lunedì 7 maggio 2018

17) DOCUMENTI - UCCIDETE PAUL BREITNER.

 Dortmund, 24 settembre 1978, un gruppo di tre unità della Rote Armee Fraktion si sta allenando in un poligono di tiro clandestino poco fuori dalla città. Saranno sorpresi dalla polizia, e uno di loro resterà a terra ucciso. Questo è l’ultimo dialogo tra due di loro, Angelika Speitel e Michael Knoll, mentre il terzo, Werner Lotze, si era allontanato per una ricognizione.
Angelika: Ma è sicuro qui?
Michael: Sicurissimo, chi cazzo vuoi che venga a cercarci a Lüttringshausen, è un posto dimenticato da dio e dagli uomini.
A: Dagli uomini sicuramente, come la Germania. Che paese di merda… Qui a furia di voler rimuovere la propria storia, il proprio passato, hanno addirittura preferito dimenticare di esser uomini… Che schifo.
M: E’ proprio contro il rimosso che combattiamo, siamo l’avanguardia della memoria, pronti con tutti i mezzi a infilarci nel cuore e nel cervello di questo fottuto paese nazista.
A: Già, siamo lo specchio di Alice, davanti a cui i padroni e i borghesi di questa terra vedranno finalmente riflessa la loro vera immagine di gerarchi nazisti.
M: Per questo il mese scorso abbiamo rapito Hanns Martin Schleyer, fottuto esempio di come un bastardo carnefice delle SS si sia riciclato a capo della Confindustria tedesca.
A: Eh, siamo stati bravi… Ma avremmo dovuto prendere Breitner…
M: Paul Breitner, il calciatore?
A: Proprio lui, quel borghese finto rivoluzionario del cazzo.
M: Solo perché l’anno scorso è tornato in Germania a giocare con l’Eintracht Braunschweig, e chiaramente l’ha fatto solo per soldi? Perché si è fatto sponsorizzare da un’azienda di tabacco? Dai cristo, le sigarette le fumiamo tutti… Anzi, facciamo una pausa?
A: Si, aspetta un attimo che ricarico il ferro… Ecco, mica male, sei su sei a segno e tre centri, mi sento Clint Eastwood in Per un pugno di dollari.
M: Gian Maria Volonté piuttosto, che è un compagno.
A: Sì, Volonté, hai ragione… Comunque su Breitner, volevo dire…
M: Oh, senti, non mi toccare Breitner… Non mi frega niente che abbia fatto vincere alla Germania l’Europeo del 1972 o il Mondiale del 1974, segnando pure un gol, che ovviamente io non tifo per una nazionale che rappresenta un paese liberticida e assassino che affama il suo popolo. E’ che però Breitner è proprio un gran cazzo di giocatore, terzino, centrocampista attaccante: dove lo metti, gioca da dio.
A: E ha fatto vincere tutto anche al Bayern di Monaco, scudetti, la Coppa dei Campioni.. Al Bayern, capisci? La squadra dei padroni e del capitale... Senti... Non starò qui a farti una menata sul calcio come oppio dei popoli, che pure a me il calcio piace e anzi, potrebbe pure diventare una narrazione rivoluzionaria se non fosse in mano a una manica di pipparoli... Quello che mi disturba di Breitner è proprio il suo atteggiarsi a compagno quando è un lurido stronzo.
M: Dici la foto con Mao? Le storie che lui si presenta agli allenamenti con il libretto rosso, che dice di aver letto Lenin e fatto il ’68?
A: Appunto, che siccome gioca all’estrema sinistra l’estetica pop gli ha cucito addosso l’immagine di uomo di estrema sinistra. La banalità del male proprio. Che poi, e questo è il punto, non gliel’hanno mica cucita addosso, se l’è fatta fare lui dai migliori sarti di Monaco, e a caro prezzo.
M: Che sia un uomo falso non ci sono dubbi, è pure andato a giocare e a vincere per tre anni al Real Madrid, la squadra di Franco, dei fascistissimi Ultras Sur, come cazzo lo concili con il tuo essere maoista questo?
A: Si ma…
M: E poi a fine campionato, nel 1974, diceva che i soldi sono la rovina dell’uomo, e due mesi dopo, prima dei Mondiali, diceva che se in federazione non aumentavano il premio vittoria lui se ne tornava a casa e non avrebbe più giocato con la nazionale.
A: E sta zitto un po’, ho capito che quando si parla di calcio a voi maschietti vi parte subito il testosterone, ma stavo dicendo tutt’altra cosa…
M: …............
A: Se la smetti di fare l’Helmut Schön della situazione, che in questo paese di merda siete tutti allenatori, dicevo, a me di Paul Breitner dà fastidio altro. Quello che odio è proprio il suo aver trasformato la controcultura in un modo di atteggiarsi, la rivoluzione in una parola da lasciar cadere in una cena elegante per far provare un brivido agli astanti e attempati signori borghesi.
M: Beh, ma dai, non è certo l’unico lui.
A: Certo, noi stessi stiamo scadendo nel ridicolo. Questa seconda generazione della Rote Armee Fraktion rischia di essere la brutta presa per il culo della prima. Già il fatto che a organizzare lo scorso anno il rapimento e l’esecuzione del banchiere Jürgen Ponto sia stata la sua figlioccia, ti dice molto sulla composizione rivoluzionaria del gruppo. Siamo diventati un gruppetto di borghesi che giocano alla guerra, non oso immaginare che farsa carnevalesca possa mai diventare un’eventuale terza generazione…
M: Ehi, ci credo che siamo la seconda generazione, la prima l’hanno sterminata… Guarda la povera Ulrike, ammazzata in cella come una cagna dopo averla condannata con prove false e averla tenuta in isolamento e in deprivazione sensoriale per anni.
A: Si certo le guardie del capitale sono sempre all’attacco, ma questo non giustifica essere diventati un gruppetto di figli di industriali che giocano a fare la guerra con i loro padri e le loro madri… Che consultassero un cazzo di psichiatra invece di arruolarsi con noi... In questo Breitner è l’esempio: lui è come noi oggi. Il comunista da esposizione nella galleria d’avanguardia pop, il finto rivoluzionario che passerà alla storia come tale, e screditerà quanto di buono fatto dagli altri.
M: Capisco cosa vuoi dire. Guarda Paolo Sollier, lui mica va giocare nella squadra di Mussolini o in quella degli Agnelli, non appare sui cartelloni pubblicitari né si atteggia sotto i poster di Mao, lui fa il calciatore perché gli piace giocare a calcio, perché è un mestiere, e perché attraverso il gioco tu puoi diffondere gli ideali rivoluzionari, e non al contrario ridurre la rivoluzione a un gioco.
A: Non mi stupirei infatti se tra qualche anno, magari al prossimo Mondiale, quando a Breitner un’azienda di dopobarba proponesse di rasarsi la barba e i basettoni in cambio di un mucchio di quattrini, lui dovesse accettare. E quando la rivolta è solo nei tuoi vestiti, quando sei nudo ti riveli per quel conservatore di merda che sei.
M: Quindi dici che dovremmo rapire Breitner, come esempio di giocatore controrivoluzionario?
A: Sarebbe il più bel messaggio possibile per sottrarre il calcio dal giogo capitalista e liberarlo nel suo potenziale rivoluzionario.
A: Merda la polizia..
M: Oh cazzo, spara, spara!
A: Giù la testa!
M: Cazzo, come cazzo ci hanno trovato!
A: Non lo so, qualcuno se l’è cantata. Sbirri bastardi, spara, spara, sparaaaaa…
M: Cazzo Angelika mi hanno preso… Mi hanno preso..
A: Michaaaaaael!
M: Scappa, Angelika ammazzali tutti e scappa, cazzo.
A: Michael no ti prego... Michael resisti... Non andartene ti prego, cazzo Michael... Non andar-te-ne…
M: N-non ce la faccio…
A: Michael…
M: Angelika, non ce la faccio… Salvati, e fammi l'ultimo favore… Uccidi Paul Breitner…

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