo di parare..di un coraggio al
limite dell'incoscenza. Per tutti i
cultori del calcio internazionale degli anni 70 un personaggio inidimenticabile. Lascia i diavolacci dopo 266 presenze in Bundes e il resto in spicci...Dopo anni di pensione...rilascera' questa splendida intervista..."Ho parato con i piedi, ho parato con il corpo, ho sempre parato con tutto me stesso". Parola di Ronnie Wallentin Hellström (21 febbraio 1949), svedese di Malmö. La città di Ibrahimovic e di Anita Ekberg, scegliete voi chi preferite, ma soprattutto il miglior portiere della storia del calcio svedese. Sarà proprio per questo, per il fatto di averci sempre messo tutto se stesso, che quel giorno, il 24 aprile 1984, il giorno del suo addio al calcio, la fredda Kaiserslautern sembra l'ombelico del mondo. Allo stadio non c'e' più un posto libero: 35.000 spettatori (e forse qualcuno in piu') sono accorsi a salutarlo. E in campo c'e' una parata di stelle, il meglio del calcio nordeuropeo Anni Settanta. Ci sono i grandi del campionato tedesco: Beckenbauer, Maier e Breitner, e ci sono le stelle svedesi, Sandberg, Borg e Bosse Larsson. La sua partita d'addio la trasmettono in 6 Paesi, compresa la Svezia, ovviamente, ma soprattutto e' il primo "testimonial match" che la Federazione tedesca autorizza per un giocatore
cultori del calcio internazionale degli anni 70 un personaggio inidimenticabile. Lascia i diavolacci dopo 266 presenze in Bundes e il resto in spicci...Dopo anni di pensione...rilascera' questa splendida intervista..."Ho parato con i piedi, ho parato con il corpo, ho sempre parato con tutto me stesso". Parola di Ronnie Wallentin Hellström (21 febbraio 1949), svedese di Malmö. La città di Ibrahimovic e di Anita Ekberg, scegliete voi chi preferite, ma soprattutto il miglior portiere della storia del calcio svedese. Sarà proprio per questo, per il fatto di averci sempre messo tutto se stesso, che quel giorno, il 24 aprile 1984, il giorno del suo addio al calcio, la fredda Kaiserslautern sembra l'ombelico del mondo. Allo stadio non c'e' più un posto libero: 35.000 spettatori (e forse qualcuno in piu') sono accorsi a salutarlo. E in campo c'e' una parata di stelle, il meglio del calcio nordeuropeo Anni Settanta. Ci sono i grandi del campionato tedesco: Beckenbauer, Maier e Breitner, e ci sono le stelle svedesi, Sandberg, Borg e Bosse Larsson. La sua partita d'addio la trasmettono in 6 Paesi, compresa la Svezia, ovviamente, ma soprattutto e' il primo "testimonial match" che la Federazione tedesca autorizza per un giocatore
straniero. Per anni, l'immagine di Hellström,
un vero colosso per il calcio dell'epoca, con i suoi 192cm per 84kg, è
stata legata a un aneddoto, tanto significativo quanto, si e' poi
scoperto, inventato. Un giornalista francese, inviato di Le Monde in
Argentina, ai Mondiali 1978 (i terzi e ultimi disputati dal portiere,
che era stato tra i pali anche nel 1970 e 1974), tale Gérard Albouy,
aveva scritto, sul numero 10 del suo giornale, in edicola il 10 giugno
"Nella piazza, alcune persone si godono il sole d'inverno sulle
panchine. Alcuni minuti piu' tardi, arrivano sette o otto giovani
biondi, vestiti con la stessa divisa sportiva gialla e azzurra. Sono
calciatori della Nazionale svedese. C'e' Bjorn Nordqvist, che ha appena
battuto un record mondiale giocando la sua partita internazionale numero
centodieci. Il talentuoso portiere Ronnie Hellström, l'attaccante Ralf
Edström, Steffan Tapper, ecc. Videocamere alla mano, macchine
fotografiche a tracolla, sembrano perfetti turisti". Era la descrizione
della partecipazione di alcuni giocatori della nazionale svedese a una
manifestazione contro il regime delle madri dei desaparecidos, inscenata
in Plaza de Mayo. Solo che lui non c'era. Lo ha chiarito trent'anni
dopo, nel 2008: "non ero io, non sono mai andato a manifestare. Non
sapevo che ci fosse gente convinta di questa versione. Due o tre dei
miei compagni andarono in piazza, non ricordo chi. Non io". Quindi..il
più grande aneddoto su di lui, e' inventato; la sua partita che i tifosi
ricordano ancora oggi fu quella del suo addio. Ma allora, perché ancora
oggi Ronnie Hellström e' così amato in Germania? Hellstrom: "Andare via
da Kaiserslautern? Stavo bene dov'ero. I motivi sono molti. Oltre alle
sue basette, che lo resero un'icona (nel calcio il look è importante. Lo
e' sempre stato), la sua innegabile bravura come portiere, e la sua
assoluta fedelta' al Kaiserslautern, dove, trasferitosi dall'Hammarby
(sua squadra del cuore) appena prima dei Mondiali 1974, gioco' per 10
stagioni, senza vincere mai un trofeo, e rifiutando le proposte ricevute
nel frattempo da numerosi top teami europei. "Perchè avrei dovuto
andarmene? Stavo bene dov'ero". Serissimo in campo e fuori durante la
stagione agonistica, "allentava la presa", per cosi' dire, in vacanza,
fra donne, birra, buon vino, ma sempre con una notevole ironia, e una
innata bonomia che lo rendeva sempre disponibile a parlare con tutti.
Sono numerose le foto d'epoca che lo ritraggono in plastiche pose. Ma
forse la piu' interessante e' un'altra, datata 1982, dove e'
praticamente l'uomo piu' fratturato del mondo: diverse costole, radio,
ulna, e qua e la' altri ossicini non proprio in gran forma. L'origine
dell'infortunio, a tutt'oggi, non e' molto chiara. La versione ufficiale
parla di una banale scivolata sulle scale di casa. Cosi' banale, che in
molti propendono per altre opzioni: le piu'
gettonate? una caduta da una motocicletta (e chiaramente la moto era in movimento), e addirittura uno scivolone (anche qui al termine di una serata un po' vivace) durante un concerto degli AC/DC. Non lo sapremo mai. Di sicuro c'e' che anche in ospedale non perse il suo proverbiale buonumore: In Germania gli dedicano francobolli, un vino a tiratura limitata (500 bottiglie etichettate con la sua faccia), un paio di libri, un film. Lui resta fino al 1984, poi smette e torna a casa. Ma si concede un cammeo nel 1988, a 39 anni suonati. Il Gif Sundsvall, non esattamente la squadra piu' forte di Svezia, ha un problema....il portiere titolare e' infortunato, la riserva, idem. Il terzo, un ragazzino di 18 anni, e' all'estero con la scuola, e la domenica c'e' un match decisivo per agguantare la post-season. Gli chiedono se gli va di farne ancora una. Gli va, e ferma sullo 0:0 il Västra Frölunda, ma al Gif non basta: sarebbe servito vincere per arrivare ai playoff scudetto. Si ferma di nuovo, ma non ha ancora proprio finito: nel 1991 lo convincono a giocare qualche match con il Pitea, in quarta divisione svedese. Per capirci, sarebbe come se Dino Zoff avesse accettato di tornare in campo per fare qualche partita nella Pro Gorizia. "Me lo hanno chiesto i dirigenti, li conosco da anni, non mi piace dire no agli amici. E poi non e' mica come fare il professionista: e' una scusa per un brindisi al bar, dopo la partita". Adesso avete capito perché in Germania lo ricordano ancora volentieri. Oggi Ronnie Hellström e' un signore attempato, che ogni tanto fa qualche comparsata al cinema (nel senso che lo chiamano per interpretare la parte di se' stesso in questo o in quel film o telefilm) e si dedica al buon vino. Una dozzina di anni fa, quelli della televisione svedese gli avevano offerto di fare il commentatore Tv, ma ha declinato: "Non e' una grande idea, davvero...ci sono tanti ex calciatori che di calcio ne capiscono piu' di me". In Bundesliga riempi' le colonne delle testate sportive in varie occasioni...Para 17 rigori su 61 affrontati. ...Il 27 settembre 1975..a Francoforte, Ronnie ''Heimdall'' Hellstroem para due rigori nella stassa gara, prima a Charly Korbel e quindi a Jurgenzio Grabowski...I Diavolacci Palatini portano a casa per l'occasione l'1:1 con rete di un altro elmocornuto..Roland Sandberg...Non occorre essere tifosi del Kaiserslautern per riconoscere in Ronnie Hellstroem uno dei personaggi piu' rappresentativi della Bundesliga.
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